Franca
- 17 febbraio 2002
Oggi ho una vita diversa e riesco a non ricordare più gli odori. Sul blindo, in una delle tante traduzioni-dirette cerco nella mia memoria l’odore
del prossimo carcere per cominciare ad abituarmi e sentirlo poi meno ostile.
Ogni carcere ha un suo particolare odore:Le Nuove puzza di vecchio e di muffa,
Alessandria di ferro e di polli, Alba letame e lavanda, Novara ferro e cera per
pavimenti,Cuneo odora di olio fritto in cui annega una parmigiana.
Quando l’ultimo cancello si chiude dopo di noi non ricordo più l’odore che
mi era diventato familiare, l’ ho già perso.
Così mi difendo dal dolore di sentirmi strappata dalle persone e dalle poche
certezze che riesci a costruirti per avere una vita tua anche dentro un carcere
dove non puoi mai scegliere…… e mi vengono in mente le vittime che anche
loro non scelgono di essere vittime.
Perché deve essere usato lo stesso metodo che si sta usando con me se per
questo io sono stata condannata?
Quei viaggi eterni e allo stesso tempo troppo brevi sono nel mio presente solo
un ricordo non troppo lontano.
Oggi ho una vita diversa, più povera di emozioni rispetto al mio ieri ma è
serena , ora il mio ricordo è concentrato sulle fatiche che ho dovuto
affrontare quando quei portoni si sono chiusi per l’ultima volta dietro di me.
Da detenuta pensando al "mio fuori" sapevo per esperienza che era
proprio questo il momento più difficile ed ora lo so con certezza.
Da poco tempo ho potuto attivare Internet a casa mia e girovagando tra i siti ho
trovato il vostro, non potete immaginare la mia gioia, finalmente uno spiraglio
di luce in un mondo tanto "ristretto", quest’apertura va al di là
di ogni mia passata aspettativa.
Approfitto di questa piacevole novità per farvi i miei più vivi complimenti
per ciò che siete riusciti ad ottenere nella speranza di sempre più grandi
aperture, per chiedervi informazioni che riguardano associazioni o altro che non
siano comunità di recupero che si interessano al problema di fornire assistenza
ai detenuti a fine pena. Ho un sogno che è quello di realizzare una casa di
appoggio per persone che si trovano in una situazione di disagio dove non si
parli di reinserimenti, processi educativi etc., mi piacerebbe solo servire come
materassino per attutire la caduta.
Il mio pensiero è con le donne che mi sono state compagne e a tutte le
detenute.
Un forte abbraccio a tutti voi.
Franca
Truciolo
- 22 febbraio 2002
Non riuscendo a dormire, ho pensato....cosa succede "dentro"? Eccomi
qua !
Il Forum e' una alternativa che dà ruolo a noi ex, ai futuri ex, e chi
attraversa questo girone. Nei messaggi raccolti in questa parte del sito, ci
sono studenti che cercano materiale informativo con scopi didattici. Ci vuole la
rubrica di......tirate fuori il nome....ci vorrebbe un detenuto che curi la
rubrica, dando le risposte a studenti che passano in Ristretti.
Il contatto, la corrispondenza con i detenuti/e, andrebbe considerato in modo
diverso, NON INIZIARE UNA CORRISPONDENZA SE NON PUOI ANDARE A FONDO !!!
E' brutto perdere un amico o amica che ci ha scritto per tanto tempo e poi non
lo fa più, per alcuni di noi forse e' stato l'ultimo contatto col mondo, nel
percorso di una lunga pena. Meglio non iniziare, anziché decidere oggi di
sollevare una persona e poi domani se siamo stanchi la rimettiamo giu.
Il Forum, permette l'interscambio forse in modo migliore, perché ciò che viene
discusso rimane scritto e le origini dell'argomento anche, forse può rivelarsi
uno stimolo anche per altri che col tempo vogliono approfondire ancora il
discorso che viene proposto.
Adesso il tema è il dopo-detenzione? Nel Forum si può mettere questo tema, la
conversazione viene fuori ugualmente e credo più approfondita da parte di chi
e' dentro e chi e' fuori!
Personalmente ho qualche idea sul dopo carcere, ma non da portare in Parlamento,
sarei più propenso ad offrire amicizia e studiare assieme il dopo detenzione,
ma parlo di un singolo.
Mi fermo qua per adesso, vorrei prima ricambiare i saluti a Marco ma anche a
Josep......yo pienso que tu pude hablar mas en castellano....cuentanos, hasta
luego!
Ciao Magica Redazione....vado a dormire
Truciolo
Truciolo
- 23 febbraio 2002
Ciao a tutti Voi, a seguito di una mia riflessione, pensavo che nel soggetto
dopo-carcere, può rientrare un argomento che vi propongo.
Io nella mia detenzione non avendo nessuno, non usufruivo di colloqui, non avevo
a chi telefonare, cercavo disperatamente qualcuno con cui scrivere.
Tante persone come me, erano nei termini per ottenere un beneficio di legge,
tipo semi-libertà e via dicendo, ma se manca un aggancio all' esterno, come si
può fare?
Quindi io penso che la realtà del dopo-carcere ha una evoluzione che si
sviluppa nelle misure di sicurezza, prima di essere totalmente liberi, cerchiamo
di capire come , chi non ha nessuno può essere aiutato ad essere parte di
questa corrente, come può avere un piccolo posto nelle corsie dei benefici di
legge?
Siamo al termine settimana, sto informando i miei amici per dare attiva
partecipazione ai dialoghi del sito ed alle problematiche che hanno bisogno di
una soluzione, penso dalla prossima settimana inizieranno a partecipare anche
loro, non ex ma informati dal sottoscritto.
Riusciamo a fare delle foto di barche ed artigianato vario che viene creato in
carcere, vorrei delle foto su file, perché posso responsabilizzarmi su una
commercializzazione dei prodotti. Ho più esperienza in ambiente marketing,
penso che se abbiamo una economia da gestire, la nostra iniziativa galleggia con
le idee più chiare.
A Voi della redazione, devo dire che vivo all' estero, sento comunque il dovere
di essere membro e vorrei il giornalino (invito Marco e Franca a fare
altrettanto, perché sarà tosto sicuramente), vi domando se avete informazioni
valide. per farmelo ricevere a casa anche coi sensibili ritardi.
Marco, Franca, Josep e tutti, vi invito a inserire anche un vostro commento per
degli argomenti che nonostante la diplomazia che ne viene fatta, hanno una
caratteristica, "URGENZA", noi ex abbiamo il dovere di fare qualcosa
in termini accettabili, adesso possiamo iniziare un dialogo, ma sopratutto noi
che siamo fuori, abbiamo delle possibilità di seguire l' esempio di Ornella e
Magica Redazione.
ciao a presto
Truciolo
Franca
- 23 febbraio 2002
Ho letto con interesse la proposta di Truciolo, può essere un'idea quella di
risolvere i problemi post - detenzione con contatti epistolari, ma
"limitante" e "limitata" a mio avviso.
"limitante": devi sentirti libero di scegliere non perché un amico
per solidarietà ha scelto per te. Libero anche di fare o non fare una
determinata vita.
Sono i pregiudizi che creano emarginazione e andandosene, creandosi un falso
passato non si incide su una mentalità e sulla cultura comune. Inoltre non è
così semplice, gli affetti, il non conoscere la lingua,
la propria cultura ti impedisce di fare la scelta di allontanarti dal tuo paese.
Diverso è se è una tua precisa scelta non una costrizione.
"Limitata" : basandosi su contatti personali è bassa l'incidenza
sulle tante situazioni di persone che sono a fine pena.
Ritengo che il sostegno deve essere dato qui e subito, quindi creando dei punti
di riferimento anche abitativi se occorre per dare l'opportunità di fare
veramente una scelta non obbligata. E cominciare già prima del fine pena,
quando si chiude il cancello e non hai una casa, pochi soldi, vecchi amici che
non hai più voglia di frequentare da subito quando sei ancora frastornato e
debole.
In ogni caso è un'iniziativa da tenere in considerazione perché è
indubbiamente la più concreta e fattibile. ciao a tutti. alla prossima
Franca
Truciolo
- 23 febbraio 2002
Ciao Franca, ho letto il Tuo testo e vorrei fare delle precisazioni;
Ho taroccato il mio CV, nel senso che non scrivo i miei trascorsi in detenzione,
scrivo di altre esperienze che purtroppo non ci sono state, lavoro o studio.
Limitante? Se noi ci impegniamo a creare una rete di corrispondenza, sai quanto
impiega da Padova a finire in altre carceri d' Italia? Con la quantità di
persone che vogliono corrispondere, si può selezionarli a seconda degli
interessi che hanno, fare altrettanto, con chi dall' esterno cerca un contatto
specifico, con interessi specifici.
Non vedo molti limiti, anzi, ringrazio che esiste questa iniziativa, dovrebbe
averne una ogni carcere, cosi terminerebbe in parte l' ozio (1), ci sarebbe
socialità virtuale (2)si troverebbero una miriade di soluzioni che forse non
abbiamo neppure noi in mente in questo momento.
Per il resto non abbiamo i mezzi per fare un dormitorio e accogliere la prima di
notte di scarcerazione, anzi vorremmo più decoro.
a presto, ciao.
Truciolo
Ornella
- 22 febbraio 2002
Questa volta rispondo io, Ornella, che coordino la redazione di Ristretti
Orizzonti, perché purtroppo il fine settimana i "ristretti" sono
ancora più ristretti. In questi anni di lavoro in redazione ci siamo posti
tante volte il problema del "dopo" e ne abbiamo discusso anche
animatamente. Io ho notato una cosa, di cui non sono certa, ma che sottopongo al
vostro giudizio: mi sembra che, quanto più uno esce dal carcere e vuole
"dimenticarsene", cancellarlo dalla sua vita, tanto più è "a
rischio". Rischio anche di tenersi dentro, da solo, un peso di ricordi
ingombrante, vissuto tutto senza nessun aiuto, nessuna possibilità di
comunicare un disagio, che c'è stato e non si può dimenticare. Mi sembra che
quello che dicono Franca e Truciolo siano due aspetti di una stessa questione:
l'esigenza di una "rete" esterna, che non vuol dire solo accoglienza e
lavoro, anche se naturalmente contano anche quelle. Ho visto persone uscire con
un lavoro e un posto in cui stare, e ritornare dentro dopo poco: e non per una
"vocazione" alla delinquenza, ma piuttosto perché quando passi la
giornata a fare un lavoro pesante, non hai molti amici, non hai nessuno che
capisca davvero in che casino "mentale" ti trovi dopo il carcere,
finisce che niente ti trattiene davvero dal tentare, in ogni modo, rischiando di
nuovo il carcere, di avere almeno più soldi e meno fatica. Insomma, noi in
redazione ci diciamo che serve una rete, anche di rapporti, il sapere che vai in
quel posto e trovi qualcuno che capisce che cosa ti gira per la testa, quali
paure, quale solitudine. Come costruire questa rete? Non lo so affatto, so però
che l'esperienza del giornale in carcere ha insegnato molto a persone, che prima
vivevano soprattutto mirando ad avere soldi, più soldi: ha insegnato che può
essere addirittura divertente, appassionante interessarsi dei bisogni degli
altri. Per questo stiamo tentando di costruire qualcosa fuori: tenere insieme
quelli che escono, e soprattutto convincerli a non dimenticarsi del carcere e a
continuare a darci una mano anche da fuori. Avete letto il messaggio di Marco?
Lui ora è fuori, ma si è messo, per quel che possibile, a disposizione del
nostro gruppo di lavoro. Un messaggio per Truciolo: mi ha fatto anche ridere,
nonostante tutto, l'idea di "taroccare " il proprio passato, ed è una
cosa, ahimè, molto comprensibile. Il punto è se e come riuscire a fare in modo
che un ex detenuto non debba più "taroccare" il proprio passato, ma
possa accettarlo e farlo accettare e capire agli altri. Noi almeno stiamo
lavorando in questa direzione.
Ornella
Truciolo
- 23 febbraio 2002
Quando si esce? La prima volta e' euforico, se ci sono familiari li cerchi, vuoi
dir agli amici che sei libero, vuoi quasi ripeterlo a Te stesso continuamente,
come per spezzare un sogno, un incubo maledetto.
Quando si e' scontata una lunga pena e comunque un periodo di almeno 5 anni, ti
accorgi che fuori e' tutto diverso;
ero irritato dalle insegne che si accendevano e spegnevano, le intensità
diverse delle luci mi davano irritazione e tendevo a dormire facilmente,
ammiravo in apnea, l' incrociarsi di donne e bambini e vecchi sui marciapiedi.
Ero libero, ma avevo bisogno di tempo, per questo stavo rigido e mai a mio agio,
volevo soltanto che mi portavano in macchina a vedere tanti posti, volevo vedere
spazi, non volevo mangiare, volevo vedere tutto.
Il piccolo involucro che avevo con me, era la preziosità di ricordi dove per
anni ho riversato affetti, dove ho sperato un giorno oltre la detenzione, di
fare un altare, quando avrei avuto una casa, o anche uno spazio per farci un
altare..........adesso mi sembrava ciò che mi confermava miseria, dovevo
ripartire da zero, ancora una volta.
Dovevo essere informato sulle modalità d'uso del telefono pubblico, le macchine
erano diventate per meta computer ed i miei remoti studi in meccanica non erano
più applicabili, le liste di attesa di tutto erano cresciute con tutto ciò che
naviga nel Mediterraneo negli ultimi 10 anni. Ogni pattuglia di polizia, mi
chiamava, ero riconoscibile dall' odore di adrenalina che si respira soltanto
nelle carceri, forse avevo assunto il colore segreto che insegnano al training.
E' duro reiniziare, e' duro dover imparare e dove competere nell' immediato,
mentre si perde bisogna mangiare e socializzare.
Sono poi finito a fare il Pony-Express a Milano, con un motorino, portavo
lettere nella città per 300 km al di, ma il seguito lo racconto un altra volta.
I primi tempi e' necessario un supporto psicologico concreto, una persona amica
noi intendiamo noi sulla strada!
Ci si porterà con se un bagaglio sempre, almeno questa e' la mia realtà.
Vedo utile la mia idea di preparare il terreno prima della scarcerazione,
organizzando una bella rete di corrispondenze. Aspetterò con ansia che riprenda la settimana per i riscontri dal carcere,
un saluto a Voi tutti
Truciolo
Franca
- 24 febbraio 2002
Nella mia città non c è il carcere femminile quindi mi sono sempre ritrovata a
scontare la pena lontano da casa, ma questo non è l’unico svantaggio,
rispetto ai maschili noi donne-detenute abbiamo meno possibilità, sia di studio
che di lavoro anche all’interno delle strutture stesse.
Questo il motivo per cui mi sono trovata dopo 6 anni, 11 mesi, 20 giorni ad
affrontare la vita fuori a Cuneo, che non è la mia città di provenienza.
Il mio fine pena è arrivato dopo un lunghissimo anno di semi-libertà che mi è
stato concesso grazie all’interessamento e alle pressioni di una psicologa del
carcere di Cuneo contro il parere contrario di tutti, seguivo un corso regionale
poi uno stage presso un museo con un rimborso di £ 4.000 (€ 2,07)
all’ora. Ho potuto farlo solo perché avevo una famiglia alle spalle che mi ha
sempre aiutata e sostenuta moralmente ed economicamente.
Ora so che avevo bisogno di tempo, come dice anche Truciolo, e soprattutto avevo
bisogno di non sentirmi sola , condividere pensieri e problemi con qualcuno che
capisse i miei disagi come il sentirmi estranea e mai a proprio agio, essere in
una città che non conoscevo, non avere amici.
Ripensando a quel periodo ricordo con lucidità il lungo ponte che dovevo fare a
piedi tutti i giorni per andare in città (alle 6.00) e ritornare (alle 20.00)
in carcere che è situato in periferia , il freddo d’inverno nel passeggiare
sotto i portici di Cuneo con i soldi giusti per un caffè al giorno. Ho preso in
affitto un monolocale, ma non è stata una buona idea non ero ancora pronta, mi
sono appoggiata presso un istituto di suore laiche che è risultata una
esperienza negativa per me. Verso la fine della mia condanna sono riuscita a
farmi affittare da un associazione umanitaria un monolocale, pagavo un affitto
mensile , luce e gas, la mia famiglia mi ha aiutato ovviamente nelle spese
perché io non sarei mai riuscita a farlo con £ 4000/ora. … e io sono stata
fortunata.
Il mio fine pena è finalmente arrivato l’8 gennaio 1999.
Il giorno dopo dovevo andare a lavorare in una cooperativa sociale, in un paese
fuori Cuneo. E ricominciare da capo. Non era dimenticare il carcere,
semplicemente non volevo più tornarci.
Ho scelto di percorrere una strada diversa da quella che mi aveva sempre
riportato dentro, ed è stata dura. Sono caduta e mi sono rialzata molte volte,
ancora cadrò e mi rialzerò ma oggi mi sento forte abbastanza per trovare gli
appigli dentro di me.
Stare lontano da una realtà sociale per lungo tempo è un trauma non
indifferente, riprendersi i ricordi, gli affetti, gli amici non è così
semplice come appare. Hai bisogno di tempo per riprendere fiato, avere un lavoro
è importante ma non è l’unico bisogno da soddisfare, per poter scegliere in
autonomia che strada percorrere. Cosa fare, come riempire il materassino per
attutire l’impatto?
Così come altri io ci sono, sia per un contatto personale come dice Truciolo
che per altro anche per non dimenticare. Ciao a tutti.
Franca
Truciolo
- 24 febbraio 2002
Avrei molto di più da aggiungere, ma aspettiamo anche di conoscere il
contributo dai Ristretti... penseranno che e' stato un weekend da party.
Comunque da parte mia ho motivo di stare bene, da quando conosco questo sito.
Voglio proporre a tutti quelli che sono presenti nei messaggi di questi giorni,
di andare a rileggere ciò che e' stato scritto prima, diamo delle risposte alla
gente ed invitiamoli a tornare nel sito per partecipare alle nostre
conversazioni.
Questo lo possiamo fare noi all' esterno, basta poco, mandiamo qualche e-mail e
sono certo che questo posto inizierà a diventare più affollato di un tram di
Amsterdam a mezzogiorno, sopratutto perché abbiamo materia tosta da trattare,
quelli che studiano possono mettere a confronto le teorie con ...ahimè!...la
pratica, sarà interessante.
a presto... non arriva più il lunedì.
Carissimi
Amici della Redazione,
vi informo di avere preso autonomamente iniziativa di diffondere il testo che
segue alle persone che sono state presenti in passato in questo spazio del sito.
Ho preso questa iniziativa in modo che ritornino per partecipare agli argomenti
che verranno trattati, anche perché hanno palesemente manifestato un certo
interesse.
segue il testo che ho diffuso.
Ciao, io sono Truciolo. Ho ottenuto la Tua e-mail nel sito http://www.ristretti.it.
Non ho il privilegio di essere nei coordinatori di questo sito, spero di avere
questa fortuna nel futuro, sono un ex detenuto che e' capitato nel sito, come Te
ha lasciato un messaggio. La Tua e-mail e' stata scritta molto tempo prima della
mia, da come ho capito si stavano organizzando e adesso e' accessibile un po’
a tutti, il Tuo testo puoi rileggerlo qua; http://pub.alxnet.com/guestbook?id=2233268.
Sono a conoscenza che questo flusso di persone ha portato l' idea di creare un
Forum, dove potremmo trattare tanti temi, proporre domande e dare risposte
ognuno di noi e' nella possibilità di farlo.
Sarebbe bello poterti avere con noi nuovamente per un confronto, ci aiuterà a
crescere!
Spero di non avere disturbato con questa mia iniziativa personale, prometto di
rispondere se riceverò un testo, oppure di non sollecitare oltre questo testo.
Grazie per l'attenzione, buona giornata.
Truciolo
- www.ristretti.it (Supporter)
n.b. Non sono stato autorizzato dalla Redazione, e' una iniziativa personale!
Ornella
- 24 febbraio 2002
Ottima idea, Truciolo, ti assumiamo subito tra i coordinatori del sito!
Ho da aggiungere una proposta. I detenuti della redazione ogni tanto escono in
permesso, e spesso su iniziative del nostro giornale. Potremmo comunicarlo in
anticipo, in modo che i partecipanti al Forum sappiano che il tal giorno un
redattore di Ristretti Orizzonti risponde "quasi direttamente" ai
messaggi. Che ne dite? Ornella
Truciolo
Franca - 27 febbraio 2002
Ho una curiosità: esiste un corso di formazione per operatori per affiancare i
servizi (es.:centro sociale per adulti)nella ricerca sul territorio di
inserimento post detenzione? Chi meglio di un ex detenuto potrebbe capire quali
sono gli ostacoli più grandi?
ciao franca
Redazione
- 27 febbraio 2002
Cara Franca, un paio d'anni fa c'è stato un grosso corso dell'Amministrazione
penitenziaria, il Progetto Polaris, che mirava a formare operatori, assistenti
sociali e volontari per aprire poi sportelli di orientamento al lavoro per
detenuti. Solo che poi non è andato molto avanti, perché gli operatori, tipo
educatori, già sono pochissimi, immaginarsi se hanno il tempo per occuparsi di
inserimenti lavorativi. In realtà la tua idea sarebbe interessante: coinvolgere
gli ex detenuti in una attività di "accompagnamento" e di avviamento
al lavoro, analizzando con loro tutte le difficoltà del dopo carcere e il modo
per affrontarle. Riparliamone. La solita Redazione
Truciolo
- 27 febbraio 2002
Ciao a tutti, qualche anno fa, mi venne chiesto ad Amsterdam, di lavorare come
"street worker", credo 7 anni fa. Per un periodo mi sono occupato di
questo, in qualche modo sapevo cosa avrei trovato, ma la cosa più scioccante per
me, erano i volontari che a volte avevano paura....l'esperimento con me è stato
positivo, alcune persone le abbiamo tolte dalla strada e le abbiamo rimesse in
comunicazione con le famiglie.
Questo non può essere un lavoro socialmente utile? Ci sono persone che hanno
svolto una vita onesta, hanno perso la testa un momento ed hanno pregiudicato il
percorso della loro vita, ma quanti valori finiscono nel vortice e potrebbero
essere invece utili e di supporto a chi non e' riuscito da solo. Vi ringrazio
tutti voi che mi avete mandato la e-mail, ma senza dubbio sarei contento di
vedere sempre qua le persone per approfondire i discorsi, che stanno diventando
tanti..... il sito diventa INTRIGANTE !
Truciolo
Truciolo
- 23 marzo 2002
Il discorso della "normalità" andrebbe più approfondito secondo me,
ci sono molte esperienze che vengono fatte, io sono andato all' estero ed ho col
tempo ho risolto tante cose, anche se non tutto.
Andando all' estero, ho trovato un nuovo modello di vita sociale che potevo
confrontare con l'Italia.
Ho aspettato che passasse un decennio per essere certo, infatti ho capito che ciò
che cerco io l'Italia non può darmelo e fuori, riesco a vivere con serenità
senza battaglie quotidiane. Dal 1988 che mi trovo all' estero, non sono mai
stato fermato una volta mentre camminavo per strada, per essere controllato, non
mi e' mai successo di guidare la macchina e come un "film ammerigano"
una macchina ti si piazza di traverso, non sono motivato a rispondere da dove
vengo e dove sto andando quando esco di casa, "per fatti miei", vivo
lo stesso, senza avere avuto la necessità di trascorrere un giorno in carcere
in questi anni e sopratutto non ho più assistito alla vile politica del pane,
qua si da per scontato che mangio anche io come i normali, non si fa un
negoziato mangio anche io perché non sono ne inferiore e neanche superiore,
nell' ambiente dove vivo è un diritto di tutti, chi ci amministra deve
considerarlo, chi non lo sapeva fare è stato mandato a casa, perché è utopico
tenersi un incapace che deve decidere per te e chissà quanti altri, le stesse
persone tutelano che non mi venga attaccata l'elettricità al pene..
Oggi mangio di ciò che ho trovato all' estero, faccio uso di 5 lingue in
ambiente di lavoro, ogni giorno, sono unico manager per la zona latino - europea
rappresentando una importante società presente in 34 Paesi del mondo, ed in
espansione.
Vorrei dire anche che sono quasi ingegnere nei miei interessi in ambiente di
computer, ma la cosa più importante e che ho sempre mangiato 3 volte al giorno
almeno e non ho mai dovuto rubare macchine per dormirci dentro, ho avuto anche
qualcosa che in Italia ho conosciuto per nome, "la mutua", infatti mi
sono stati rimessi i denti, perché non ci vuole un cammello a capire che se ti
mancano 7 denti, non puoi masticare io li ho lasciati in Italia, pagando anche
con quelli.
Qua in Olanda ho verificato e trovato molte conferme, riesco nel mio piccolo con
un gruppo di amici anche a seguire delle nuove amicizie che sono detenuti in
Europa, non in Italia.
Sono da poco diventato cittadino olandese, voglio restituire il passaporto
italiano, questo gesto equivale per me ad una protesta contro ogni singolo
italiano, per ciò che io sono stato testimone nel periodo trascorso, nel vostro
Paese.
Da anni ho perso tutto, e' passato un tornado nella mia vita, ho 40 anni e non
ho mai goduto di un anno intero libero in Italia, ancora oggi che voglio
conservare infine il mio primato, mentre penso al danno inestimabile che ho
subito... io non voglio più essere associato all' Italia, perché non posso
trovarci della normalità, mi considero un cittadino europeo a tutti gli
effetti.
Anche l' Italia, non e' solo Italia, e' divisa con il popolo Padano, il popolo
Sardo, la Terronia, ed il resto, ognuno dovrebbe averne riconosciuta la propria
identità, oppure può un Uomo essere il padrone di un Uomo? Può essere un
cane, il padrone di un altro cane?
Ho ottenuto supporto a capire il passato e realizzare che non sono mai stato
integrato nella "organizzazione Italia". Lascio spazio a qualche
reazione, sarò presente per replicare.
Franca
- 23 marzo 2002
Ho letto Truciolo. non concordo, ritengo che non è il paese che fa la
differenza ma la cultura. amo la mia città, e le sue grandi incoerenze, amo il
lottare per cambiare non solo per me stessa e il mio presente. ho dovuto
scegliere di rimanere lontano perché non avevo speranze dove sono nata, nessuna
credibilità, nessuno disposto a mettersi in gioco per me come invece è
successo qui a Cuneo, quindi nessuna possibilità di trovare lavoro, troppo
conosciuta
Mi piace molto, quando torno a casa, riconoscere i volti delle persone, notare
un muro nuovo o una nuova strada, non sempre tutto mi piace. , ogni macchina
della polizia rallenta, guarda, qualche volta mi ferma a volte mi segue per un po'.
Fastidioso, ingiusto certo, il prezzo da pagare per scelte prececedenti,
purtroppo! No, dovrebbe essere diverso, ma è così e risolviamo il problema
cambiando paese... no, non lo posso accettare. Voglio poter scegliere, sempre!
Franca
Ornella
– 25 marzo 2002
Ho
l'impressione che Truciolo, più che l'Italia, descriva un po' qualsiasi paese
dove un ex detenuto cerchi di reinserirsi. Su tante cose dell'Italia ha ragione,
però questa mancanza totale di capacità di accogliere, o riaccogliere le
persone che escono dal carcere credo sia generalizzata. Vorrei citare una frase
da un romanzo, che si chiama Come una bestia feroce, autore uno scrittore
americano, Edward Bunker, che ha passato gran parte della sua vita in carcere:
"Fate trascorrere a un uomo un numero sufficiente di anni in prigione e lo
ritroverete disorientato nell'affrontare la libertà quanto un frate trappista
gettato nel bel mezzo della vorticosa New York. Se non altro il frate avrebbe la
fede a sostenerlo, mentre l'ex prigioniero non possiederebbe altro che il
ricordo di un passato fallimento, della galera, e la cocente consapevolezza di
essere un ex detenuto, un reietto della società". Insomma, qui si descrive
l'America, ma l'impressione è che per gli ex detenuti la vita sia ovunque
insopportabilmente dura. Mi ricordo che Truciolo ha detto che è stato costretto
a "taroccare il suo passato", cioè a cancellare il carcere da quel
passato: quindi, forse anche in Olanda non è tutto facilissimo per gli ex.
Ornella
Francesco
– 27 marzo 2002
Ho letto gli ultimi messaggi sui problemi del dopo-carcere. Concordo con Franca
nel suo giudizio sull'Italia, anche se una vera esperienza da ex – detenuto
non l’ho ancora fatta. Se vogliamo fare un paragone abbastanza improprio, sono
stato latitante per un po’ di mesi e non mi è parso di vivere in un paese
dove si respira un clima poliziesco. Cioè, nessuno mi ha mai fermato per
chiedermi chi ero e cosa facevo in giro, questo voglio dire. Anzi, per un
periodo ero andato all’estero e poi sono rientrato in Italia, senza un motivo
spiegabile razionalmente… Freud direbbe che desideravo essere catturato!
Anche tra i compagni ci sono molti "estimatori" dei sistemi sociali di
altri paesi, come la Francia, la Germania, la Spagna e l’Olanda, appunto, ma
quando sei nei guai è facile immaginare in un luogo "altro" la tua
Terra Promessa. Qualcuno sogna l’Oriente, o il Messico, o il Brasile, o la
Colombia, associando l’immagine di questi paesi al consumo libero di droghe ed
alla vita spensierata. Ma se andiamo a vedere, in quei paesi ci sono problemi
sociali enormi, soltanto che non ci si pensa, gli elementi mitizzati nascondono
una realtà molto più dura. Sull’Olanda non posso dire nulla di personale,
perché non ci sono mai stato. Invece riporto un dato della Commissione Europea,
riferito al 2000, secondo il quale il tasso di carcerizzazione, in Olanda, è
all’incirca come quello italiano (90 persone detenute ogni 100.000 abitanti).
In generale, mi pare che la vita in ogni paese, almeno tra quelli
"mediamente sviluppati", presenti degli aspetti positivi e degli
aspetti negativi; se Truciolo ha trovato la sua strada in Olanda, vuol dire
prima di tutto che lì ha potuto e saputo crearsi delle relazioni
"sane". Questo credo sia il vero problema, come peraltro sottolinea
Franca. Se trovi persone disposte a credere ancora in te, puoi farcela, ovunque
ti trovi. Se invece esci dal carcere e non trovi nessuno che ti dia ascolto,
tranne forse la gente che è uscita prima di te e, per sfuggire alla miseria, si
è rimessa in qualche "giro", beh, il tuo destino è abbastanza
segnato.
Riguardo al concetto di "normalità", è vero che non può essere
definito. Quello che volevo dire è che dal carcere esci inevitabilmente
"segnato" e questi "segni" te li porti appresso tutta la
vita, se fai finta che non ci siano è peggio. Non puoi pensare di "tornare
ad essere quello di una volta", di "recuperare il tempo perduto"
e… tante altre stupidaggini che si dicono in carcere.
L’unica cosa che puoi fare è di ripartire con progetti di vita diversi,
perché tu sei diverso, è diverso il tempo che hai a disposizione per
realizzarli e anche il mondo non è più lo stesso che hai lasciato, cominciando
dai rapporti con le persone che sono fuori. Harte lüke groeten, van Francesco.
Francesco
Truciolo
- 28 marzo 2002
Dal
momento che vivo in Olanda, io parlo di una realtà che conosco da oltre 10
anni.
In Olanda, ci sono 75 tipi di cucina diversa, 171 nazionalità diverse, questa
Terra e' grande come la Sardegna (dove sono nato), pero in Olanda ci sono 16
milioni di abitanti, in Sardegna un milione.
In Sardegna non c'è acqua nelle case, stanno spopolando l' isola, ci sono un
paio di miniere di oro, dove molto silenziosamente si lavora, in Sardegna vai a
cercare lavoro, la concorrenza e' poca, il lavoro anche, qua siamo 16 volte di
più, se uno vuole fare il falegname, scopre che quella mattina altre 15 persone
hanno avuto la stessa idea.
Super popolata e senza oro, forse con tanta acqua, l'Olanda devo evidenziare che
almeno negli ultimi 5 anni ha vantato e gli e' stata riconosciuta la migliore
economia del pianeta.
La quantità di persone che e' detenuta , non è applicabile, forse e' giusto
dire che nelle carceri olandesi, ci sono dei drammi che provengono da fuori,
.... non vorrei dire cose che non sono informato a fondo, pero, permetti di darti
le percentuali del carcere di Amsterdam; il 90% dei detenuti e' straniero e tra
questi, c'e' il 95% degli stessi che non e' nato in Olanda!
Qua la popolazione ha i denti, ha una "mutua" che funziona, chi e'
inserito con tutte le certificazioni ha diritto alla casa, se non e' ha, ha
precedenza per motivi di urgenza.
In Olanda sono arrivato e dovevo scontare ancora dei residui di pena che non mi
hanno permesso di ottenere il rinnovo della mia carta d'identità, unico
documento che possedevo.
Ho combattuto per 5 anni almeno per fronteggiare la mia situazione e per non
sottopormi ad ulteriore ingiustizia, l' avvocato, lo ha pagato l' Olanda, io non
avevo documenti validi, ero in difficoltà ovvie, ma non sono mai stato una
notte sotto i ponti.
Ricordo che l' Olanda era una immagine oscena nelle televisioni in Italia, solo
droga e luci rosse......io conosco l'Olanda, soprattutto parlo la lingua ed ho
lavorato tanto prima di questo inserimento, ma ho avuto modo di essere fiducioso
dall'inizio.
Francesco, hai parlato anche di altri Paesi, del sud-america, sono d'accordo con
Te, ci sono vari interessi, io personalmente, non ho un passato con esperienze
di droga, non sono state queste le cause che mi hanno portato ad essere nella
strada, la mia situazione e' fatta di fame ed infami..... ero un bambino, mi
trovavo sempre dall' altro capo della scrivania, con quei senza palle che ti
spiegano "Tu non sai chi sono io".... sono rimasto manipolato cosi,
dall' età di 4 anni, poi già a 11 anni, perché dormivo nelle macchine rubate,
ogni tanto mi veniva ricordato che quando avrei avuto 14 anni, sarei stato messo
in carcere......... a volta pensavo che questa attesa un giorno avrebbe procurato
godimento anche, non a me certamente!
Io nella zona a luci rosse ci sono stato forse 6 volte in tutto, poi mi sono
anche rotto di portare chi veniva a trovarmi, ma tornando a casa loro parlavano
di questo per anni.
O c'e' qualcuno che sa dare una breve descrizione dei documenti e passaggi
necessari per trovare un lavoro in Olanda? Io si che la conosco, ci vuole forse
un paio di giorni per fare tutto, forse anche per trovare un lavoro....ho fatto
da poco questa esperienza, per un amico che ho portato ad Amsterdam.
Personalmente devo dire che non sono un religioso, mi piace dell' Olanda, che si
può imparare la religione, ci sono tutte e tutti hanno un loro spazio e
rispetto, io come non religioso non mi sono mai sentito ostacolato....in Italia,
mi hanno spiegato che mi avrebbero insegnato la religione e mi hanno fatto
diventare cattolico e portato avanti con questo in modo razionale, mi e' stato
imposto il credo, ma ho potuto solo recitare a me non interessa.
Sono molto contento di vivere in un Paese, dove l' espressione della gente e'
libera, dove c'è un incontro tra quasi 2 centinaia di nazionalità e culture
diverse, che a noi tutti ci insegna e ci fa capire tante cose!
Dell' Olanda si dice tanto, ma bisogna viverci ed inserirsi col tempo, nonché
parlare la lingua.
Conosco un gruppo di persone che vive qua, vivono di assistenza da parte dello
Stato olandese, predicano dalla mattina alla sera, poi si fanno fare le
elemosine, un paio di loro hanno 12 figli a testa, meno male che sono in Olanda,
altrimenti non saprei come potrebbero fare in Italia per mangiare!
Una gestione famigliare, anche dei fedeli!
Questo Paese mi ha dato una cosa importante, sono oltre 10 anni di libertà, mai
io caro Francesco, nella mia vita, in Italia non sono mai stato libero un anno
intero, dico 12 mesi consecutivi!
Forse e' ancora importante che ognuno di noi, capisca che non siamo tutti
precisi....io ho iniziato a fare qualche spinello in Italia, ma non sono mai
stato interessato alle droghe, ho conosciuto la fame dura e lunga, la droga non
c'entra con la mia vita.
Pero confesso che ancora qualche spinello lo gradisco, nel mentre che li fumo e
sono passati oltre dieci anni, vorrei brevemente dire che adesso parlo 5 lingue,
sto diventando ingegnere (sono specialista di tecnologie), ho realizzato un
sogno grande......dopo che in Italia ho avuto la famiglia distrutta, la sorella
uccisa con la trasfusione, il divieto di vedere mia nipote perché siamo una
famiglia di pericolosi ,........in Olanda io ho trovato una Famiglia vera, ma
anche le sicurezze necessarie per il futuro, che l' Olanda mi sa dare.
Lo dico con entusiasmo, non vogliatemene, ma io all' Italia auguro di poter
trovare un passo coi tempi, perché non so neanche paragonarla all'Olanda, se
veramente fosse come ne ho sentito parlare dalle TV italiane, in passato, meno
male che non e' cosi! Lunga vita alla regina Beatrice! Hartelijke Groeten ook
voor jullie, tot ziens.
Truciolo