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Come
rendere le persone uscite dal carcere maggiormente “appetibili” sul mercato
del lavoro A Genova ci prova lo Sp.In., Sportello Informativo per i detenuti, lavorando per progettare percorsi realistici di reinserimento sociale
A cura di Marino Occhipinti
Lo
Sp.In. è nato come Sportello Informativo per detenuti, ex detenuti, familiari,
conviventi e tutti coloro che sono interessati ad avvicinarsi al mondo del
carcere, ma col passare del tempo si è evoluto, ha assunto una nuova identità
ed è diventato un “servizio”, speriamo permanente – come ci scrivono gli
stessi operatori della rete – con l’obiettivo primario di aiutare, pensare,
progettare percorsi realistici di reinserimento sociale a partire da dentro il
carcere. Allo
Sp.In. ci provano con tutte le loro forze, ad inserirsi in ogni spiraglio
istituzionale, del sociale e del privato, con l’intenzione di migliorare le
condizioni sociali ed individuali delle persone che sono state o sono in
carcere, e lo fanno con tutta una serie di attività che vanno
dall’accoglienza all’ascolto – quindi offerta di opportunità relazionali
– all’analisi dei bisogni prioritari, all’orientamento informativo e alla
facilitazione all’accesso alle risorse, secondo lo sviluppo delle rispettive
capacità. A
Sandra Rivara, operatrice dello Sp.In., abbiamo scritto per avere qualche
informazione. Ha impiegato un po’ di tempo, a rispondere, ma poi, per farsi
“perdonare”, ci ha inviato numerosi materiali, progetti e grafici, che per
mancanza di spazio non possiamo pubblicare integralmente e per i quali vi
rimandiamo quindi al nostro sito. Ecco, però, un’anteprima delle informazioni più interessanti.
Quando è nato lo Sp.In.: primi risultati
La
realizzazione dello Sportello è stata possibile grazie all’esistenza della
Consulta Carcere Città, alla quale aderiscono vari enti pubblici, privati ed
associazioni di volontariato, e dall’impulso del Centro Servizio Sociale
Adulti e dell’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Genova, che svolge
l’importante ruolo di coordinamento e regia. Lo
Sportello è operativo da marzo 2000, ma i lavori di costruzione, progettazione
e concertazione sono partiti molto tempo prima, verso il 1998-99. Lo Sp.In. è
nato con un obiettivo di fondo: aiutare le persone con problemi di giustizia
nella compilazione dell’istanza della misura alternativa, in modo che tutti,
anche le persone più emarginate, potessero usufruire dei benefici di legge a
titolo gratuito. Lo
Sportello, già dopo pochi mesi di attività e dopo aver opportunamente letto i
dati che sono emersi dalle richieste esplicitate dall’utenza, ha effettuato un
monitoraggio dell’andamento del servizio, in modo che fosse possibile
correggere il percorso da eventuali impedimenti che potevano limitare
l’efficacia del lavoro. Confrontando
il monitoraggio relativo ai primi sei mesi di vita del servizio con i dati sulle
istanze di misura alternativa presentate presso la Procura del Tribunale
Ordinario di Genova negli ultimi anni dal 1998 al 1° semestre 2000, è
risultato che le istanze venivano sistematicamente presentate in Procura senza
bisogno del contributo dello Sp.In. Chi invece si rivolgeva e tuttora si rivolge
al servizio lo fa spinto dalla necessità di essere sostenuto in un percorso di
cambiamento. A
questo punto si è resa necessaria una inversione di tendenza rispetto
all’ipotesi teorica di partenza. Abbiamo allora cercato di modulare e
calibrare il servizio offerto entrando nel merito della misura, per meglio
orientarla rispetto alle caratteristiche personali del fruitore. Ciò significa
concentrarsi sui requisiti richiesti per la concessione del beneficio, come ad
esempio il domicilio, il lavoro, l’attività di volontariato, il programma
terapeutico. Nella pratica ci si è trovati di fronte ad una modalità di lavoro ben più articolata, che richiedeva capacità di empatia e di lettura dei bisogni per poter dare delle risposte efficaci.
Lo Sp.In. è cresciuto
Attualmente stiamo attivando e rendendo operativi gli sportelli a Sanremo ed Imperia, Rapallo, Chiavari e La Spezia. Inoltre stiamo cercando di realizzare sportelli interni presso la Casa Circondariale Marassi (è stato presentato un protocollo d’intesa) e il carcere femminile di Pontedecimo (unico carcere femminile in Liguria), dove abbiamo attivato in collaborazione con il Gruppo di Osservazione e Trattamento, un progetto denominato “Un ponte per le donne”, dove le figure responsabili del trattamento individuano nello Sp.In. la risorsa che può aiutare la detenuta a riavvicinarsi alla libertà, iniziando da dentro un percorso di riappropriazione e gestione della propria vita.
La collaborazione con il Centro Servizio Sociale Adulti
La
presenza dello Sportello all’interno della struttura del C.S.S.A. ha garantito
per volontari ed operatori una costante presenza che si è rivelata un sostegno
tecnico e professionale di alto
livello. La delicatezza della presenza e la non invasività di ruolo hanno avuto
ripercussioni positive sull’attività dello Sportello in termini di
responsabilità e gestione autonoma. Scambi di conoscenze ed informazioni hanno
creato una sorta di formazione indiretta, che aggiunge valore al lavoro dello
Sp.In. e si rivela funzionale all’operato delle assistenti sociali. Soprattutto nella fase iniziale le assistenti sociali hanno supportato i volontari e gli operatori nella definizione del servizio, aiutando praticamente e professionalmente a risolvere situazioni spesso complicate dal punto di vista giuridico ed umano. La loro presenza ha fornito sicurezza ai volontari, che hanno imparato a districarsi tra le procedure e i termini legali. Le stesse misure alternative con il tempo sono diventate materia più comprensibile, nonostante le normali difficoltà.
I timori iniziali
Lo
Sp.In. oggi è un servizio con una buona visibilità sul territorio grazie alla
rete solida che gli ruota intorno. All’apertura dello Sportello uno dei nostri
timori era proprio la localizzazione fisica del servizio all’interno del
Centro di Servizio Sociale Adulti, laddove la realtà sociale si incontra con la
norma statuale penale. Questo ci appariva, allora, una stridente contraddizione
ma al suo interno conteneva un pensiero importante: se l’incontro avviene può
produrre sicurezza e congruenza della legge con la vita e la società,
altrimenti il problema rimane chiuso nel carcere che comunque è parte della
società. Lo Sp.In. adesso è un luogo ed una risorsa dove può nascere l’incontro tra norma penale semplice e rigida e i problemi, i bisogni delle persone che queste norme infrangono.
Il funzionamento
Lo
Sportello all’inizio del progetto è stato operativo tre volte la settimana:
il martedì, mercoledì e giovedì dalle ore 10.00 alle ore 13.00. Attualmente
è aperto dal lunedì al giovedì con lo stesso orario, mentre il venerdì sono
previsti colloqui su appuntamento. L’afflusso è caratterizzato da persone in
misura alternativa o in sospensione pena, ex detenuti, familiari. I
turni dello Sportello informativo sono coperti dai volontari delle varie
associazioni, e durante il turno sono in compresenza due operatori. Oggi
lo Sportello ha sue precise caratteristiche nell’accogliere e seguire coloro i
quali vi si rivolgono, che vengono sostenuti dai volontari tramite il colloquio
conoscitivo. è stato evidenziato che spesso, a fronte della richiesta di
informazioni, emerge un bisogno di raccontare il proprio dramma, le proprie
vicissitudini e spesso di intravedere delle possibili soluzioni. Le
persone che arrivano al nostro servizio portano con sé grandi
carichi di sofferenza e molta confusione. Alcuni non sanno definire con
precisione qual è il loro problema
principale. La richiesta di lavoro appare come il bisogno più impellente nel quale essi intravedono una possibile soluzione alternativa alla recidiva; molto spesso emergono esigenze sulla soddisfazione dei bisogni primari: casa, cibo, abbigliamento…
Alcuni dei progetti realizzati o in fase di sperimentazione
Partecipazione alla commissione lavoro per fasce deboli Il progetto ha l’obiettivo di studiare e rendere operativi strumenti di aiuto per i detenuti, investendo sui loro familiari, spesso vittime indirette della carcerazione, offrendo loro un percorso di formazione ed orientamento veloce e snello, che conduca ad un inserimento lavorativo. Con tale attività si vuole tentare di ristabilire un equilibrio alla famiglia colpita dalla carcerazione di uno dei suoi membri e riportare sollievo economico alla gestione familiare.
Progetto Penelope Consiste nella costante presenza di un tutor avente funzioni di supporto, contenimento e riferimento relazionale ed affettivo. Costituisce un sostegno importante per persone che si trovano da tempo fuori dal circuito lavorativo e che sentono il bisogno di essere guidate e rieducate alle regole del lavoro, senza altresì perdere di vista la globalità dei bisogni della persona che ambisce a reintegrarsi anche socialmente.
Progetto A.N.T.E.S., Azioni Non Tese Esclusivamente allo Stipendio Questo
progetto è specifico sulla richiesta lavorativa dell’utenza che afferisce
allo Sp.In. Dalla nascita dello Sp.In. i volontari sentivano il bisogno di dare risposte più mirate rispetto alla richiesta lavorativa, che rimaneva sempre molto alta e complessa per le persone dell’area penale, per le quali il lavoro diventa uno strumento di riscatto sociale, di avvicinamento ad un concreto e possibile percorso di riabilitazione, oltre ad essere un mezzo di educazione alla legalità. Non volevamo offrire un lavoro, perché non siamo attrezzati per questo, bensì rendere le persone maggiormente “appetibili” sul mercato del lavoro.
Progetto Presa a Cuore Nell’attività
ordinaria di Sportello, e su richiesta dei volontari, si è attivata una
sperimentazione su un ristretto numero di casi. Vista la complessità delle
situazioni che si presentano e la necessità di rivedere le persone per poterne
verificare il percorso, si è pensato di accompagnarle attraverso una serie di
azioni mirate all’autonomia. La “presa a cuore” definisce un accompagnamento monitorato, un tutoraggio, mutuato dal modello solidaristico del volontariato. Obiettivo del progetto è la messa in campo di un operatore della mediazione che possa connettere le risorse istituzionali e informali per creare un progetto individuale che abbia la finalità di reinserire la persona nel circuito sociale, allontanandola dal rischio di recidiva e dalla ripetizione di modelli delinquenziali persistenti.
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