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Venerdì 21 giugno 2002 - Milano Paolo Lambruschi, di "Scarp de tenis"
Mi riallaccio a ciò che diceva Carlo, visto che ha parlato della buona riuscita della Notte dei senza dimora. Scarp de tenis è finanziato principalmente dalla Caritas ambrosiana quindi, anche se non è un giornale religioso, comunque alle proprie spalle ha la componente forte dell’otto per mille e anche quella culturale della chiesa cattolica. Il primo problema che pongo è che adesso cambia l’Arcivescovo. Indubbiamente il cardinale Martini, nei suoi 22 anni a Milano, ha dato un grosso segno, ha richiamato molto la città a riflettere, penso che per il carcere abbia davvero fatto tantissimo e domenica, cioè pochi giorni prima di andare via, andrà ancora in carcere ad amministrare le cresime. Tutti i Natali che è stato a Milano li ha passati, come primo gesto della sua giornata, in carcere. Sono tutti gesti che sono entrati ormai nella consuetudine, anche dei giornali, perché fanno notizia, perché indubbiamente fa ancora notizia che un Cardinale vada in carcere. Mi ricordo questo dicembre, quando ha fatto un giro di mezz’ora con il camper della Caritas ed è andato con un’unità di strada fino davanti al Ferrotel, passando davanti alla Centrale. Anche questo gesto è stato davvero molto seguito e mi auguro che il prossimo Arcivescovo sia capace di fare altrettanti gesti di solidarietà. Noi sicuramente faremo di tutto, anche a nome di chi lavora in questo settore, nel carcere, di chi si occupa di senza dimora, per richiamare comunque il prossimo cardinale e i suoi collaboratori a gesti altrettanto significativi. A differenza di Danilo e Carlo io ho un pubblico che è un po’ diverso: una parte ascolta Radio Popolare, una parte, quella che incontriamo quando vendiamo davanti alle parrocchie, no. Ritengo che questo sia un vantaggio, perché si possono dire le stesse cose anche a pubblici diversi, quando molto spesso, invece si alzano degli steccati. La stessa notizia, magari ascoltata su Radio Popolare ha più una connotazione ideologica, letta su "Scarp de tenis", o su "Terre di Mezzo", o su qualsiasi altro giornale tra quelli qui presenti produce una valutazione diversa. Quindi è anche giusto dire questo, che molto spesso il mezzo dà un significato diverso, anche se poi la notizia è la stessa. Sono d’accordo con quanto diceva Carlo, l’importante è dare le notizie, perché anche le notizie buone passano, e penso che i giornali di strada, con i quali ho una piccola esperienza, abbiano fatto davvero, nel loro piccolo, cose importanti. Ad esempio per quanto riguarda la situazione dei senza dimora che, quantomeno sui giornali, è passata, non dico sia migliorata in sé, però quanto meno sappiamo che è un po’ più notiziata. Quando fa freddo, ci si accorge un po’ di più della gente che muore. Magari passano ancora sotto silenzio i clandestini che muoiono, ne vediamo ancora tanti e davvero vengono trattati con poche righe sui giornali però, un passo alla volta, credo che si riesca a far passare anche queste notizie. Anche perché devo dire che nelle redazioni milanesi ci sono colleghi giovani, bravi, sensibili, che molto spesso riescono a proporre delle storie che trovano sui nostri giornali e riprendono pari pari. L’importante è anche essere d’accordo nel costruire dei percorsi e per riuscire a fare un’informazione che poi passa, quindi credo che un’alleanza di questo tipo tra i media, che per la loro conformazione sono sempre più carenti di storie e inchieste, perché costano; noi invece, a poco prezzo, sia mediate dai giornalisti, sia trovate dal racconto diretto delle persone che ci sono, imponendo ovviamente delle regole di privacy. Credo che su questo si possono costruire delle alleanze interessanti. Per quanto riguarda la proposta del super ufficio stampa, devo dire che esiste l’agenzia Redattore Sociale, che credo abbia già questo compito di raccordo, per cui, caso mai, si tratta di potenziare quanto già esiste, di mettere in rete esperienze. Tra l’altro mi risulta che Redattore Sociale ha fra i suoi clienti anche diverse testate nazionali, la RAI… sicuramente loro sono in grado di potenziare questo discorso, anche perché creare nuove strutture è dispendioso e complicato. Un altro punto interessante, per quanto riguarda le alleanze, è il ruolo che hanno i sindacati. Noi abbiamo concluso con la C.G.I.L. (che ci è sempre stata vicina), e con altre centrali sindacali, un importante accordo che ci consente di andare a vendere nelle fabbriche, una cosa che stiamo già facendo, per cercare di allargare il nostro mercato e, soprattutto, per portare avanti dei progetti di solidarietà. Il nostro giornale, proprio perché ha alle spalle la Caritas ambrosiana, si connota molto (oltre che per l’informazione), per l’azione di recupero di persone, quindi il nostro giornale viene visto come uno strumento di reinserimento lavorativo, sociale, un passaggio che molto spesso serve per arrivare ad altri lavori, quindi il sindacato è davvero un partner molto importante, molto sensibile in questo. È importante anche per i nostri venditori, per lo meno quelli che negli anni si sono affrancati e hanno raggiunto un inserimento lavorativo, grazie anche ai lavori trovato dopo "Scarp de tenis". Questi vogliono costituire, assieme ai sindacati, un’associazione di mutuo soccorso, che vada un po’ a sensibilizzare la gente, proprio perché non bisogna dipendere dai finanziamenti del Cardinale e del Capo della commissione, che poi magari cambiano. Insomma, bisogna cercare di dare gambe a queste cose al di là delle persone, perché le idee sono comunque buone e poi perché, comunque, chi vende può anche ammalarsi, e allora non è giusto che una persona che vende non abbia diritto ad un piccolo sussidio, a una piccola cassa malattia, se quel giorno piove e lui ha la bronchite perché è stato in strada e per tanto tempo non può più andare. Mi fermo anch’io, perché non ho altro d’aggiungere, però una piccola proposta che farei, assieme a Carlo, è quella di partecipare, insieme a tutte le testate e a tutte le persone che sono presenti, alla prossima giornata mondiale di lotta alla povertà, il 17 ottobre. Io penso che ormai sia diventata una piccola tradizione per Milano, il che non è una medaglia e, se anche è una medaglia, non facciamola diventare vecchia.
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