Associazione Papillon

 

Lettera aperta della Papillon a Prodi e ai Segretari di partito dell’Unione

Sessantamila cittadini sepolti e mortificati nelle galere italiane

 

Si avvia a conclusione la lunga stagione di elezioni europee, locali, e nazionali che avrà il suo culmine nella primavera del 2006.

Come è giusto che sia, i temi della pace e della guerra, del carovita e dei licenziamenti, dei crack finanziari e del debito pubblico, dell’ambiente e della sanità, delle pensioni e della disoccupazione, sono al centro della vita quotidiana di milioni di Cittadini ed assumono quindi per le forze politiche una rilevanza maggiore della pur importante contesa sui problemi della Giustizia.

Ciò nondimeno, è di tutta evidenza l’esistenza di una stretta correlazione tra l’aggravarsi dei problemi sopra richiamati, l’espandersi delle diverse forme di emarginazione e di piccole e grandi illegalità, e i problemi della Giustizia italiana; primo fra tutti quello di un sistema penale e penitenziario assolutamente inadeguato al rispetto del dettato costituzionale, il quale vorrebbe la quantità e le modalità esecutive della pena finalizzate certo alla difesa della società e al sacrosanto Diritto dei Cittadini alla sicurezza quotidiana, ma perseguendo al contempo la "rieducazione" e il reinserimento sociale dei detenuti.

L’atteggiamento cinico e arrogante del Governo, sempre forte verso i deboli e supino con i potenti, è invece andato in tutt’altra direzione e siamo ormai arrivati a sessantamila detenuti e ai limiti del collasso del sistema penitenziario. Contro questa deriva noi detenuti –sostenuti dalla Chiesa e da tante associazioni di volontariato e spezzoni del variegato "movimento dei movimenti"- abbiamo organizzato le nostre pacifiche lotte di questi ultimi anni, richiamando alle sue responsabilità tutto il Parlamento. Ma come è noto, non c’è peggior sordo.

Eppure, anche soltanto ragionando sullo specifico dell’ordinamento penitenziario, ad esempio, ci vuole davvero un bel coraggio per non vedere che la catena di relazioni tra area educativa/direzione/forze di polizia/Magistratura di Sorveglianza sembra diventare ogni giorno più pesante e farraginosa, come se dappertutto venisse applicata una sorta di linea politica di riduzione ai minimi termini del Diritto ai permessi premio, alle misure alternative, al differimento della pena, all’uscita dall’incostituzionale art. 41 bis, alla liberazione anticipata, ecc.. Il che moltiplica gli effetti di un sovraffollamento che si accompagna alle delizie della malasanità penitenziaria, all’abuso della carcerazione preventiva, ai tanti, troppi suicidi e alla estrema limitatezza di spazi e di attività culturali e formative. Ed è bene sottolineare che alcuni di questi problemi sono stati sollevati in questi anni anche dai più grandi sindacati degli operatori penitenziari.

Inoltre, grazie ai detenuti e ai sindacati del personale penitenziario si è ormai completamente diradato anche il fumo ideologico che ha accompagnato nel 2003 l’approvazione del cosiddetto "indultino", lasciando in evidenza il suo carattere di Legge/truffa che invece di alleggerire il sovraffollamento non ha fatto altro che sovrapporsi, peggiorandole, alle già esistenti misure che prevedono l’affidamento in prova ai servizi sociali per i residui pena sotto i tre anni, limitando così la già scarsa applicazione di tutte le altre misure alternative preesistenti (cosa che ormai hanno riconosciuto apertamente anche alcuni Procuratori nelle relazioni di apertura dell’anno giudiziario).

L’indultino è stato in definitiva una emerita porcheria partorita dalla triste accoppiata Pisapia/Buemi (Rifondazione e Sdi) e sostenuta con buona dose di stupidità e demagogia anche dal partito Radicale, nonostante noi detenuti e centinaia di associazioni del volontariato laico e religioso denunciassimo il suo carattere di Legge/truffa ( alla faccia della capacità dei partiti di "porsi in ascolto" dei Cittadini).

Purtroppo, la politica del Governo sul carcere ha trovato un alleato anche nella disinvoltura con la quale una larga parte dell’opposizione parlamentare (con la lodevole eccezione del partito dei Verdi) ha dapprima fatto finta di credere alla favola dell’indultino e si è poi via via defilata da quella richiesta di un provvedimento di amnistia e di indulto generalizzato avanzata da noi detenuti, dagli operatori penitenziari, da tante associazioni e dal "movimento dei movimenti", considerandola un atto minimo di Giustizia e la base di qual si voglia reale riforma positiva del nostro sistema penale e penitenziario.

Ed è bene sottolineare che soltanto l’ignoranza o la malafede (di destra, di Centro o di Sinistra, poco importa) può far vendere pubblicamente l’illusione che i problemi della Giustizia e del carcere saranno risolti da un nuovo Codice Penale (pur necessario) che nella migliore delle ipotesi non potrà essere discusso, approvato e applicato prima di altri cinque anni, con buona pace dei Cittadini detenuti e della loro drammatica realtà quotidiana.

Ecco perché, pur non avendo alcuna simpatia per le cosiddette elezioni primarie, noi consideriamo una sacrosanta frustata contro l’apatia opportunista dell’Unione in materia di carcere la scelta del partito dei Verdi e del "Candidato senza volto" di rilanciare la battaglia per l’amnistia e l’indulto come parte importante del loro programma, da far assumere (e rispettare!) a tutta l’Unione nel caso di vittoria alle prossime elezioni politiche del 2006. La loro è una scelta politica coraggiosa e responsabile che noi detenuti e chiunque aspiri ad una Giustizia più Giusta non possiamo che apprezzare, conoscendo bene la difficoltà di marciare controcorrente.

Insieme a loro (e a qualunque altra forza politica vorrà partecipare) noi della Papillon ci sentiamo impegnati fin da ora ad organizzare, fuori dalle carceri, tutte le iniziative necessarie per affermare:

un provvedimento di ampia amnistia, che arrivi ad includere anche tutti i reati connessi con l’organizzazione delle lotte sociali, ed un provvedimento di indulto generalizzato di almeno tre anni che riguardi tutti i detenuti;

un provvedimento che ponga fine agli abusi che si compiono nell’uso della custodia cautelare (oltre 21000 sono i detenuti in attesa di giudizio e le statistiche ci dicono che mediamente oltre la metà sono assolti, ossia sono innocenti!);

Una serie di provvedimenti che rendano in un certo senso "obbligatoria" (ossia riducano al minimo l’eccessiva "discrezionalità" del Giudice di Sorveglianza) l’applicazione piena ed integrale della Legge Gozzini in tutti i Tribunali di Sorveglianza e per tutti i detenuti, siano essi italiani o stranieri, malati o in buona salute, ristretti in sezioni normali o in carceri e sezioni speciali.

Facciamo quindi appello alle tante anime del Movimento dei Movimenti, ai militanti della sinistra istituzionale, ai tanti Cittadini cattolici e laici sensibili al dramma delle carceri e che militano in associazioni o partiti non di sinistra, affinché siano al fianco di noi detenuti in questa mobilitazione che si snoderà prima, durante e dopo le elezioni del 2006. La nostra è una battaglia di civiltà e noi vogliamo vincerla insieme a tutti i cittadini.

 

 

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