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Le proteste di Papillon
Liberazione, 26 ottobre 2003
La mattina di venerdì 24, un piccolo spazio dei due cortei sindacali di Roma era occupato da alcuni striscioni all'apparenza un po' "anomali" per delle manifestazioni popolari. Erano striscioni della Papillon, la più grande associazione di detenuti esistente in Italia, e ribadivano concetti semplici ma di particolare valore: "I tagli alla finanziaria tagliano anche le possibilità di cura per i detenuti malati"; "Chiediamo il pieno rispetto della Legge Gozzini in tutti i Tribunali di Sorveglianza"; "Riconoscere per Legge il diritto dei detenuti di associarsi e di lottare"; "Vogliamo una Legge nazionale che garantisca anche per gli ex detenuti la possibilità di lavorare". La presenza di quegli striscioni arrivava al termine di una settimana di proteste pacifiche che hanno interessato circa 44 carceri ed era il segno di un altro piccolo passo in avanti verso l'obiettivo di costruire una "internità" della protesta dei detenuti a quel grande fiume di soggetti sociali che si è rimesso in cammino negli ultimi due anni. Questa settimana di agitazione è risultata tanto più necessaria in quanto ha segnato uno stop almeno temporaneo alla delusione e alla regressione innescata nelle carceri dall'approvazione del cosiddetto indultino. Del resto anche il progressivo svuotamento del cosiddetto indultino andava interpretato come una "risultante" dei rapporti di forza stabilitisi nel corso della battaglia di civiltà da noi iniziata nel settembre del 2002. Ragion per cui l'unica possibilità di riavviare un reale processo riformatore del nostro arcaico sistema penitenziario poggiava e poggia sulla capacità delle varie espressioni politiche di raccogliere e sostenere nelle istituzioni e tra i cittadini gli obiettivi della lotta dei detenuti. Noi siamo soddisfatti di questo primo risultato, anche perché non ci stancheremo mai di ripetere che in ogni campo le reali riforme positive sono sempre una sorta di "sottoprodotto" dei grandi movimenti sociali che aspirano ad un superamento delle ingiustizie sociali. Dobbiamo infine registrare una nota dolente. Durante tutta questa settimana non siamo riusciti a distinguere il silenzio dei mass media da quello di alcuni "garanti e garantisti" che a vario titolo dovrebbero occuparsi di carcere. Ciononostante, abbiamo verificato ancora una volta la sensibilità di alcuni deputati e consiglieri regionali del centrodestra e del centrosinistra, ed in particolare dei Verdi e di Rifondazione Comunista. La loro coerenza e il loro lavoro parlamentare sarà indispensabile per preparare già da oggi la battaglia politica che si aprirà nei primi mesi del 2004 intorno alle ipotesi di riforma del codice penale.
Associazione Papillon
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