Vittorio Casarin

 

Vittorio Casarin

Presidente della Provincia di Padova

 

Vi ringrazio per essere qui presenti, in questo secondo convengo al quale noi abbiamo dato la sponsorizzazione. Adesso parlavo con dei sindaci, che mi hanno fatto osservare che sono solo in due. E sì che non solo li abbiamo invitati tutti, ma abbiamo anche fatto una serie di telefonate. Mi dispiace che non ci sia questa attenzione, perché probabilmente questo problema è visto un po’ come un qualcosa al di fuori di quello che è il contesto territoriale e magari solo chi ne è direttamente coinvolto ha questa sensibilità.

Anzi io ringrazio i due sindaci, di Galliera e di San Giorgio in Bosco, che sono qui presenti oggi. Però è con un certo rammarico che noto questa mancata partecipazione. L’obiettivo del convegno era appunto di sensibilizzare le istituzioni territoriali proprio per fare un progetto che potesse poi trovare, con il supporto di tutti, una attuazione che faciliti in particolar modo il reinserimento di queste persone all’interno della società. Non c’è un confine tra Padova e gli altri Comuni. Il reinserimento nel contesto provinciale, è un inserimento appunto che investe tutta la realtà padovana. Quindi era importante anche una presenza istituzionale.

Vorrà dire che li prenderemo con il laccio la prossima volta, o li minacceremo che non daremo più alcuna attenzione a qualche altro problema, magari anche più sentito. Noi comunque, come amministrazione provinciale, crediamo nelle iniziative che vedono impegnate le istituzioni e un’azione all’interno del carcere per quanto riguarda sia l’avvio al lavoro sia la formazione, cioè un percorso che coinvolga il detenuto per dargli delle prospettive fuori del carcere. Azioni di formazione mirate a una qualificazione sua personale, che poi diventa anche un elemento che facilita l’inserimento nel contesto territoriale. E così pure anche tutte quelle iniziative che vanno verso l’apprendimento di lavori specifici come è stato fatto con alcune esperienze che si continuano a fare all’interno del carcere. Diventa anche importante agire sul fattore culturale, perché spesso e volentieri, almeno dal campionario dei detenuti che ho visto, non sempre abbiamo dei livelli di cultura e di preparazione elevata, e quindi far leva anche su questo vuol dire quanto meno aiutarli poi a difendersi. Sì, proprio a sviluppare quelle che possono essere delle capacità che finora non si sono accorti e che possono poi essere utili fuori del contesto del carcere.

A me è stato segnalato anche un altro aspetto che riguarda non solo l’aspetto lavorativo, formativo, culturale e riguarda la questione sanitaria. Ci sono spesso molte difficoltà quando c’è la necessità di interagire con le strutture ospedaliere e quindi un problema di sorveglianza e di garanzia per quanto riguarda il trasporto, la degenza e quant’altro. L’idea che è stata presentata credo che sia interessante. Io mi sono anche mosso a contattare chi può dare una risposta o quanto meno può dare una mano per risolvere il problema, essendo un aspetto sanitario, o, se vogliamo mettere anche sociosanitario, i due dicasteri a livello regionale riguardano appunto l’assessorato di De Poli e dell’assessore Grava.

Probabilmente questo è il momento, qualcuno potrebbe dire più propizio perché siamo in campagna elettorale, però di solito si va a investire su un qualcosa di più eclatante. Scusatemi la franchezza, ma se no ci raccontiamo delle frottole. Probabilmente questo problema è meno visibile di altri aspetti e comunque, nel campo sanitario e sociale ci sono ancora molte aspettative, anche da parte del territorio.

Però è un problema serio, a mio avviso, che deve essere affrontato probabilmente con maggior tranquillità. Per cui ci siamo ripromessi, augurandomi che possa essere ancora io a condurre questo ente, di ritrovarci verso la fine di giugno, primi di luglio, e abbiamo anche dato la nostra disponibilità a concorrere a quella che sarà la spesa per l’adeguamento di un piano del CTO riservato al ricovero dei detenuti, e quindi strutturato e adeguato a quelle che sono le esigenze della sicurezza e quindi riducendo anche quello che può essere l’impiego di risorse umane, che magari possono essere destinate anche ad altri compiti, visto anche la difficoltà di avere personale per questo tipo di servizio.

Ci ripromettiamo, assieme a coloro che operano in questo settore, quindi col direttore e altri suoi collaboratori, di ritrovarci assieme ai due responsabili della sanità a livello padovano, quindi al dottor Castrone e al dottor Rau, con il riferimento regionale e vedere di fare sistema proprio noi come Provincia siamo disponibili anche a mettere delle risorse, proprio per dare anche una risposta tangibile a quelle che sono le necessità, perché, volenti o nolenti, questa struttura insiste nel nostro territorio, insiste a ridosso di Padova, anzi in Padova, per cui dobbiamo anche affrontare queste necessità.
Il problema è sempre quello che accennavamo all’inizio, che è quello di cercare di sensibilizzare anche altri su questo tema. So che è difficile ma, dicono, insistere e mai demordere altrimenti abbiamo perduto la battaglia.

 

 

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