In-Veneto: informazione tra il carcere e il territorio Edizione n° 53, del 24 gennaio 2009
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Ristretti Orizzonti a "Cominciamo Bene" su Rai 3
Tutto è iniziato da una telefonata che la redazione di "Cominciamo Bene", trasmissione della mattina di Rai 3, ha fatto al direttore di "Ristretti Orizzonti" e presidente dell’associazione Granello di Senape, Ornella Favero. "Vogliamo fare una trasmissione sulla difficoltà per i detenuti di mantenere gli affetti", così ha esordito la redattrice della trasmissione chiedendo alla dottoressa alla nostra redazione di indicare il nome di qualcuno che potesse portare una testimonianza sul problema, qualcuno che questa difficoltà la vive o l’ha vissuta in prima persona. E lunedì 19, alle otto e mezza di mattina il direttore e una ex detenuta si sono ritrovate nella sede Rai Dear, per partecipare, insieme a altri "esperti" in materia, alla trasmissione condotta in modo molto sobrio da Fabrizio Frizzi e Elsa Di Gati. Nei primi venti minuti gli ospiti sono stati Giovanni Fasanella, giornalista di Panorama, esperto di terrorismo, che la redazione di Ristretti già conosceva per la sua partecipazione al convegno organizzato nel carcere di Padova sul rapporto autori-vittime di reati, e il direttore di Radio Radicale, Massimo Bordin. Poi la trasmissione è proseguita con l’intervista da parte di Frizzi alla ex detenuta, che fa parte della redazione di Ristretti. In quei sette-otto minuti si è iniziato a entrare nello specifico nel tema per il quale si era stati invitati: come si vivono i rapporti affettivi stando in carcere da "ospiti". L’intervistata ha dato un quadro, seppur breve, di cosa si può provare ad essere costretti a vivere, o forse a non-vivere, il rapporto con un figlio stando in galera. L’intervento del dott. Giacinto Siciliano, Direttore del Carcere di Opera (Milano), il carcere più grande d’Italia e anche d’Europa, che ospita circa 1400 detenuti, tra i quali molti sono ergastolani, è continuato sulla stessa falsariga, facendo risaltare quanto sia invece importante la genitorialità in un percorso di recupero del detenuto. Il terzo intervento è stato quello di Ornella Favero, direttore di Ristretti Orizzonti, che ha chiaramente sottolineato quante mancanze ci siano nell’applicazione del nostro ordinamento penitenziario, che sulla carta è uno dei migliori al mondo, ma che per problemi strutturali viene, il più delle volte, disatteso. Applicare di più le misure alternative al carcere porterebbe un netto miglioramento sia per quanto riguarda il sovraffollamento sia e soprattutto per ciò che concerne il vero recupero alla società della persona privata della libertà personale, compreso il recupero degli affetti. Un accenno importante ha invece riguardato il progetto scuole-carcere, fondamentale per avviare, dal carcere, un serio lavoro di prevenzione. Anche un rappresentante della Polizia Penitenziaria è stato interpellato: l’Ispettore Sclavi del carcere di Cuneo che ha parlato del difficile lavoro degli agenti penitenziari, che a volte si trovano anche a dover dare appoggio psicologico a persone che durante la loro detenzione si trovano a vivere disgrazie familiari, abbandoni, malattie di figli, genitori, coniugi, in una situazione di completa impotenza. Ha spiegato come sia difficile per un agente mantenere un equilibrato distacco da persone con cui condivide la sua vita per molte ore al giorno e per lunghi anni. Infine è stata intervistata Debora, una giovane donna, protagonista del documentario "L’ora d’amore", di Andrea Appetito e Christian Carmosino, presentato al Roma Film Festival nella sezione L’Altro Cinema. Compagna di un detenuto di Rebibbia, dal quale ha avuto una figlia che ora ha sei anni, ha raccontato di come sia difficile mantenere un rapporto d’amore con una persona che deve scontare una lunga pena - e infatti il loro amore è finito, anche se rimane un grande affetto - e come ci si debba districare tra le bugie che si raccontano ai bambini in questi casi: la figlia, che ha ormai sei anni, pensa ancora di andare a trovare il padre non in un carcere ma in una scuola.Tra un’intervista e l’altra sono andati in onda alcuni filmati, uno dei quali tratto dal documentario di Appetito e Carmosino. I cinquanta minuti dedicati a questo tema sono volati e non si è potuto approfondire di più un argomento così vasto. È apprezzabile comunque che in una trasmissione del mattino si sia voluto parlare di temi, che si affrontano spesso con toni di scandalo e forzature, con una sobrietà, una sensibilità, un garbo che rendono merito a una redazione seria e professionale.
Lo sportello di "Segretariato Sociale e orientamento giuridico"
Nella redazione di "Ristretti Orizzonti" si sono incontrati mercoledì 21 gennaio, per discutere dell’andamento dello sportello di "Segretariato sociale e orientamento Giuridico", i volontari dello sportello e i detenuti della redazione, che insieme hanno affrontato punti di forza e criticità del servizio, in funzione del suo miglioramento. Dalla discussione è emerso che in generale questo servizio ha una grossa utilità dentro al carcere: per gli utenti con le loro richieste più varie, per i volontari che mettono in pratica competenze e senso civico, per educatori e operatori ai quali si alleggerisce il carico di lavoro prendendosi cura di alcune richieste, che altrimenti verrebbero rivolte loro, e per gli agenti perché questo servizio fa presupporre che il sistema carcere in un qualche modo si prenda cura dei detenuti e dei loro bisogni, per cui anche le tensioni e i conflitti si attenuano. Alcuni punti di forza sono: 1) la presenza di un avvocato (anch’esso volontario) per fornire consigli giuridici; 2) l’aiuto nel reperimento di un lavoro nel momento in cui c’è la possibilità di una misura alternativa o nelle vicinanze del fine pena; 3) il contatto con l’INPS per la gestione di pratiche nuove o in sospeso (che spaziano da assegni di disoccupazione al riconoscimento d’invalidità); 4) contatto con le istituzioni esterne per rinnovo documenti d’identità, patenti, dichiarazioni del reddito, ecc; 5) l’essere collante fra l’interno e l’esterno, agevolando i contatti con le famiglie, col mondo istituzionale, col mondo del lavoro; 6) l’offrire suggerimenti sulla miglior gestione della vita in carcere (consigli sui corsi scolastici, sul lavoro, sulle attività culturali e formative). Un altro punto di forza riconosciuto è che lo sportello è un servizio svolto con professionalità dagli operatori e attivo per tutti i detenuti che ritengano di averne bisogno, anche nelle sezioni di Alta Sicurezza e Sezione Protetti. Alcuni punti critici sono: è necessario allargare la rosa degli avvocati che prestano volontariamente servizio, in quanto si dovrebbe gravare meno sulle spalle di pochi e ci sarebbe la possibilità di una copertura più regolare del servizio; sarebbe importante promuovere un incontro con i magistrati di Sorveglianza ed essere riconosciuti nel rapporto con l’istituzione in quanto (seppur con le dovute differenze) questo servizio copre anche, per ora, la mancanza del garante per i detenuti sul territorio padovano (e non solo, visto che sono pervenute richieste via posta persino da qualche detenuto in altre carceri); un ultimo punto da migliorare è lo sportello esterno al carcere che deve essere più pubblicizzato, altrimenti nessuno si rivolge lì ma le richieste pervengono alla sede dell’associazione Granello di Senape. Un’azione immediata che si vorrebbe intraprendere per rendere più visibile questo servizio sarebbe il creare uno spazio dedicato allo sportello nel "Tg2 Palazzi", col quale si vorrebbero presentare alcune delle attività che sarebbero anche d’interesse per la cittadinanza.
Notizie da Verona
"Percorsi per la persona" dà lavoro a due ex detenuti
Sono 60 le aziende che la settimana scorsa sono state premiate dalla Provincia di Verona per aver aderito al progetto "Percorsi per la persona", nato nel dicembre del 2007 per dare lavoro a soggetti svantaggiati, tra cui 120 disabili, 45 persone con dipendenze e 20 tra ex detenuti e detenuti a fine pena o ammessi a misure alternative. A un anno dalla sua presentazione, il progetto - promosso da Comune e Provincia di Verona e dalle Aziende Ulss 20, 21, 22, e finanziato dalla Fondazione Cariverona - registra un totale di 78 assunzioni, tra cui 27 a tempo indeterminato e 2 destinate a ex detenuti. Il progetto ha come strategia fondamentale quella di valorizzare le competenze di ogni soggetto, costruendo quindi un reale percorso sulla sua singola persona. Grande soddisfazione arriva dal fatto che alcune ditte hanno assunto soggetti svantaggiati non tanto per adempiere all’obbligo di Legge (Legge n.68 del ‘99), ma per la competenza lavorativa degli stessi soggetti. Spiega il portavoce di una delle ditte che ha assunto un ex-detenuto: "La nostra scelta è stata determinata sicuramente da una certa simpatia per il progetto, ma anche dalla professionalità della persona assunta". Nonostante, come detto, al momento siano soltanto due gli ex-detenuti assunti, il progetto continuerà fino ad aprile e, durante la premiazione, si è data speranza per un rifinanziamento. Finora la Fondazione Cariverona ha destinato circa 2 milioni di euro a "Percorsi per la persona", per un totale di circa 3 milioni sommando i contributi arrivati dalle altre realtà coinvolte.
Progetto Carcere 663 lancia un "S.O.S accompagnatori carcere"
Sono più di mille gli studenti che hanno fatto domanda all’autorità competente per ottenere il permesso necessario a varcare la soglia della Casa Circondariale di Montorio. Si tratta di giovani iscritti in uno degli oltre cinquanta istituti delle scuole superiori veronesi che parteciperanno alla ventiduesima edizione di "Carcere & Scuola", promossa come ogni anno dall’associazione Progetto Carcere 663 - Acta non Verba. L’iniziativa prevede l’avvio di una serie di incontri sportivi tra detenuti e studenti, di calcio nella sezione maschile e di pallavolo in quella femminile. Nonostante il progetto trovi la sua forza d’essere nei giovani volontari dell’associazione, il centinaio di incontri in programma tra metà marzo e i primi giorni di giugno, richiede la presenza di nuovi volontari che si prestino a fare da accompagnatori degli studenti durante le visite. L’S.O.S. accompagnatori carcere è rivolto in particolare agli studenti e studentesse delle facoltà di scienze motorie e dell’educazione che, a seguito di uno specifico corso ideato e messo a punto dall’equipe formativa dei volontari di Progetto Carcere 663, saranno in grado di fare da mediatori tra i due mondi coinvolti di "chi sta dentro" e "chi sta fuori". Per chi vuole diventare volontario all’interno del carcere è indispensabile conoscerne la struttura operativa, come opera il volontariato e ancora più utile capire le motivazioni che spingono a volere aiutare chi sta affrontando un momento di difficoltà vera della propria esistenza. Capirlo e poi cercare di farlo capire ai giovani nel ristretto tempo che hanno a disposizione. Il corso prevede la partecipazione a una ventina di ore teoriche suddivise in cinque incontri (solitamente in orario serale) alle quali si aggiungerà un tirocinio pratico. Ai partecipanti verrà in seguito consegnato un attestato di partecipazione. L’associazione "Progetto Carcere 663" nasce nel 1991 e vede nella promozione allo sport un modo per avvicinare ma anche per rieducare. In Progetto Carcere 663 si sviluppa la volontà di far conoscere ai giovani la realtà del carcere e di far uscire qualche ora chi sta dentro, soprattutto attraverso incontri sportivi e momenti formativi organizzati nelle varie scuole. Tra i giovani studenti che in tutti questi anni hanno partecipato all’iniziativa "Carcere & Scuola", è emerso che l’obiettivo di fare informazione per abbattere i pregiudizi, creare una cultura della tolleranza e di accoglienza, è possibile. Chi fosse interessato a far parte di questa ventiduesima edizione dovrà inviare il proprio curriculum a: Progetto Carcere 663 - Maurizio Ruzzenenti, Via Tagliamento 8 37125 Verona (oppure all’indirizzo di posta elettronica maurizioruzzenenti@libero.it), entro il 31 gennaio 2009.
I detenuti imparano la gioia del donare
"Si può partecipare anche solo con un centesimo, se qualche detenuto non può permettersi di più". È quanto dichiara il cappellano della Casa Circondariale di Montorio, Don Maurizio, a proposito delle due collette in corso all’interno della struttura penitenziaria. Con una delle due collette i detenuti offrono a Felipe, bambino di dieci anni del nordest del Brasile, la possibilità di frequentare la scuola materna nella missione di Quixadà. Si tratta di un’iniziativa che prosegue per il terzo anno consecutivo, grazie alla Fondazione Regina Pacis di Verona, e che chi è recluso a Montorio può seguire in prima persona grazie alla corrispondenza scritta inviata dal loro "figlio adottivo" che viene letta nella cappella del carcere durante la messa domenicale. Da due anni è iniziata anche una seconda colletta, cui partecipano in particolare i detenuti isolati della terza sezione del carcere. Questa volta il destinatario è un giovane missionario comboniano della parrocchia di Santa Maria in Stella di Verona, che opera tra i lebbrosi e i poverissimi nel Sud Sudan dove, nonostante l’accordo di pace del 2005, la situazione sanitaria è ancora fortemente critica. Conclude Don Maurizio: "Oltre che a ricordare che c’è sempre chi sta peggio, le due iniziative fanno provare ai detenuti la grande gioia che c’è nell’atto del donare".
Sono gli affetti a salvare dalla delinquenza
Continuano gli appuntamenti domenicali organizzati dall’associazione La Fraternità per i familiari di detenuti o ex detenuti. Giornate il cui significato è ben riassunto nelle parole della mamma di un detenuto del carcere di Montorio che, rivolta ai volontari partecipanti, ha dichiarato: "Grazie, mi sono liberata e ho conosciuto cose che non sapevo". Momenti di sollievo quindi, ma anche di sostegno e informazione per chi si trova a fare i conti, suo malgrado, con una realtà precedentemente sconosciuta. L’ultimo incontro si è svolto domenica scorsa e, grazie all’autorizzazione del Magistrato di Sorveglianza, ha visto la partecipazione di quattro detenuti in permesso premio dal Due Palazzi di Padova. Da uno di loro è arrivato il monito alle famiglie presenti sulla responsabilità che, oltre alle istituzioni, anche i detenuti devono assumersi "per non cadere nel vittimismo e nelle generalizzazioni". Da un ex detenuto presente all’incontro è invece arrivato l’incoraggiamento a non abbandonare mai i legami con il proprio caro, nonostante le difficoltà dovute ai non pochi ostacoli burocratici e strutturali. Ha dichiarato l’ex detenuto: "Nessun Giudice ha mai messo la clausola "ti privo degli affetti"! A salvare dal delinquere sono gli affetti".
Occhi al di là delle sbarre
Dall’8 al 21 dicembre si è svolta a Montorio una missione diocesana francescana che ha portato all’interno della struttura penitenziaria un centinaio di persone tra volontari e frati. Francesca, volontaria della Fraternità, racconta le sue impressioni su questa esperienza. "Non possiamo passare da un’attività ad un’altra, da un impegno all’altro senza fermarci, spegnere la luce e ripensare a quello che c’è, che è rimasto…dentro. Dentro là, ma anche dentro di me. Allora ripercorri mentalmente il tragitto attraverso i portoni, lungo i corridoi, ma soprattutto affiorano quei volti di paesi e terre diversi e lontani, gli occhi che si trovano al di là delle sbarre, anche se queste non esistono più. E riascoltare le voci, le loro storie comunque di sofferenze, le stanchezze, le speranze, le attese di date importanti (il colloquio col ragazzo detenuto al maschile, del processo che può cambiare la vita…), le paure, anche le rabbie. Mai estraneità. Anche quando c’è più distacco, ma poi c’è l’offerta di un caffè attraverso le sbarre ("abbiamo anche il latte, sai") Mi colpisce il desiderio-tentativo di ri-creare dovunque e comunque, pur nella transitorietà, un habitat che abbia il calore e il sapore conosciuti e familiari: un oggetto che ricorda quelli di casa, una ragazza mi spiega dove impasta per fare il pane arabo, una maglia appesa al termosifone, spesso unica flebile fonte di tepore. E sento l’anima che attraversa le cose al di là del frastuono, del "freddo" di luoghi e delle relazioni. Parlano dei figli piccoli che hanno in Nigeria o dei genitori a Tubinga. Una lettera arrivata dal Brasile cambia la giornata. Prendere una mano trasmette vicinanza, desiderio di condivisione e di aiuto, il messaggio " non sei sola", anche se poi ognuno deve fare i conti con ciò che ha o non ha. Riusciranno - e come - a vivere una volta fuori? Affido al Padre le storie, le vite, il futuro di queste persone che ho incontrato e che hanno spezzato il loro oggi".
Appuntamenti
Padova: Seminario su "Adolescenti e percorso penale"
Adolescenti e percorso penale: Una riflessione sulle pratiche di accoglienza nelle comunità socio-educative. Il 06.02.2009 dalle ore 9.30 alle 16.30 Aula Magna Cesarotti - Università di Padova, via Cesarotti 12. Seminario curato in collaborazione con l’Ufficio studi, ricerche e attività nazionali del Dipartimento della Giustizia minorile e il Dipartimento di Sociologia dell’Università di Padova.
Veneto: Concorso "Uno scatto nel sociale"
La Regione Veneto, l’Osservatorio Regionale Devianze Carcere e Marginalità Sociali, in collaborazione con R.C.E. Foto e il Gruppo Fotografico Antenore hanno promosso il concorso di arte visiva e scrittura: "Uno scatto nel sociale" rivolto agli studenti delle scuole medie superiori della regione sul tema della povertà economica, sociale e relazionale. La finalità è di stimolare i giovani alla riflessione rispetto a questa tematica. I ragazzi possono così offrire il loro modo di entrare in contatto con le persone che vivono situazioni di vulnerabilità e marginalità sociali. Info: www.unoscattonelsociale.it. Scade il 31.03.2009. Direttore: Ornella Favero Redazione: Chiara Bazzanella, Francesca Carbone, Livio Ferrari, Vera Mantengoli, Paola Marchetti, Maurizio Mazzi, Francesco Morelli, Riccardo Munari, Franco Pavan, Paolo Pasimeni, Jaouhar Redouane, Daniele Zanella. Iniziativa realizzata nell'ambito del Progetto "Il Carcere dentro le Città", realizzato grazie al contributo del "Comitato di Gestione del Fondo speciale per il Volontariato del Veneto" |