Franco Corleone

 

Società senza informazione

I media, i diritti e gli esclusi

Venerdì 21 giugno 2002 - Milano

Franco Corleone, presidente di Forum Droghe

 

Il dibattito di questa mattina ci aiuta a ragionare un po’ su questo tema che è molto stimolante, il giornale che non c'è, o il giornale che vorremmo ci fosse. Un giornale non clandestino, certamente, quindi un giornale che riesca a parlare fuori da schemi di recinto o di riserva, o di minoritarismo, ma che riesca a parlare a tutti i cittadini di grandi questioni, di grandi fenomeni.

Io devo confessare che ho un rapporto sempre non facile con gli amici giornalisti, perché si è consolidata, sempre più nel corso degli anni, una domanda a cui non si sa come rispondere, cioè la richiesta della notizia. Quando si propone un argomento, la domanda assai imbarazzante è: "ma qual è la notizia?". Spesso la notizia è la vita, la notizia è un fatto così clamoroso, così evidente, che rimango imbarazzato a rispondere. Sono convinto che c’è un clima deteriorato nei rapporti tra la politica e il giornalismo, perché ho l’impressione che molte energie dei giornalisti sono a seguire e a coltivare la politica politicante e non la politica come questioni aperte su cui far crescere il dibattito e la discussione.

Ho un esempio, nella mia vita, a cui sono particolarmente legato. È il caso del manicomio di Agrigento, che facemmo scoppiare, con l’aiuto di Gad Lerner, sull’Espresso, molti anni fa, con un’inchiesta vera. Un’inchiesta vera perché lavorammo giorni e giorni, andando in questi luoghi terribili e, grazie appunto agli articoli, alle fotografie, perché anche le fotografie per rendere questa realtà devono essere efficaci e non strumentalizzanti, rinacque un dibattito sulla questione dei manicomi, su come risolverla, su come agire.

Questo per dimostrare che si può fare molto e non invece, com’è accaduto negli ultimi anni, una modalità d’intervento, per esempio sul carcere, che a me non è mai piaciuta molto. Cioè bastava che ci fosse un arrestato "eccellente" che c’era qualche giornalista che chiamava qualche parlamentare per dirgli "andiamo in carcere"… ma non per occuparsi del carcere, per vedere quel detenuto eccellente e fare un pezzo sulle prime ore in carcere, etc..

Ecco, io trovo che questo sia stata una modalità non particolarmente edificante, né per gli uni né per gli altri, perché invece le questioni del carcere sono lì presenti e ci sarebbe notizia ogni giorno, volendo occuparsene.

Per non farla troppo lunga, visto che è stato evocato il giornale "Fuoriluogo", io su questo vorrei dire due cose. Il giornale si occupa di droghe e diritti e ha una modalità di uscita che è particolare, cioè esce come supplemento con il Manifesto. Un supplemento particolare, perché è tutto gestito da una realtà esterna al Manifesto. Questo consente a Fuoriluogo, questo mensile, di essere acquistato in edicola da chiunque lo voglia e di parlare a un pubblico più vasto di quello che probabilmente potrebbe trovare da solo. Devo dire che questo modello forse potrebbe essere interessante anche per i giornali più grandi del Manifesto, che si sobbarca un aiuto consistente, per far uscire il giornale.

Penso che, se questo modello, di inserimento di una testata autonoma e autogestite, con una piena responsabilità di altri soggetti, con cui c’è un rapporto politico e culturale, ma non di altro genere, fosse recepito da testate più diffuse, noi aiuteremmo anche a diffondere un dibattito più approfondito su temi che altrimenti rischiano di essere maltrattati anche dai giornali che, in qualche modo, dovrebbero essere progressisti, o di sinistra, come si diceva una volta.

Io trovo che sul tema delle droghe non c’è un approfondimento, una capacità di intervenire, di seguire i problemi, per i diversi e mille aspetti che ci sono: le esperienze europee, cosa viene fatto in Italia, la nuova politica del Governo, che è una politica criminale, il fatto che è stato nominato un piccolo zar come questo Sotgiu, che dice cose demenziali irresponsabilmente.

Io mi aspetterei che su questo, chi fa, o almeno proclama, come giornale, l’opposizione al Governo Berlusconi, si scateni. Ci sarebbero fior di argomenti: per uno che, in questo suo delirio senile, dice che bisogna recuperare, praticamente, la legge del 1904, e quindi l’incapacità e l’essere pericolosi a sé e agli altri, quindi il ricovero coatto e il trattamento coatto per i tossicodipendenti… cioè, siamo fuori dal mondo, eppure queste cose passano senza che io abbia letto niente.

Anzi, l’Espresso due settimane fa ha commissionato un sondaggio, mi pare alla CIRM, chiedendo ai cittadini italiani se ritengono che certe misure di trattamento obbligatorio siano positive oppure no… così, a casaccio, senza pensare a cosa c’è dietro questa eventualità.

Era il servizio d’apertura dell’Espresso. Prima ho fatto l’elogio dell’Espresso; questo è un altro dei motivi che mi lasciano desolato, perché su questi temi non c’è una capacità di discernere. C’è tutta la vicenda di San Patrignano, di Muccioli, della privatizzazione del carcere, etc., che io ho denunciato, che è stata ripresa dall’Unità e poi da altri…

Però sono argomenti che richiedono delle campagne (e finisco qua con questo tema delle droghe), ci sarebbero tutte le possibilità di avere gli argomenti e le informazioni, invece trovo che ci sia poca conoscenza e poca voglia anche di leggere. Io trovo che se i giornalisti non leggono e non sanno è un grave, grave problema.

Finisco ritornando al punto precedente, il problema della notizia. Fra le altre cose che mi vedono in qualche modo impegnato, c’è anche un Comitato che abbiamo messo in piedi per togliere dall’oblio la vicenda di Adriano Sofri. In questo caso non so quale sia la notizia, però c’è il fatto che, da 150 giorni, ci sono persone che fanno delle azioni, dei digiuni a staffetta, promuovono degli incontri, ci sono ordini del giorno di Comuni e Province, appelli di personalità. E c’è il fatto, in sé, che c’è Adriano Sofri in carcere da cinque anni. E, nonostante sia un digiuno che ha coinvolto più di 1.300 persone, per 2.500 giorni di digiuno… il digiuno più lungo della storia… potrebbe essere interessante seguire questa vicenda, farla crescere.

Se togliamo alcuni, pochi, esempi, che aiutano questa iniziativa… anche qui abbiamo il giornale che non c’è, possiamo dire. Ho detto tutto e di più, ho fatto alcuni esempi per dire che non partiamo da zero, si potrebbe fare molto di più a partire dalle esperienze che abbiamo sentito questa mattina, dalle esperienze che ci sono, per togliere dalla clandestinità e dalla marginalità molte voci che rappresentano problemi e umanità che mi pare ingiusto continuino ad essere così sacrificate, oltre tutto poi a danno della maggioranza dei cittadini, che continuano a non sapere quasi nulla si queste cose.

 

Sergio Segio

 

Grazie Franco, la parola subito a Luigi Manconi.

 

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