Associazione Papillon

 

Ass. Papillon: partecipazione dei detenuti alle primarie dell’Unione

 

Comunicato stampa, 13 ottobre 2005

 

Da oltre un mese, vari esponenti dell’Unione si erano pronunciati a favore dell’organizzazione anche nelle carceri dei seggi per le primarie del 16 ottobre. Noi detenuti dell’associazione Papillon eravamo ovviamente d’accordo e abbiamo suggerito a tutta l’Unione di permettere a tutti i detenuti interessati di esprimersi con il voto, indipendentemente dalla nazionalità e dalla condizione giuridica. Tutti gli esponenti dei partiti da noi contattati si sono detti favorevoli alle nostre proposte, preannunciando un loro interessamento per superare i vari ostacoli.

Oggi, 13 ottobre, è ormai evidente che i detenuti interessati alle primarie dell’Unione non avranno il diritto di votare, alla faccia della recente sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani che riconosce, seppur in un caso inglese, il diritto di voto ai detenuti.

Noi riteniamo che senz’altro la responsabilità principale di questa ulteriore negazione dei diritti dei detenuti ricade sul Ministero della Giustizia, ma certo non possiamo non rilevare che al di là delle parole di circostanza un po’ tutta l’Unione, ai vari livelli istituzionali, ha dimostrato un notevole disinteresse alla richiesta di reale e ampia partecipazione da noi avanzata. Cosa ha impedito, ad esempio, di presentare interrogazioni e interpellanze parlamentari unitarie (di tutta l’Unione) per chiedere al Ministro di rispondere in tempo utile alla richiesta di autorizzazione dei seggi nelle carceri? Cosa ha impedito ai vari Presidenti di Giunta e Assessori Regionali dell’Unione di sollevare unitariamente e pubblicamente il problema, ipotizzando anche un loro diretto interessamento organizzativo che permettesse comunque ai detenuti di partecipare in qualche modo alla consultazione del 16 ottobre? E dire che alcune Giunte Regionali guidate dall’Unione hanno anche concesso la cosiddetta "delega alla partecipazione" ad alcuni Assessorati!

Cosa ha impedito al Sindaco e alla Giunta Comunale di Roma di far sentire la loro autorevole voce, visto che in passato avevano giustamente propagandato la loro volontà di considerare il carcere come XXI Municipio della Capitale? O forse pensavano che la galera è un Municipio virtuale i cui abitanti non hanno il diritto di partecipare alla vita politica, potendo quei Cittadini aspirare tutto al più ad essere "garantiti" da uffici e "tutor" che tra l’altro neanche concorrono a scegliere?

E infine, perché mai i vari Garanti regionali, provinciali e comunali, e tutta quella lunga schiera di dirigenti di grandi Federazioni, Consulte, associazioni e grandi cooperative che lavorano in carcere e sul carcere, hanno rinunciato sul nascere a questa piccola ma importante battaglia di civiltà per garantire ai detenuti interessati di partecipare al voto del 16 ottobre? Da quando in qua le battaglie di civiltà, e soprattutto quelle così innovative e spinose, si vincono rinunciando quasi a priori ad affrontarle? Ebbene, davanti all’arroganza del silenzio ministeriale e al disimpegno sostanziale dell’Unione noi detenuti, pur avendo pochi giorni e pochissimi mezzi a disposizione, siamo comunque riusciti ad organizzare nelle carceri di varie regioni il voto di migliaia di detenuti sulle primarie dell’Unione. Sono tutti voti che premiano Simona Panzino (il Candidato senza volto) che rappresenta quella parte di movimenti e associazioni che con più coerenza e responsabilità sostengono le lotte, i diritti, la dignità e le aspirazioni degli "ultimi tra gli ultimi".

Altre migliaia di voti giungeranno nei prossimi giorni e andranno ad aggiungersi a quelli del Lazio, della Calabria, della Lombardia, dell’Emilia, delle Marche e della Campania che domani, venerdì 14 ottobre, alle ore 17, porteremo a piazza Santi Apostoli, insieme al Candidato senza volto e alle tante donne e uomini che sono quotidianamente impegnati nelle battaglie contro la guerra, la precarietà, l’emarginazione, lo stravolgimento del Diritto e per l’affermazione di una reale Giustizia Sociale. Ancora una volta dai detenuti viene una lezione di pacifico impegno e partecipazione sostanziale che dovrebbe dar riflettere quanti, in ogni schieramento politico, si dicono consapevoli della drammatica realtà delle nostre galere.

 

 

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