L'opinione dei detenuti

 

Quello che di buono ha detto la marcia di Natale per l’amnistia

Ora è da sperare che una volta tanto la voce dei detenuti abbia,

da chi si propone alla guida del paese, un ascolto vero e diretto

 

Stefano Bentivogli – Redazione di Ristretti Orizzonti

 

Natale 2005, a due anni dall’indultino ecco di nuovo la politica, come al solito per iniziativa di Pannella, riproporre all’attenzione del Parlamento la questione di un atto di clemenza. Ma c’è anche chi la considera, e sono quelli che meglio conoscono la vita dei detenuti in questi ultimi anni, una questione non di clemenza, bensì quasi una forma di risarcimento per l’inumano trattamento che ogni giorno i detenuti italiani ricevono, oltre la pena, oltre la legge, anzi meglio, proprio fuori dalla legge.

Ovvio che i detenuti, anche i più disillusi, cercano di crederci ancora, è la loro unica speranza, non solo di uscire, ma anche che forse si comincino ad invertire le spinte reazionarie, portate avanti da quelli che si esaltano ad ogni arresto e si fregano le mani ad ogni condanna se è "esemplare", quelli che invocano la certezza della pena, che per loro vuol dire buttare via le chiavi delle celle.

C’è un sacco di gente purtroppo che si fa prendere dai sentimenti di vendetta, credendo che siano di giustizia, altri sono semplicemente in malafede perché nella vendetta credono e la spacciano per giustizia. È una cultura da combattere in tutti i modi, e tra questi c’è quello di spiegare cosa sono l’amnistia e l’indulto, la grazia, il perdono, la riconciliazione, la corresponsabilità. Alla faccia della tradizione cattolica di questo strano paese che è l’Italia, troppo spazio fino ad oggi i media hanno dato invece ai tanti profeti dell’odio e basta, mentre c’è tanta umanità che ha solo bisogno di conoscere, di trovarsi, di rincontrarsi. Ma pochi lavorano in questa direzione, che vede l’essere umano, la persona, inserito in un cammino volto allo sviluppo della sua capacità di migliorare, crescere, cambiare.

Tra i profeti dell’odio ci sono quelli che poi troviamo niente meno che dentro gli ultimi scandali, che coinvolgono la finanza italiana, quella sporca, quella che di accumulare capitali in ogni modo non riesce a fare proprio a meno. Viene da chiedersi come di fronte ad un’illegalità e una mancanza di etica a quei livelli alti della politica e della finanza, si possa ancora permettere ai politici di continuare a martellare, come stanno facendo, sui poveri diavoli come la gran parte dei recidivi, dei tossicodipendenti, degli extracomunitari.

 

Dopo la marcia di Roma resta la speranza che i prossimi, che avranno la maggioranza in Parlamento, si ricordino dello stato in cui vivono i detenuti

 

Alla marcia di Roma c’erano veramente tanti politici, gente che ha dietro i voti di tanti elettori, ed è questa l’unica cosa che mi lascia sperare un po’, non per l’amnistia, sulla quale noi di Ristretti continuiamo ad essere scettici – quantomeno finché non si modifica la legge sul quorum di voti necessari all’approvazione di tale provvedimento – ma sul fatto che nonostante si stiano portando avanti degli attacchi indecenti all’umanizzazione della giustizia, c’è chi non ci sta.

Si ricorderanno i prossimi che avranno la maggioranza in Parlamento dello stato in cui vivono i detenuti, e tutti gli altri che si trovano direttamente o meno ad aver a che fare con la giustizia? Che se ne ricordino è la vera speranza che voglio raccogliere da una mattinata trascorsa a Roma sotto la pioggia, sapendo che in concreto non se ne cavava un ragno dal buco, ma certo che era giusto esserci comunque.

Di ritorno da Roma a Padova già ho sentito che Storace vuole modificare la legge 180 e neppure ci spiega come. C’è da farsi venire i brividi, con certa gente al potere la svolta reazionaria è in corso, concretamente, con tanto di leggi e non a proclami e minacce.

Scopro poi per caso che stanno già cambiando la ex-Cirielli con un provvedimento del governo, ancora in attesa di firma del Presidente della Repubblica, nascosto sotto questo titolo "Misure urgenti per garantire la sicurezza ed i finanziamenti per le prossime Olimpiadi invernali, nonché la funzionalità dell'Amministrazione dell'interno". Roba da matti, mi sembra che lavorino come dei prestigiatori da quattro soldi, il cambiamento consisterà nel non applicare la ex-Cirielli, nella parte riguardante l’accesso ai benefici, solo per i tossicodipendenti. E un disattento lettore potrebbe pensare che si sono parzialmente ricreduti, quindi cosa buona, mentre in realtà è l’unico modo per consentire alle Super Aziende del recupero tossici, che sono quelle che hanno richiesto la modifica, di continuare a garantirsi il flusso di materia prima umana necessaria al loro sistema impresa. Si sono accorti che stavano bloccando uno degli strumenti portanti della filiera che colloca la Super Comunità di recupero, quella che ha la ricetta brevettata del miracolo della guarigione, tra il carcere ed il mondo "libero". In pratica la ex Cirielli nella versione prima della modifica rendeva impraticabile, stante lo stato fisiologico che accomuna, all’interno della scelta proibizionista, la condizione di tossicodipendente con quella di criminale e recidivo, l’applicazione di questo trattamento terapeutico "obbligatorio", figlio del carcere e padre di nuove dipendenze. E così, a meno di un mese dalla sua approvazione, l’hanno modificata per i tossicodipendenti che possono accedere alle misure alternative. E degli altri che la ex Cirielli bastona, ma chi se ne frega?

 

Chiediamo per lo meno allo schieramento di centro sinistra un impegno ad abrogare l’ex-Cirielli, se vincerà le elezioni

 

Ecco, forse l’importante di questo nuovo riaprire la questione carceri, tramite una improbabile richiesta di amnistia di Natale, sta proprio nel dare segnali controtendenza, dove i politici si espongono di fronte ai loro elettori, sapendo che le camere verranno sciolte tra poche settimane, ma che un’altra legislatura si aprirà a breve. Se quella precedente ha saputo produrre solo leggi ad personam, demolire pezzo dopo pezzo la Gozzini, accanirsi penalmente creando sempre più detenzione sociale, e contemporaneamente rendendo legali tutti quei comportamenti quali il falso in bilancio, gli abusi edilizi ormai puntualmente condonati, l’esportazione dei capitali all’estero con l’istituzione dello scudo fiscale, la prossima maggioranza che non posso che augurarmi diversa da questa dovrebbe, e ce lo auguriamo in tanti, fare una politica opposta.

Ma vorrei che questo facesse già parte degli impegni pre-elettorali, che fosse ufficiale l’impegno ad abrogare l’ex-Cirielli, la Bossi-Fini, lo stralcio Giovanardi della Fini – Mantovano sugli stupefacenti che sembra faranno passare a tutti i costi entro gennaio 2006. E poi ancora che si riformi il Codice Penale, che la proposta di legge che riforma l’Ordinamento Penitenziario, formulata da Alessandro Margara, diventi legge dello stato. Ma più in generale che una nuova cultura della sicurezza si faccia largo tra i continui tentativi di ritorno alla gogna ed alla giustizia di classe, perché anche nel centrosinistra ci sono, e non mancano ogni tanto di farsi sentire, politici che sono rimasti alla teorizzazione delle leggi emergenziali e che sono sempre pronti a salire sul carro di chi usa il carcere ai limiti di quanto si ritiene lesivo dei diritti umani, di chi mette sempre la repressione come compimento ultimo della giustizia.

Anche per merito di queste persone il centrosinistra si è trovato spesso troppo poco distante dal centrodestra, mentre la mia speranza, e quella di tanti altri che vivono situazioni come la mia, è che stavolta si parli chiaro, si parli prima, esponendosi chiaramente su quali sono le posizioni rispetto alla questione giustizia, che non è sempre e solo riduzione della criminalità a colpi di repressione e di inasprimenti sommari delle pene, sia in termini di lunghezza sia di qualità. Sarebbe auspicabile invece una nuova idea della sicurezza che veda il carcere veramente come ultima ratio, e che si passi, come sostiene semplicemente ma molto chiaramente il criminologo Massimo Pavarini, dal diritto alla sicurezza alla sicurezza dei diritti. Solo in questi termini la sicurezza si riempie del valore della giustizia, il resto è roba vecchia, che non serve certo a raccogliere quei pezzi di società ormai talmente discriminata da perdere qualsiasi opportunità, perfino quella di cambiare stile di vita.

Il successo di questa marcia è poi stato soprattutto quello di avere finalmente, dopo tanto tempo, ottenuto grande spazio sulla stampa, addirittura prime pagine, editoriali, aperture di telegiornali.

Oggi siamo al dunque, ed è ora di mettere chiaramente le carte in tavola, non solo sull’amnistia ma anche su tutto il resto, e chi sa mai che una volta tanto la voce dei detenuti, quella che come "Ristretti Orizzonti" e in generale come la neonata "Federazione dell’informazione dal carcere e sul carcere" da tempo vogliamo promuovere, abbia da chi si propone alla guida del paese un ascolto vero e diretto. Le nostre aspettative sono pronte ad essere esplicitate, vogliamo sapere se questa volta c’è spazio veramente, se c’è vera volontà di cambiamento, e non i soliti pastrocchi inconcludenti che dopo l’indultino vorremmo evitare di vedere ancora.

 

 

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