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Studenti e genitori coinvolti in percorso di conoscenza del carcere A cura della Redazione di Ristretti Orizzonti
Mattino di Padova, rubrica "Lettere dal carcere", 21 gennaio 2008
Già da alcuni anni la nostra redazione, in collaborazione con il Comune di Padova, lavora a un avvicinamento tra mondo della scuola e mondo del carcere, che permetta agli studenti di confrontarsi con problemi come i comportamenti illegali della loro generazione, i percorsi di devianza che portano in carcere, le pene. Ma quest’anno c’è una novità: succede che anche tanti genitori cominciano a interessarsi, si fanno raccontare l’esperienza dai figli, hanno voglia di avere un ruolo in questo progetto. Per noi che stiamo in carcere, ricevere delle testimonianze da questi genitori è una boccata di aria fresca: perché ci fa capire che "fuori" il mondo non è solo come ce lo racconta la televisione, "fuori" non tutti pensano che non meritiamo più nessuna opportunità e che sarebbe meglio "buttare la chiave" delle nostre celle. E poi ci fa piacere pensare che siano i figli, questa volta, a raccontare ai genitori qualcosa che loro non conoscono, e che si facciano tramite tra il mondo del carcere e le loro famiglie, rompendo quel clima di fastidio, e anche di odio, che si respira spesso nelle nostre città. Questa volta quindi diamo spazio ai genitori, in questo caso quelli degli studenti dell’Istituto professionale Leonardo da Vinci, sono loro che ci hanno mandato questi messaggi e ci hanno fatto capire che il nostro progetto ha gambe per fare tanta strada e per arrivare davvero dentro al cuore della società.
È stato molto positivo lo scambio di informazioni tra noi genitori e nostra figlia
Nostra figlia ci ha parlato della presenza in classe di alcune persone che hanno relazionato sulla loro esperienza di reclusione vissuta recentemente e che ora godono di particolari forme di sconto della pena. Sono al corrente di alcune norme giudiziarie anche perché il mio lavoro, in un certo senso, mi ha introdotto nell’ambiente giudiziario (sono Istruttore di Polizia Locale). Reputo importante che vi sia la conoscenza di queste testimonianze che toccano i più importanti valori dell’esperienza umana, se non il più importante: la libertà. È stato molto positivo lo scambio di informazioni tra noi genitori e nostra figlia perché questo permette anche lo scambio di esperienze e l’approfondimento dei valori umani. (Piergiulio)
Sono stata in pensiero per mia figlia perché veniva a conoscenza di una realtà molto dura
Mia figlia mi ha raccontato dell’incontro con tre carcerati, mi è sembrato abbia raccontato attentamente quello che hanno detto ed è stata interessata al colloquio. Sia io che lei abbiamo saputo cose di cui non eravamo a conoscenza, per esempio che hanno un fornelletto da campeggio per prepararsi qualcosa da mangiare, oppure che si devono lavare la biancheria o che le persone accusate di pedofilia vengono tenute separate dagli altri altrimenti potrebbero essere in pericolo. Sono stata in pensiero per mia figlia perché veniva a conoscenza di una realtà molto dura e cruda, ma sia io che mia figlia abbiamo capito che il carcere può aiutare veramente qualche persona a migliorare. (Katya)
Penso siano esperienze molto arricchenti dal punto di vista della maturazione personale
Ritengo molto positiva l’esperienza vissuta in questo periodo all’interno della scuola dagli alunni, in quanto penso siano esperienze irripetibili e molto arricchenti soprattutto dal punto di vista della crescita e della maturazione personale dei ragazzi. A questa età, entrare in contatto diretto con persone che hanno vissuto o stanno vivendo l’esperienza del disagio e della sofferenza e si impegnano al massimo delle proprie possibilità per uscirne, porta ad una visione più completa della propria esperienza analizzata da punti di vista diversi da quelli fino ad ora considerati. Credo siano esperienze che andrebbero vissute in tutte le scuole superiori a prescindere dal loro orientamento. (Michela)
La propria "cosiddetta" normalità può sparire in un attimo
Buongiorno, io sono Marzia, mamma di una studentessa, che mi ha raccontato di un incontro a scuola con detenuti e di stupirsi di trovarsi di fronte persone assolutamente normali, senza nessun elemento che denoti la qualità di assassino, ladro o quant’altro. Allora ci si chiede che cos’è la norma, che cos’è la differenza. Evidentemente non esiste, esiste solo quello che si è conosciuto, se un individuo dalla nascita conosce solo abbandono, violenza, fame, non potrà mai sapere cos’è affetto, protezione, quindi si comporterà di conseguenza. Non si può dare ciò che non si ha. Tutti noi sappiamo dare giudizi quando ci sono fatti di cronaca particolarmente efferati, ma pochi cercano di entrare a fondo nel cuore degli altri, altrimenti scopriremmo cose che ci fanno più paura dell’efferatezza del fatto stesso. Per quanto riguarda la rieducazione la storia ci dovrebbe insegnare che la punizione fine a se stessa non è mai servita a nulla se non ad acuire la violenza di chi commette un reato. Nei paesi dove vige la pena di morte i reati non sono minori né meno feroci. Io penso che molti si sentano migliori degli altri, a volte si potrebbe pensare un po’ di più, si potrebbe pensare che la propria "cosiddetta" normalità può sparire in un attimo, si può perdere il lavoro, l’amore, una persona cara e passare dall’altra parte, dalla parte del non ritorno, ma io spero che un ritorno ci possa essere per tutti. Ciao. PS : La violenza non è sterile, genera altra violenza. (Marzia)
È fondamentale che un ragazzo faccia scoprire cose nuove ad un genitore
Oggi mia figlia è tornata a casa da scuola e mi ha raccontato che c’è stato un incontro con dei carcerati e delle persone che collaborano con loro nelle attività. Definirei questo incontro altamente educativo nella formazione della propria maturità perché si è evidenziata una realtà che si conosceva ben poco. L’impressione che ho percepito dal racconto di mia figlia è stata negativa in parte, perché penso che queste due persone non devono uscire dal carcere fino al termine della pena anche se , da quello che mi ha spiegato, la loro "libertà" è dovuta ad un graduale inserimento nella società. Le informazioni ricevute sono state discusse e argomentate da diversi punti di vista; alla fine ho tratto la conclusione che sia possibile e allo stesso tempo fondamentale che un ragazzo faccia scoprire cose nuove ad un genitore. Tutto ciò crea un rafforzamento nel rapporto tra figlio e genitore. (Raffaella)
Un approccio con la realtà carceraria non è facile per i nostri pregiudizi culturali
La realtà carceraria viene spesso vissuta come qualcosa di esterno alla nostra società e al nostro vivere. Se si scava in fondo a tale realtà ci si può accorgere che ci riguarda molto più da vicino di quello che si pensa. Proviamo a vedere se all’interno del nostro parentato, facendosi aiutare magari dai propri genitori, vi siano persone che abbiano avuto problemi con la giustizia. Oppure guardiamo i nostri vicini. Nei palazzoni della nostra zona si sa di certo, poiché le situazioni sono state riportate sui giornali locali, che abita una coppia arrestata perché trovata con un chilo di eroina, un altro signore alcolizzato più volte arrestato perché picchiava la madre anziana, un ragazzo minorenne tenuto alcuni mesi in galera per alcuni semi di marijuana che aveva in casa, ecc. Periodicamente sul quotidiano "Il Mattino di Padova" vi è una rubrica curata dall’associazione "Ristretti Orizzonti" che riporta lettere di detenuti e detenute che trattano i loro problemi di reclusi, scuola, affetti, sogni, lavoro, affollamento, situazione igienica, e che fanno capire che spesso può essere molto più semplice di quanto si pensi finire in prigione e aggiungersi alle migliaia di detenuti che vi sono nelle carceri italiane, poiché il confine tra legalità ed illegalità è molto ristretto (anche per un parcheggio si commettono omicidi). In ogni caso esistono delle regole previste dalle leggi, migliorabili quanto si vuole, ma se non vengono rispettate ognuno deve risponderne e pagare il proprio debito. Gli studenti, soprattutto quelli impegnati in corsi per Operatori Sociali, dovrebbero avvicinarsi in linea generale a tali problematiche, soprattutto per quel che riguarda le possibilità di recupero dei detenuti, almeno di quelli che si possono recuperare. Iniziare un approccio con la dura realtà carceraria non è facile, soprattutto per i nostri pregiudizi culturali. In ogni caso non si può far finta di non vedere poiché si tratta, pur se hanno sbagliato e commesso violenza, di esseri umani con le loro storie di vita e speranze, rinchiusi dietro le sbarre di una prigione. Buon lavoro! (Angelo)
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