Monica Brandoli

 

Monica Brandoli

 

Io devo dire che stamattina sono stata molto impressionata dalle relazioni, in particolare da quelle di Merlo, di Scatolero, di Bettin. Concordo con quello che diceva Roberto Merlo sul fatto che ci dovrebbe essere più ricerca, però io vorrei sottolineare che nonostante il comune di Bologna sia all’interno del coordinamento consultivo regionale sulle tossicodipendenze, io delle ricerche di Merlo non so nulla, nessuno ci passa nulla: chiederei quindi che anche le ricerche si connettano con l’operatività dei tecnici.

Vorrei dire alcune parole sullo scenario rispetto alla tossicodipendenza nella città di Bologna:

vi sono 4mila tossicodipendenti che si muovono nel nostro territorio, circa la metà sono seguiti dai servizi, gli altri fanno parte del famoso sommerso che risulta attraverso il metodo cattura e ricattura dell’Osservatorio Epidemiologico dell’Azienda USL;

c’è una maggiore utenza alcolista all’interno dei servizi tossicodipendenti;

c’è anche una maggiore ritenzione in trattamento anche se la popolazione dei servizi invecchia progressivamente (l’età media è di circa 34 anni);

ci sono minori morti per overdose (partivamo da un dato abbastanza sconcertante: nel 1998 c’erano stati 42 decessi, siamo arrivati nel 2001 a 18) questo anche soprattutto rispetto al sistema di riduzione del danno, che poi andrò a spiegarmi;

le tipologie dei tossicodipendenti che emergono sono i tossicodipendenti extracomunitari, i cocainomani (che spesso sono gli stessi eroinomani che usano per via endovenosa anche la cocaina) e quelli che hanno consumi e stili di consumi socialmente "compatibili" e che perciò riusciamo a contattare con maggiori difficoltà.

A Bologna il sistema dei servizi " tiene", regge bene: nel ‘95 la regione Emilia Romagna ha emanato una direttiva che istituisce il sistema dei servizi il cui comitato di governo è il CTT (Coordinamento tecnico territoriale), formato da azienda ASL, Comune e privato sociale. A Bologna lo scenario nel quale lavoriamo è difficile, perché dobbiamo fare i conti oltre che con le esigenze politiche degli amministratori, con quelle dei comitati di cittadini, con le liste civiche, con le interpellanze che piovono non appena sposti un servizio o tenti di crearne uno nuovo. E noi, i tecnici, in particolare quelli del comune, ci sentiamo in mezzo a mille esigenze, siamo chiamati costantemente a fare, a produrre, senza avere troppo tempo per riflettere. Ecco, quello che noi lamentiamo è l’assenza di un pensiero alto, una strategia che in qualche modo venga a sostenerci. La sensazione è che siamo noi a dover dare delle indicazioni che non sempre sono di nostra competenza, perché siamo costretti a mediare, da una parte, tra quello che facciamo e quello che sarebbe giusto fare da un punto di vista scientifico; dall’altra, tra le spinte propulsive di chi gestisce per noi i servizi (che sono però anche attori politici e non solo gestori) e i bisogni politici.

Nonostante tutto, il sistema dei servizi "tiene" ed è un sistema ricco: l’area della riduzione del danno (ribattezzata "riduzione dell’uso") in particolare, ha consentito l’accesso ai servizi a persone che pur presentando situazioni disperate non avrebbero avuto l’opportunità di accedervi per motivi burocratici (perché non avevano la residenza a Bologna, per esempio). A Bologna esistono cinque dormitori per un totale di circa 260-270 posti letto; il prossimo anno diventeranno 290.

Punti cruciali all’interno dell’area "riduzione del danno/uso" sono:

lo Sportello sociale e delle opportunità, uno dei primi esempi per poter coniugare anche stili di lavoro diversi. Costituito da tre realtà del privato sociale, è l’unico punto su Bologna per accedere ai dormitori rispetto alle basse soglie, oltre che un’opportunità di "aggancio" ai servizi ed un primo punto di partenza per percorsi di formazione professionale;

l’unità mobile per la somministrazione del metadone dell’azienda USL. Anche questo è stato un progetto sperimentale - diventato servizio - che consente a chi non ha la residenza a Bologna di poter essere preso in carico, previo invio da parte dell’unità d’aiuto (unità di strada) del Comune ai programmi farmacologici sostitutivi;

due pronto soccorsi sociali che mettono a disposizione posti letto per persone che vengono direttamente dalla strada, all’interno di due comunità terapeutiche che si sono rese disponibili a utilizzare il farmaco sostitutivo;

il centro "Abbastanza". Si tratta di un centro di lavoro dove le persone dalla strada possono andare per lavorare anche solo due o tre ore e vengono pagate per quello che producono, per quello che fanno, senza preoccuparsi del fatto che possano utilizzare il ricavato per "andarsi a fare"; l’importante è dare loro delle opportunità di non fare l’elemosina per strada, di non commettere reati, di intrecciare delle relazioni significative;

il servizio sociale adulti che fa accoglienza e cerca di fare anche per le persone tossicodipendenti più disagiate progetti di integrazione;

un servizio di mensa-bus (unico in Italia) attraverso l’allestimento di un autobus dell’ATC dismesso che è diventato una sorta di ristorantino ambulante che abbiamo usato per quattro mesi, l’anno scorso, durante il periodo di emergenza freddo. Quest’anno, grazie a un finanziamento regionale, potrà diventare forse un servizio permanente.

Vorrei aggiungere alcuni dati che ritengo significativi. Noi abbiamo avuto la possibilità di accogliere durante il2001 420 persone nei dormitori di Bologna e abbiamo fatto 60 invii ai pronto soccorsi sociali di queste due comunità terapeutiche. Gli operatori ci hanno comunicato che di questi 60 invii, il 78% ha avuto una ritenzione in trattamento, che è sicuramente una percentuale più alta di quella riscontrata nelle comunità terapeutiche tradizionali. Sempre per queste persone dell’area della riduzione del danno. si sono riuscite ad accendere 86 borse lavoro. Credo siano dati che fanno riflettere perché senza una rete collaudata di servizi da offrire non avremmo ottenuto gli stessi risultati. Al di là dei numeri, dietro le sigle, non bisogna dimenticare che ci sono facce, ci sono delle persone.

 

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