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Il lavoro penitenziario di Monica Vitali (Giudice del lavoro presso il Tribunale di Milano)
Prefazione (Virginio Colmegna, direttore della Caritas Ambrosiana)
Siamo di fronte ad un lavoro di qualità scientifica ma che assume anche una importante valenza sociale: questa opera nasce in un contesto, per così dire, partecipato. È il contesto di un patto tra i sindacati, le associazioni imprenditoriali, il volontariato. la Provincia e il Comune di Milano che si sono riuniti in un’Associazione per favorire il lavoro dei detenuti, degli ex detenuti e delle persone soggette a trattamento penale esterno. Perché inserire al lavoro persone sottoposte a esecuzione pena o che l’hanno appena espiata? Anzitutto per il profondo valore che questo può avere per la società nel suo complesso. La società si propone per sanare uno strappo causato dall’autore di reato, offrendogli uno spazio al proprio interno. Uno spazio che sia fortemente connotato di doveri/diritti, uno spazio nel quale sia possibile stare e i cui confini siano molto chiari. Per tali ragioni, il lavoro è sempre stato considerato uno degli strumenti migliori per identificare questo spazio. Inoltre, essere in un contesto produttivo significa anche, per il detenuto, entrare concretamente in quel sistema sociale che ha come compito la tutela della cittadinanza promovendo la legalità, sia comminando le pene, sia sviluppando capacità di prevenzione e recupero. Il tema lavoro riporta in modo forte alla questione delle pene alternative al carcere: cioè di tutti quei modi diversi dalla privazione della libertà per ritornare in un rapporto positivo con la società. Il lavoro è anche il primo passo perché una persona possa non scegliere i sistemi criminali, ma quelli legali. Bisogna chiedere ai sottoposti a pena di assumersi una grande responsabilità verso la società, proprio come strumento di risarcimento. Bisogna chiedere loro di puntare sulla concretezza: dimostrare operativamente la volontà ad essere parte di una società, nei modi in cui questa società sa regolare la convivenza legale. Bisogna chiedere loro di non aspettarsi nulla di pronto, ma di mettersi all’opera per ricevere la formazione adeguata e cercare lavoro. Questo si può fare solo offrendo opportunità reali. A questo scopo l’Associazione Agenzia di Solidarietà per il Lavoro ha messo a punto degli Sportelli per i detenuti delle carceri della provincia di Milano e per gli esterni. Sportelli nei quali si possono affrontare, a tutti i livelli, gli aspetti dell’inserimento lavorativo. L’Agenzia può rendere questi Sportelli pienamente operativi solo a patto che il tessuto produttivo e sociale sia pronto. Agli imprenditori si chiede di rendersi disponibili alle domande legate all’inserimento di personale in condizione di detenzione. Bisogna che si preparino: i problemi maggiori vengono dalla burocrazia, non certo da lavoratori che sono molto più motivati degli altri. L’ Agenzia offre gratuitamente un servizio completo a tutti coloro che, imprenditori, desiderino assumere persone in una situazione di svantaggio sociale. Vi è poi un servizio informatizzato di banca dati, in stretta connessione con il sistema degli uffici provinciali, che consente di avere una chiara fotografia sulle competenze dei detenuti e degli altri soggetti ristretti nella libertà. Rilevante è l’importanza attribuita all’attività di carattere culturale e scientifico. L’Agenzia si è da subito caratterizzata per il suo eminentissimo Comitato Scientifico (composto da: Pietro Ichino, Francesco Maisto, Laura Mengoni, Franco Scarpelli, Carlo Stelluti, Monica Vitali), nella consapevolezza che gli strumenti operativi e i momenti di discussione ed approfondimento, ben suffragati da ricerca, sono la vera strada per creare il cambiamento. In questo contesto, nasce questo volume, il cui grande valore è da attribuirsi in toto a chi lo ha scritto, ma che la nostra Agenzia (grazie anche alla Provincia di Milano) ha commissionato, per dare fondamento scientifico all’impegno che faticosamente svolgiamo ogni giorno e per offrire competenze e conoscenze adeguate a chi opera dentro e fuori il carcere, alle imprese che si offrono ad assumere persone che arrivano dal carcere e a chi, come l’ Agenzia, ha il compito di sollecitare la partecipazione.
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