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Monica Brandoli
Io devo dire che stamattina sono stata molto impressionata dalle relazioni, in particolare da quelle di Merlo, di Scatolero, di Bettin. Concordo con quello che diceva Roberto Merlo sul fatto che ci dovrebbe essere più ricerca, però io vorrei sottolineare che nonostante il comune di Bologna sia all’interno del coordinamento consultivo regionale sulle tossicodipendenze, io delle ricerche di Merlo non so nulla, nessuno ci passa nulla: chiederei quindi che anche le ricerche si connettano con l’operatività dei tecnici. Vorrei dire alcune parole sullo scenario rispetto alla tossicodipendenza nella città di Bologna:
A Bologna il sistema dei servizi " tiene", regge bene: nel ‘95 la regione Emilia Romagna ha emanato una direttiva che istituisce il sistema dei servizi il cui comitato di governo è il CTT (Coordinamento tecnico territoriale), formato da azienda ASL, Comune e privato sociale. A Bologna lo scenario nel quale lavoriamo è difficile, perché dobbiamo fare i conti oltre che con le esigenze politiche degli amministratori, con quelle dei comitati di cittadini, con le liste civiche, con le interpellanze che piovono non appena sposti un servizio o tenti di crearne uno nuovo. E noi, i tecnici, in particolare quelli del comune, ci sentiamo in mezzo a mille esigenze, siamo chiamati costantemente a fare, a produrre, senza avere troppo tempo per riflettere. Ecco, quello che noi lamentiamo è l’assenza di un pensiero alto, una strategia che in qualche modo venga a sostenerci. La sensazione è che siamo noi a dover dare delle indicazioni che non sempre sono di nostra competenza, perché siamo costretti a mediare, da una parte, tra quello che facciamo e quello che sarebbe giusto fare da un punto di vista scientifico; dall’altra, tra le spinte propulsive di chi gestisce per noi i servizi (che sono però anche attori politici e non solo gestori) e i bisogni politici. Nonostante tutto, il sistema dei servizi "tiene" ed è un sistema ricco: l’area della riduzione del danno (ribattezzata "riduzione dell’uso") in particolare, ha consentito l’accesso ai servizi a persone che pur presentando situazioni disperate non avrebbero avuto l’opportunità di accedervi per motivi burocratici (perché non avevano la residenza a Bologna, per esempio). A Bologna esistono cinque dormitori per un totale di circa 260-270 posti letto; il prossimo anno diventeranno 290. Punti cruciali all’interno dell’area "riduzione del danno/uso" sono:
Vorrei aggiungere alcuni dati che ritengo significativi. Noi abbiamo avuto la possibilità di accogliere durante il2001 420 persone nei dormitori di Bologna e abbiamo fatto 60 invii ai pronto soccorsi sociali di queste due comunità terapeutiche. Gli operatori ci hanno comunicato che di questi 60 invii, il 78% ha avuto una ritenzione in trattamento, che è sicuramente una percentuale più alta di quella riscontrata nelle comunità terapeutiche tradizionali. Sempre per queste persone dell’area della riduzione del danno. si sono riuscite ad accendere 86 borse lavoro. Credo siano dati che fanno riflettere perché senza una rete collaudata di servizi da offrire non avremmo ottenuto gli stessi risultati. Al di là dei numeri, dietro le sigle, non bisogna dimenticare che ci sono facce, ci sono delle persone. |