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Passo dopo passo, dal dentro al fuori Vorrei un carcere che mi desse speranza Per me già solo l’idea di cominciare un percorso verso l’esterno ha cambiato tutto
di Natasha
Quando ti dicono, dopo anni di galera, che forse presto si aprirà anche per te la possibilità di mettere un piede fuori, in un primo momento non ti sembra neanche vero perché pare tutto ancora così lontano, però è una bellissima cosa sapere che presto forse potrai uscire e potrai lavorare fuori di giorno, che potrai anche solo per un attimo vivere una vita normale. Io oggi sono troppo felice di questa prospettiva, anche se mi sto allenando già a non dimenticare che quando lavori all’esterno o sei semilibera, non sei affatto libera. Ci sono tante cose che ti fanno pensare, illudere anche che sei libera, e invece non sei libera per niente, però comunque è importante riprendere i contatti coi familiari e vivere in un ambiente diverso dal carcere, vuol dire tanto. Per me già solo l’idea di cominciare questo percorso ha cambiato tutto. Ho visto una luce che aspettavo da tanto tempo. I miei stanno in Montenegro e non li vedo da anni. Ogni volta che mi sentono al telefono, mi chiedono se c’è qualcosa di nuovo. Qualcuno mi crederà se dico che ero più felice per loro che per me, quando si è aperta questa possibilità? Perché non solo per i miei genitori, ma anche per i miei figli è molto importante avere almeno un contatto telefonico “normale”. La mia figlia più piccola mi chiedeva spesso perché non le lasciavo il mio recapito telefonico, poi ha capito che la mamma non ha il telefono, però è molto importante che io possa sentirli in ogni momento, essere più presente nella loro vita. Ho già parlato con mio figlio grande, lui è contentissimo, anche perché adesso abita a trecento chilometri da casa dei miei, dove vive invece la bambina, quindi non è che lo sento ogni settimana, perché io posso telefonare solo al numero dei miei genitori. Alla piccola non ho detto ancora nulla di questa grande speranza, fino a quando non sarò fuori non voglio raccontarle niente, perché poi lei si agita e comincia a chiedere quando ci vediamo e di nuovo si fa troppe illusioni. Invece poi, quando sarò fuori, le dirò che potrà chiamarmi anche lei, perché per lei sono importanti pure i messaggini e queste cose qui. Io per lei sono sempre la sua mamma, e questo grazie ai miei genitori e ai loro racconti di me, altrimenti si sarebbe già dimenticata, e invece lei sa che c’è una mamma che la ama tanto, che la pensa, che le manda dei regali, però per quanto riguarda il lato affettivo io per lei sono una mamma che finora non è stata presente se non pochi minuti al telefono. Quindi adesso io ho la possibilità, un po’ alla volta, di riprendere il mio posto. Così almeno lei saprà presto che c’è una mamma che può sentire, alla quale può raccontare le sue giornate, le sue emozioni, le sue esperienze, e per me questo è molto importante. Dopo quattro anni di carcere, dopo tutto questo tempo che non vedo i miei cari, ora c’è un motivo in più per andare avanti, per trovare la forza, perché in questi posti ci vuole veramente tanta forza, tanta pazienza. E per me non conta molto se tutto questo avverrà tra quindici giorni o tra due mesi. Dal momento che il carcere, che gli operatori mi hanno detto che loro sono d’accordo che io inizi un percorso verso l’esterno, che il loro giudizio su di me è positivo, io sono più tranquilla. Ultimamente ero stanca, non avevo più energie per combattere, accettavo tutto e credo che uno che non intravede una prospettiva, perde quella carica di energia necessaria per vivere, per cambiare. Io ero proprio svuotata, non mi sentivo più dentro nessuna energia positiva. Penso che i benefici sono molto, molto importanti, perché sbattere una persona fuori dopo cinque, sei anni di galera è un rischio per tutti, una persona ha bisogno di rientrare un po’ alla volta. E anche solo il fatto di poter telefonare liberamente a casa per me può significare veramente riallacciare gradualmente i rapporti, preparare i miei figli a riaccogliermi, riabituarli alla mia presenza.
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