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Sante Dellisanti
Buongiorno a tutti, sono Dellisanti della Getronics. Mi occupo delle relazioni esterne dell’azienda per la quale lavoro e sono qui per testimoniare la nostra esperienza, l’esperienza di un’azienda che sta sul mercato per fare quello che normalmente si chiama business. Abbiamo fatto questa esperienza nel mondo del sociale e del recupero, e vi voglio portare la diretta testimonianza di quelle che sono le cose che si possono fare e si potrebbero fare per aiutare la popolazione carceraria, per recuperare, riqualificare e cercare di far reinserire i detenuti nel modo migliore una volta scontata la pena. Velocemente, così non vi rubo molto tempo: Getronics è una società olandese che tre anni fa ha acquisito quello che era il gruppo Olivetti in Italia, cioè tutta la parte Olivetti. Se volete questo è anche il motivo per cui Getronics ha mantenuto un rapporto con il mondo sociale, che è stata un po’ la parte forte della storia Olivetti. Non so quanti di voi hanno avuto modo di conoscere Olivetti in passato: il mondo Olivetti dal punto di vista imprenditoriale si è posto sempre con una grandissima attenzione al mondo del sociale. Cioè Adriano Olivetti ha fatto scuola per quanto riguarda i rapporti con i dipendenti, nel fornire servizi ai propri dipendenti. Getronics è uno dei leader mondiali a livello di servizi nel mondo dell’informatica in termini più generali, e che in particolare si occupa dei servizi che riguardano la gestione di quelle che sono le apparecchiature, i sistemi, le applicazioni dei propri clienti. Oggi la Getronics, a livello mondiale, fattura circa 3 miliardi di euro, in Italia l’anno scorso abbiamo chiuso con quasi 400 milioni di euro e con 2000- 2200 dipendenti. Quindi Getronics è una realtà molto importante, che ha a che fare con tanti clienti, tanti grandi clienti. Proprio per quello che dicevo prima, per l’attenzione che pone Getronics - venendo appunto dalla storia Olivetti - al sociale ed ai rapporti con la solidarietà, qualche anno fa abbiamo avviato un’iniziativa con alcune cooperative che si occupano del recupero di ex detenuti, che praticamente è stata battezzata “Franchising della solidarietà”. Franchising è un termine molto commerciale, se volete, solidarietà invece è un termine che voi ben sapete è molto importante nel sociale: l’obbiettivo era mettere insieme questi due termini che sembrano essere interessi divergenti, per cercare di fare in modo che attraverso l’applicazione di una logica di business - e quindi una logica di profitto se volete - si cercasse comunque di portare un contributo che fosse nei termini di recupero sociale, in questo caso di ex detenuti. Quindi tre o quattro anni fa è nata questa iniziativa - che all’inizio ha avuto un certo tipo di difficoltà - con l’obbiettivo di portare lavoro alla popolazione carceraria attraverso quello che tecnicamente si chiama tele-lavoro. Con l’idea di attrezzare, grazie anche alla disponibilità delle amministrazioni, del Ministero della Giustizia e quant’altri hanno la responsabilità di gestire questi processi, di portare quindi attraverso il meccanismo del tele-lavoro, il lavoro in casa laddove serve, quindi attraverso questa logica si è pensato di organizzare attraverso queste due cooperative in particolare (perché sono quelle due che hanno in qualche maniera con noi partorito questo progetto, e sono essenzialmente di Milano e di Torino), siamo partiti con un servizio di tele-lavoro, che era quello di gestire la documentazione. Cioè portare tutta la documentazione cartacea che gira in una azienda, in una struttura, in una istituzione nel mondo, su supporto informatico, quindi quella che in termine tecnico si chiama “archiviazione elettronica di documenti”. In particolare abbiamo trovato la disponibilità della RAI a lavorare a questo progetto, non perché la RAI ha regalato il lavoro alla Getronics, ma sulla base di uno studio di un’analisi di convenienza complessiva che evidentemente teneva conto del fatto che la RAI sapeva benissimo che avremmo utilizzato questo tipo di popolazione. Alla fine la RAI ha avuto questa grande attenzione, nel decidere di dare il lavoro a Getronics, che a sua volta ha dato il lavoro a queste cooperative. Quindi diciamo che questa è un’iniziativa importante, poi magari tutta la gente ci darà la sensazione RAI di quella che è stata la percezione di questo servizio in termini di qualità e di valore che è stato raccolto. Ecco, sicuramente oggi questa è un’esperienza che possiamo raccontare perché è partita in maniera abbastanza difficile, come potete ben immaginare: attrezzare delle aule con dei posti di lavoro all’interno del perimetro carcerario non è che sia il massimo della facilità, ma alla fine ci siamo riusciti e con immensa soddisfazione, sia sotto il punto di vista sociale che sotto il punto di vista lavorativo. Quindi verrebbe spontanea la domanda: “Allora perché non si fa in tutte le carceri italiane, perché non si estende? Che ci vuole?”. Quello che ci vuole sarebbero i sistemi legislativi diversi che facilitassero un po’ di più questo tipo di rapporti per il recupero delle persone detenute; simili, per esempio, ad alcuni provvedimenti legislativi che sono stati fatti per il recupero dei lavoratori socialmente utili. Questa sarebbe una cosa interessante, perché in passato era possibile, per aziende che si impegnavano ad assumere dei lavoratori socialmente utili, avere un contatto diretto con un ente pubblico, però questo fa parte di quel disegno che potrebbe consentire una maggiore estensione di queste esperienze, una semplificazione burocratica dei permessi e degli accessi. Comunque, per concludere, siamo estremamente contenti della qualità del lavoro fornito dai detenuti e anche per questo siamo disponibili a dare ancora, e ancora di più, il nostro contributo per altre iniziative che verranno messe in campo. Grazie.
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