Associazione Papillon

 

Cinquantaseimila voci sepolte e mortificate...

 

Associazione Papillon, 17 novembre 2004

 

Cinquantaseimila voci sepolte e mortificate dall’immobilismo dei gruppi parlamentari e dal silenzio dei mezzi d’informazione. Un Parlamento ormai impegnato nel quotidiano rito elettorale del "tutti contro tutti", sembra invece ritrovarsi unito soltanto nel fare le classiche orecchie da mercante davanti ad una protesta pacifica di decine di carceri (iniziata lo scorso 18 ottobre) che chiedono semplicemente il rispetto dei Diritti e della Dignità dei Cittadini detenuti.

Molte forze politiche sembrano persino intimorite dall’idea di assumere una qualche iniziativa parlamentare sui drammi del carcere, soprattutto adesso che l’attenzione si concentra su di una sorta di "Grande Riforma della Giustizia" che non contiene neanche l’ombra di quei provvedimenti (richiesti sia da noi detenuti che dagli stessi operatori penitenziari) che sarebbero necessari per affrontare una realtà penitenziaria che scivola ogni giorno di più oltre i limiti della legalità.

Eppure, queste sono le stesse forze politiche che dall’alto del loro pulpito non perdono occasione per richiamare i Cittadini al sacrale rispetto della legalità ad ogni costo!

Di più. Ormai assistiamo quotidianamente a discutibili interventi pubblici che sembrano dipingere gli ambulanti stranieri e i rom come i più feroci nemici dell’ordine economico e sociale della Capitale, oppure vediamo Presidenti di Regioni meridionali disinteressarsi completamente delle loro responsabilità nella drammatica realtà delle carceri di loro competenza e lanciarsi invece nella battaglia elettorale con proposte demagogiche e forcaiole.

Noi crediamo che tutte le forze politiche che hanno o aspirano ad avere responsabilità di governo nazionale, dovrebbero anche avere la sensibilità necessaria per comprendere che lo spettrale silenzio di quasi tutti i mass media nazionali sulle ragioni e la dimensione della nostra protesta (con poche, lodevoli eccezioni) e l’immobilismo dei gruppi parlamentari, suonano come un vero e proprio incitamento alla rivolta per tutti i detenuti. E’ semplicemente criminale mortificare chi non sta chiedendo altro che il rispetto pieno ed integrale del Diritto all’interno delle carceri.

Ecco perché la nostra associazione, nel mentre invita ancora una volta tutti i detenuti a non cedere alla disperazione e a conservare il carattere assolutamente pacifico della nostra battaglia di civiltà per l’indulto e le riforme, rinnova l’appello ai Presidenti delle Commissioni Giustizia della Camera e del Senato e al Presidente del "Comitato Carceri" della Camera, affinché:

si stabilisca un calendario certo per riprendere la discussione sull’ipotesi di un provvedimento di indulto e amnistia, iniziando magari dalle proposte di Legge che mirano a ricondurre al 51% il quorum necessario per approvare tali provvedimenti;

siano avviate al più presto le procedure necessarie per analizzare tutte le relazioni e i dati ufficiali disponibili (relazioni dei Deputati e Senatori delle Commissioni giustizia, dati di fonte ministeriale e relazioni dei Presidenti dei Tribunali di Sorveglianza, ecc.) per trarne gli spunti necessari per immediate modifiche legislative che consentano una limitazione degli abusi che si compiono nell’uso della custodia cautelare in carcere e immediate modifiche legislative che impongano un’applicazione piena ed integrale della Legge Gozzini e di tutte le misure alternative in tutti i Tribunali di Sorveglianza e per tutti i detenuti, siano essi italiani o stranieri, malati o in buona salute, ristretti nelle sezioni normali o in quelle speciali.

Ci auguriamo che queste semplici proposte trovino il sostegno necessario per trasformarsi in passaggi parlamentari concreti ed immediati, evitando inutili tergiversazioni. Noi proponiamo che un primo passaggio in questa direzione venga effettuato attraverso una audizione straordinaria della nostra associazione da svolgersi all’interno di un istituto penitenziario della capitale, con la partecipazione di detenuti provenienti anche da altre regioni.

Anche noi detenuti abbiamo il diritto di rappresentare direttamente alle istituzioni le nostre istanze, senza doverci affidare a tutele da parte di qualcuno, e soprattutto senza doverci affidare a quei politici sempre pronti a spendere belle parole durante i convegni e le interviste ma per nulla disposti a battersi coerentemente nelle sedi parlamentari.

Nessuno si illuda che i detenuti si lasceranno abbindolare da fantasmagorici programmi futuri. tutte le forze politiche saranno da noi giudicate sulla base dei puri e semplici atti concreti di sostegno alla nostra sacrosanta battaglia di civiltà.

Un ringraziamento particolare lo rivolgiamo invece a tutti quei Consiglieri e Assessori regionali, provinciali e comunali che in queste settimane sono entrati in decine di carceri ed hanno tentato di informare i Cittadini su ciò che hanno visto e ascoltato dai detenuti e dagli operatori. Insieme ad essi nelle prossime settimane cercheremo di strappare impegni concreti anche agli Enti Locali per lo meno per quanto riguarda la possibilità di finanziare (sull’esempio della Regione Piemonte) l’assunzione di nuovi operatori civili indispensabili per l’applicazione della Legge Gozzini, e proveremo ad imporre al Ministero di Giustizia la rimozione di tutti gli ostacoli che ancora impediscono l’utilizzo per fini di assistenza e risocializzazione degli oltre 60 milioni di Euro della "Cassa delle ammende", come più volte denunciato dai Consiglieri piemontesi del Partito Radicale.

In conclusione, ripetiamo per l’ennesima volta che noi abbiamo ragioni da vendere e le useremo per dialogare con i Cittadini e con chi, nelle Istituzioni, persegue veramente una profonda riforma del nostro sistema penale e penitenziario.

 

 

Precedente Home Su Successiva