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Ma al tossico vero, quello che sta già male al mattino quando si alza dal letto, cosa succederà?
Flavio Zaghi – Redazione di Ristretti Orizzonti
Il carcere, già usato come "soluzione" per tanti mali, ora è addirittura arrivato ad essere il deterrente e la cura più adatta non solo per il tossicodipendente, ma soprattutto per tutte quelle persone che sono solite fumare anche solo qualche spinello. Così è nata una legge che non fa più distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti; una legge fatta ad arte proprio per le imminenti elezioni e per andare a raccattare voti anche in qualche famiglia dove magari c’è un figlio tossicodipendente. Una legge quindi che, mascherata di buonismo, ha di fatto rivoluzionato tutte le teorie e gli studi fino ad oggi elaborati da esperti del settore, riportando in auge il più comodo e redditizio principio del proibizionismo come unica soluzione. Per fare ciò al governo è bastato serrare le fila, senza minimamente tenere conto del parere dell’opposizione e con il classico voto di fiducia varare l’ennesima legge slogan che criminalizza ancora una volta i ceti sociali meno abbienti, ma anche le giovani generazioni. Da oggi infatti molti ragazzi, anche di buona famiglia, studenti, frequentatori di centri sociali, discotecari etc, diventano perseguibili penalmente qualora vengano pizzicati a far girare una canna. Il rischio più immediato è quello di vedersi revocare passaporto e patente di guida in prima battuta e doversi sottoporre ad un programma riabilitativo subito dopo, e se si violano le prescrizioni, c’è in agguato la galera da tre a diciotto mesi. Ma al tossico vero, quello classico, quello che sta già male al mattino quando si alza dal letto, se ce lo ha ancora un letto, e che magari si è già anche venduto i documenti per pagarsi una dose, cosa succede? Non sarà certo la legge dell’onorevole Fini, anche quella sciolta in un cucchiaino nel tentativo di iniettarsela per via endovenosa, che lo farà guarire magicamente, e neanche fermerà la degenerazione di una malattia come la tossicodipendenza. Per queste persone, per questi malati appunto, c’è solo una soluzione: il desiderio, la decisione, la volontà e la forza di uscire dalla droga devono essere frutto di un processo di maturazione al quale il tossicodipendente deve arrivare da solo. Per questi ragazzi l’aiuto ci deve sì essere, ma quando sono loro a chiederlo e quando sono loro a tendere la mano. Diversamente tutto sarà visto solo come una imposizione e il carcere non credo proprio che possa essere somministrato come una terapia che uno deve assumere anche controvoglia. Ai Ser.T. presenti nelle carceri poi il governo fornisce sempre meno mezzi economici e personale insufficiente e a volte inadeguato, che a volte, non appena può ed anche quando non potrebbe, si rifiuta di riconoscere come tossicodipendenti anche coloro che prima di essere arrestati erano in cura, questo sia per realizzare un risparmio economico, dicono, che per non sovraccaricare di lavoro lo scarso personale disponibile. Si tende quindi a favorire strutture private, in prevalenza religiose, che spesso fanno nascere forti dubbi sulla scientificità dei loro sistemi e dei loro risultati. Per il varo di questa legge, che allarga fino a sei anni il periodo detentivo che permette di "barattare" il carcere con la comunità terapeutica, si è dovuto però prima modificare la ex-Cirielli, in modo tale che tutti quelli che si troveranno di fronte alla drastica scelta tra carcere e comunità si vedano costretti a scegliere quest’ultima. Per ogni singolo elemento che entra in comunità, il servizio pubblico, lo stato, o meglio il contribuente, deve pagare 50/60 euro al giorno di retta; in carcere attualmente ci sono circa 20.000 tossicodipendenti, molti dei quali sono recidivi, ma che grazie a leggi come questa e come la ex-Cirielli potrebbero optare per la comunità, e altrettanti sono quelli che sempre grazie a questa nuova legge sarebbero a rischio d’ingresso in carcere nel giro di poco tempo. Ora facendo due conti, tutta questa faccenda rischia di diventare una bella torta, resta solo da decidere in quanti potranno spartirsela. Le dichiarazioni di parecchi leader della sinistra, che hanno una visione un po’ meno moralistica e un po’ più ragionevole su queste questioni, lasciano intendere che in caso di vittoria alle elezioni saranno parecchie le leggi che dovranno essere riviste e modificate, e la legge Fini sarà fra queste, proprio per evitare a tanti ragazzi colpevoli poi solo di fumare qualche canna di entrare in un girone infernale com’è appunto il carcere. Lo stesso ministro Castelli ha già lasciato intendere di avere qualche dubbio su questa legge così come aveva fatto per la ex-Cirielli: ma non poteva accorgersene un po’ prima, del fatto che tanti consumatori finiranno in galera inesorabilmente? La storia ci insegna che il proibizionismo, così come era già successo in America per l’alcool, invece di farla diminuire alimenta la voglia di trasgressione, trasformando in un boomerang leggi che sembrerebbero avere a cuore solo la tutela della vita del cittadino. Vale anche la pena di sottolineare che per il solo timore di venire riconosciute come persone dedite all’uso di sostanze e il rischio di incappare in quelle che possono essere le sanzioni di legge, saranno molte le persone che non si rivolgeranno ai Ser.T. e quindi uno degli effetti potrebbe essere quello appunto della totale clandestinità, che significa minore conoscenza del problema, più distacco dai servizi sanitari e di conseguenza più morti. Dalle storie e dai reportage sui comportamenti giovanili che si vedono in televisione, o meglio ancora dai racconti di vita e dalle testimonianze dei diretti interessati, e qui dentro ce ne sono tanti me compreso, si comprende benissimo che fino ad oggi sono stati molti i giovani che anche solo per curiosità o per non essere da meno degli altri si sono avvicinati allo spinello; alcuni poi si sono fermati a quella singola esperienza, tanti si sono limitati al solo uso delle droghe leggere e parecchi invece hanno proseguito in una strada che porta in un'unica direzione: il carcere e in qualche caso anche la morte. Con questa nuova legge io credo che invece il carcere diventerà la prima meta per buona parte di questi giovani, alcuni dei quali dal carcere, vuoi per vergogna, vuoi per lo shock, usciranno profondamente segnati. Mi ha colpito molto l’osservazione fatta da Emma Bonino agli onorevoli Fini e Casini, che in una trasmissione televisiva avevano ammesso di aver fumato anche loro in gioventù una canna: è strano che con la legge di allora Fini e Casini appunto, pur avendo fumato lo spinello, sono potuti diventare rispettivamente vice premier e presidente della Camera dei deputati, mentre oggi, nel 2006, se un ragazzo viene sorpreso a fumare una canna finisce bollato ed entra in un percorso che può arrivare al carcere e alla fedina penale sporca. Alla faccia della democrazia e del progresso!
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