Il cielo è di tutti

 

Il cielo è di tutti... quelli che hanno le ali

Rivista dell’Istituto Penale per i minorenni di Catanzaro

 

Il cielo è di tutti... quelli che hanno le ali

 

Istituto Penale per i Minorenni

Silvio Paternostro

 

Via F. Paglia, 43 – 88100 Catanzaro

 

Numero 4, agosto 2005

Numero 3, maggio 2005

Numero 2, marzo 2005

Numero 1, gennaio 2005

A proposito di noi

 

di Giuseppe

 

Mi chiamo Giuseppe. Sono di Rosarno e ho 21 anni, sono prossimo per andare ai maggiorenni. Sono il primogenito una famiglia composta da 2 genitori e 4 figli. Mio padre si trova in carcere dal 2000. Mi auguro che quest’anno possa uscire. Mia madre è casalinga e si occupa di tutti gli altri figli. Mi ricordo quando avevo 13 anni ho avuto la mia prima esperienza sessuale con una ragazza che faceva la prostituta.

Fino a 15 anni ho frequentato la scuola fino alla terza media, poi ho smesso di studiare perché non mi andava più di frequentare, perché “non la mangiavo”, come si dice. A 16 anni ho cominciato a lavorare in un forno per necessità economiche. Dopo otto mesi ho pensato che questo lavoro era troppo faticoso perché mi dovevo alzare a mezzanotte per arrivare sul posto di lavoro a mezzanotte e mezza e finivo la mia giornata lavorativa alle ore otto e trenta del mattino, per questo motivo ho deciso di abbandonare questa attività lavorativa. Per recuperare un po’ di sonno dormivo il giorno, quindi non mi rendevo conto che differenza c’era tra giorno e notte. Quando avevo quasi 18 anni mi hanno arrestato per un tentato omicidio e mi hanno condannato a 4 anni di reclusione, sono stato portato all’IPM di Catanzaro per due giorni, ma visto che in quel periodo il carcere di Catanzaro era sovraffollato sono stato trasferito all’IPM di Potenza, dove sono rimasto per tre mesi. Lì ho frequentato la scuola fino al dicembre del 2001 chiedendo nel frattempo di essere avvicinato all’IPM di Catanzaro per stare più vicino alla mia famiglia.

In tutti questi anni di carcere ho riflettuto a lungo e ho avuto modo di capire che le carceri minorili non aiutano abbastanza i ragazzi. L’autorità giudiziaria non si rende conto che un ragazzo qui dentro soffre molto perché è privo della libertà, quindi in poche parole la legge non sa fare altro che condannare senza capire profondamente i problemi che vive il ragazzo in determinate situazioni ambientali critiche. Ad esempio io provengo da una realtà in cui i giovani non hanno molte prospettive per la vita, Rosarno è una cittadina che non offre lavoro come gran parte dei paesi della Calabria. Per il mio futuro spero di avere qualche possibilità di uscire prima, io mi rendo conto di avere commesso degli sbagli piuttosto gravi, e chi sbaglia deve pagare. Da quando sono in carcere ho riflettuto sui miei sbagli e ho cercato di rimediare comportandomi bene rispettando tutte le persone che mi stanno vicino e ascoltando i consigli che mi danno per farmi capire tante cose positive della vita.

Quando avrò scontato questo debito con la giustizia, troverò un lavoro e cercherò di fare l’impossibile per costruirmi una famiglia e vivere onestamente, e se avrò dei figli cercherò di non farli cadere nei miei sbagli. Dentro questo istituto sto svolgendo attività lavorativa e inoltre sto frequentando la scuola per conseguire un diploma che mi potrà essere utile in un futuro.

 

 

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