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Un
giornale che vuole anche sorprendere Un
invito ai nostri lettori Ci
piace l’idea di avere lettori attenti e non distratti, lettori “con la pelle
sensibile”, come si definisce uno di loro, lettori attivi, lettori
appassionati: ecco perché abbiamo chiesto loro di scrivere qualcosa per i
nostri dieci anni di attività In
occasione di questa festa per i dieci anni di vita del nostro giornale, ai
nostri lettori avevamo mandato un messaggio, che diceva così: Ristretti
Orizzonti quest’anno compie dieci anni, e per l’occasione stiamo preparando
un numero speciale. Ci piacerebbe allora che dessero un contributo a questo
numero i detenuti, che in questi anni hanno lavorato con passione a questo
progetto, ma anche i nostri lettori, quelli che conoscono le nostre attività e,
in qualche modo, utilizzano i nostri materiali per il loro lavoro”. Ecco
alcune delle risposte che abbiamo ricevuto. Da “Ragazze Fuori” l’augurio di continuare a scuotere l’attenzione delle
persone distratte di
Patrizia Tellini redazione
esterna di Ragazze Fuori di Empoli Ho
cominciato a conoscere il prezioso lavoro della redazione di Ristretti Orizzonti
tramite la direttrice di quel progetto, Ornella Favero, donna sensibile e forte,
conosciuta durante incontri pubblici dove si parlava di informazione sul e dal
carcere, seminari, convegni. Ho sempre stimato l’esperienza dei ragazzi del
Due Palazzi di Padova e mi sono ritrovata in molte occasioni a scrivere per loro
pezzi sulla mia storia passata tra un buco ed il carcere. Credo che Ristretti
Orizzonti sia unico nel suo genere. Molte delle notizie che riguardano il
carcere ed i suoi fantasmi, le veniamo a sapere proprio leggendo le notizie
on-line che ogni mattina troviamo sul computer e questo ci aiuta ad approfondire
la cosa se vogliamo, e di certo a capirne di più, perché tutto ciò che
riguarda il carcere non sempre è visibile sui quotidiani nazionali di grande
tiratura, anzi! Facendo
parte della redazione esterna della rivista della Casa circondariale femminile a
custodia attenuata di Empoli, Ragazze Fuori, mi piacerebbe molto approfondire la
conoscenza tra le due redazioni, magari con un incontro ufficiale all’interno
dell’istituto empolese come scambio di opinioni, di collaborazione ed
interazione. Ristretti Orizzonti rappresenta un valore aggiunto, che in molti
leggono proprio per essere informati su quanto di vero accade intorno al pianeta
carcere. Notizie che arrivano dall’esterno e che danno la possibilità di
raccontare anche quello che alcune direzioni carcerarie non gradiscono o
censurano volutamente. Nel
nostro giornale abbiamo ospitato tanto materiale della redazione padovana.
L’argomento che abbiamo letto e riletto con attenzione e che ci è sembrato di
fondamentale importanza per i nostri lettori, è stato tutto il “dossier”
sui suicidi in carcere in questi anni, che credo sia da classificare come lavoro
meritevole, che non intende abbuiare questi tristi casi di morte accertata e
non, ma anzi, vuole rendere ufficiale quanti ragazzi, anche giovani, decidono di
farla finita magari per pochi mesi di condanna, perché non ce la fanno a
confrontarsi con quelle sbarre. Ragazze Fuori augura a Ristretti Orizzonti di
proseguire con determinazione e passione questo lavoro, utile a tutti,
soprattutto ai detenuti ed ex che ci lavorano; a coloro che vivono ancora la
privazione della propria libertà e ai “normali” liberi ancora troppo
disattenti al carcere ed ai suoi perché. Mi
auguro che anche nei prossimi anni sappiate sorprendermi di
Stefano Arduini caporedattore
di Vita non profit magazine Cari
amici di Ristretti, la prima volta, e finora unica, che sono entrato nella
vostra redazione ristretta, se ricordo bene circa cinque anni fa, me ne sono
andato con una piacevole sensazione. Due ore di chiacchiere con voi mi avevano
lasciato un senso, che non saprei come altro definire, se non di utilità.
Quell’incontro, insomma mi era parso utile. Ma un’utilità egoistica. Era
stato utile per me come persona e per il mio lavoro di giornalista spesso
rinchiuso, anch’io, per troppe ore in una redazione. Io dentro e la realtà, là
fuori. Mi sembrava insomma di aver vissuto un incontro a suo modo
indimenticabile. Bene, quel gusto lo custodisco tutt’ora. Ragiono
ad alta voce. Da dove mi derivava quella sensazione? Il carcere è luogo carico
di sensazioni forti, ma non certo di quella d’utilità. Quindi da dove?
Difficile razionalizzare qualcosa che arriva dalla pancia, ma forse il segreto
sta nella passione e nella vivacità con cui, allora, e poi in molte altre
occasioni, ho percepito nel vostro lavoro di giornalisti-carcerati-volontari.
L’ultimo esempio: “Sto imparando a non odiare”, il convegno-incontro fra
carnefici e vittime che avete ideato, per come è stato costruito e vissuto, è
stata per me una sorprendente conferma. Dieci anni sono un traguardo, ma anche un
trampolino. L’augurio che mi e vi faccio è che anche nei prossimi anni
sappiate sorprendermi. Il sapore “utile” di Ristretti, lo voglio conservare
a lungo. Ristretti
ma con ampi Orizzonti di
Maurizio Battistutta per
l’associazione “Icaro” e “La voce nel silenzio” periodico
realizzato all’interno della Casa circondariale di Udine Ristretti
ma con ampi orizzonti: così ripenserei all’esperienza giornalistica di
Ristretti Orizzonti. In questi dieci anni le pagine del periodico hanno promosso
una seria e approfondita riflessione sul senso, sul significato e soprattutto
sul vissuto della pena detentiva, espressa, tra l’altro, e non è poco, da chi
vive sulla propria pelle l’esperienza carceraria anche di lunga durata; tutto
ciò, come ama precisare la redazione del periodico, senza vittimismi e
paternalismi. Il periodico in altri termini ha saputo con costanza tracciare
nuovi orizzonti, affrontando temi solitamente rimossi, almeno nel nostro paese,
rispetto alla condizione detentiva: si pensi al diritto alla salute,
all’affettività all’interno del sistema penitenziario per giungere, con
l’ultimo numero, ad affrontare il delicato problema del rapporto tra autori e
vittime del reato. Tematiche complesse esaminate non da esperti, da accademici,
dagli “addetti ai lavori” (non che questi non vengano interpellati ed
intervistati, davvero ricca tra l’altro la rete degli interlocutori che hanno
trovato spazio nel periodico), ma da coloro che vivono o che hanno vissuto in
prima persona una determinata esperienza legata al mondo della giustizia penale
e penitenziaria. Direi che proprio è questo l’elemento cardine del periodico
che stimola sempre la lettura. Attorno
ad esso si sono mosse inoltre diverse iniziative che hanno trovato poi
dettagliato riscontro nelle sue pagine. Mi piace ricordare l’iniziativa “Il
carcere entra a scuola. Le scuole entrano in carcere”, che ha permesso alle
nuove generazioni di confrontarsi con le persone detenute, con la struttura del
carcere, con, in fondo, il bene e il male presente in ognuno di noi, abbattendo
i muri del pregiudizio, non solo le barriere architettoniche ma anche quelle
culturali. Un profondo lavoro, di prevenzione primaria lo definirei. In quel
confronto, tra mondo adulto recluso e nuove generazioni libere, si coglie non
solo la ricerca di un orizzonte diverso per espiare la pena, da non appiattire
sul carcere, ma un percorso mirato per prevenire possibili percorsi
“devianti” da parte del mondo giovanile. Nel
clima che vive oggi il paese, dove prevale la risposta securitaria e repressiva
verso problematiche di carattere sociale, la voce di “Ristretti” è più che
mai necessaria per far vivere la ricerca di orizzonti alternativi a quelli che
si stanno costruendo a livello politico e sociale. Il carcere torna ad essere la
risposta prioritaria, si ripropone con insipienza un “non orizzonte”! Lunga
vita quindi a Ristretti, perché con il suo lavoro alimenta la speranza e dà
forza alla convinzione che non si possono ridurre gli orizzonti. di
Elena Goisis Mensile
Nuovo Progetto Sermig Arsenale
della Pace Torino Buon
compleanno per i vostri 10 anni! 10 anni ben spesi, sia dal punto di vista dei
contenuti che della grafica (la creatività di Graziano, il vostro vignettista,
mi lascia sempre ammirata). Nella nostra esperienza all’Arsenale della Pace -
Sermig di Torino abbiamo sempre constatato che vedere le persone al di là delle
etichette o dei “problemi” è l’unico modo per fare dei ragionamenti seri
e concreti. Il
vostro lavoro permette esattamente questo: sostituire nomi, volti e storie
all’etichetta “ristretto” o “detenuto” che dir si voglia. Per rendersi
conto che il male è in agguato dentro ognuno di noi e nessuno può dirsene
esente. Ma anche per capire che cambiare è possibile. Un
altro complimento va alle scelte di stile degli articoli, spesso variate in modo
intelligente. Quanto
al lavoro di prevenzione al bullismo nelle scuole, lo trovo veramente geniale,
oltre ad essere una grossa prova di responsabilità sociale da parte vostra. È
la prova che la foresta del bene cresce e che occorre darle voce. Noi siamo
contenti, nel nostro piccolo, di aver potuto collaborare a farlo. Continuate
così! Un cordiale saluto a tutta
la redazione. di
Angelo Ferrarini insegnante
del Liceo classico Tito Livio Gentile
Ristretti, ti ricevo da tempo e ti leggo sempre volentieri. E un primo grazie va
detto subito. All’inizio
pensavo di essere un lettore ristretto, limitato a un argomento in verità
peculiare ma presentato in modo peculiare e che quindi questo giustificasse
sufficientemente la lettura e il mio sentirmi lettore speciale – non invece
l’incandescenza degli argomenti. Poi
a poco a poco mi hai cambiato facendomi diventare un lettore attento ai problemi
della giustizia a tutto campo fino a farmi riflettere su temi e nodi che mi
toccano da vicino, per esempio la gestione di quella che ora vien detta
sicurezza, o l’applicazione dell’uguaglianza di trattamento nei vari momenti
della vita in questa democrazia, il problema dei bambini in carcere, dei
cosiddetti suicidi, dei processi, dello spazio, della sopravvivenza, trovando
così una continuità tra dentro e fuori, tra noi e loro. Alla fine mi sono accorto che non ero più un
lettore di cose carcerarie, ma di diritti umani e civili, un cittadino con la
pelle più sensibile e che automaticamente collega fatti e interventi politici o
di governo tra loro apparentemente scollati arrivando a sentire sempre più
spesso un senso di disagio e di insofferenza. Sono un lettore meno facile e più
infelice, un elettore scomodo e scomodato, ma preferisco così e ti ringrazio.
Temo invece per la tua sopravvivenza, non solo finanziaria, intendimi. Intanto
cerco di contribuire nel mio piccolo e quindi ho deciso di sostenerti
abbonandomi. Ciao e grazie. Sono una fan sfegatata di Ristretti, l’ho fatto conoscere anche ai miei figli di
Isabella Marchetto insegnante
nella Casa circondariale di Vicenza Non
ricordo esattamente quando e come ho conosciuto Ristretti Orizzonti, forse
l’ho sentita nominare, durante qualche riunione di aggiornamento, dai colleghi
che, come me, insegnavano in carcere, poi nel novembre 2001 (mi pare) ad un
convegno sui giornali carcerari ho conosciuto Ornella e Francesco e abbiamo
pensato di costituire un coordinamento dei giornali carcerari del nord est. Era
il momento per me entusiasmante perché, con l’aiuto di una collega esperta
informatica, ero riuscita ad attivare un giornale interno alla struttura
carceraria di Vicenza che abbiamo denominato “I cancelli”. Allora
erano i tempi d’oro: uscivamo con un numero a quattro pagine formato A3
piegate in due ogni due settimane. I ragazzi detenuti erano molto interessati e
Ristretti era il loro punto di riferimento, il loro obiettivo diventare come la
redazione di Ristretti... si leggeva il giornale di Padova e ci si convinceva
che, anche se non potevamo diventare come il “Corriere della Sera” dei
giornali del carcere, eravamo comunque in sintonia con loro, ci sentivamo loro
affiliati… Come
responsabili dei giornali del Veneto ci incontravamo nella redazione di
Ristretti mensilmente il sabato mattina, ricordo le mattine di nebbia durante
l’inverno, l’ansia di arrivare e la paura di perdermi fra gli svincoli
autostradali, la soddisfazione era però quella di riportare a casa (in carcere)
tanti nuovi spunti, riflessioni e la vicinanza di un’altra redazione. Poi
i tempi sono cambiati, sia dal punto di vista scolastico, sia dal punto di vista
dell’utenza carceraria, il giornale “I cancelli” esce ancora, ma con
difficoltà perché mancano le idee da dentro, ma io resto sfegatata fan di
Ristretti. Lo leggo, lo pubblicizzo, lo faccio conoscere (anche tramite il
sito), mi mancano le riunioni del sabato, ma ogni giorno mi leggo la rassegna
stampa di Ristretti, ogni anno partecipo con gioia all’incontro di maggio,
anche quello un appuntamento che nel tempo è diventato sempre più importante. Mi
sento una parte di Ristretti anche se non faccio nulla di concreto, ma è come
se lo avessi visto crescere e questo mi rende orgogliosa di conoscerlo.
Probabilmente questo messaggio è passato anche ai miei figli, perché lo
conoscono anche loro, così come lo hanno imparato un po’ alla volta a
conoscere anche i miei colleghi “mattinieri”, tant’è che lo leggono in
classe (e ne leggono i libri corrispondenti) e vorremmo fare qualcosa insieme
per il prossimo anno scolastico… bene mi pare di aver detto quello che volevo
dire, forse in modo confuso e personale, ma ne sono soddisfatta… Una
rivista non valorizzata come meriterebbe dagli altri media Gruppo
Carcere-Città di Modena
Siamo
molto riconoscenti a Ristretti Orizzonti. È uno strumento indispensabile per
noi non solo la rivista, ma anche il sito internet e la quotidiana rassegna
stampa. Sappiamo di poterci fidare, l’informazione è completa, è vagliata
con competenza e sincerità, senza falsi moralismi o sentimentalismi facili. La
rivista, in modo particolare, è diventata uno strumento di comunicazione molto
originale; affronta i problemi del carcere da un’ottica interna, dalla parte
dei detenuti quindi, ma ragionando serenamente (per quanto si può) e con
rigore, tenendo sempre conto del rapporto con la città, con la società civile
e… con la pena che i detenuti hanno da scontare. Pensiamo
sia una rivista importante nel panorama politico e culturale italiano, non
valorizzata come meriterebbe dagli altri media. Il nostro gruppo è piccolo, ma
non vuole limitarsi ad una presenza assistenziale all’interno del carcere. Ha
l’ambizione di tenere aperto un dialogo con la città. A questo scopo ha
organizzato incontri sui temi della giustizia, ha cominciato a pubblicare un
giornalino, “Buona Condotta”, per ora semestrale, ed ha aperto un blog con
lo stesso titolo. Non avremmo potuto iniziare queste attività e non potremmo
portarle avanti senza la presenza e l’aiuto di Ristretti. Per questo il nostro
plauso e la nostra gratitudine. Da Modena con affetto e
stima Gruppo Carcere-Città.
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