|
La Provincia di Terni si impegna per i detenuti Un protocollo d’intesa con le direzioni di due carceri umbre, con enti pubblici e del privato sociale, favorirà l’inserimento lavorativo di chi vive in carcere o ne è appena uscito. Con un’idea: combattere l’esclusione sociale e coinvolgere le aziende del territorio
(Realizzata nel mese di maggio 2005)
A cura di Marino Occhipinti
Cosa succede ai detenuti al termine della condanna? Su quali (e quante) possibilità possono sperare per rientrare nel mondo del lavoro ed essere di nuovo riconosciuti parte di una società? Domande non facili, alle quali ha cercato di rispondere la Provincia di Terni. Impegnandosi in un’attività di sensibilizzazione e in un protocollo sui percorsi integrativi degli ex detenuti. Ce ne ha parlato la dottoressa Germana Monni, coordinatrice dell’Area fasce deboli dei Centri per l’impiego della provincia umbra.
Dottoressa Monni, avete appena stipulato un protocollo d’intesa finalizzato all’inserimento lavorativo di detenuti ed ex detenuti. Ci spiega di che cosa si tratta e perché avete avvertito una simile esigenza? L’esigenza nasce da una sensibilizzazione da parte della Provincia per favorire l’inserimento lavorativo delle fasce deboli e dei detenuti in particolare. Il protocollo prevede percorsi e azioni a sostegno dell’occupazione delle persone detenute, comprese quelle ammesse alle misure alternative alla detenzione e al lavoro all’esterno con l’articolo 21. Con il protocollo intendiamo facilitare il loro inserimento lavorativo con iniziative complesse e sperimentali, tese a rompere quelle barriere che ostacolano l’accesso al mercato del lavoro. Siamo infatti convinti che l’esclusione sociale presenti tante facce e tante realtà: è escluso non solo chi non ha lavoro né reddito, ma anche chi vive delle situazioni di svantaggio nell’ambito dell’istruzione, della salute, dell’abitazione… Per contrastare l’emarginazione bisogna progettare e attuare percorsi individuali che rendano autonome le persone, avvicinandole al mondo produttivo reale. Non solo: il nostro protocollo prevede di razionalizzare e mettere in rete l’offerta dei servizi già esistenti, oltre a sperimentare tecniche per i percorsi individuali di inserimento lavorativo.
Quali sono i servizi e le opportunità previste nell’accordo e quali procedure dovranno seguire le persone detenute o ex detenute per accedervi? Offriremo orientamento, sostegno psico-sociale, accompagnamento e mediazione lavorativa, allo scopo di incrementare le possibilità di occupazione delle persone detenute, sperimentando progetti che prevedano attività formative e lavorative. Il primo passo, per il detenuto, sarà l’iscrizione al Centro per l’impiego. Poi si effettuerà il colloquio di orientamento e quindi gli saranno offerti i servizi più adatti: inserimento mirato tramite un tirocinio, oppure un percorso formativo, o ancora un vero e proprio avviamento al lavoro.
Quali enti, pubblici o privati, hanno partecipato alla stesura del protocollo? Il protocollo è stato sottoscritto solo dalla parte pubblica, e cioè dalle direzioni della Casa di reclusione di Orvieto e della Casa circondariale di Terni, dai Centri di servizio sociale per adulti di Spoleto (competente su Terni) e di Perugia (competente su Orvieto). Alla stesura hanno contribuito anche le associazioni di volontariato che operano all’interno degli istituti di pena di Terni e Orvieto che sono poi state coinvolte nella parte operativa.
Siete riusciti a coinvolgere le associazioni di volontariato, ma non avete tentato anche con le cooperative sociali e con le aziende, vale a dire quelle che potranno veramente offrire un’opportunità di lavorativa. L’intento è stato proprio quello di mettere in sinergia tutti i soggetti che ruotano attorno al mondo carcerario. Le associazioni di volontariato, dopo un’apposita formazione, stanno gestendo sotto il nostro coordinamento le iscrizioni ai Centri per l’impiego con la compilazione della scheda anagrafica e professionale. La fase successiva prevede che per i detenuti con condanna definitiva, con residuo di pena non superiore ai cinque anni – italiani e comunitari, extracomunitari con regolare permesso di soggiorno – e per i detenuti che possono beneficiare di misure alternative alla detenzione, ci sia un colloquio di orientamento per focalizzare l’attenzione sulle capacità professionali possedute e poter quindi offrire i servizi adeguati.
Potrebbe essere importante una sensibilizzazione del territorio alle problematiche della realtà penitenziaria: avete fatto qualcosa in tal senso? Nel mese di aprile abbiamo tenuto un seminario, con l’intento di sensibilizzare il territorio e soprattutto le aziende, per far conoscere le potenzialità offerte sia dal punto di vista professionale (scarso reperimento di alcune figure), sia formativo (formazione mirata rispetto alle esigenze del territorio), sia economico (sgravi contributivi e agevolazioni previsti per le aziende che danno lavoro ai detenuti).
Come Provincia, quali interventi avete sostenuto nella cosiddetta area penale, quindi nei confronti di chi si trova detenuto in carcere o per chi ha già terminato la pena? Stiamo effettuando, per chi è interessato, le iscrizioni al Centro per l’impiego, anche solo con la finalità di maturare l’anzianità di iscrizione, utile per eventuali assunzioni di disoccupati di lunga durata. Confidiamo che questo sia un percorso utile anche per conoscere di quali professionalità disponiamo ed eventualmente programmare delle azioni finalizzate. Come Provincia, anche per il 2005 prevediamo di destinare, nel bando comunitario del Fondo Sociale Europeo, delle risorse rivolte alla formazione dei detenuti di Terni e Orvieto. Ricordo che per il 2004 sono stati previsti sessantamila euro per interventi individuali, per iniziative di orientamento e inserimento lavorativo tese ad aumentare il grado di occupazione dei detenuti, mediante l’erogazione di bonus formativi individuali in convenzione con le direzioni delle due carceri. Siamo in una fase sperimentale e quindi i percorsi potrebbero subire degli aggiustamenti per migliorare le potenzialità degli enti, pubblici e privati. Confidiamo comunque in un lavoro di collaborazione tra vari enti che faccia da supporto alla professionalità messa in gioco.
|