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Da Calissano allo show di un boss dei quartieri spagnoli da Costanzo, a Lapo Elkann: le miserie di un mondo dove tutto fa spettacolo
di Flavio Zaghi – Redazione di Ristretti Orizzonti
I media, e in particolare la televisione, mettono in grande risalto le storie drammatiche delle persone: la selezione delle notizie è legata al loro impatto emotivo sul pubblico e alla curiosità che possono destare. Tanto più è l’interesse quanto più è famoso il personaggio al centro della notizia. Ci sono poi dei veri mattatori della notizia, "burattinai" del palcoscenico televisivo che riescono a creare e inventare dei veri e propri teatrini, usando come marionette i vari casi umani del momento, un po’ veri un po’ creati ad hoc. Tutto diventa show insomma, tutto fa spettacolo. L’esempio di Mario Savio al Maurizio Costanzo ne è l’ennesima prova. Savio è stato il boss indiscusso dei quartieri spagnoli a Napoli, per un certo periodo anche affiliato a Cutolo, dal quale ha poi preso le distanze; è venuto su dai vicoli, e da scugnizzo è poi gradualmente arrivato ad essere un capo. Ora sta scontando l’ergastolo nel carcere di Sulmona, non si è mai pentito e per questo è considerato un duro, uno che non si piega, uno che nonostante abbia scontato 27 anni di carcere, molti dei quali al 41 bis, non ha mai ceduto di una virgola. Oggi anche suo figlio, ancora minorenne, si trova in carcere, e allora il burattinaio del teatrino televisivo coglie l’occasione per fare di Mario Savio il narratore, che porta la propria esperienza sotto forma di sermone. Racconta a Costanzo come al confessore, facendo di ogni sfumatura una parabola che deve servire da monito a tutti, ma soprattutto per suo figlio che appunto va riportato sulla retta via. Le parole sono quelle che andrebbero dette nell’intimità che dovrebbe esserci tra un padre e suo figlio, magari anche in una sala colloqui del carcere, ma non certo di fronte ad un pubblico televisivo tra uno spot pubblicitario e l’altro, parlando di Rolex donati in regalo al figlio e non consentiti dall’amministrazione penitenziaria o di Alfette blindate e Ferrari facenti parte del suo passato. Alla fine del recital, o forse è meglio dire della sceneggiata napoletana, quello che Savio ha trasmesso al figlio è stato che Costanzo gli stava dando un’opportunità, che lui da giovane non ha mai avuto, cioè quella di diventare famoso anche senza dover essere per forza un malavitoso, e per esempio quindi la possibilità di diventare famoso nello spettacolo. Mi aspetto di vederlo quanto prima ospite di Buona Domenica o come prossimo partecipante del Grande Fratello, e nel giro di poco tempo uscirne da VIP, acclamato, desiderato, invidiato. Altra vicenda al centro dell’attenzione, di quelle che in gergo "bucano il video" o fanno il "picco d’ascolto", è quella di Paolo Calissano, famoso attore di soap-opera finito dietro le sbarre per un festino a base di sesso e coca, durante il quale ha perso la vita una giovane brasiliana. Nel suo appartamento, pare che i carabinieri abbiano rinvenuto altri trenta grammi di cocaina e raccolto le testimonianze di un’altra coppia, che appunto ammetteva di essere presente e addossava al bell’attore la colpa di aver fornito e offerto la cocaina. L’attore è stato quindi condotto in carcere, dove è rimasto giusto il tempo di una puntata di una fiction televisiva, per essere dopo poche ore trasferito nel reparto ospedaliero, da dove poi nel giro di qualche giorno è entrato in una comunità terapeutica. Un altro lieto fine quindi, per fortuna, e in tempi talmente celeri che non sembra quasi neanche vero; più che una storia di cronaca sembra una puntata, un’avventura del Commissario Montalbano. Le ultime immagini di Paolo però sono quelle che lo ritraggono all’ingresso della comunità terapeutica, la musica di fondo è quella della pasta Barilla, la voce del giornalista che dice: … vai Paolo, torna presto, il cinema ha bisogno di te. Se una storia, un’avventura di questo tipo, fosse successa ad uno come il sottoscritto, sarebbe sicuramente ancora buttato in qualche sezione "nuovi giunti" di qualche merdoso carcere, magari con solo mezzo materasso come è successo a me anni fa l’ultimo giro alle Vallette, col cesso intasato e con un avvocato del c. che non si fa neanche vivo; ma lasciamo stare almeno per ora queste cose, voglio parlare dei VIP e non dei delinquenti drogati. Paolo Calissano, Diego Armando Maradona, la morte di Marco Pantani e di Edoardo Agnelli, le foto di Kate Moss e l’overdose di Lapo Elkann… come in un film. Quest’ultima del rampollo di casa Agnelli viene illustrata dai miniservizi che ogni cinque minuti Bruno Vespa manda nel suo Porta a Porta, le immagini sono quelle di un giovane manager e del suo impegno nel lavoro, ed è impensabile che uno come Lapo Elkann, uno che è nato già con tutto quello che si può desiderare, si nasconda in un appartamento nel centro della Torino-bene in compagnia di tre transessuali ad imbottirsi di droghe fino all’overdose. Il mattatore televisivo finge che quest’ultima notizia sia da prendere con le pinze, una cosa che lui non avrebbe voluto mandare in onda, tant’è che si chiede anche dove inizia e dove finisce la privacy di una persona; intanto però la notizia è data, le azioni Fiat hanno delle oscillazioni violente passando da positivo a negativo, si spera solo di non trovarsi poi a dover acquistare la Panda che come optional abbia le tendine ai finestrini o i sedili ribaltabili in pizzo ricamati a mano.
Ma dei circa quindicimila e più tossici in carcere non si parla
Tutti fingono di cadere dalle nuvole, di non sapere che il fenomeno della droga è ormai entrato nel quotidiano della gente e dei ragazzi, di tanti-tantissimi ragazzi di ogni ceto sociale; ci si fanno domande solo quando a farne le spese è qualche VIP, ma dei quindicimila e più tossici in carcere non si parla, di fronte a queste cose è d’obbligo chiudere gli occhi. Io vorrei sapere se ora Lapo o Paolo, gente coi nostri stessi problemi, verranno almeno segnalati alla prefettura e se gli verrà sospesa la patente… Enrico Mentana nella sua trasmissione, in seguito allo scandalo delle foto di Kate Moss, ritratta mentre sniffa coca e mentre la offre al suo uomo, intervista una top model italiana, la quale dice appunto che si fa molto prima a contare quelli che non ne fanno uso piuttosto di quelli che la usano, e in un servizio girato all’interno del palazzo del Parlamento europeo viene fuori che in 44 bagni su 47 ispezionati, sono state accertate tracce di cocaina sui lavandini; in una dozzina di casi la percentuale di principio attivo era ancora così forte che in pratica si può ritenere che più di qualche rappresentante politico in quello stesso momento era sotto l’effetto della cocaina. È quantomeno bizzarro che questi siano poi coloro i quali legiferano, e che decidano quali sono le sanzioni da applicare. In un altro servizio del telegiornale sono riusciti a stimare addirittura la presenza di quattro chili di principio attivo della cocaina nelle acque del fiume Po; infatti il principio attivo della coca non si azzera mai, neanche quando lo si espelle dal corpo umano con l’urina, ed è proprio sulla base di questo e di calcoli a me sconosciuti, che si è arrivati a ritenere, forse, che l’uso della coca in Italia è aumentato in maniera notevole. Questo mi fa capire perché Bossi vada ogni anno in pellegrinaggio al Po, cogliendo un campione di acqua sotto l’attento e severo controllo del ministro Castelli. La usano un po’ tutti quindi: avvocati, giornalisti, politici, attori, sportivi, stilisti, rampolli delle famiglie bene, studenti. Euforia, senso di soddisfazione, maggiore comunicabilità, desiderio di parlare, maggiore acutezza dei sensi, nessuna inibizione o senso del pericolo e sembra rendere tutti forti come dei draghi. In Johnny Stecchino, bellissimo film di Roberto Benigni, viene ironicamente e grottescamente presentata come "la medicina" che l’avvocato mafioso è costretto a usare per "curare" il diabete; sempre ad uso terapeutico è usata anche dal ministro coinvolto nel malaffare e così via, al punto che poi lo stesso Dante, personaggio interpretato da Benigni, la offre al suo più caro amico Lillo, un down, che dopo una notevole sniffata, inizia a correre come un fulmine: è meglio questo, almeno fa ridere. Savio, Calissano, Elkann, tutto ciò è il prodotto della televisione, un grande business che tende a spettacolarizzare ogni cosa, pronta a vendere anche il fango a peso d’oro, una televisione fatta di scandali e che fa distinzioni tra ricchi e poveracci così come li fa la legge italiana. L’Italia è tra i paesi in Europa che ha stabilito le pene più severe per lo spaccio di sostanze stupefacenti, le sanzioni amministrative vengono applicate severamente e il ritiro della patente e del passaporto sono d’obbligo allorquando si è anche solo consumatori. Io spero che questi ragazzi, Paolo e Lapo, riescano a risolvere i loro problemi, ma sono anche curioso di vedere se per loro saranno almeno applicate le sanzioni amministrative, e nel caso di Paolo, se sarà quantomeno obbligato a lavori socialmente utili che non siano quelli di recitare in qualche altra fiction, o doverlo rivedere nella prossima edizione dell’isola dei famosi. Quel che è certo è che Calissano o il giovane Elkann saranno, per chi gestisce qualche ricca e costosa comunità, delle "splendide prede" da tirare fuori dal tunnel, da salvare, da mostrare in televisione in cambio magari di altre apparizioni televisive, o nel caso del giovane Elkann, di ritrovarsi poi con un parco macchine nuovo di zecca. E tutti hanno già dichiarano che tutti e due saranno degli straordinari "testimonial" di quanto la droga è pericolosa. Sui tanti altri tossici normali nessuno ha proferito parola, nessuno ha detto quanto è difficile riuscire ad ottenere quello che Paolo Calissano ha ottenuto praticamente subito, con tanta facilità, la possibilità di "vivere" o di "un posto al sole".
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