Sergio Contrini

 

Giornata di studi "Carcere: non lavorare stanca"

9 maggio 2003 - Casa di Reclusione di Padova

 

 

Sergio Contrini, Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Pavia

 

Le cose che abbiamo fatto a Pavia partono da una situazione forse un po’ atipica. Il carcere di Pavia è un istituto per 400 persone, dovrebbe essere una Casa Circondariale, ma in realtà c’è una sezione "protetta" e altre due sezioni ad alta sicurezza. I reclusi che risiedono a Pavia sono molto pochi, credo che non arriviamo a 10 unità.

Parto da qui per dire che far conoscere sul territorio situazioni di questo genere non è sempre facile. Allora, l’impegno che ci sta mettendo l’Amministrazione comunale è quello di far crescere una sensibilità tra gli amministratori comunali, che spesso sono i primi a non conoscere e a non comprendere.

Il secondo aspetto è quello di tendere a relazioni molto strette con la direzione della Casa Circondariale e a quella parte del mondo del volontariato che riesce a entrare e ad operare. Qui noi abbiamo una presenza molto forte, molto rilevante, della Chiesa locale. Nella situazione di Vigevano e di Voghera abbiamo pochi volontari e questo è un altro problema che si crea, rispetto soprattutto all’Amministrazione penitenziaria.

Un terzo aspetto riguarda una lavorazione molto interessante, che con la direzione della Casa Circondariale si è riusciti a fare, e si tratta della produzione del pane all’interno dell’istituto, attraverso corsi di formazione, pane che serve poi per tutta la popolazione detenuta. E sempre grazie alla direzione, si è riusciti a far transitare l’appalto per le pulizie, da un’impresa esterna, ai detenuti. Queste due risorse, il forno del pane e le pulizie affidate ai detenuti, significano responsabilizzare la popolazione detenuta e quindi attenuare la difficoltà di chi altrimenti sta sempre in cella.

Un altro servizio molto importante è quello dell’accoglienza e dell’assistenza ai detenuti quando escono, che l’Amministrazione comunale, con molta gradualità, ha iniziato due anni fa. Adesso stiamo assistendo una decina di ex detenuti, ai quali il Comune ha messo a disposizione dei minialloggi: non sono situazioni definitive, vogliono essere situazioni temporanee, per accompagnare comunque la persona che ha espiato la pena e non ha più un sostegno da parte dei famigliari. Abbiamo messo a disposizione della cooperativa "Il convoglio", che opera all’interno della Casa Circondariale, un edificio, che con il finanziamento della Regione Lombardia verrà ristrutturato, sempre per l’accoglienza abitativa dei detenuti e per l’accompagnamento.

Voglio anche ricordare, e mi permetto di farlo avendo qui un rappresentante del Dipartimento della Amministrazione penitenziaria, l’importanza di stringere sempre di più i rapporti tra gli enti locali e il Ministero della Giustizia.

Un altro aspetto, credo molto importante all’interno delle strutture, è quello della formazione iniziale e continua del personale di Polizia penitenziaria. Sono stati fatti sforzi enormi e si vede la qualità, che è una qualità certamente migliore rispetto a prima, ma oggi è variata anche la popolazione carceraria e, quindi, rispetto a questa variante, credo che debbano essere previsti corsi di aggiornamento a tutti i livelli.

Infine c’è un problema assolutamente doloroso, che spesso e volentieri ferma tutte le iniziative, ed è la gravissima carenza di educatori. Noi, su tutta la Provincia di Pavia, abbiamo circa 1.200 detenuti, in tre carceri, con un educatore e mezzo a tempo pieno. È evidente che lo sforzo di tutti coloro che tendono al reinserimento viene vanificato perché non c’è la preparazione organizzativa per fare fronte a questa esigenza.

 

 

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