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Federazione Nazionale dell'Informazione dal e sul Carcere Primo Convegno Nazionale Informazione e Giornali dal carcere Firenze, 3 - 4 dicembre 1999
Presentazione del Convegno (Giuliano
Capecchi, dell’Associazione Pantagruel) Mi
avete chiesto un breve intervento sul tema dell'informazione in carcere e dal
carcere e ben volentieri vi accennerò alla mia esperienza come Associazione
Pantagruel e come "Liberarsi dalla necessità del carcere", uno dei
tanti periodici esistenti, ma soprattutto userò questa mia lettera per dire a
che punto siamo a proposito del convegno che si terrà a Firenze il prossimo 3 e
4 Dicembre. Bene,
la nostra Associazione ha sempre dato grande importanza all'informazione, al far
uscire dalle carceri le notizie e al cercare di coinvolgere la società esterna.
È infatti ovvio che uno dei grossi problemi del carcere è quello di rimanere
un corpo estraneo, a sé stante che non fa parte della città in cui si trova,
un luogo dove troppo spesso quello che avviene è negativo e talvolta il
positivo non riesce a superare le mura per coinvolgere le società civile. E
allora ben vengano i giornali del carcere, le trasmissioni radiofoniche, l'uso
della televisione o di Internet, etc., etc. Questa
è la realtà, ma non è solo questa; ci sono anche interessanti esperienze
teatrali, o la vostra Extra & Communitarian Orchestra, che rompono il muro e
poi alcuni interventi degli enti locali dentro e fuori dal carcere e poi il
volontariato e alcuni progetti e alcuni circoli interni ed ancora i giornali del
carcere. Certo
sentiamo come gravemente insufficiente la scarsa circolazione dell'informazione,
il difficile reperimento del materiale: dalla circolare ministeriale al progetto
fatto da una cooperativa sociale, così che il venire a conoscere cosa si muove
di positivo a Palermo o a Padova è spesso un'impresa ardua. Allora il nostro
lavoro di informazione è enorme; si deve far conoscere la parte negativa del
carcere per contrastarla e ridurla e nello stesso tempo è necessario
socializzare la parte positiva, quella che si muove in avanti per moltiplicarla
all'interno e all'esterno nella società civile. E
i nostri circa quaranta giornali esistenti nelle carceri italiane sono anche
questi delle realtà e delle "notizie" positive e allora ecco l'idea
di ritrovarsi a Firenze il prossimo 3 - 4 Dicembre, due giorni in cui, accanto
ad amministratori locali e a personalità del ministero e del governo,
interverranno soprattutto alcune esperienze che da più o meno lungo tempo si
interessano all'informazione. Le
relazioni della mattina del 3 Dicembre saranno elaborate dalle redazioni dei
giornali: "Magazine 2", di San Vittore; "MayDay", di
Bologna; "La Grande Promessa", di Porto Azzurro e dal “Circolo
Papillon”, di Rebibbia; oltre che dalle nostre due realtà che sono state un
po' il motore di questa iniziativa. Nei
lavori di gruppo, previsti nel pomeriggio di Venerdì, tante altre esperienze
avranno la possibilità di intervenire e di incidere sulle conclusioni e sulle
prospettive future. Noi
speriamo che dal convegno di Firenze escano molte indicazioni positive,
operative, concrete, che da questo primo incontro nazionale nasca un
coordinamento che ci permetta nei prossimi anni di lavorare meglio su questo
rilevante tema dell'informazione e del carcere. Presentazione del Convegno (Ristretti Orizzonti) L’attenzione
delle istituzioni e dell’opinione pubblica verso il carcere è troppo spesso
legata a momenti particolari di emotività, a cui seguono lunghi silenzi
caratterizzati dalla rimozione del problema. Altre
volte succede che singoli episodi negativi vengano usati strumentalmente per
imbrigliare l’attività delle persone e dei soggetti sociali impegnati in
progetti di reinserimento dei carcerati nella vita della collettività. Il
dibattito, sui temi della devianza e del recupero dei condannati alla piena vita
sociale, non manca a volte di assumere i tono accesi della polemica ma corre il
rischio di esaurirsi in un esercizio dialettico improduttivo quando non è
seguito dalla concretezza delle azioni. Quando
i progetti per il reinserimento dei detenuti non ottengono i risultati che si
erano prefissi assistiamo regolarmente ad un rimpallarsi delle responsabilità:
colpa delle istituzioni, che hanno fatto mancare le necessarie risorse
economiche; colpa degli operatori sociali, che non si sono impegnati a
sufficienza o non sono sufficientemente preparati; colpa dei detenuti, che sono
poco motivati a rompere con l’illegalità; colpa della società, indifferente
ed ostile verso gli emarginati. La
colpa è di tutti e di nessuno ma, forse, risultati migliori potrebbero
ottenersi calibrando gli interventi sui bisogni delle persone, diversificando i
programmi e i servizi in rapporto all’ampia gamma di situazioni che portano le
persone all’esperienza della detenzione. Problemi
individuali e collettivi, che vanno dalla povertà, alla tossicodipendenza, al
disagio psichico, alla perdita delle proprie autentiche radici culturali ovvero
alla diffusione di una cultura della illegalità, ai drammi familiari e ad altro
ancora. Il nostro compito deve essere quello di un servizio di informazione critica e propositiva, rivolto sia al carcere e alla società, e mirante a sensibilizzare entrambe le componenti alle esigenze reciproche: esigenze che, alla fine, sono le stesse e si possono riassumere nella possibilità di vivere con dignità e sicurezza il proprio futuro. Questo
convegno serve prima di tutto per confrontare le nostre esperienze, in modo che
quanto di positivo ed efficace ogni giornale ha realizzato possa diventare
patrimonio comune. L’interesse
principale del nostro lavoro è naturalmente rivolto alle modalità di
svolgimento della pena: alle condizioni detentive e alle opportunità di
reinserimento che si realizzano a partire dal “trattamento”, interno ed
esterno agli istituti penitenziari. Ma
altrettanta attenzione la dobbiamo dedicare ai fenomeni che stanno a monte della
nostra attuale condizione di detenuti ed emarginati, perché la nostra
emancipazione passa inevitabilmente da una attenta analisi dei fattori che hanno
determinato la scelta di compiere dei reati. Ugualmente
dobbiamo considerare e sottolineare l’importanza del rapporto con le
istituzioni e con il volontariato, soggetti sociali il cui sostegno è
indispensabile perché i principi contenuti nella Costituzione e nella Legge di
Riforma Penitenziaria non rimangano solamente dichiarazioni d’intenti. Ogni persona può essere recuperata ad una piena e consapevole vita sociale e dare il meglio di sé, a prescindere da quello che può avere fatto di sbagliato, ma il suo recupero dipende dalla solidità e dalla correttezza delle relazioni sociali che riesce a stabilire, dalle relazioni che la società le permette di stabilire.
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