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Domanda dal pubblico
Nelle Case Circondariali, o nelle Case di Reclusione, i rappresentanti delle varie religioni lavorano in sinergia, oppure no?
Don Virgilio Balducchi (Delegato dei Cappellani della Lombardia)
Il problema è che alcuni non riescono ad entrare ed alcuni non vogliono entrare. Nel carcere di Bergamo, gli unici che entrano sono i Testimoni di Geova che, in ogni caso, non vogliono rapportarsi, dal punto di vista religioso, con il sacerdote cattolico. Liberi di farlo, naturalmente. Gli agenti, quando arrivano, dicono: "Ti rubano i clienti"… "Non preoccuparti, ne ho già abbastanza", rispondo. Ma, ad esempio, con l’imam stiamo facendo fatica a farlo entrare. Perché l’imam non è una figura istituzionale, come il cappellano, come i Valdesi, è un’altra cosa, non è un ministro del culto come lo intendiamo noi. E questo è il primo problema. Il secondo problema è che molti imam, interpellati, si sono rifiutati di entrare perché coloro che entrano in carcere sono persone che non rispettano la religione e, quindi, vanno tenuti da parte. Da questo punto di vista sono un po’ più duretti delle nostre Chiese, dal punto di vista della testa, poi in pratica trovi anche dei preti che dicono: "Se sono là sarà per qualche cosa", detta chiaramente. Infatti, per il 27 di questo mese, per il percorso di integrazione che stiamo facendo, stiamo cercando un imam: ho chiesto a Bergamo, ho chiesto a Milano… che venga, insieme a me, a discutere di religione assieme alle persone che sono in carcere. Non lo stiamo trovando e io ho rinunciato a chiedere, perché oramai sono "identificato". Stiamo facendo chiedere attraverso la mediatrice culturale, che è musulmana, e non c’è riuscita neanche lei. Io, all’inizio, quando non c’era la mediatrice culturale musulmana, portavo i Corani in lingua, ma li ricevevo tramite un’altra persona, che era musulmana, perché a me non li consegnano, perché sono una persona che non può toccare il libro. Io non posso andare in una moschea a prendere il Corano, se non c’è un imam con un cervello più allargato – come lo sono un po’ anche i preti – perché non può consegnarmelo, se è di stretta osservanza. Allora, l’altra persona andava a prendere i libri, poi li dava a me ed io li davo ai musulmani detenuti a Bergamo. Abbiamo anche provato a metterli in biblioteca, poi abbiamo scoperto che chi li prendeva non li consegnava più e, dal punto di vista religioso, è comprensibile, perché voleva dire che quel libro sacro poteva prenderlo in mano anche chi non credeva e questo è sbagliato. Quindi, bisogna fare un cammino lungo, che noi non abbiamo ancora percorso. È vero che noi siamo in una società dove - almeno dal punto di vista dell’istituzione, dal punto di vista della realtà credo proprio di no - in cui la figura ecclesiale cattolica ha un riferimento molto più ampio. E, quindi, è chiaro che l’altro ministro del culto, quando si confronta con un potere più alto, può anche avere dei problemi. Stiamo provando, non so cosa riusciremo a fare.
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