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Esclusi no, integrati sì
È un progetto sperimentale promosso dalla Provincia di Reggio Calabria, che mette in rete enti pubblici, aziende e privato sociale per favorire l’occupazione dei detenuti ed ex detenuti. Partendo dalla sfida più difficile: sensibilizzare il territorio a una cultura della solidarietà
(Realizzata nel mese di settembre 2004)
A cura di Marino Occhipinti
Creare una rete tra gli uffici pubblici per l’impiego e le strutture private, per favorire un concreto reinserimento lavorativo dei detenuti e degli ex detenuti. Ma soprattutto cambiare la mentalità della gente rispetto al carcere, avvicinandolo a poco a poco al suo territorio. Sono gli obiettivi che si è posta la Provincia di Reggio Calabria, sfociati nel progetto “Esclusi no, integrati sì”. Ne abbiamo parlato con l’assessore provinciale alle Politiche sociali, Ornella Milella.
Come nasce, e con quali obiettivi, il recente progetto sperimentale “Esclusi no, integrati sì”? Il progetto è un percorso di recupero e di riabilitazione per i detenuti e per le persone in esecuzione penale esterna, che ha come requisito fondamentale la concretezza. Nasce dall’esigenza di garantire alle persone a rischio di esclusione sociale gli stessi diritti di cittadinanza e integrazione lavorativa, collegando le strutture pubbliche preposte all’impiego con quelle private. Gli obiettivi sono vari: la sensibilizzazione del territorio verso una cultura fondata sulla solidarietà, per promuovere azioni congiunte che agevolino la transizione nel mercato del lavoro di chi si trova in svantaggio sociale; l’ipotesi di un sistema integrato di servizi centrato sulla persona, al fine di renderla consapevole delle proprie risorse; la sperimentazione di percorsi orientativi individuali; la previsione di servizi di sostegno e accompagnamento finalizzati al reinserimento lavorativo dei detenuti e alla ricerca di opportunità lavorative da attuare attraverso i Centri per l’impiego.
Quante persone provenienti dall’area penale potranno avvalersi dell’iniziativa e quali enti sono coinvolti nel progetto, oltre alla Provincia? I destinatari del progetto sono trenta adulti, uomini e donne, detenuti in esecuzione penale esterna nel territorio provinciale, di età compresa tra i diciotto e i trent’anni. Sono coinvolti enti territoriali e del privato sociale, nonché imprenditori che intendono assumere detenuti ed ex-detenuti. Riteniamo infatti che per un buon percorso di integrazione sia fondamentale l’esistenza di una rete integrata dei servizi pubblici, delle associazioni datoriali, del volontariato e del cooperativismo: l’aiuto che le sole istituzioni possono dare al detenuto non è sufficiente.
Formare al lavoro le persone interne al carcere o chi usufruisce delle misure alternative
Quale sarà il ruolo dei Centri per l’impiego? Potranno collaborare per orientare e formare al lavoro le persone interne al carcere o chi usufruisce delle misure alternative. Offriranno servizi on-line per incrociare la domanda e l’offerta di lavoro; servizi web per il supporto alle aziende e il monitoraggio del mercato del lavoro; adempimenti aziendali on-line (aziende, consulenti del lavoro, agenzie interinali, lavoratori), progettazione e sperimentazione di percorsi individuali di orientamento professionale e di inserimento formativo e lavorativo supportati da un sistema informatico.
Ha parlato di diffondere sul territorio una cultura della solidarietà: come vi state muovendo in questa direzione? La Provincia di Reggio Calabria prevede la pubblicazione di un opuscolo sul lavoro intra ed extramurario, destinato agli imprenditori sociali e non, che intendono assumere detenuti ed ex detenuti, con notizie sulle agevolazioni previste dalla legge Smuraglia, la 193 del 2000. Ma per inserire detenuti ed ex-detenuti nel sistema produttivo, è ancora più importante mettere in atto una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, per far comprendere che chi è ammesso alla misura di esecuzione esterna è una persona che, dopo attente verifiche degli operatori penitenziari, ha manifestato una concreta volontà di intraprendere un percorso di vita diverso, con un impegno personale e professionale.
E per incentivare il lavoro interno al carcere, state programmando qualche iniziativa? È un tema che ci sta a cuore. Avvieremo un confronto con le autorità penitenziarie del territorio per definire i possibili percorsi lavorativi intramurari, considerati gli spazi delle case circondariali e le esigenze di sicurezza. Quindi procederemo a individuare le aziende sul territorio che possano commissionare lavori in carcere. Di recente, inoltre, la Provincia ha approvato il progetto “Icona” destinato alle detenute della casa circondariale di Reggio Calabria, al fine di avviare un corso di formazione di pittura e ceramica e la realizzazione di prodotti artigianali. Un’altra iniziativa attuata dalla Provincia, d’intesa con il Provveditorato regionale del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, è il “Progetto giovani” per l’apertura a Laureana di Borrello di un carcere a custodia attenuata per sessantotto persone dai diciotto ai trentaquattro anni.
Assicurare ai giovani un adeguato trattamento psico-socio-rieducativo
Quale sarà la funzione di questa nuova struttura? Assicurare ai giovani interessati, durante l’esecuzione penale, e in particolare nel passaggio tra la detenzione e la fase del reinserimento esterno, un adeguato trattamento psico-socio-rieducativo. Si intende ridurre l’effetto negativo della carcerazione sui giovani, offrendo loro adeguate motivazioni affinché abbandonino stili di vita devianti. Il recupero sociale avverrà tramite un regime di custodia attenuata, attività di formazione professionale e laboratori di falegnameria e ceramica.
Costituzione di sportelli informativi per problematiche sia di natura socio-assistenziale, sia di giustizia Ci sono altre iniziative che come amministrazione provinciale avete realizzato in questi ultimi anni nei confronti del carcere e della detenzione in generale? È stata costituita la Consulta carcere-città con l’intento di coinvolgere la comunità esterna al reinserimento di coloro che hanno scontato o stanno scontando una pena. Gli obiettivi che la Consulta si prefigge sono parecchi: iniziative per l’inserimento lavorativo; promozione di cooperative sociali di tipo B; formazione professionale; accoglienza e inserimento dei detenuti con sostegno e orientamento anche alle loro famiglie; sostegno morale ai detenuti all’interno dell’istituto e partecipazione alle attività culturali e ricreative. Inoltre la nostra Provincia ha stipulato un Protocollo d’intesa con il Centro servizio sociale per adulti di Reggio Calabria, con l’impegno di collaborare per risolvere le problematiche dei detenuti, ex detenuti e condannati in esecuzione penale esterna. Il fine è sempre quello di assicurare e promuovere il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti e dei loro familiari. Per fare questo si è deciso di puntare sul lavoro e sulla formazione di chi può accedere alle misure alternative e di chi è ormai a fine pena; sulla concessione di borse lavoro per persone in misura alternativa o ex detenuti; sulla costituzione, d’intesa con i Comuni interessati nelle zone della Locride della Piana di Gioia Tauro, di sportelli informativi per problematiche sia di natura socio-assistenziale, sia di giustizia.
L’opinione di Carmela Longo, direttrice del carcere di Reggio Calabria: “Superare le iniziative occasionali per agire sulla cultura”
“Il progetto “Esclusi no, integrati sì” centra i bisogni reali delle persone ristrette. L’attenzione rivolta finora ai detenuti non è risultata efficace: dovevamo superare i singoli progetti occasionali. I detenuti non vogliono recuperare la libertà nuda e cruda, e non ha senso farli uscire se non li si aiuta davvero a reinserirsi. Il progetto è di basilare importanza non solo perché la Provincia si fa garante, ma soprattutto perché non vuole creare un lavoro occasionale, ma cambiare la cultura e la mentalità della gente”.
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