Don Rigoldi

 

Don Rigodi: il ministro sbaglia, dentro ci sono i poveri cristi

 

Il cappellano del Beccarla: servono misure alternative e più dignità, non nuove strutture

 

Il Corriere della Sera, 21 agosto 2001

 

Don Rigodi, ha sentito il ministro Castelli: nessun atto di clemenza perché lo Stato è debole... 

Che cosa significa che lo Stato è debole? Significa che lo Stato non riesce a difendersi, che non riesce a garantire la sicurezza dei cittadini e assicura la tutela tenendo in carcere le persone per mesi ed anni? Se è questo, a me non pare che questo Stato sia debole, che la sicurezza dei cittadini sia così in balia della criminalità. La gran parte dei detenuti sono dei poveri cristi, quella del ministro mi sembra solo un’affermazione ideologica. 

Il sovraffollamento delle carceri però è un dato di fatto… 

Buona parte di chi è detenuto nelle carceri non è detenuto per reati gravissimi. Molti, soprattutto stranieri ma non solo, hanno commesso reati di sopravvivenza. Certo, sono persone che hanno sbagliato, pensare però che siano delinquenti abituali e pericolosi che possono mettere in discussione la sicurezza mi sembra una diagnosi assolutamente sbagliata. Per questa è stata chiesta un’amnistia o un indulto, perché spesso si tratta di reati di basso profilo, che possono trovare una risposta diversa dal carcere. 

Castelli avanza il sospetto che qualcuno abbia voluto creare questa situazione per poi spingere ad atti di clemenza. 

È una fantasia prodotta da un inventore sbrigliato. 

Il Guardasigilli aggiunge che ci sono minori che uccidono i genitori e non fanno neanche un giorno di carcere… 

Negli ultimi trent’anni non ne ho mai visto nessuno. Semmai sono stati poco tempo in carcere e poi sono andati in strutture normalmente molto attrezzate per il loro reinserimento. Ma che stiano poco dentro e si punti sulla loro riabilitazione mi pare un atteggiamento di civiltà. Per caso il ministro ha ancora in mente l’antico pregiudizio che dice tanto il carcere scoraggia il crimine? Queste sono robe che si scrivevano prima del Beccaria, mica nel 2000. 

Castelli dice che bisogna ridare dignità ai detenuti. Almeno su questo sarà d’accordo. 

Che sia data dignità è un principio di umanità assolutamente condivisibile. Ma che non venga in mente che questa ricerca di dignità si indirizzi nel creare nuove carceri. Con i soldi che si spenderebbero per le nuove strutture, si possono invece reinserire migliaia di persone in maniera decente. 

Le richieste per i detenuti

 

Giovanni Paolo II

 

Auspico un atto di clemenza verso tutti i carcerati. Una riduzione, anche modesta, dei tempi della pena sarebbe un segno chiaro di sensibilità per la loro condizione.

 

Sergio Cusani, ex detenuto

 

Il problema delle carceri italiane è il sovraffollamento, quindi occorre un’amnistia. Ma poi bisogna andare oltre: meno agenti di custodia, più educatori.

 

Gerardo D’Ambrosio, procuratore di Milano

 

Se accompagnato da una serie di riforme per rendere più rapida ed efficiente la giustizia, si può ragionare su un provvedimento di amnistia.

 

Giulio Andreotti, senatore a vita

 

Io credo che ci siano le condizioni obiettive per un’amnistia: le carceri scoppiano e dall’ultimo provvedimento di clemenza sono passati dieci anni. 

 

Precedente Home Su Successiva