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Interrogazioni al Ministro della Giustizia (Camera dei Deputati)
Onnis - Seduta del 26 gennaio 2005
Premesso che: in Sardegna, la stampa locale recentemente ha dato notizia del contenuto e dell’esito di alcune audizioni svolte, dinanzi alla seconda Commissione del Consiglio Regionale, sulla situazione delle carceri nell’isola; da più parti, in tali occasioni, sono state evidenziate le carenze che aggravano le condizioni dei detenuti nei penitenziari sardi, ove addirittura risulterebbe compromessa la realizzazione della finalità rieducativa della pena; in particolare, si è evidenziato come, in venti istituti su ventiquattro, i reclusi sarebbero alloggiati all’interno di celle sovraffollate (L’Unione Sarda, edizione del 19 gennaio 2005, pagina 4); il ministro interrogato aveva chiarito, in un’altra occasione, che, nella casa circondariale di Buoncammino, a Cagliari, "non si riscontra un eccessivo affollamento, perché, su una capienza tollerabile di 469 posti, la presenza detentiva media è di 450 unità" (risposta scritta - pubblicata il 1o dicembre 2004 - alle interrogazioni n. 4-07245 e n. 4-08257, presentate dal sottoscritto deputato nei mesi di agosto e dicembre 2003). È utile, pertanto, verificare se, negli altri istituti di pena dell’isola, sussistano le lamentate condizioni di sovraffollamento, controllando, comunque, la perdurante attualità dell’indicazione fornita a proposito del carcere di Buoncammino, sopra citato; al fine di ovviare, pur solo in parte e in via transitoria, a tale sovraffollamento delle carceri sarde, si è autorevolmente proposto di utilizzare le strutture dell’istituto penale per i minorenni di Quartucciu, in prossimità di Cagliari, ove, attualmente, non sarebbero occupati oltre cento dei posti a disposizione; appare peraltro necessario verificare se, ed eventualmente a quali condizioni, sia possibile destinare quell’istituto di pena (anche o esclusivamente) all’accoglienza di detenuti maggiorenni, evitando che si creino condizioni di promiscuità, difficilmente compatibili con le peculiari condizioni dei minori e, segnatamente, con le particolarità del loro regime detentivo -: quali dati siano a disposizione del Governo, in merito al problema del sovraffollamento nelle carceri sarde; quali urgenti iniziative si ritenga opportuno assumere per porre rimedio alla descritta emergenza, ove effettivamente riscontrata; se, in particolare, possa ipotizzarsi il ricorso - eventualmente in via eccezionale e temporanea - alle strutture dell’istituto penale per i minorenni di Quartucciu (Cagliari) e, nel caso, quali misure possano adottarsi per preservare le peculiarità del regime detentivo cui sono sottoposti i minori.
Buemi - Seduta del 24 gennaio 2005
Premesso che: il signor P.C., 74 anni, in data 19 novembre 2004, a seguito di una caduta avvenuta nel carcere di Rebibbia dove era detenuto in regime di 41-bis, è stato ricoverato d’urgenza all’Ospedale Sandro Pertini per la frattura del femore destro, con necessità di intervento chirurgico; a distanza di appena 24 ore dall’intervento, il detenuto è stato ritradotto a Rebibbia e rinchiuso nella stessa cella della sezione 41-bis; dopo circa una mese, P.C. è stato trasferito nel centro clinico del carcere di Pisa, ma sempre sottoposto al regime del 41-bis; il detenuto ha subito la frattura dell’unico arto sul quale faceva leva per la deambulazione essendosi egli, nel 1993, fratturato il femore sinistro mentre era ristretto nel carcere di Pianosa, sempre in regime di 41-bis; dai sanitari del carcere oltre che dal medico di fiducia, era stata più volte ed invano suggerita l’assegnazione al detenuto di un piantone per le intere 24 ore; P.C., uomo di 74 anni, è da oltre 20 anni affetto da diabete mellito di tipo II°, a cui sono associate neuropatia distale degli arti inferiori e monoparesi del terzo nervo cranico di destra; oltre le patologie suindicate, il detenuto è affetto da spondilodiscoartrosi del rachide dorso-lombare, già chirurgicamente trattata con duplice intervento di discectomia nel 1982 e nel 1992; secondo il diario clinico del carcere, il detenuto in passato ha sofferto di infarto del miocardio, è affetto da cardiopatia scleroipertensiva con ischemia cardiaca e insufficienza mitralica a tale patologia, e rischia accidenti cardiovascolari quali la recidiva dell’infarto e lo stroke cerebrale; a quanto risulta dalle annotazioni dei sanitari del carcere il diabete mellito di lunga durata e di tipo scompensato quale quello di cui è portatore P.C., non è controllabile e gestibile adeguatamente in carcere per la difficoltà di mantenere il condannato a regime alimentare adeguato alla malattia di base; per quanto riguarda la patologia degenerativa spondiloartrosica, gli stessi sanitari penitenziari hanno sollecitato più volte il necessario e costante supporto di un trattamento fisioterapico, che di fatto non viene praticato al detenuto da oltre un anno, e ciò con gravi conseguenze nel tempo quali, secondo il medico di fiducia, l’atrofia e l’anchilosi -: se quanto esposto corrisponda al vero e, in caso affermativo, se ciò rispecchi le linee guida del comune agire medico previste non solo dalla scienza ma anche dal codice deontologico, i dettami della Costituzione italiana e le regole minime per il trattamento delle persone detenute stabilite dal diritto umanitario internazionale; se la riabilitazione del detenuto P.C., che appare lunga e difficile essendo la seconda frattura del femore che subisce, possa essere adeguatamente effettuata nel centro clinico del carcere di Pisa.
Delmastro Delle Vedove - Seduta del 24 gennaio 2005
Premesso che: il Governo sta attentamente valutando quali debbano essere le priorità da perseguire nell’ultimo scorcio della XIV legislatura; nel quadro delle priorità un posto di rilievo deve essere assegnato ai molteplici problemi che angustiano ormai da anni gli uomini della polizia penitenziaria; le gravi carenze di organico, il carico di lavoro massacrante ed i turni di riposo, il vestiario, il rapporto non sempre facile con la magistratura, la disapplicazione o comunque l’insufficiente applicazione dell’ordinamento penitenziario nella parte in cui prevede una crescita culturale e professionale dell’agente di polizia penitenziaria, sono elementi che rischiano di non lasciare traccia significativa e visibile dell’attività di governo in un settore certo non marginale dell’articolato universo della giustizia -: se, nello scorcio finale della legislatura, non ritenga di destinare particolare attenzione alla sfera di problemi antichi della polizia penitenziaria, attivandosi per riservare alla loro soluzione anche il massimo di risorse finanziarie disponibili.
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