Egregio signor ladro...

 

Un messaggio dall’autore della lettera indirizzata all’Egregio signor ladro

Con Ristretti un rapporto entusiasmante, burrascoso, mai banale

Io vedo in Ristretti un punto dove vittime e banditi, pur nell’inevitabile sospetto

dei primi e talvolta i contraddittori comportamenti dei secondi, possano sfiorarsi

 

di Alberto Verra

 

Nessuno qui fuori parla mai di carcere, pochi sanno che esiste una polizia penitenziaria, mentre tutti abbiamo in mente gli stereotipi dei film e con tali immagini releghiamo ad un luogo lontanissimo questa realtà. Fermo in quel livello di conoscenza, alcuni anni or sono fui sorpreso quando mi imbattei per caso in un sito che parlava del mondo del carcere. Incuriosito volli leggere alcune storie che lì venivano raccontate e infine pensai di scrivere due righe a coloro che vivevano quella, alcune volte meritatissima, ma con ciò non meno drammatica, realtà. Da questo messaggio è nato un rapporto che mi ha portato a conoscere qualcosa in più ed anche a comprendere un pochino meglio la realtà, un rapporto talvolta entusiasmante, altre volte burrascoso, mai banale.

Ristretti compie dieci anni, è ancora un bambino, parla di dolore, sofferenza, speranza e già solo questo lascia intuire le sue grandi potenzialità, che in parte ha già espresso in questi dieci anni, mentre contemporaneamente corre il rischio di rimanere troppo intrappolato nelle mura dove è nato, e limitarlo ad essere un giornale che parla solo sostanzialmente verso la realtà del carcere, è come attaccare alla carretta di un asino un cavallo di razza. In questi primi dieci anni ristretti è spesso partito dal detenuto e dalla sua condizione per descrivere un mondo che è insieme sintomo e causa di dolore. Come “liberare” le potenzialità latenti di Ristretti?

Spostando sempre più il baricentro verso Abele, descrivendone il dolore e la sua condizione dopo il reato, chiedendogli cosa lui si aspetta dal carcere, questo può essere uno dei modi, o almeno così mi pare, di dare un futuro vivo a questo bambino, che potrà così sopravvivere ben oltre i presenti.

È molto importante che la vittima abbia spazio e luoghi dove scaricare anche se temporaneamente il dolore, quale giornale oggi potrebbe essere più adatto a questo scopo di Ristretti? Io vedo in Ristretti un punto dove vittime e banditi, pur nell’inevitabile sospetto dei primi e talvolta i contraddittori comportamenti dei secondi, possano sfiorarsi, e questo non è poco, anche se non è tutto.

Ristretti, sotto e fra le sue righe, velatamente nasconde molto più di quel che si legge, l’essere umano solo di fronte al suo destino è lì tra una riga e l’altra, aprendo così a chi sa cogliere questo aspetto orizzonti per niente ristretti, questa è la maggiore potenzialità latente di questo giornale.

Non possiamo chiedere ad un bambino di dieci anni di sfruttare ora e completamente queste potenzialità, dobbiamo aver pazienza e aspettare, nel frattempo proviamo ad immaginarlo quando avrà trenta o quarant’anni, quando magari la redazione sarà completamente diversa ed il bambino avrà lasciato il posto ad un robusto adulto, che saprà raccogliere il frutto di semi che erano intrinseci dentro di lui sin dalla sua nascita.

 

 

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