Laura
- 25 febbraio 2002
Salve!! Sono al terzo anno della scuola per educatori professionali e ho scelto,
come argomento della tesi, "il senso del carcere"...mi piacerebbe
poter ricevere da voi e , se possibile, dai detenuti: suggerimenti, proposte,
idee e tutto ciò che vi viene in mente a riguardo di questo mio argomento di
tesi... vi ringrazio infinitamente.
Laura
Truciolo
- 25 febbraio 2002
Carissima Laura, mi viene da dire che sei capitata nel sito giusto.
Questo e' il primo spazio, dove partecipano detenuti, ex detenuti,
amministratori di settore, studenti alla ricerca di dettagli per gli studi,
ricercatori di altre amicizie, ed altri.
E' uno spazio di confronto che in modo magico, si sta arricchendo e sta
acquisendo un gran valore.
Ti suggerirei di andare un po' sul topico della Tua richiesta, dal carcere forse
verrebbe un fiume di informazioni, con ciò che hai bisogno unito a ciò che
costella la vita di un detenuto/a.
Sono
certo che di commenti di questo spazio, traspare abbastanza, il senso umano, di
cui il carcere ha bisogno. Il senso del carcere e' una teoria, scrivi ancora e
raccontandoci, scopriremo assieme la realtà com'e'! In bocca al lupo per gli studi, ti aspettiamo.
Truciolo
Redazione
- 25 febbraio 2002
Cara Laura, Truciolo ti ha già detto qualcosa "da fuori" (lui è un
ex detenuto ed è diventato un nostro attivo collaboratore). Noi abbiamo una
redazione nel carcere di Padova (24 detenuti) e uno nel carcere femminile di
Venezia (10 detenute). Se puoi precisare un po' il tema della tesi, possiamo
senz'altro mandarti tutte le informazioni e i contributi possibili, e poi
coinvolgere un po' anche gli "ex" in una discussione in questo spazio.
A risentirci. La Redazione di Ristretti Orizzonti
Truciolo
- 25 febbraio 2002
Il carcere non ha un vero senso, perché non può insegnare niente a nessuno e
finché non sarà in grado di garantire a chiunque un’esistenza dignitosa, non
so che senso può avere.
Truciolo
Franca
- 25 febbraio 2002
Ciao Laura, la tua tesi è il senso del carcere. Il senso del carcere…..!!! Nei
carceri dove sono stata io due volte al giorno (alle ore 8,00 e alle 16,00) c’è
la battitura, cioè sbattere con un ferro le inferriate delle finestre di ogni
cella , il senso è quello di controllare che nessuno possa segare le inferiate
ma il mio sospetto è che il vero senso sia quello di non farti dimenticare dove
sei anzi di ricordartelo bene.
Il vero senso di un carcere penso sia quello di allontanare dalla società un
elemento negativo, in questo modo le vittime hanno l’illusione di essere stati
ripagati dal dolore che lo stesso ha causato loro, e si sentono, come dire,
vendicati. Ma a fine pena la stessa persona riprenderà il ruolo di sempre nella
stessa se non peggiore situazione che l’ha portato a delinquere.
Il senso in una istituzione che serve solo a punire io non riesco a vederlo,
neanche come deterrente visto che la criminalità è in continuo aumento, so
bene che un reato non va premiato, ma allontanare per un po’ di tempo un
problema non è risolverlo.
Franca
Susanna
- 27 febbraio 2002
Ringrazio innanzitutto la redazione per avermi informata sul giornalino di
Verona, spero che in breve tempo sentiremo anche la loro "voce".
Ora rispondo a Truciolo sul senso che ha secondo me il carcere.
Di senso potrebbe averne per una rieducazione all'interno se si sa cogliere
quello che offre la struttura, come i corsi, il lavoro e le attività sportive
che ci sono e io mi riferisco naturalmente alla casa circondariale di Montorio -
Verona e soprattutto le sezioni femminili (2)che hanno queste possibilità.
Carcere circondariale appunto perché la pena rientra nei tre anni. Dandoci un
senso all'interno con impegno può avere un senso anche fuori se fuori si
incontra un po' di fiducia e sostegno per continuare. Non parlo di me
personalmente che ho avuto la fortuna di avere la mia famiglia sempre vicino ma
per le esperienze che io sento e vivo da vicino di molti
"ricomincianti" come noi ci chiamiamo che spesso c'incontriamo in
gruppi ed esprimiamo le nostre difficoltà di inserimento sociale e soprattutto
lavorativa.
Per le sezioni maschili non mi pronuncio perché, e parlo sempre di Verona, è
difficile improntare una rieducazione quando ci sono celle da tre e problemi
continui con extracomunitari e anche tra di essi e sono il 70% della popolazione
detenuta. Coloro con cui corrispondo sono sfiduciati e molti si barricano in
cella per non dover rischiare di perdere i benefici per liti insensate. Ringrazio di nuovo e saluto tutti. Mi permetto di mandare un saluto a Zita,
Silvia e Francesca che si trovano alla Giudecca. Ciao Susanna
Franca
- 27 febbraio 2002
Ciao Susanna, proseguendo sul filo del tuo pensiero sul senso del carcere provo
a scrivere ciò che fa parte della mia esperienza. La rieducazione
all’interno, cogliere ciò che offre la struttura mi trova pienamente
d’accordo con te, purtroppo io vengo da piccoli carceri del Piemonte e zone
limitrofe, i femminili svantaggiati rispetto ai maschili per il ristretto numero
di detenute, inoltre il grande problema è rappresentato dalle motivazioni
personali. E’ vero che ognuno deve trovare dentro di sé gli stimoli che ti
spingono a partecipare ai corsi, ma è altrettanto vero che troppo spesso si
frequentano i corsi per uscire dalla cella, per incontrare altre persone, per
odorare il fuori attraverso i volontari o i docenti etc. etc., motivazioni anche
valide e importanti ma purtroppo non sono sufficientemente forti per stimolare
l’interesse al corso.
Se invece gli stessi corsi avessero un legame con la realtà sociale , il
rilascio di un diploma di qualifica, uno stage , quindi una possibilità di
inserimento lavorativo. Esempio: corso di "cucina per grandi mense"
con stage nelle cucine interne e una qualificazione riconosciuta anche
all’esterno.
Oppure un "corso di grafica per internet" per la creazione di siti
internet. Oppure ancora un corso per operatori - pari nella limitazione del
danno sulla tossicodipendenza .Gli esempi potrebbero essere molti ma spero che
bastino per chiarire il mio pensiero.
Acquista anche più senso per un circondariale con pene sotto i 3 anni.
Capisco il barricarsi nelle celle dei tuoi amici perché diventa l’unica
risorsa per vivere in certe situazioni e credo che con il governo attuale sarà
sempre peggio, perché investire sui detenuti non è un fatto che viene
considerato. Ciao Susanna, un abbraccio virtuale ai tuoi amici , ciao a tutti.
Franca
Redazione
- 27 febbraio 2002
Rispondiamo sia a Franca che a Saverio sui corsi di formazione: Franca, hai
ragione, ci vogliono corsi che ti diano la sensazione di non essere lì solo per
non stare in branda. Nella nostra redazione ci siamo organizzati esattamente così;
abbiamo cercato di capire che cosa ci serviva realmente, avevamo bisogno di
operatori di pagine web, abbiamo elaborato una proposta e abbiamo chiesto a un
ente esperto di farla sua e concorrere a un bando europeo. E ora abbiamo forse
il primo corso progettato fin dall'inizio dai detenuti sulla base delle loro
esigenze! (Messaggio per Saverio: noi ci occupiamo un po' anche di formazione,
per detenuti e anche per operatori).
Susanna, questa definizione di "ricomincianti" ci piace molto. La
useremo anche sul nostro giornale.
Truciolo
- 27 febbraio 2002
Susanna ciao, non aggiungo altro al discorso fatto da Franca, per non fare
retorica ed anche per la chiarezza delle Sue parole.
Penso che emergerà presto, la differenza tra carceri in Italia, alcune cose
saranno applicabili in certe zone anziché nelle altre.
Vivendo in Olanda, penso che le pene minime o termini pena, possono essere
espiati con lavoro, tipo; ripulire le aiuole, piantare i tulipani, potare la
vegetazione e tanti altri lavori.
Qua bisogna pensare che un detenuto ha un costo giornaliero di circa (ho
informazione non ufficiale) di circa 500.00 lire al giorno. Perché non fare
produrre una persona per ammortizzare i costi, per riadattarlo all' esterno
delle mura, per poter guadagnare dei soliti, utili ad una autonomia appena
liberi......etc., etc.
Allo stesso tempo, io penso che aspettare ancora leggi, e' inutile ed utopico,
sarà come sempre. Mi fermo qua per non deviare il concetto iniziale del
discorso.
ciao a tutti voi.