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Il direttore del carcere di Rovereto propone di trasformare l’istituto nel primo carcere d’Italia per soli pedofili Alto Adige, 2 agosto 2001 Sono numerosi i pedofili già custoditi nelle celle di via Prati. E proprio questa particolare figura di detenuto è oggetto di attenzione da parte del direttore del carcere roveretano, il criminologo De Mari. Per questo, con una decisione che ha destato clamore in città e dure reazioni dell’opposizione, lo stesso De Mari in collaborazione con l’amministrazione cittadina e l’Università ha varato un progetto ambizioso: creare a Rovereto il primo carcere per soli pedofili d’Italia. L’idea è pensare una struttura che consenta da una parte di offrire il migliore trattamento di recupero ai pedofili, e dall’altra di approfondire scientificamente lo studio di una fenomenologia criminale oggi quasi sconosciuta, a causa della difficoltà di rapporto con i soggetti pedofili, alla loro tendenza all’isolamento e, non ultimo, all’emarginazione di cui sono spesso oggetto da parte del resto della popolazione carceraria. De Mari ha predisposto delle linee guida, su cui già ci sarebbe l’accordo del Comune. Ma per ora è solo un’ipotesi. Contro la quale peraltro la Lega ha dichiarato guerra: chiederà al “suo” ministro Castelli di bloccare sul nascere un progetto che porterebbe a Rovereto decine di pedofili, magari per poi “liberarli” in città grazie alle misure sostitutive al carcere che spesso subentrano in corso di pena.
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