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Le visite di agosto nelle carceri e la ripresa d’autunno
Raccogliendo l’invito continuamente rivoltogli dai detenuti, in questi giorni alcuni uomini politici di vari partiti (e persino noti giornalisti televisivi) stanno visitando le carceri italiane per rendersi conto da vicino delle assurde condizioni in cui sono costretti a vivere quotidianamente circa 57.000 Cittadini italiani. Al termine delle visite, ognuno di loro esprime la propria incredulità sul fatto che una condanna scontata in quelle condizioni possa realmente "rieducare" o aiutare la "risocializzazione" di chi ha violato la Legge, e tutti loro si stanno impegnando in vario modo affinché i cittadini liberi conoscano più da vicino la triste realtà esistente "oltre il muro". In particolare, va sottolineata l’importanza delle visite e delle notizie di stampa riguardanti le carceri delle regioni meridionali, più volte sollecitate dalla nostra associazione e dai familiari dei detenuti (che ad esempio a Napoli hanno manifestato contro la malasanità bloccando la strada davanti al carcere). Durante i colloqui con i visitatori, migliaia di detenuti e molti direttori, operatori ed agenti hanno espresso un’evidente insoddisfazione per la reale portata dell’indultino, il quale secondo molti non è altro che una sorta di sovrapposizione in negativo al cosiddetto "affidamento in prova ai servizi sociali", la legge che già da tempo prevede la possibilità di "affidamento all’esterno" per gli ultimi tre anni di pena (e degli ultimi 4 per i detenuti tossicodipendenti). Una delle paure dei detenuti è che ora molti magistrati di sorveglianza ridurranno ancora di più le già scarse concessioni dell’affidamento in prova ai servizi sociali, sostituendolo con le poche concessioni del cosiddetto indultino, poiché questo gli permetterebbe di stabilire un quotidiano controllo di polizia per 5 anni sulla vita esterna dell’ex detenuto. E francamente sinora nessuno è riuscito a spiegare ai detenuti la ragione per la quale dovrebbero chiedere l’applicazione del cosiddetto indultino e non quella della legge che già da anni prevede appunto l’affidamento in prova ai servizi sociali. Non c’è quindi da stupirsi se in questi giorni di fine agosto, una volta scomparso il polverone che da più parti si era sollevato intorno all’approvazione dell’indultino, anche la stampa nazionale e locale inizia a prendere atto della sostanziale inutilità di quella legge per affrontare il dramma del sovraffollamento. Anche queste considerazioni sono alla base delle richieste che l’Associazione Papillon sta proponendo ai Parlamentari di tutti i partiti.
Tali richieste saranno già a settembre oggetto delle iniziative pubbliche della nostra associazione all’esterno delle carceri, sia a Roma che in altre città, e precederanno le conclusioni della Commissione di Riforma del Codice Penale previste per l’autunno inoltrato. La conferenza nazionale sulla Gozzini e le proposte di Legge sul lavoro e il diritto di associarsi liberamente, sono quindi parte integrante del cammino, necessario per riaprire il dibattito sulle più urgenti misure da adottare, per rendere minimamente accettabili le condizioni delle galere. Si tratta in pratica di tornare a ragionare su quella piattaforma che è alla base della nostra battaglia di civiltà e che intendiamo rilanciare con una settimana di pacifica mobilitazione in tutte le carceri nella seconda metà di ottobre:
Sappiamo bene quanto questa strada sia ardua, ma auspichiamo che le più diverse forze sociali, la chiesa cattolica, i parlamentari più seri e coerenti e gli enti locali per ciò che è di loro competenza, ci siano vicini nei prossimi mesi in questa difficile ma necessaria battaglia di civiltà.
Roma lì, 20.08.2003
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