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Giornata di Studi su Casa di Reclusione di Padova - 16 febbraio 2001 Progetto “Sportello Informativo” Informazione e accesso ai diritti per immigrati e soggetti a rischio di emarginazione/detenuti Attività 2000 - 2001 (durata prevista: 12 mesi) Il modello organizzativo:
Il modello funzionale - operativo (le figure professionali e organizzative):
Attività formative
Sportello informativo presso la Casa Circondariale di Bologna periodo aprile 2000 – marzo 2001 Finanziamento R.E.R. L.R. 2/85 art. 41 Lire 87.479.000 1 mediatore socio culturale area magreb 30 ore settimanali per 12 mesi Lire 46.238.400 1 mediatore socio culturale area albanese 15 ore settimanali per 12 mesi Lire 23.119.200 Mediazione socio sanitaria 6 ore settimanali per 12 mesi Lire 9.240.566 Realizzazione di attività seminariali 4 seminari di livello provinciale Produzione di materiale di documentazione Implementazione Lire 6.539.000 Gestione Lire 2.341.834 Finanziamento Comune di Bologna - Valorizzazione per Lire 87.479.000 Responsabile F.F. Ufficio Area esecuzione penale adulti 12 ore settimanali per 12 mesi Lire 19.144.350 1 Ass. Soc. servizio sociale adulti 18 ore settimanali per 12 mesi Lire 28.716.480 Coordinatrice servizio sociale adulti Lire 8.588.200 1 Consulente servizio immigrazione 12 ore settimanali per 12 mesi Lire 16.000.000 Intervento di mediazione socio culturale di altre aree geografiche Lire 15.000.000 Sportello informativo presso la Casa Circondariale Data di avvio dello sportello: In data 8 maggio 2000 ha preso avvio l’attuale gestione dello sportello informativo. Soggetto gestore della mediazione interculturale: Associazione “solide” Destinatari: Lo sportello si rivolge a tutti i detenuti (stranieri e italiani), in particolare ai detenuti in grave disagio. Operatori: Un mediatore di lingua araba e francese (30 ore settimanali) e un mediatore di lingua albanese (15 ore settimanali), un’assistente sociale, un coordinatore referente del Comune, 3 mediatrici socio sanitarie. Orari: Nell’arco di una settimana il servizio presenta dunque questa articolazione oraria: LUN. 14.00 - 18.00 Med. Alb. MAR. 08.00 - 14.00 Med.Ara. MER. 08.00 - 14.00 Med. Ara. / 12.00 – 18.00 Med. Alb / 12.00 - 17.30 Ass. Soc. / 12.00 . 14.00 Coordinamento. GIO. 08.00 - 13.00 Med Ara. VEN. 10.00 - 18.00 Med. Ara. SAB. 09.30 - 14.30 Med. Ara. /Med. Alb. Modalità di svolgimento delle attività: Il passaggio dall’ingresso della casa circondariale all’ufficio dello Sportello informativo, situato dentro la palazzina della direzione, avviene in circa trenta minuti, questo tempo è necessario per l’espletamento delle formalità relative al controllo. Si esaminarlo le “domandine” (richieste di colloqui che il detenuto compila nelle varie sezioni e che noi ritiriamo presso la segreteria degli educatori), si preparano le schede per i colloqui. Nel caso di primo colloquio si contatta l’educatore per maggior informazione. Per poter effettuare un colloquio nelle varie sezioni, svolgere eventuali pratiche formali nei piani, attendere il detenuto e svolgere il colloquio, occorre complessivamente circa un’ora per ogni detenuto. Una delle difficoltà maggiori per incontrare i detenuti stranieri è rappresentato dalla condizione penale (posizione giuridica): appellanti ed imputati sono presenti in numero elevato. Gli imputati si possono vedere previa autorizzazione del G.I.P. mentre gli appellanti vengono trasferiti continuamente. Con i detenuti definitivi ed un certo numero di appellanti si cerca di attivare una serie di interventi diversificati. Il colloquio si articola in questo modo:
Durante il colloquio è molto importante fare emergere l’esatta provenienza per il fatto che detenuti provenienti dalla stessa aria geografica e con una cultura comune, per certi aspetti sociali sono diversi, e anche il loro modo di rapportarsi con l’istituzione può essere diverso. Si cerca di capire attraverso il dialogo il loro percorso migratorio, che inizia dal paese d’origine con le sue complessità sociali e il loro rapportarsi in una nuova realtà e in un contesto socio culturale diverso. Bisogno non espresso Questa è un’operazione molto più complessa per individuare il possibile disaggio sociale del detenuto. Serve poi per fare un quadro più completo nel lavoro comune con gli educatori del carcere e con l’assistente sociale del Comune. In questo modo si cerca di facilitare la comunicazione tra il detenuto e il personale operativo per poter realizzare in modo più efficace gli interventi rieducativi. Segretariato sociale Le attività di segretariato sociale si traducono prevalentemente in prestazioni informative e di intermediazione con altri servizi e strutture pubbliche e private. Esse riguardano soprattutto:
Amministrazione sociale, relazioni Dopo ciascun colloquio si stende una relazione o, in caso di persona già conosciuta, si aggiorna la scheda e si compie una valutazione degli elementi emersi, cercando di segnalare il bisogno ad altre figure/competenze, quando opportuno, e di organizzare una risposta quando la domanda ha che fare con le funzioni dello sportello. Collaborazioni con altri servizi Secondo il caso specifico si contatta il servizio competente che può essere:
Il lavoro di rete Nel lavoro di rete i mediatori si rapportano spesso con:
Questi soggetti hanno una grande importanza per quel che riguarda il percorso rieducativo e per l’inserimento del detenuto nel tessuto sociale una volta libero. I mediatori, inoltre, costituiscono una risorsa che si estende all’intera casa circondariale, essi aiutano a gestire iniziative e/o comunicazioni fra detenuti e altre realtà presenti dentro la casa circondariale. Gli operatori dello sportello segnalano la necessità di un maggior coinvolgimento dei servizi istituzionali che si occupano di stranieri: questura, prefettura, ufficio provinciale del lavoro e Servizio immigrazione del Comune di Bologna. Rilevazione dati sui colloqui con i detenuti dal 8.5.2000 al 31.12.2000 Nell’analisi dei dati inerenti lo Sportello informativo si rileva che, su 229 colloqui con detenuti stranieri, si registrano 88 utenti (82 uomini e 6 donne), cioè la media è di due colloqui per ogni detenuto. Il primo colloquio è utilizzato per analizzare e valutare i bisogni espressi, mentre il secondo per dare una risposta ad essi. Nel calcolo totale dei detenuti stranieri (uomini) gli albanesi sono il 30 %, i magrebini sono il 55 %, i latino americani il 10 %, i comunitari il 5 %. I colloqui con i definitivi sono più numerosi rispetto ai colloqui con imputati, appellanti e ricorrenti. Il motivo è dovuto alla loro posizione giuridica, che permette l’avvio di un programma trattamentale rivolto ai detenuti definitivi l’ordinamento penitenziario volge maggiormente l’attenzione ai condannati). I detenuti definitivi, anche se sono inferiori di numero, hanno un tempo di permanenza più lungo, conoscono meglio il funzionamento delle regole all’interno dell’istituto penitenziario e il canale informale di comunicazione è reso possibile dalle attività svolte all’interno dell’istituto. Con l’aiuto dello sportello informativo il Servizio Sociale Adulti è riuscito in tempi reali a conoscere i dimittendi dall’istituto penitenziario potendo mettere in atto, così, una progettualità ancora prima della dimissione e dando più “voce” all’articolo 24 e al 25 del D.P.R. 616/7.; le risorse che il servizio sociale mette a disposizione per costruire un processo d’aiuto sono deliberate nell’atto del 23/7/1973 P.G. 572305/93. Per rispondere in modo complessivo ai bisogni espressi dagli ex detenuti il servizio sociale elabora un lavoro di rete con l’obiettivo di integrare risorse dai vari servizi territoriali sia istituzionali che del terzo e quarto settore (assistenti volontari, cooperativismo, assistenti familiari, auto - aiuto). Nella rilevazione dati inerenti l’anno ’99, le donne dimesse dall’istituto penitenziario sono in percentuale del 3,52 %, rispetto alle persone prese in carico. Si vuole comunque sottolineare l’importanza di sensibilizzare la collettività verso l’area dell’esecuzione penale, affinché si creino più risorse per rispondere ai bisogni di coloro che, con un vissuto carcerario alle spalle, hanno comunque più difficoltà nel dimostrare un reale cambiamento. Lo sportello nasce come luogo di accesso ai diritti e alle informazioni. In questo periodo si è cercato di tessere una rete di servizi che potessero aiutare gli operatori in questo compito, di dare più consistenza allo sportello.
Partendo dai bisogni dei detenuti si è cercato di sottolineare quanto delle problematiche esterne, alle quali la società con fatica risponde, si ritrovano all’interno dell’istituto carcerario e quanto sia sempre più sentita l’esigenza di punti di riferimento da parte dei detenuti che vorrebbero cambiare il proprio stile di vita. Da qui la necessità di integrare interventi e dare risposte chiare a domande quali il diritto al lavoro, ad una casa, la tutela della salute e quella giuridica. Gli operatori hanno lavorato in questi due anni affinché tali risposte venissero in parte evase e affinché, attraverso metodologie di intervento, si ponessero in rete risorse per sostenere il lungo percorso di reinserimento del detenuto. La collaborazione intrapresa con i servizi territoriali, istituzionali e non, sta sempre di più crescendo e permette una integrazione di risorse a sostegno del detenuto. Esempio: un detenuto rumeno si è rivolto allo sportello chiedendo come poteva fare per sanare la propria posizione di clandestino una volta uscito dall’istituto penitenziario. Esaminando con attenzione le possibilità concesse, abbiamo concordato che l’unica possibilità era quella del matrimonio all’interno dell’istituto, per poter procedere successivamente con il ricongiungimento familiare, come la legge prevede. Con l’aiuto dell’ufficio matrimoni del Comune di Bologna siamo riusciti a celebrare il matrimonio. Poi, in collaborazione con l’ufficio legale del sindacato CISL, abbiamo presentato alla Questura di Bologna la pratica di ricongiungimento, con tutta la documentazione necessaria. Il responsabile dell’ufficio stranieri ci ha rassicurarti che questa pratica verrà avviata nel momento in cui detenuto si avvicinerà al fine pena. Tali metodologie di intervento sono state motivo di valutazione e verifica in sede di equipe, momento importante, che gli operatori dello sportello hanno curato, in quanto strumento di costruzione di percorsi e verifica degli interventi, oltre che fonte di informazione. La cura della documentazione di una banca dati, sulla formazione e l’aggiornamento degli operatori dello sportello, è stato uno degli scopi prefissati per qualificare questo servizio. In quest’ultimo anno è stata ideata una banca dati formata da cartelle che contengono tutte le informazioni relative ai colloqui con i detenuti, creazione di un programma ad hoc (Excel) per ricavare dati statistici, creazione di un foglio di primo colloquio nel raccogliere i dati necessari durante i colloqui in sezione con i detenuti, creazione di una scheda per la rilevazione giornaliera dei colloqui svolti. L’accoglienza, l’analisi del bisogno e la sua valutazione complessiva, sono la leva del processo di aiuto che si costruisce con il detenuto, il quale è realmente motivato verso una crescita interiore e verso l’impegno per la modifica dei comportamenti antisociali. Questo è sicuramente è uno dei criteri guida dello sportello. La crescita interiore del detenuto, attraverso la collaborazione con la scuola e gli altri attori di tipo culturale, aiutano a combattere il fenomeno dell’auto incriminazione nei detenuti stranieri. L’Ordinamento Penitenziario, fondato sul dettato costituzionale, e il D.P.R. 616/77, sono a sostegno del reinserimento del detenuto nel tessuto sociale, soprattutto sottolineando l’importanza di mantenere e costruire il rapporto con la famiglia e di tutelare il detenuto nei suoi diritti e doveri, come un qualsiasi cittadino. Gli indicatori verso i quali dobbiamo rivolgere la nostra attenzione sono tre: il lavoro, la tutela alla salute, l’informazione. Lo sportello informativo svolge i seguenti compiti:
Esempio: un detenuto, di nazionalità albanese e clandestino, non riusciva a mettersi in contatto con suo fratello, che vive a Parma, perché anche lui è clandestino e cambiava in continuazione domicilio. Il detenuto era appellante e il suo rapporto con l’avvocato è diventato difficile. Il detenuto era in possesso del numero di telefono di un ristorante di Parma, dove suo fratello lavorava come cameriere. Siamo riusciti a contattare questo parente con molta difficoltà, anche perché aveva molta paura. Il suo intervento ha risolto il problema economico del nostro utente con l’avvocato. Pochi mesi dopo il ragazzo albanese è stato scarcerato e rimpatriato.
Proposte:
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