La Ginestra

 

Se il carcere si trasforma in fattoria

A Macerata Feltria, nelle Marche, un insieme di attività agricole coinvolge i detenuti della casa mandamentale. Il progetto, voluto dall’Amministrazione penitenziaria regionale, fornirà a chi deve scontare pene brevi la professionalità necessaria a un futuro inserimento lavorativo e sociale

 

(Realizzata nel mese di giugno 2005)

 

A cura di Marino Occhipinti

 

Una piccola fattoria interna a un carcere, dove i detenuti si occupano di apicoltura, alberi da frutto e varie attività agricole. Accadrà nella casa mandamentale, un carcere destinato ad ospitare le persone detenute per condanne lievi, di Macerata Feltria, nelle Marche, che la scorsa estate ha presentato il singolare progetto della Fattoria Pitinum. «L’obiettivo è il riadattamento dei reclusi ai ritmi del mondo del lavoro», ha spiegato il Provveditore regionale all’Amministrazione penitenziaria, Raffaele Iannace, «attraverso l’apprendimento di un’attività e di una professionalità spendibile sul mercato, anche in relazione alla prossima dimissione dal carcere».

Le attività si svolgeranno in un appezzamento di terreno dietro la struttura penitenziaria, dove è stata realizzata anche una serra per coltivare ortaggi, fiori e piante. Due stanze della casa mandamentale sono poi state trasformate in un laboratorio per la produzione del miele, raccolto dagli alveari già installati.

Nel progetto – che prevede 232 ore di formazione e seimila ore lavorative all’anno - sono coinvolti una decina di detenuti già reclusi a Macerata Feltria, quindi a basso indice di pericolosità e con pene inferiori a due anni. I prodotti, cioè piante, fiori, ortaggi e barattoli di miele, verranno commercializzati sul mercato.

A coordinare le attività e a insegnare le tecniche di lavorazione sarà il personale della cooperativa “La Ginestra” di Pesaro, il cui presidente, Renato Nardelli, ci ha spiegato nel dettaglio il funzionamento dell’intera iniziativa.

 

Com’è nata la vostra cooperativa sociale?

“La Ginestra” esiste dal 1986 e si ispira a principi di solidarietà, di priorità dell’uomo sul denaro, di costruzione di una società non strutturata sullo sfruttamento. Perseguiamo scopi economici e sociali insieme, organizzando attività d’impresa finalizzate alla qualificazione morale, culturale, professionale e materiale di persone portatrici di handicap fisico e psichico o comunque svantaggiate (alcolisti, ex detenuti). Ci interessa il loro inserimento sociale e lavorativo, attraverso l’utilizzo e la stabile organizzazione dei soci lavoratori che, a qualsiasi titolo e nelle diverse forme, partecipano alle attività della cooperativa. In base alla tipologia del disagio, viene programmato l’inserimento di ogni persona secondo un percorso differenziato: ognuno viene seguito da un operatore che lo affianca durante l’attività lavorativa e, sulla base di verifiche periodiche, si valutano eventuali variazioni al programma a seconda delle esigenze. Le persone alle dipendenze della cooperativa nelle varie attività sono attualmente 35.

 

Quali sono, nel dettaglio, le vostre attività?

La cooperativa, attualmente, gestisce varie attività: autorimesse pubbliche, verde comunale, guardaroba delle strutture ospedaliere, mensa dell’ospedale Bricciotti di Lombaroccio, oltre alla micropiscina di proprietà dell’amministrazione provinciale di Pesaro. Inoltre commercializziamo manufatti (floricoltura, vimini, sartoria, tappeti…) dei “laboratori protetti” del centro di riabilitazione per ragazzi e ragazze disabili. Ci occupiamo poi di alcuni servizi: riscossione e fatturazione delle casse ticket nei distretti di Pesaro, trasporto pasti, trasporto indumenti per l’ospedale e per la casa di riposo per anziani, scuolabus del Comune di Gabicce Mare. Abbiamo anche una convenzione con i comuni limitrofi per l’inserimento lavorativo nei vari servizi di soggetti portatori di handicap e convenzioni varie con privati per la manutenzione e la pulizia delle aree verdi dei condomini.

 

Ci descrive il progetto Fattoria Pitinum?

Si tratta di un corso di formazione, finanziato dal Fondo sociale europeo, rivolto ai detenuti della casa mandamentale di Macerata Feltria, l’unica ancora attiva nelle Marche, sull’Appennino marchigiano a circa cinquanta chilometri da Pesaro. La casa mandamentale attualmente ha una capienza di trenta posti e ospita detenuti con fine pena inferiore a due anni, assegnati dal Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria delle Marche in base alle caratteristiche di basso indice di pericolosità e di discrete condizioni di salute.

Fattoria Pitinum è un’iniziativa nata su impulso del Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria delle Marche. Alla realizzazione del progetto hanno contribuito la direzione della casa mandamentale, il Comune e l’Asl di Macerata Feltria, oltre alla direzione della casa circondariale di Pesaro, la Provincia di Pesaro e Urbino, l’associazione nazionale apicoltori.

 

Quali attività avete avviato, fino a oggi?

A oggi abbiamo un orto di circa cinquemila metri quadri, che comprende anche una serra di cinquecento metri quadri per la coltivazione invernale delle primizie, i semenzai e la floricoltura. Il progetto offre la possibilità di impegnare i detenuti in un’attività lavorativa interna all’istituto durante tutto l’arco dell’anno, attraverso attività di ortofloricoltura, allevamento di piante da frutto, zootecnia e apicoltura. La sua finalità primaria è quella di permettere l’acquisizione di una professionalità specifica in un settore, quello agricolo, dove esiste una considerevole richiesta di manodopera qualificata su tutto il territorio regionale. Attraverso un’adeguata formazione e la gestione della fattoria, i detenuti, per un massimo di dieci persone, apprenderanno la capacità di organizzare, impiantare, gestire una coltura agricola a basso impatto ambientale, in serra e in campo aperto, utilizzando conoscenze di botanica, fitopatologia, coltivazione e modalità di raccolta e conservazione dei prodotti. La formazione professionale dei detenuti risulta pertanto l’elemento fondamentale perché il progetto raggiunga gli obiettivi che ci siamo prefissati.

 

Verso quali discipline si orienta il corso di formazione?

Il corso si inserisce all’interno di un progetto ampio e si prefigge le seguenti finalità: fornire le conoscenze di base per riconoscere le specie vegetali utilizzate in ambito floroviaistico; conoscenza delle principali tecniche di forzatura per dotare l’allievo delle competenze necessarie a una valutazione tecnico-economica dei diversi sistemi; permettere l’acquisizione delle fondamentali nozioni di tecnica florovivaistica, evidenziando l’influenza delle diverse scelte tecniche sui risultati qualitativi ed economici della produzione; permettere allo studente di mettere in atto le principali tecniche di propagazione vegetale; fornire una panoramica delle principali malattie biotiche e i parassiti che colpiscono le colture protette; saper utilizzare le adeguate tecniche di lotta, con particolare riguardo alla lotta biologica integrata; fornire all’allievo le necessarie competenze per una corretta gestione della serra in termini organizzativi ed economici.

 

Prevedete di mettere sul mercato i prodotti della fattoria?

Al momento, non c’è la finalità dì commercializzazione dei prodotti e gli allievi non percepiscono alcuna retribuzione. L’ente accreditato alla gestione del corso è il Consorzio Fuori Margine Formazione, con sede in Pesaro in via Ponchielli 85, il quale si avvale per la parte operativa della nostra cooperativa in quanto a essa consorziata.

 

Quali sono le motivazioni profonde alla base del vostro impegno con i detenuti?

Il reinserimento del detenuto nella società, una volta scontata la pena oppure durante l’espiazione della pena stessa, è certamente uno dei problemi che destano maggiori preoccupazioni. Le difficoltà di integrazione del recluso, anche una volta terminata la pena, rimangono anche quando il detenuto dimostra un sincero ravvedimento e uno stile di vita rispettoso delle norme di convivenza sociale. Dobbiamo considerare che la quasi totalità dei detenuti non ha una professionalità da esibire nel momento in cui, finita fa pena, si troverà ad affrontare il mondo del lavoro. Inoltre il tempo della detenzione crea un solco fra detenuto e società civile e porta quasi sempre all’auto-emarginazione.

 

Si tratta del primo progetto del genere, nella vostra regione?

Il progetto Fattoria Pitinum è altamente innovativo per la realtà penitenziaria delle Marche, dove non esistono istituti con lavorazioni interne, e qualifica la casa mandamentale dì Macerata Feltria come struttura a elevato indice trattamentale con l’obiettivo specifico di preparare il detenuto alle dimissioni dal carcere, alquanto prossime, e di riabituarsi attraverso l’attività lavorativa ai tempi e alle responsabilità del mondo produttivo della società esterna. Facilitare l’integrazione sociale e fornire opportunità di occupazione in un settore produttivo dal ruolo affatto marginale, sono le motivazioni che stanno alla base dell’intero progetto Fattoria Pitinum e della presente proposta formativa, tutte orientate non solo a formare competenze, ma anche, e soprattutto, a dar loro seguito in senso operativo. Va evidenziato infatti che, considerato che il reinserimento del detenuto può avvenire solo attraverso un’azione integrata fra istituzione carceraria e comunità, sono stati avviati importanti contatti e legami fra l’Amministrazione penitenziaria e diverse cooperative sociali del territorio che operano nel settore florovivaistico, e che rappresentano una risorsa preziosa e determinante per l’attuazione del progetto: sono infatti potenziali bacini occupazionali per i detenuti che saranno via via ammessi al lavoro all’esterno.

 

 

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