Carlo Giorgi

 

Società senza informazione

I media, i diritti e gli esclusi

Venerdì 21 giugno 2002 - Milano

Carlo Giorgi, di "Terre di Mezzo"

 

Mi chiamo Carlo Giorgi, di Terre di Mezzo, uno di quei giornali che vengono venduti per strada. Rispetto ai nostri lettori posso dire che molto spesso più elastici di noi, nel senso che spesso i nostri lettori leggono altre pubblicazioni che, istintivamente, vengono viste dalla nostra redazione come concorrenza. Questa è la cosa da cui voglio partire, perché penso che poi, alla fine, la cose più importante sia riuscire a far uscire le notizie e, se i lettori e gli ascoltatori sono gli stessi, vale la pena fare un gioco di squadra.

È anche vero che le nostre realtà sono tutte molto diverse, sia perché abbiamo lettori diversi, sia perché abbiamo finalità diverse, perché lo scrivere sui vari giornali è diverso: nel nostro scrivono giornalisti, Toy Racchetti prima diceva che su Facce & Maschere al 90% scrivono persone dal carcere, quindi c’e un approccio diverso, di racconto di esperienze personali, probabilmente non d’inchiesta giornalistica.

Partendo dalla consapevolezza di queste differenze, che esistono fra le differenti testate, sia comunque possibile pensare a un lavoro insieme: noi lo abbiamo sempre fatto, quando ci è stato possibile, perché pensiamo che sia utile.

Faccio un esempio: due anni fa abbiamo proposto a "Scarp de tenis" di fare con noi un’iniziativa, "La notte dei senza dimora", il 17 ottobre. È un’iniziativa molto divertente, s’invita la cittadinanza di Milano a dormire in piazza, per solidarietà ai "senza dimora". L’anno scorso eravamo più di 120 persone, veramente impegnate, gli studenti, tutti quanti, in piazza Santo Stefano a dormire nei sacchi a pelo, sui cartoni etc.. Una notte di festa e d’informazione.

È stata una cosa positiva per molti versi, nel senso che ha visto insieme due giornali, due piccoli giornali, che fanno informazione anche sui senza dimora, e che hanno provocato la città, hanno provocato l’amministrazione. In particolare due anni fa avevano preparato la cosa, facendo una piccola inchiesta assieme sui luoghi della città dove vivono i "senza dimora": la sera prima siamo usciti e poi abbiamo prodotto questa mappa.

L’anno scorso, in collaborazione con Ristretti Orizzonti, abbiamo fatto una piccola inchiesta rispetto ai detenuti che hanno, a loro volta, un parente detenuto contemporaneamente a loro. Chi ha il padre detenuto, la moglie detenuta, oppure ai figli detenuti, e abbiamo scoperto, facendo un questionario, che nel carcere di Padova e in quello di San Vittore la percentuale è alta, attorno al 30%. Questo è stato possibile perché ci siamo sentiti e abbiamo visto, assieme ai detenuti, le domande più utili da sottoporre ai loro compagni e la cosa ha funzionato. È stata una cosa abbastanza semplice, tutto sommato, perché c’è stata la voglia di fare qualcosa assieme.

Questi sono solo due esempi, per dire che le possibilità di collaborazione che abbiamo sono molte. Io credo sia necessario lavorare per obiettivi precisi, inizialmente, secondo me per lavorare in fretta non dobbiamo porci degli obiettivi eccezionali… facciamo delle associazioni, etc.

Cominciamo a lavorare assieme su alcuni obiettivi semplici, facciamo un’inchiesta sulla sanità in carcere, facciamo un’inchiesta sui senza dimora, lavoriamo su obiettivi specifici e intanto cominciamo a lavorare assieme, poi le cose nascono…

 

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