Romeo Gatti

 

Tutte le informazioni possibili sul lavoro

ma anche uno Sportello Documenti e Tutele

 

(Realizzata nel mese di maggio 2003)

 

A cura di Marino Occhipinti

 

Questo è il PILD Punto Informazione Lavoro Detenuti di Firenze

 

Il Pild è "il capostipite" degli sportelli informativi per i detenuti, un’esperienza consolidata da anni, in un campo, quello del lavoro, in cui si stenta ancora a capire l’importanza dell’informazione. Di questa esperienza torniamo a parlare (perché non è la prima volta che Ristretti va a "succhiare" informazioni preziose dal Pild) con Romeo Gatti, che del Punto Informazione Lavoro Detenuti di Firenze è il responsabile.

 

Cominciamo a raccontare com’è nato il Pild e di cosa si occupa?

Il Pild trova le sue fondamenta e nasce dall’iniziativa di un gruppo di persone, tra le quali anch’io, che hanno prima creato, nel 1994, l’associazione Culturale Container, quindi il Pild ha le sue origini nel volontariato. Col passare del tempo, a partire da un volontariato ancora un po’ inesperto che dava una mano alla buona, per come era possibile, siamo andati verso una professionalità più mirata. All’inizio si può anche improvvisare, ma poi è assolutamente necessario strutturarsi. Il nostro obiettivo primario è stato quello di aiutare i detenuti a trovare lavoro, però aiutare a trovare lavoro non significa solamente trovare l’occupazione e consegnarla bella e pronta, ma significa anche aiutare la persona a proporsi al lavoro, quindi contano i requisiti soggettivi, oltre a quelli oggettivi e pratici. Allora prima vengono i requisiti soggettivi e poi le condizioni di base, le precondizioni, che consistono nell’avere tutta la documentazione idonea, ad esempio il libretto di lavoro. Quello che le dico può sembrare ovvio e banale, ma ci siamo trovati con la stragrande maggioranza di persone che addirittura non conoscevano cos’era un libretto di lavoro e a cosa serviva, quindi per prima cosa c’è stata tutta un’attività di informazione nei confronti delle persone detenute.

 

Come avete lavorato in questo senso, come siete riusciti ad attirare l’attenzione su un argomento del quale, almeno fin che si è detenuti, si tende a preoccuparsi poco?

Infatti. Abbiamo spiegato che bisogna preoccuparsi del futuro fin da dentro, e faccio un esempio: l’iscrizione al collocamento dal carcere sembrava inutile, in realtà quando poi trovi lavoro la ditta disposta ad assumerti comincia a sollevare problematiche: "Sei detenuto, hai superato l’età dei contratti di formazione lavoro, dell’apprendistato, quindi mi costi troppo. Ce l’hai almeno un’iscrizione di due anni al collocamento, il che consente, come disoccupato di lunga durata, di avere degli sgravi contributivi?". Ovviamente nessuno era iscritto, ed ecco allora che quelle cose che lì per lì non sembrano avere nessuna utilità, in prospettiva sono invece essenziali per reinserirsi.

Poi ci sono le cose molto più semplici come la carta d’identità scaduta, tanto per citarne una, che significa uscire fuori e, se nel frattempo si è persa anche la residenza anagrafica, perché dopo un certo periodo vieni cancellato, allora non puoi avere il libretto sanitario, non puoi avere il libretto di lavoro, insomma diventi un essere che non esiste. Proprio in considerazione di tutte queste problematiche, l’idea ultima è stata quella di fare uno Sportello, che abbiamo chiamato Documenti e Tutele, perché documenti vuol dire tutele, ecco, i due termini sono strettamente correlati.

Il progetto prevede l’attivazione di uno sportello interno alla Casa Circondariale di Sollicciano, che lavori nel sostenere i detenuti nell’ottenimento dei documenti o nell’espletare procedure inerenti la residenza, il codice fiscale, la posizione previdenziale, l’iscrizione al collocamento e la disoccupazione, il titolo di soggiorno per gli stranieri. L’ottenimento di questi documenti è segnale di cittadinanza, di conseguimento dei diritti e permette di procedere nell’ottenimento delle misure alternative, utili per scontare la pena fuori dal carcere e quindi in ultima analisi anche per combattere il sovraffollamento.

 

Quali enti siete riusciti a coinvolgere nella realizzazione dello Sportello e da quali operatori viene gestito?

Principalmente ci hanno sostenuto la Regione Toscana, la Provincia ed il Comune di Firenze, mentre l’associazione di volontariato L’Altro Diritto, assieme all’associazione culturale Container, curano tutta la parte relativa alla gestione pratica, che avviene mediante l’utilizzo di un certo numero di volontari, per lo più persone giovani, la maggior parte studenti universitari. Chiaramente tra questi c’è una figura, che è il responsabile, che garantisce la continuità del servizio e le competenze. Ovviamente serve qualcuno che sia adeguatamente formato e preparato a questo compito.

 

Ecco, a questo scopo avete pensato di coinvolgere le figure più esperte delle singole problematiche, come ad esempio i Patronati, i Centri per l’Impiego etc…?

Chiaramente l’accordo è con tutti i servizi e con tutto ciò che il territorio offre, deve essere un servizio in rete con gli altri servizi, anche con l’anagrafe, l’Inps, l’Ufficio Imposte Dirette, i Ser.T. e le Asl, la Questura ed i Servizi sociali. Insomma un bel guazzabuglio, e senza una rete ben organizzata sarebbe impensabile gestire seriamente lo Sportello, perché non è con tre volontari che corrono a destra e sinistra che puoi fare qualcosa. Ci vuole una figura preparata, che sia riconosciuta come responsabile e che percepisca i suoi rimborsi economici, perché il lavoro da fare è tanto. Con gli uffici territoriali vanno strutturati degli accordi, così come abbiamo fatto recentemente per i codici fiscali: c’è un accordo con l’ufficio competente che ne facilita il rilascio, e la figura che va a sbrigare l’incombenza per conto dei detenuti è autorizzata a questo, quindi c’è anche tutto un sistema di privacy, di mandati, che vanno regolamentati. Alcuni accordi già ci sono mentre altri li stiamo definendo in questa fase di avvio, o meglio di evoluzione del Pild, perché finora abbiamo fatto tutto a livello di puro volontariato e in maniera discontinua però, visto appunto che disservizi ne nascono parecchi in un carcere come Sollicciano, con quasi 1000 detenuti.

Basti pensare che tra febbraio e marzo c’è da far chiedere l’indennità di disoccupazione non dico a tutti ma a parecchi, ed ogni anno è una gran confusione, non si riesce ad assicurare il servizio a tutti i richiedenti, il che diventa antipatico perché c’è chi riesce ad arrivare al servizio, ed in qualche modo è quindi favorito, e chi invece non beneficia di questa possibilità.

 

Come si accede allo Sportello, tramite richiesta?

Intanto si farà un’anagrafe nostra, interna, di primo ingresso. Verrà richiesto alla persona se ha documenti, se stanno scadendo, cioè tutto un monitoraggio all’ingresso. La prima fase la faremo anche sul pregresso, per chi in carcere c’è già, e sarà il lavoro più grosso, poi prevediamo che diventerà una routine: ci sarà una scheda, un questionario con una serie di domande dalle quali dedurremo le esigenze della persona detenuta. Quando manca un documento interviene il servizio. La persona viene convocata, oppure può accedere allo Sportello anche su richiesta, magari tramite un filtro con gli educatori, questo lo valuteremo, ma la base principale sarà il questionario di ingresso con il quale si ricevono e si forniscono le informazioni, oltre a recepire le richieste in base alle esigenze. Questo ci permetterà di arrivare alle varie scadenze già pronti, con la nostra piccola anagrafe a farci da guida, poi con l’ufficio matricola e la ragioneria del carcere diventa più facile sviluppare il lavoro per tempo.

Pensiamo anche che sia necessario accertare quali detenuti hanno effettivamente diritto al servizio che richiedono, senza perdere tempo con chi non ha i requisiti richiesti e soprattutto fare in modo che non ci sia chi rimane svantaggiato perché non riesce ad avere l’informazione al momento opportuno o non conosce i suoi diritti, oppure evitare i privilegi di chi ha più rapporti con i volontari o buone conoscenze con gli stessi. Ecco, alla base del nostro progetto ci sono l’informazione, lo scambio di informazione, in modo che tutti possano accedere al servizio che avrà una frequenza assidua, infatti tutte le settimane lo Sportello sarà aperto.

 

Oltre allo Sportello avete messo in cantiere altre iniziative? C’è qualche progetto che è andato particolarmente bene e del quale va fiero, che ci vuole raccontare?

La filosofia principale sulla quale ci siamo mossi è stata quella di creare una rete di sostegno, facendoci forti delle nostre esperienze precedenti: ad esempio c’è stato un progetto per un gruppo di 10 detenuti che hanno fatto tutto il percorso di formazione e gli stage aziendali e che sono andati quasi tutti a buon fine, ma si tratta di attività da sviluppare sulla base di progetti ben precisi con le adeguate risorse che consentono di erogare le borse lavoro, di attivare i tutor, mentre a livello individuale il nostro compito è quello di fornire assistenza ed informazioni.

 

Ma, sulla base della sua esperienza, quali sono le difficoltà più pesanti per il reinserimento nella società di chi esce dal carcere?

Oggi parliamo di problematiche lavorative correlate all’area penale, ma chiaramente il problema non è solo di carattere lavorativo. C’è tutta una rete relazionale, amicale, di altre motivazioni che non sono solo il lavoro. Certo se non c’è il lavoro, un lavoro solido, chiaramente si parte male, ma l’esperienza mia è che non basta solo questo, serve ricostruire una rete di relazioni nuove che rompa con le vecchie relazioni e rimotivi la persona su nuovi interessi, che per forza di cose non possono essere quelli che coltivava precedentemente.

Noi arriviamo fin dove possiamo, ma poi sono altri gli strumenti per dare anche un interesse a riprendere un ritmo di vita dove un milione e mezzo al mese, chiaramente, non dà tutte quelle gran soddisfazioni se non trovi altri motivi per impegnarti a cambiare vita.

 

PILD - Regionale, Borgo dei Greci 3 - 50122 Firenze

 

 

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