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Giornata di Studi su Casa di Reclusione di Padova - 16 febbraio 2001 Formazione di detenuti come mediatori culturali in carcere Relazione della prof. Elena Falautano Il Progetto si è articolato sulle due carceri milanesi di S. Vittore e Opera ed è stato rivolto ad agenti di P.P. e a detenuti stranieri. Lo svolgimento del progetto è stato reso possibile grazie all’utilizzo di F.S.E. stanziati dal Ministero degli Affari Sociali specificamente per la realizzazione di progetti rivolti a fasce di popolazione svantaggiata tra le quali erano espressamente citati i detenuti e gli stranieri. Il progetto, ideato da alcuni docenti dei C.T.P. che operano sulle due carceri è stato fatto proprio dal Comune di Milano, settore Formazione e Lavoro, che risulta esserne l’Ente gestore. Il seguente resoconto riguarda solo la tranche di S. Vittore. Corso agenti Gli agenti di P.P. coinvolti nel Progetto sono stati 14, hanno seguito un corso della durata di 100 ore, delle quali 72 in orario di lavoro. Secondo le indicazioni fornite come criterio di ammissione sono stati inseriti nel Progetto solo agenti o ispettori che svolgessero una mansione che prevedesse la loro presenza effettiva nei reparti. Su richiesta della Direzione gli agenti sono stati suddivisi in due gruppi, che hanno seguito percorsi paralleli in giorni diversi. La distribuzione nei gruppi è stata demandata alla scelta dei partecipanti. Complessivamente la presenza è stata molto costante per i partecipanti del gruppo 2 e piuttosto scarsa, almeno per alcuni, del gruppo 1. Secondo quanto affermato dagli stessi partecipanti questo può essere stato imputato al fatto che nel gruppo più “presente” erano inseriti tre ispettori che sono stati vissuti come possibili “controllori” della disciplina del gruppo. La presenza di personale maggiormente qualificato in uno dei gruppi ha comunque condizionato anche la produttività e il livello di discussione del gruppo. Talora gli agenti hanno lamentato una scarsa attenzione, da parte di chi era preposto a stilare l’orario di servizio, a tenere in considerazione la loro partecipazione al corso, e questo può essere stato un altro motivo di assenza. Sempre su richiesta della Direzione, anche per la necessità di esaurire una parte dei corsi entro il ‘99, l’orario è stato organizzato (per la quasi totalità) in modo da distaccare dal lavoro il personale partecipante per tutta la giornata; questo tipo di organizzazione, se da una parte ha favorito la coesione del gruppo, non è stata la migliore dal punto di vista didattico. Il corso è stato articolato in: Alfabetizzazione informatica h. 20
Mediazione h. 20
Comunicazione interculturale h. 30
Sviluppo di progetti interprofessionali h. 20
Incontri con esperti h. 10
Dalle valutazioni intermedie e finali si evince che complessivamente il corso ha destato interesse nei partecipanti, e si sono registrate diverse richieste di approfondimento dei temi trattati e di ulteriore formazione. Su questo aspetto sarà elaborata una relazione più dettagliata in seguito. Sembra importante sottolineare che il gruppo formato sente di aver maturato una maggior professionalità e manifesta il desiderio di spenderla sul lavoro. Altrettanto significativi sono i rimandi avuti dagli esperti intervenuti i quali affermano che loro stessi e i loro colleghi hanno registrato un netto miglioramento nei rapporti con gli agenti e una maggiore collaborazione; in alcuni casi ci sono state da parte del personale di P.P. proposte di progettazione comune di interventi. A questo proposito sarebbe importante trovare i mezzi per valorizzare l’esperienza maturata, per non disperdere un patrimonio di competenze di aspettative e di entusiasmi, che potrebbero essere utilmente convogliati in una migliore resa lavorativa. Corso detenuti I detenuti stranieri coinvolti nel Progetto sono stati complessivamente 46: di questi solo 23 hanno completato i corsi. Era stato concordato con la Direzione il blocco dei trasferimenti per tutti i partecipanti e se si eccettuano tre casi, dove il trasferimento è stato inevitabile, e un caso di richiesta di trasferimento avanzata dal detenuto per motivi personali, la consegna è stata mantenuta. Una causa di abbandono dei corsi è stata imputabile alle scarcerazioni (nove) e a questo proposito va sottolineato che una selezione più puntuale dei partecipanti, dal punto di vista del carico penale, avrebbe dato garanzia di maggiore stabilità. Il resto degli abbandoni è da imputare a motivi di lavoro: se si considera il tipo di utenza straniera è facile immaginare che di fronte all’offerta di un lavoro interno, la scelta sia pressoché condizionata. Il limite del progetto da questo punto di vista è stato di non prevedere una retribuzione per i partecipanti (in fase di progettazione questa ipotesi era stata scartata per non introdurre elementi che inficiassero la motivazione dei partecipanti). Purtroppo, per motivi organizzativi (il forte ritardo nell’approvazione del progetto da parte del Ministero ha costretto a comprimere la fase di selezione), non è stato possibile fare una scelta accurata dei partecipanti, dal punto di vista delle competenze richieste per frequentare il corso, (conoscenza della lingua italiana e livello culturale acquisito nel paese di provenienza) e, di fatto alcuni degli ammessi hanno faticato a restare al pari con gli altri compagni in possesso di maggiori strumenti di base. Come spesso accade in carcere c’è anche da sottolineare che per molti detenuti le motivazioni principali alla frequenza sono l’opportunità di uscire di cella, di emergere dall’anonimato, di incontrare “esterni” con i quali rapportarsi, di evitare il trasferimento in altri Istituti; tuttavia, nonostante le componenti fuorvianti, diversi corsisti hanno recuperato la motivazione all’apprendimento in itinere. E’ stata indubbiamente molto positiva l’opportunità data ad alcuni detenuti del reparto “protetti” di frequentare il corso insieme ai detenuti comuni; durante l’anno la diffidenza dei primi giorni si è stemperata e i gruppi si sono coesi senza discriminazioni. Purtroppo le rigidità endemiche dell’Istituzione carcere legate alle rigidità burocratiche dei progetti F.S.E. hanno creato non pochi problemi organizzativi che tuttavia sono stati mediamente superati grazie alla collaborazione reciproca; senz’altro è emerso con chiarezza che una fase di progettazione comune che coinvolga anche l’area della sorveglianza, unita ad una costante comunicazione sullo svolgimento dei lavori sia una prassi da percorrere se si vuole ottimizzare il lavoro. I detenuti sono stati suddivisi in due gruppi (inizialmente composti ciascuno da 15 alunni) che hanno frequentato i corsi parallelamente dal 13 Dicembre ‘99 al 7 Luglio ‘00 dal Lunedì al Venerdì dalle 15.30 alle 17.30; oltre all’orario canonico sono state aggiunte alcune ore il Sabato mattina dalle9.00 alle 12.00 e, quando si è reso necessario, alcune ore durante la settimana dalle 13.00 alle15.30. Il totale delle ore di formazione svolta è stato di 284 ore Il corso è stato articolato in: Italiano h. 70 La struttura grammaticale della lingua italiana; i vari tipi di testo; produzioni di testi: lettera, relazione, tema espositivo, tema argomentativo; la comunicazione e le sue forme; la funzione dei messaggi; Matematica e scienze h. 50 Interpretazione e realizzazione di tabelle grafici, istogrammi e areogrammi. Elaborazione e analisi statistica di un questionario da sottoporre ai compagni di cella su alcune caratteristiche della condizione detentiva. La globalizzazione economica e il concetto di multinazionale. Lo sfruttamento dei Paesi in via di sviluppo e lo studio delle dinamiche che portano al loro impoverimento; l’ingegneria genetica e lo sfruttamento delle risorse genetiche nel sud del mondo, il monopolio delle ricchezze derivate. Scienze sociali h. 40 Alcuni aspetti della condizione giuridica dello straniero; i permessi di soggiorno per motivi di lavoro; l’espulsione; alcuni istituti processuali. Orientamento h. 30 Orientamento sul territorio: la ricerca del lavoro, i corsi scolastici (il sistema scolastico italiano, la possibilità di convertire il titolo di studio del paese d’origine, i corsi F.S.E. per stranieri) i centri e le associazioni che si occupano del cittadino straniero a Milano e dintorni. La ricerca del lavoro: incontro domanda-offerta (Ufficio di collocamento, centri lavoro, agenzie di lavoro, agenzie interinali, cooperative e loro funzioni); tecniche di ricerca del lavoro, di selezione di un annuncio, elaborazione di un curriculum e tecniche di colloquio. Elaborazione di un vademecum di sopravvivenza all’interno di S. Vittore Esercitazioni h.10 Esercitazioni di italiano e di matematica, anche in funzione della preparazione all’esame di licenza media. Mediazione h. 20 Modelli culturali; il ruolo del mediatore (obiettivi, competenze e strumenti) la funzione del mediatore in carcere, elaborazione di un progetto di utilizzo della professionalità acquisita. Comunicazione h. 30 Il significato della comunicazione, il concetto di cultura (valori, convinzioni, comportamenti), i valori nelle culture diverse. La comunicazione verbale, non verbale e paraverbale Analisi dell’immigrazione h.20 L’attività del NAGA; la legge 40/98, la legislazione in materia sanitaria per gli stranieri extracomunitari; i problemi legati alla salute (igiene e prevenzione) Modello organizzativo del sistema penitenziario e principi di ordinamento penitenziario; l’ufficio immigrazione della Questura di Milano; incontro con l’educatrice responsabile degli stranieri a S. Vittore. Incontri con esperti h. 10 Agenzia di Solidarietà per il Lavoro (I servizi offerti) Cooperativa Articolo 3 (Servizio di Accompagnamento dal carcere al territorio) Associazione FILEF Centro di Ascolto della Segreteria degli Esteri della Diocesi di Milano Servizio Formazione-Lavoro del Comune di Milano Incontro con i mediatori culturali già presenti a S. Vittore Dal punto di vista organizzativo è importante sottolineare che in ciascuna delle due carceri è stata prevista la presenza di un coordinatore del progetto, ruolo rivestito da un docente dei C.T.P., che ha mantenuto i contatti con le rispettive direzioni delle carceri, con il Provveditorato Regionale di Giustizia, con i docenti coinvolti nel progetto e con la segreteria della scuola, ha predisposto i calendari delle lezioni e ha seguito gli adempimenti burocratici. È stata inoltre fondamentale la presenza di un “tutor” per ogni gruppo – classe, che si è fatto carico della gestione e della distribuzione dei materiali ai partecipanti, nonché della risoluzione di tutti i problemi che si presentavano dal versante alunni nel corso dello svolgimento del progetto. Considerazioni finali Dal punto di vista del C.T.P. il Progetto ha costituito un momento molto importante di confronto tra istituzioni diverse ed è stato un “cantiere” di sperimentazione ricco di spunti e di esperienze acquisite. Sottolineiamo in modo particolare il rapporto instaurato con l’area della sorveglianza sia per quanto riguarda la domanda di formazione che è emersa, della quale la scuola potrebbe in parte farsi carico, sia per quanto riguarda le possibili forme di collaborazione che si sono andate delineando. e che a nostro avviso andrebbero sfruttate e valorizzate. Il vademecum elaborato con l’aiuto del personale di P.P. coinvolto nel Progetto e con i detenuti sarebbe a nostro avviso - apportati i debiti cambiamenti in funzione del nuovo regolamento - uno strumento importante che potrebbe venire tradotto nelle lingue più presenti all’interno del carcere e diffuso tra i detenuti. Sia il personale di sorveglianza formato, sia i detenuti che hanno partecipato con maggiore impegno hanno acquisito strumenti competenze e consapevolezza di possibili ruoli professionali che non andrebbero dispersi, anche per non creare disillusioni. Pensiamo, infatti, che occorra cominciare il lavoro per costruire un vero e proprio sistema di accoglienza/ accompagnamento per i detenuti stranieri attraverso l’utilizzo di queste nuove “figure professionali”. A questo proposito, potrebbe essere utile un impegno comune, per cercare disponibilità e finanziamenti per prevedere l’implementazione del Progetto sul versante sia di una prima formazione (messa a punto di un nuovo corso), sia di un tutoraggio, e di una formazione in servizio per coloro che sono già formati e si accingono a gestire gli interventi di sistema. Per quanto riguarda S. Vittore è la prima volta che la scuola entra in carcere non tanto per garantire il sacrosanto diritto all’istruzione, ma per tentare di risolvere, per la parte che le compete, un problema del carcere. A questo proposito sarebbe importante trovare i mezzi per valorizzare l’esperienza maturata, per non disperdere un patrimonio di competenze di aspettative e di entusiasmi, che potrebbero essere utilmente convogliati in una migliore resa lavorativa.
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