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Informazione e luoghi comuni Alla Triennale di Milano, la Federazione dell’informazione dal carcere e sul carcere con i suoi redattori-dilettanti si è confrontata con i professionisti della notizia
Ristretti Orizzonti, Milano, Triennale, 25 febbraio 2006
A Milano la Federazione ha cominciato a camminare sulle sue gambe. È stato uno spazio importante, quello ottenuto alla Triennale, nell’ambito di una serie di iniziative sul tema della rappresentazione della pena. La mattina è stata dedicata a un incontro con l’Ordine dei giornalisti e gli studenti delle scuole di giornalismo di Milano. E la sensazione è che l’Ordine dei giornalisti, a partire dall’esperienza di Bologna, abbia deciso in qualche modo di "adottare" i giornali e le altre realtà dell’informazione dal carcere. Al centro della possibile collaborazione, soprattutto la disponibilità dei giornalisti a promuovere momenti di formazione per le redazioni interne alle carceri, ma anche il sostegno che l’Ordine può dare alla Federazione per affermare i diritti delle persone detenute ad essere informate e a fare, a loro volta, informazione. E non è cosa da poco, se si pensa alla precarietà del lavoro di chi fa informazione dal carcere, e alla assoluta mancanza di tutele, ma anche di criteri comuni che regolino la possibilità dei redattori-detenuti di gestirsi degli spazi di lavoro accettabili. L’esempio è che a Padova la redazione di Ristretti Orizzonti ha uno spazio dove le persone lavorano cinque ore al giorno, e il giornale non viene "visionato" prima di andare in stampa, c’è un direttore responsabile che ne risponde come per qualsiasi altro giornale, mentre da altre parti è ancora in uso il controllo, e la censura, da parte della direzione del carcere, e le redazioni hanno spazi esigui per riunirsi e lavorare. Durante l’incontro un ruolo attivo l’hanno avuto anche le scuole di giornalismo di Milano, e pure su questo terreno possono svilupparsi forme di collaborazione professionale interessanti, perché in fondo anche le redazioni in galera sono straordinarie scuole di giornalismo. Il tema del pomeriggio è stato "Informazione e luoghi comuni", e questo è un terreno sul quale chi fa informazione dal carcere ha fin troppo da dire, visto che si misura ogni giorno con una informazione "ufficiale" che sui temi della sicurezza, della cronaca nera e giudiziaria "massacra" senza pietà le persone detenute. È difficile, per le piccole redazioni che operano in carcere, diventare fonte attendibile di notizie per i giornali "grandi", ma il vicedirettore di Repubblica, Dario Cresto-Dina, ha avanzato delle proposte interessanti: che qualche redattore-detenuto, per esempio, possa fare uno stage nella redazione del suo giornale, e che a sua volta un giornalista di Repubblica possa "frequentare" la redazione di un giornale dal carcere e "allenarsi" a conoscere più da vicino la realtà della detenzione e a combattere gli stereotipi e le generalizzazioni che imperversano nel mondo "fuori". Da Sergio Cusani è arrivata invece la proposta di promuovere una specie di "Fondazione di amici della Federazione dell’informazione dal carcere e sul carcere", che si occupi anche di cercare forme nuove di finanziamento. Una proposta non campata per aria, perché di possibili "amici", di gente autorevole e competente che si occupa delle carceri oggi ce n’è molta, e dovrebbe essere anche suo interesse sostenere quelle uniche realtà che per fare informazione impegnano in prima persona i detenuti. Del resto, l’idea di fondare una Federazione era nata, tempo fa, proprio da Sergio Cusani e da Sergio Segio, e quindi perché non riconoscergli la capacità di "guardare lontano" in questo difficile ambito e di avere delle felici intuizioni? Una attenzione forte da parte del mondo dell’informazione, dell’Ordine dei giornalisti e dei giornali "veri": questa è la novità più significativa che la Federazione dell’informazione dal carcere e sul carcere è riuscita a mettere in moto, anche se con grande fatica, perché le redazioni che si muovono all’interno delle carceri sono ancora fragili e stentano a consolidarsi e a lavorare insieme. Ma la direzione è quella giusta, e la prossima tappa è già stabilita: il 26 maggio a Padova, in una Giornata di studi sui temi dell’informazione che porterà all’interno del carcere di Padova, a confrontarsi con i detenuti, centinaia di persone, giornalisti, esperti sui temi della comunicazione, operatori di associazioni che abbiano la voglia e le risorse per cimentarsi attivamente nell’ambito della informazione dal carcere e sul carcere.
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