Antonio Carli

 

Papillon, una cooperativa con soci lavoratori

tutti detenuti e ex detenuti

 

(Realizzata nel mese di gennaio 2003)

 

A cura di Marino Occhipinti

 

Tutto è cominciato con i lavori di manutenzione presso il Circolo dei pensionati di Sorgnano, e la stima e l’amicizia nata tra i detenuti in articolo 21 e gli anziani ospiti del Circolo

 

Il direttore della Cooperativa Sociale Papillon di Massa Carrara, Antonio Carli, conosce bene le difficoltà che si incontrano una volta terminata la detenzione. Scarso sostegno, poche vie d’uscita, i mille problemi di un marchio spesso indelebile. Problemi che ha sperimentato sulla sua pelle, che ha toccato con mano dopo alcuni guai con la giustizia, e forse proprio per questo "non accetta che chi vuole riscattarsi trovi solo ostacoli". Con lui abbiamo parlato della "sua" Cooperativa.

 

Ci può presentare la Cooperativa Papillon e spiegare come è nato il suo impegno in questo settore?

Papillon è una Cooperativa di Solidarietà Sociale che ha lo scopo di individuare, analizzare, combattere ogni forma d’emarginazione, discriminazione e violazione dei diritti civili e sociali nei confronti dei singoli gruppi e comunità.

Il motivo del mio impegno è presto detto: nei mesi scorsi ero detenuto in carcerazione preventiva in attesa di giudizio, e in quel periodo ho sentito l’esigenza, per me e per tanti giovani che scontavano anche pene ridicole, di avere un punto di riferimento cui affidarmi.

Non sempre ci sono famiglie adeguate ad accogliere chi ha avuto guai con la giustizia, e il lavoro consente di percorrere un cammino verso la riabilitazione: il detenuto diventa un elemento produttivo, ha la possibilità e le motivazioni per riprovarci.

Non a caso il dottor Salvatore Iodice, direttore della Casa di Reclusione di Massa, ha detto pubblicamente in occasione di un incontro che "ogni detenuto reintegrato è un malvivente in meno sulle strade".

 

Tutti i nostri dipendenti sono detenuti e/o ex detenuti

 

Com’è strutturata la Cooperativa, e che genere di categorie cosiddette svantaggiate avete alle vostre dipendenze?

Il nostro staff tecnico, definiamolo così, oltre alle cariche direttive di presidente e vice presidente, è composto da un responsabile alla progettazione, un architetto, un geometra, un agronomo, un agrotecnico, un consulente economico, un responsabile ai rapporti con il carcere, e pensiamo che le figure professionali siano necessarie per competere con le altre aziende e nel contempo fornire servizi di qualità.

La Cooperativa, pur avendo come fine principale il recupero e il reinserimento delle persone disagiate, è un’azienda a tutti gli effetti, e non un ente mutualistico, e questo comporta serietà e capacità professionali che poco hanno da invidiare all’imprenditoria privata.

Papillon è inquadrata giuridicamente come Cooperativa Sociale di tipo "B", e la legge stabilisce che tra i propri soci lavoratori almeno il 30% deve provenire dall’area del disagio. Noi abbiamo superato questo limite, poiché tutti i nostri dipendenti sono detenuti e/o ex detenuti, arrivando quindi al 100%.

 

Più nello specifico, quali attività svolgete?

Svolgiamo la nostra attività nel settore dell’ecologia e dell’ambiente e, in modo particolare, nel recupero e nella ristrutturazione di edifici in stato d’abbandono.

Recentemente ci siamo consorziati con la Cooperativa Sociale Arca dell’Isola d’Elba, al fine di aumentare la potenzialità e la qualità del servizio.

Proprio all’Isola d’Elba abbiamo svolto una grossa opera di ripristino e manutenzione dei sentieri esistenti, la messa in sicurezza e recupero del Castello del Volterraio e sentieri limitrofi, e un imponente lavoro di pulizia e manutenzione dell’Isola di Pianosa.

Il Comune di Carrara, in collaborazione con l’AMIA, ci ha appaltato i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria presso il Circolo dei pensionati di Sorgnano, un’esperienza significativa ed importante soprattutto per il rapporto di reciproca stima ed amicizia che i detenuti in articolo 21 hanno instaurato con i pensionati.

Questa ristrutturazione ci ha permesso di impegnare cinque reclusi che, dal lunedì al venerdì, uscivano la mattina per andare a sudare sotto il sole, e rientravano la sera stanchi ma soddisfatti.

Soddisfatti per aver dimostrato, a loro stessi ma soprattutto agli altri, cittadini e familiari, che si è ancora in grado di dare qualcosa, che non tutto è perduto, che una volta scontata la propria pena si può ancora entrare a testa alta nella società.

 

Sempre nell’ambito lavorativo, avete in cantiere altri progetti?

In questo periodo di forte crescita sono emerse delle esigenze cui la Cooperativa ha risposto con un’attività di progettazione molto intensa. Tali necessità, oltre a riguardare l’aspetto della crescita lavorativa, hanno interessato temi correlati al recupero e reinserimento degli individui accolti in Cooperativa.

Abbiamo allo studio alcuni progetti: realizzare una Casa di prima accoglienza, un settore per la coltivazione di piante e fiori in serra e l’avvio di un impianto per la panificazione, atto a soddisfare le esigenze delle Case Circondariali.

Inoltre si sta collaborando con il Comune di Carrara per il recupero e la destinazione sociale di stabili in disuso. Allo studio, ci sono anche progetti per occupare le mogli dei soci lavoratori al fine di favorire un pieno recupero di tutto il nucleo familiare e migliorare la situazione economica della casa.

La Cooperativa Papillon, avendo al suo interno il 100% di soci svantaggiati e occupandosi del reinserimento di persone provenienti da lunga detenzione, ha bisogno di alcune strategie che trascendono dal semplice reinserimento lavorativo, ma spaziano in ambiti quali la risocializzazione, il cambiamento dello stile di vita e il recupero dei valori.

 

La necessità principale è di porre in opera progetti che abbiano una consistenza sul territorio

 

La questione economica: riuscite a far fronte alle vostre necessità esclusivamente con i lavori che eseguite o fruite anche del sostegno degli enti locali o di privati?

Direi che la necessità principale è di porre in opera progetti che abbiano una consistenza sul territorio, creando possibilità future di gestione autonoma di là dai finanziamenti iniziali.

Per questo motivo le normative nazionali e regionali danno indicazioni riguardo ad una stretta collaborazione, già in fase progettuale, tra gli enti pubblici interessati e la cooperazione sociale.

La Cooperativa riduce i costi sociali provvedendo al reinserimento mediante attività lavorative, e dunque produttive, di individui altrimenti assistiti dalla collettività. Godiamo di alcuni sgravi fiscali che ci permettono di lavorare a basso costo, pur mantenendo alto il livello di professionalità e di retribuzione dei lavoratori.

Poi sopravviviamo anche grazie a gesti importanti, come ad esempio quello della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara, che ci ha offerto il contributo per l’acquisto di un pulmino per il trasferimento dei lavoratori.

 

Siete riusciti a creare una rete di coordinamento più ampia, così da utilizzare al meglio le risorse, magari avvalendovi di persone qualificate?

Certamente, perché da soli non potremmo andare da nessuna parte. In linea di massima nei nostri progetti abbiamo la collaborazione del Comune di Carrara, di Massa, dell’Amministrazione provinciale, della Prefettura, del carcere di Massa e di quello di Pontremoli, del Ser.T. e del Centro Servizi Sociali Adulti.

La Cooperativa ha poi allacciato un proficuo rapporto di collaborazione con l’ACAT, associazione che si occupa dei problemi legati all’alcool, ma anche ad altre dipendenze presenti nella nostra società.

Proprio con l’ACAT, stiamo studiando un progetto che potrebbe portare a svolgere, all’interno del carcere, un’opera di informazione sui problemi legati all’alcool, oltre all’assistenza, a mezzo volontariato, alle persone ristrette che hanno questo problema.

Inoltre, nell’organigramma della Cooperativa sono presenti figure professionali in grado di gestire, autonomamente o in collaborazione con strutture pubbliche, gruppi di auto-mutuo-aiuto fondamentali per la socializzazione e il miglioramento dei vari disagi presenti nei gruppi di lavoro. All’interno del programma giornaliero sono previsti, oltre alle ore lavorative, dei corsi di sensibilizzazione sui vari tipi di disagio, sulle normative ed i regolamenti delle Cooperative Sociali e la sicurezza sul lavoro, tenuti da personale qualificato.

 

 

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