L'alternativa che non c'è

 

Giornata di Studi "Carcere: l’alternativa che non c’è"

Le misure alternative alla detenzione e le risorse del territorio

(14 maggio 2004, Casa di Reclusione di Padova)

 

Salvatore Pirruccio (Direttore della Casa di Reclusione di Padova)

Giancarlo Zotti (Presidente del Consiglio comunale di Padova)

Ettore Ziccone (Provveditore Regionale Amministrazione Penitenziaria Veneto)

Alessandro Margara (Presidente Fondazione Michelucci di Firenze)

Carlo Alberto Romano (Presidente Associazione Carcere e Territorio di Brescia)

Monica Vitali (Giudice del Lavoro presso il Tribunale di Milano)

Adriano Morrone (Criminologo e scrittore)

Antonio Mumolo (Avvocato, coordinatore Avvocato di Strada di Bologna)

Sergio Segio (Associazione Società Informazione di Milano)

Sante Dellisanti (Getronics S.p.A., Il franchising della solidarietà)

Stanislao Argenti (Dirigente servizio abbonamenti della RAI)

Livio Ferrari (Presidente della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia)

Luigi Di Mauro (Presidente delle Consulta penitenziaria di Roma)

Marzia Monciatti (Assessore alle Politiche del lavoro Comune di Firenze)

Franco Corleone (Garante dei detenuti del Comune di Firenze)

Alfa Strozzi (Responsabile Sportello informativo Reggio Emilia)

Volontaria dello Sp.In. (Sportello Informativo di Genova)

Giorgio Pieri (Volontario della Comunità Papa Giovanni XXIII)

Gianni Lopez (Avvocato, Associazione L’Altro diritto di Firenze)

 

Presentazione della Giornata

 

La legge italiana prevede una varietà di misure e sanzioni, alternative alla detenzione in carcere, che permettono di attuare un’esecuzione penale nel territorio, consentendo così una continuità alle relazioni sociali intrattenute dalla persona condannata. Però le carceri sono affollate di persone con pene brevi e brevissime, segno evidente che i meccanismi di accesso alle alternative spesso non funzionano.

Lavoro esterno (articolo 21 O.P.), semilibertà, affidamento ai servizi sociali, detenzione domiciliare, ma anche attività risarcitorie e socialmente utili, rappresentano strumenti importanti per dare concretezza al principio costituzionale di risocializzazione dei condannati attraverso lo sviluppo della loro personalità in una situazione di vita collettiva. Non sono in contraddizione con il principio di “certezza della pena”, perché sono “pene” a tutti gli effetti, soltanto eseguite con regimi differenti rispetto alla carcerazione.

A fronte di questo concetto, chiaro e anche largamente condiviso, nell’esperienza quotidiana di chi è detenuto, o di chi si occupa di carcere, si incontrano tanti e grandi ostacoli, che spesso impediscono l’avvio dei percorsi di reinserimento realizzati tramite l’ammissione ad una misura alternativa, oppure portano al fallimento dei percorsi già avviati.

Nella Casa di Reclusione di Padova si è svolta il 14 maggio una Giornata di studi sul tema “Carcere: L’alternativa che non c’è”, che ha coinvolto molti detenuti nella organizzazione e gestione del dibattito e dei lavori di approfondimento e ha visto una straordinaria partecipazione dal mondo esterno. Gli interventi ed i contributi di quella Giornata hanno lo scopo, tra le altre cose, di stimolare il confronto e lavorare perché le associazioni, le cooperative, gli enti locali, gli operatori impegnati nell’area penale esterna si pongano alcuni obiettivi comuni:

Approfondire quali sono i problemi che rendono difficoltoso l’accesso alle misure alternative alla detenzione e determinano una situazione “a macchia di leopardo”: in alcune città sono concesse in numero considerevole, in altre sono quasi inutilizzate.

Favorire una riflessione collettiva sul significato di “misura alternativa alla detenzione”, sui contenuti della stessa e, quindi, sulla cultura dell’esecuzione penale, anche alla luce dei nuovi orientamenti riguardo al ruolo della collettività e delle vittime del reato nel processo di recupero sociale della persona condannata. 

Monitorare l’applicazione delle misure alternative alla detenzione per tentare di chiarire alcuni importanti aspetti, trascurati dalle statistiche ufficiali: tempo di attesa per l’accesso alle misure, pena residua delle persone ammesse, percentuale di detenuti stranieri sul totale delle persone ammesse, natura delle violazioni che hanno portato a revoche delle misure.

 

 

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