|
Il
mio matrimonio dietro le sbarre Non credo di aver mai avuto tanta fretta di entrare dentro ad un carcere come in quel momento di Massimiliano Ruggiero Casa di Reclusione di San Gimignano Immaginare
il mio matrimonio fino a poco tempo fa mi era praticamente impossibile. Dopo
essere stato per tanti anni chiuso in un sistema penitenziario che ancor oggi
poco lascia alla speranza in un futuro
migliore, mai avrei pensato che la mia vita potesse subire un cambiamento così
radicale. Tutto è nato circa due anni fa, quando in modo del tutto casuale ho conosciuto una ragazza, anche lei detenuta, con la quale ho iniziato una corrispondenza che, col passare del tempo, è diventata sempre più fitta ed intensa.
Non erano più semplici parole scritte su fogli colorati d’ogni tipo
è
iniziata così un’amicizia che in breve tempo si è trasformata in un rapporto
sicuramente più profondo. Dopo quasi un anno di corrispondenza quotidiana,
siamo riusciti entrambi ad ottenere la possibilità di effettuare dei colloqui
telefonici nonché un colloquio settimanale di pochi minuti, in occasione dei
quali si concentrava, ogni volta, un universo di emozioni difficilmente
comprensibili per chi vive una realtà ben diversa da quella che, invece, vive
una persona in un carcere. Non
erano più semplici parole scritte su fogli colorati d’ogni tipo: al nostro
rapporto si erano aggiunte anche le nostre voci, ed è stato come aggiungere un
altro tassello per rafforzare un rapporto che difficilmente avrebbe trovato
allora, e forse non troverà mai, credito da parte di nessuna persona che vive
al di fuori di queste mura. Sicuramente
una vicenda di questo tipo non può continuare a vivere solo con la buona volontà
di due persone, lettere e telefonate forse non sarebbero mai state sufficienti
per proseguire una storia che definire incredibile sarebbe riduttivo. Una
mano però è arrivata anche dal destino, che mi ha portato finalmente ad
usufruire dei permessi premiali; e sono stati proprio questi che hanno fatto
nascere in me il forte desiderio di incontrare finalmente la persona con la
quale stavo condividendo una storia in qualche modo speciale. Così durante il mio secondo permesso premio mi è stata concessa la possibilità di andare a trovare la mia compagna: un colloquio di due ore alla fine del quale mi sono reso conto che, uscendo da quel carcere, stavo in qualche modo lasciando dentro una parte di me.
Sposarmi con una persona che, in qualche modo, rifletteva quello che io avevo sempre cercato
Nei
successivi permessi premio ho avuto la possibilità di proseguire i colloqui con
la mia compagna, circostanza che ha rafforzato ulteriormente il nostro rapporto.
Non c’erano più soltanto lettere e telefonate, ma si era aggiunto il tassello
più importante, una sorta di “prova del nove”: la persona che conoscevo
dalle lettere era davvero la stessa persona che potevo finalmente incontrare una
volta al mese, seppur in condizioni sicuramente restrittive che non permettono
certo troppe dimostrazioni d’affetto. Non
sono mai stato uno molto riflessivo, in passato sono sempre stato un gran
sognatore, ma stavolta, forse spinto dall’istinto e dalla casualità degli
eventi, non ci ho messo molto a prendere la mia decisione: quella di sposarmi
con una persona che, in qualche modo, rifletteva quello che io avevo sempre
cercato fino a quel momento, anche se probabilmente, dopo tanti anni di carcere,
avevo smesso di crederci. Questi ultimi mesi sono stati a dir poco frenetici, pieni di ansie e di angosce: in un carcere tutto diventa più difficile, e perfino richiedere e preparare tutti i documenti necessari alla celebrazione di un matrimonio può diventare a dir poco un’odissea!
Imparare a prendersi in mano il proprio destino
Dopo
tanti tentativi passati a chiedere aiuto ad un educatore, ad un assistente
sociale o ad un volontario, mi sono reso conto che, almeno nel carcere dove mi
trovo io, non avrei risolto nulla se non mi fossi aiutato da solo! Dopo
qualche mese sono comunque riuscito ad ottenere tutta la documentazione, e con
l’aiuto della mia compagna
abbiamo completato i preparativi. La giornata del mio matrimonio, data
l’agitazione, è iniziata di buon’ora: mi sarei dovuto presentare davanti al
carcere femminile della Giudecca intorno alle 10.00, ma alle 08.00 ero già
davanti alle stazione ferroviaria di Venezia! Durante
l’attesa, mentre passeggiavo nervosamente davanti al portone del carcere, ho
incontrato parte del personale che in quel momento faceva ingresso in Istituto;
ogni persona che mi incontrava mi salutava con modi gentili, ai quali
sicuramente non ero più abituato. Nonostante questo, in me aumentava
l’agitazione e allo stesso tempo la fretta di entrare nel carcere dove, da lì
a poco, si sarebbe svolta la cerimonia: non credo di aver mai avuto tanta fretta
di entrare dentro ad un carcere come in quel momento! Una volta dentro un’agente mi ha accompagnato all’interno di un grande salone, dove ho trovato molte persone: volontari, addetti del Comune e personale di Polizia penitenziaria, dai cui occhi traspariva tutta la partecipazione per quella giornata, così speciale. In quel frangente credo d’aver dimostrato tutta la mia agitazione!
Una dimostrazione di affetto, di umanità, di sensibilità
La
mia compagna è arrivata sotto braccio del suo testimone. Mi è venuta incontro
emozionantissima, e dopo pochi istanti è stato celebrato il matrimonio con rito
civile. Subito dopo c’è stato un rinfresco, in occasione del quale mi sono
state fatte mille raccomandazioni che mi hanno costretto a riflettere molto. Una
dimostrazione di affetto, di umanità, di sensibilità che mai e poi mai,
nonostante i miei 11 anni di carcere, avrei pensato di trovare all’interno di
queste mura. Ci
è stato concesso un colloquio straordinario, durante il quale io e mia moglie
abbiamo parlato molto dei progetti futuri, progetti a cui ora possiamo dire di
credere entrambi, ma che fino a poco tempo fa ci sembravano soltanto
un’utopia, vista la nostra condizione… Pochi
giorni dopo sono riuscito ad ottenere la disponibilità per un’assunzione da
parte di una cooperativa, che mi permette adesso di chiedere il beneficio della
semilibertà che finirei di scontare vicino a mia moglie. Rientrato dal permesso premio ho ripercorso ogni istante di quest’ultimo periodo, e, mettendo insieme tutti i tasselli che in questi due anni si sono andati ad aggiungere alla mia esistenza, possibilità lavorativa compresa, mi sono reso conto che la vita può realmente presentare delle sorprese inaspettate, dei risvolti che se sfruttati nel modo giusto aiutano a cambiare il proprio futuro.
Gli obiettivi potranno andare a vuoto una volta, due, tre, ma se non si molla la presa i risultati prima o poi arrivano
Oggi
mi basta tornare indietro di due anni, pensare a ciò che avevo due anni fa e
cosa invece ho adesso, per riuscire ad andare avanti con più ottimismo e grinta
di prima. Ci saranno certamente altre grandi difficoltà, altri mille ostacoli,
ma oggi so che se davvero si desidera qualcosa, se davvero la si vuole ottenere,
si può raggiungere qualunque obiettivo con la sola arma che abbiamo a
disposizione, la caparbietà. Gli obiettivi che ognuno di noi si prefigge potranno andare a vuoto una volta, due, tre, ma se non si molla la presa i risultati prima o poi arrivano. È per questo che oggi ho acquisito la consapevolezza che sarò in grado di superare i mille ostacoli che ancora dovrò affrontare, perché ho la convinzione che dietro ad ogni angolo potrò trovare il risultato fino ad allora vanamente inseguito.
|