Associazione Papillon Rebibbia

 

Vinta vertenza-pilota su equa retribuzione a detenuti lavoranti

 

Invito a tutti i detenuti, gli ex detenuti e i loro familiari

 

Una piccola vittoria della Papillon da trasformare in una grande vertenza sindacale a difesa dei detenuti ed ex detenuti lavoranti. Fin dal 1998 la nostra associazione ha denunciato pubblicamente il fatto che l’amministrazione penitenziaria non rispettava l’obbligo di aggiornare lo stipendio del detenuto che lavora in carcere, adeguandolo alle nuove tabelle contrattuali in vigore all’esterno.

All’epoca gli stessi uffici del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, diretti da Alessandro Margara, avevano verificato la grave inadempienza denunciata dalla Papillon e avevano ammesso che la commissione ministeriale preposta all’adeguamento delle mercedi non si riuniva dal giugno 1993. Purtroppo, nei primi mesi del 1999 Margara fu liquidato e il ministero iniziò le classiche manovre dilatorie con l’obiettivo di insabbiare la faccenda, prendere tempo e giungere alla prescrizione. La nostra Associazione decise allora di iniziare una piccola ma significativa battaglia sindacale per ripristinare il diritto violato, e nel 2000 fece i primi passi con una vertenza - pilota di due nostri iscritti detenuti che lavoravano nel carcere di Rebibbia nuovo complesso.

Dopo aver verificato che il Ministero e la Magistratura di Sorveglianza (competente per il ripristino del diritto violato) continuavano a tergiversare, nel settembre del 2002 (durante un ciclo di proteste pacifiche per l’indulto e le riforme) la Papillon propose al sindacato di moltiplicare le denunce lanciando un appello a tutti i detenuti lavoranti e agli ex detenuti che avevano lavorato nelle carceri italiane dopo il 1993.

Purtroppo, gli avvocati sindacali a cui ci eravamo affidati - sfruttando anche l’ingenua accondiscendenza e l’ignoranza in materia sindacale dei nostri due iscritti - impedirono che quella piccola battaglia si trasformasse in una grande vertenza sindacale sostenuta da migliaia di detenuti ed ex detenuti lavoranti, e così facendo hanno di fatto favorito il proposito di chi puntava all’insabbiamento e alla prescrizione.

Per sbloccare la situazione, la Papillon ha quindi chiesto a due tra i Parlamentari più sensibili a questi temi (gli On. Gabriella Mascia e Giovanni Russo Spena) di intervenire con interrogazioni e interpellanze che obbligassero il ministero a pronunciarsi in una sede istituzionale sulle ragioni del Diritto violato e sui possibili rimedi, spingendo così al pronunciamento anche la Magistratura di Sorveglianza di Roma e (nel caso di rigetto della nostra istanza) creando un terreno favorevole per l’eventuale pronunciamento della Cassazione. Bene. così è stato. Sono passati altri due anni ma alla fine la cassazione - esprimendosi contro la pronuncia in senso contrario del Magistrato di Sorveglianza di Roma - ha dato ragione alla nostra denuncia.

In sostanza, la corte ha stabilito che, pur non potendosi "prescindere dai deliberati della commissione, occorre adeguarli all’evoluzione della contrattazione collettiva nel tempo. Il magistrato di sorveglianza, partendo dall’ultima decisione della commissione e adeguandosi ai criteri dalla stessa esposti - si legge nelle motivazioni - dovrà aggiornarli cronologicamente, facendo riferimento appunto allo sviluppo avuto negli anni dai corrispondenti contratti di lavoro, al fine di determinare l’equa mercede spettante"

Con questa sentenza, accettata obbligatoriamente anche dalla Magistratura di Sorveglianza di Roma nel febbraio del 2005, è la prima volta che si dichiara esplicitamente che i lavoratori-detenuti hanno diritto a una remunerazione corrispondente alla quantità e qualità dell’attività prestata e che, quindi, va aggiornata. Visto che la commissione non si riunisce dal ‘93, gli stipendi sono rimasti fermi a dieci anni fa. E per fare un esempio pratico, basterà dire che il rimborso per uno dei nostri due associati, che aveva lavorato dal giugno 1996 al luglio 1997 come falegname, è stato di € 2897,88 (Euro duemilaottocentonovantasette e ottantotto centesimi). Adesso,cari amici, si tratta di evitare l’eventuale prescrizione.

Ecco perché la Papillon ha deciso di lanciare una grande vertenza sindacale che coinvolga migliaia di detenuti ed ex detenuti lavoranti, ed ha deciso di farlo insieme alla confederazione sindacale Cobas, presente in tutto il territorio nazionale, quella che più di altre ha dimostrato in tante occasioni di non fare sconti a nessun tipo di governo (fosse esso di centro sinistra o di centro destra), avendo come scopo principale la difesa dei diritti dei lavoratori. È la prima volta che si apre una vertenza nazionale riguardante i diritti dei detenuti ed ex detenuti lavoranti, e non è un caso che a condurla saranno la più coerente tra le organizzazioni sindacali e la più grande e combattiva associazione di detenuti esistente in Italia.

Per chiedere il rispetto dei loro diritti e il rimborso di quanto gli è dovuto, i detenuti ed ex detenuti lavoranti devono (anche attraverso i loro familiari) inviare una lettera alla sede nazionale della Confederazione Cobas, in viale Manzoni 55, 00185 - Roma, specificando che è indirizzata all’Ufficio Legale, contenente:

i propri dati anagrafici;

l’attuale residenza (il carcere o, per chi è fuori, la città e l’indirizzo);

due copie sottoscritte (non fotocopie) del modulo che alleghiamo, contenenti la chiara indicazione di delegare all’Ufficio Legale della Confederazione Cobas l’avvio di una vertenza sindacale per ottenere dall’amministrazione penitenziaria il rimborso economico di quanto gli è dovuto a causa del mancato aggiornamento delle mercedi;

la specificazione del periodo e del carcere o delle carceri in cui ha lavorato dopo il 1993;

tutte le copie possibili delle buste paga ricevute dall’amministrazione durante i periodi di lavoro: chi non ha conservato le buste paga può comunque inviare la lettera con tutti i dati sopra elencati ma deve anche chiedere immediatamente al carcere o ai carceri dove ha lavorato una copia della documentazione attestante la mercede ricevuta (magari sollecitandola attraverso i propri familiari).

Sulla base della documentazione ricevuta, l’Ufficio Legale della Confederazione Cobas provvederà ad istruire tute le pratiche necessarie per aprire le singole vertenze ed ottenere i relativi rimborsi, avvalendosi anche della propria rete di legali di fiducia nelle diverse regioni d’Italia.

Andiamo quindi ad iniziare anche questa importante vertenza sindacale che è una parte della generale battaglia di civiltà che la papillon e tutti i detenuti stanno conducendo da anni contro il continuo stravolgimento del diritto penitenziario e per l’indulto e le riforme.

 

Associazione Culturale Papillon - Rebibbia onlus

Sede legale, Piazza S.M. Consolatrice 13, - 00159 Roma

fax 0686399797 - Cell. 3343640722 - 3280213759

Modulo da compilare e inviare alla Confederazione Cobas

Ufficio Legale - Viale Manzoni 55, 00185 - Roma

 

Il sottoscritto _________________________ nato a ___________________ (__)

 

il ___/___/______, detenuto presso l’istituto _______________________________

 

ex detenuto e attualmente residente a ________________ in via ______________

 

lavorante dal ___/___/____ al ___/___/____ presso l'Istituto _________________

 

con qualifica __________________________

 

conferisce delega all’organizzazione sindacale Cobas – Confederazione dei Comitati di Base, con sede legale in Roma 00185, Viale Manzoni 55, al fine di porre in essere tutti gli atti relativi al riconoscimento dell’adeguamento del proprio salario alle percentuali stabilite dalle sentenze della Cassazione n° 3275/04 dello 08/07/2004 e 3276/04 dello 08/07/2004 e dall’Ordinanza del Magistrato di Sorveglianza di Roma, Francesco Centofanti, n. 22/ee/04 del 20/01/2005, e altresì a comunicare eventuali nomi di procuratori legali, qualora la questione si definisse a livello giudiziario.

 

 

Data _____________

In Fede

_________________

 

 

 

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