Giulio Vettorazzi

 

Giornata di studi "Carcere: non lavorare stanca"

9 maggio 2003 - Casa di Reclusione di Padova

 

 

Giulio Vettorazzi, sindaco di Limena

 

Per chi non lo conosce, Limena è un Comune confinante con Padova, a nord della città. Devo dire che tra i cittadini c’è una scarsissima conoscenza, in generale, della realtà carceraria. E certamente non aiutano gli organi di stampa a evidenziare quelli che sono i problemi e quelli che possono essere gli aiuti che anche i semplici cittadini possono dare alla realtà carceraria.

In particolare, gli enti locali stessi non conoscono le possibilità di utilizzo della manodopera all’esterno del carcere. Io personalmente ho partecipato, tre anni fa, ad un convegno organizzato dal Comune di Galliera, un paese dell’Alta padovana il cui Sindaco è qui presente, ed a questo convegno c’era Giancarlo Caselli (allora direttore del D.A.P. – n.d.r.) e si parlava della possibilità di utilizzare il lavoro dei detenuti all’interno e all’esterno del carcere.

L’argomento mi era sembrato molto interessante, e quella è stata l’occasione per arrivare a fare questo tipo di esperienza nel nostro Comune. Io direi che dovrebbe esserci anche un obbligo, non solo morale, di sostenere i progetti di reinserimento in società dei detenuti da parte degli enti locali.

Nel Comune di Limena inizialmente c’è stata una diffidenza, anche da parte dei cittadini, ma soprattutto da parte dei dipendenti comunali che avrebbero dovuto affiancarsi a questi detenuti ammessi al lavoro esterno. Questo è successo solo inizialmente, poi in effetti c’è stata una condivisione del progetto e, direi, addirittura dell’entusiasmo.

A Limena abbiamo una convenzione, direttamente con il carcere di Padova, per un operaio stradino e, ripeto, c’era diffidenza tra gli operai ad avere questo personaggio "scomodo". Ma l’esperienza più significativa è certamente quella di un aiuto bibliotecario, che esce proprio dall’attività di Rassegna Stampa al Due Palazzi. È un incarico molto delicato il suo, perché si riferisce a un’utenza particolare, è a contatto con un pubblico fatto soprattutto di ragazzi e bambini, ma anche genitori. Quindi l’equilibrio della persona, la capacità di rapportarsi, è molto importante. Devo dire che la scelta fatta dai responsabili è stata certamente molto oculata e il risultato è ottimo.

Dopo circa due anni di utilizzo del regime di articolo 21, il bibliotecario in parola ha ottenuto la semilibertà, ragione per la quale non era più possibile utilizzare la Convenzione con il carcere. Si trattava di interrompere un progetto di reinserimento, e questo non faceva parte delle nostre idee. Abbiamo insistito con la direzione del carcere per trovare un’alternativa, che poteva essere un’assunzione diretta da parte del Comune, ma questo era impedito dalla Finanziaria nazionale; in alternativa abbiamo trovato la collaborazione con la cooperativa "Il Cerchio" di Venezia - che ringrazio pubblicamente - che ha assunto la persona e ce l’ha collocata a lavorare nello stesso posto che occupava prima, quindi continuando il progetto di reinserimento avviato, che è certamente molto positivo.

Per quanto sarà possibile, aumenteremo la pubblicità riguardo a questo tipo di impegno, che è possibile prendere da parte delle amministrazioni comunali: oggi è presente anche il Sindaco di San Giorgio in Bosco (che è un altro paese dell’Alta padovana), per la prima volta in un carcere, e vediamo se è possibile estendere questo tipo di esperienza, certamente molto positiva, perché veramente crediamo che l’aiuto al reinserimento dei detenuti nella società civile, se non parte per tempo, rischia di ottenere dei disadattati, degli sbandati, che quando rientrano in società sono potenzialmente più a rischio di prima.

 

 

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