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Da un agente di Polizia Penitenziaria: "Ci muovete accuse di ogni genere, da aggressori volete farvi passare per aggrediti..."
Continuamente sulla vostra rivista vengono mosse accuse di ogni genere al personale di Polizia Penitenziaria, gente che, ricordiamolo, ha la sola colpa di far rispettare le leggi ed i regolamenti atti allo svolgimento di una regolare vita comune all’interno di un penitenziario. Le accuse fatteci scaturiscono oltre che dal diffuso senso vittimistico dei detenuti, i quali da aggressori tendono a farsi scambiare per aggrediti (vittime della società), anche da una diffusa disinformazione. Innanzi tutto desidero darvi alcuni cenni storici sulla Polizia Penitenziaria: la stessa nasce con la legge 395 del 15.12.1990 (legge riforma) dalle ceneri del glorioso corpo degli Agenti di Custodia, di fatto sciolto con detta legge. Il nostro Corpo è ad ordinamento civile e fa parte delle forze di Polizia dello Stato. I nostri compiti istituzionali sono quelli sanciti dall’art. 5 della legge 395 ossia: tendiamo ad assicurare i provvedimenti restrittivi dei detenuti e degli internati, quelli sanciti dalla legge 254/75 e dal D.P.R. 431/76 che all’art. 2 dispone le esigenze di sicurezza al di sopra di qualsiasi esigenza, infatti, vi ricordo, che ordine sicurezza e disciplina hanno la priorità assoluta su qualunque esigenza d’Istituto, Ed è proprio da questo che scaturiscono le vostre proteste, Infatti, nonostante l’elasticità posta dal personale tutto della Casa di Reclusione di Padova, voi vorreste libertà incondizionata e per questo continuate a sostenere che venite trattati “disumanamente” e che noi non siamo aperti ad un dialogo. Mi chiedo allora: chi mette fine agli abusi ed agli atti di prevaricazione fatti dalla popolazione detenuta ai danni dei detenuti più deboli? Ed ancora, qual è la vostra prima valvola di sfogo nei momenti di sconforto? Premesso che un penitenziario per un detenuto non sarà mai bello, in quanto vi è ristretto, mi chiedo allora perché non fate presente che la Casa di Reclusione di Padova è all’avanguardia per quanto concerne l’organizzazione di corsi scolastici e professionali (corsi retribuiti), nonché di attività di volontariato. Ancora omettete di scrivere che di continuo vengono organizzati tornei ed attività sportive ove avete appositi istruttori I.S.E.F., omettete di scrivere che molti detenuti sono ammessi ad attività lavorative, che avete spazi ove poter effettuare socialità ed attività ricreative. Avete una cucina (unica in Italia) che vi dà la possibilità di poter scegliere tra varie pietanze ed in più nascondete che negli ultimi tempi diverse decine di detenuti sono evasi dai permessi premio. Ovviamente un dato di fatto di non minore importanza è che queste attività svolte nella Casa di Reclusione di Padova, sono accompagnate da una carenza cronica di personale, per cui, per assicurarvi una permanenza migliore, siamo costretti a sobbarcarci ingenti carichi di lavoro e ad occupare più posti di servizio contemporaneamente, compromettendo perciò le basilari condizioni di sicurezza. Intervento firmato
Risponde Ornella Favero, coordinatrice di Ristretti Orizzonti...
È vero, ci sono a volte da parte di certi detenuti accenti di vittimismo, ma non ci pare che siano quelli preferiti dal nostro giornale, Un po’ di vittimismo, comunque, lo vediamo anche sul fronte degli agenti, quando per esempio si parla di “accuse di ogni genere” mosse agli agenti dal nostro giornale. Ma dove? Abbiamo dedicato buona parte di un numero a un incontro tra redazione e agenti, di cui abbiamo riferito con equilibrio e senza sottovalutare i problemi della Polizia Penitenziaria, per il resto cerchiamo di raccontare il carcere dando voce a tutti, ma anche a chi opera all’interno, e ci pare, tra l’altro, di non aver affatto omesso di scrivere dei corsi scolastici, delle attività sportive, di quelle culturali, così come non omettiamo di parlare delle evasioni, che non sono decine, ma 3 nel 1998 e 8 nel 1999, su un totale di quasi 2.000 permessi. Invitiamo comunque gli agenti che ci hanno scritto a un confronto più preciso sulla correttezza dell’informazione che diamo con il nostro giornale, e nello stesso tempo non nascondiamo che le loro lettere hanno un merito: averci ricordato che, sul tema delle vittime e dei famigliari delle vittime dei reati, dobbiamo avere più coraggio e parlare di più e più spesso.
Truciolo
- 24 marzo 2002 Truciolo
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