L'opinione dei detenuti

 

Questione sicurezza: decisioni sull’onda di vecchie e nuove emergenze

A cura della Redazione di Ristretti Orizzonti

 

Mattino di Padova, rubrica "Lettere dal carcere", 24 settembre 2007

 

Torniamo a parlare di sicurezza perché le discussioni feroci di questi giorni dal mondo "libero" arrivano anche al carcere suscitando non poche ansie: chi sta "dentro" sa bene che gli umori di quelli che stanno fuori possono avere un grande peso sulla vita dei detenuti. Sull'onda di vecchie e nuove emergenze, si finisce infatti sempre per mettere in discussione quelle leggi, che in carcere costituiscono una autentica boccata di ossigeno, la possibilità concreta di non farsi la galera fino all'ultimo giorno, ma di iniziare un percorso per rientrare a piccoli passi nella società. Le testimonianze che seguono stanno a dimostrare che di sicurezza si parla anche in galera, e sono un invito a riflettere se davvero l'illegalità sta tutta dalla parte di quei "cattivi", destinati a popolare sempre di più le nostre carceri.

 

Le leggi emergenziali non risolvono i problemi

 

Io sono detenuto, il mio tempo è scandito, in buona parte, dai notiziari tv. La cella non mi permette di guardare il mondo, e mi aggrappo allora alla vita esterna leggendo giornali e guardando telegiornali. A volte paragono la prigione a una malattia, e io sono un malato tenuto in vita da tutto quello che percepisco del mondo esterno, non ho una idea mia, autonoma dei fatti, di come si cambia la vita quotidiana, non posso vedere niente direttamente, vivo una "non vita" e sono informato solo da quello che apprendo dai mezzi d’informazione. E qualche volta ho la sensazione che sui mezzi di informazione si tenda a creare un mondo più angosciante di quello vero.

Stando qui dentro ho visto periodicamente riempirsi le carceri per qualche "emergenza" e però i problemi restare gli stessi. Sembra che nessuno abbia più voglia di dare una risposta civile, umana al problema della sicurezza, che chiaramente esiste, ma che non più tardi di 50 anni fa affliggeva anche noi in senso inverso. Quante famiglie sono andate all’estero per fare i mestieri più umili e sottopagati, quanti soprusi hanno dovuto subire, la Germania e la Svizzera non ci hanno accolti, ci hanno tollerati, le miniere del Belgio hanno contato i nostri morti, come oggi nei nostri cantieri contiamo tante vittime, spesso proprio tra i lavoratori stranieri, o facciamo a finta di non vedere le condizioni disumane in cui lavorano 15 ore al giorno i raccoglitori di pomodori al sud. Ma di questo, di cui spesso mi raccontano i miei compagni di galera stranieri, in tv o nei giornali cosa leggiamo o vediamo? un trafiletto o pochi secondi di trasmissione. Io credo di essere consapevole che mi sto facendo la galera perché mi sono arrogato dei diritti che non avevo, però ho l'impressione che oggi per tanti che stanno fuori, liberi, tutto sia un diritto, inteso come pura ed egoistica soddisfazione dei propri desideri, un diritto da garantire accusando lo straniero, il povero, l’emarginato di ogni malessere sociale.

La politica dovrebbe spingere le persone a pretendere il rispetto dei propri diritti, ma anche ad assumersi i propri doveri, e poi premiare chi nella società se li assume. Io dal carcere penso che questo possa essere un modo per iniziare a cambiare qualcosa, la consapevolezza che non possiamo pretendere dagli altri se non rispettiamo noi per primi le regole con i nostri piccoli comportamenti quotidiani. Per esperienza personale so che la libertà di un individuo non è assoluta, e ho pagato per non aver accettato i limiti della mia libertà, ma so anche che leggi emergenziali e più arresti non risolvono nulla. Ci vuole un po’ di buon senso, e pensare sempre a quello di cui invece noi spesso non siamo riusciti a ricordarci, che ogni libertà finisce dove inizia quella altrui.

 

Franco Garaffoni

 

Un sindaco che non sarà mai eletto

 

In questo periodo quello che mi colpisce, guardando la TV dalla galera, è il grande senso di legalità che i cittadini italiani hanno scoperto. Vedo iniziative dei vari sindaci di città e paesi che emanano ordinanze per venire incontro alle richieste della cittadinanza. E allora via dagli incroci i lavavetri, anzi a Padova via anche i venditori di fiori, i parcheggiatori abusivi e i graffitari, non solo… toglierli dalla vista è poco, bisogna multarli, ma anche questo sembra poco, e qualcuno parla già di sbatterli in carcere.

Per far passare il tempo più in fretta, ho pensato di mettermi nei panni di un sindaco, magari solo per un breve tempo, il tempo necessario per realizzare il mio progetto, e soddisfare il forte bisogno di legalità che la maggior parte dei miei concittadini esprime, perché è troppo comodo togliere solo quello che può destare ripugnanza o fastidio, la legalità deve essere vissuta nella sua interezza, e nessuno più di noi, che stiamo pagando per averla violata, sa che non ci sono vie di mezzo. Per questo invitiamo a riflettere sul fatto che forse è troppo comodo pensare che illegali sono solo i nostri furti e le nostre rapine. Noi stiamo pagando, con anni di carcere, nonostante qualcuno pensi che in galera nel nostro paese non ci sta nessuno, ma le multe e la galera allora dovrebbero essere date a tutti coloro che commettono atti illegali, cominciando dall’imprenditore che dà lavoro in nero, alla casalinga che assume la domestica o la badante non in regola, a chi acquista materiale dai venditori abusivi, a chi scarica musica da internet, a quelli che usano violenza psicologica in famiglia, a chi riceve favori da persone con cariche istituzionali, a chi dice: "Lei non sa chi sono io!!!"…

Ho l'impressione che, se si mettesse in atto questo progetto, avremmo le città e i paesi spopolati e probabilmente si riproporrebbe in tempi urgenti il problema del sovraffollamento nelle carceri, ma di sicuro quelli che rimarrebbero avrebbero finalmente la certezza di vivere in una solitudine assolutamente sicura.

 

Sandro Calderoni

 

Non trasformare il carcere in una discarica sociale

 

La tolleranza zero viene invocata come la ricetta per rendere sicure le nostre città, e noi che stiamo in galera ne vediamo già i frutti, al punto che oggi il carcere è diventato una discarica sociale, dove vengono rinchiuse tutte quelle persone che non si vorrebbe vedere nelle nostre belle città. E già si discute di mettere dietro le sbarre anche i mendicanti che in qualche angolo di piazza fanno la questua con troppa insistenza. Persone più che altro brutte, che procurano fastidio quando vai a fare la spesa e ti si parano davanti chiedendo qualche spicciolo. Io penso che si potrebbe fare qualcosa di più utile per questi poveracci che non mandarli in galera, a spese della stessa collettività che si indigna e non vuole più dare qualche spicciolo, ma che in questo modo deve poi mantenere in carcere queste persone pagando le tasse.

Mi incuriosisce anche capire qual è il concetto di legalità che hanno i cittadini, che invocano politiche di questo tipo. Io mi domando se è legale o meno usare la cocaina, e mi riferisco a quella sostanza che, se è spacciata sulle piazze, diventa una piaga, mentre se è consumata in qualche festino da politici e attricette, allora non è più un fatto da galera come lo è stata per tanti di noi. E come mai io, che sono in carcere, non vedo mai arrivare gli imprenditori che fanno lavorare nei cantieri operai stranieri e clandestini e li stipano come bestie in "appartamenti" a 300 euro a posto letto, non vedo arrivare quelli che avvelenano i fiumi con gli scarichi delle loro fabbriche, né quelli che evadono per miliardi il fisco?

É appena iniziata in parlamento la discussione sul "pacchetto sicurezza". Essendo noi stati causa di insicurezza quando eravamo fuori, e conoscendo per esperienza diretta il mondo dell'illegalità, ci piace verificare i dati che vengono divulgati sull'emergenza criminalità, perché i numeri, se non sono comunicati in modo corretto, vanno a scapito non solo di chi come noi è detenuto, ma anche di coloro che, avendo una pendenza aperta con la giustizia, temono di veder azzerare buone leggi, come quelle che prevedono per chi ha commesso un reato un graduale rientro nella società, in nome di emergenze che spesso non sono tali. Su "Italia Oggi", un quotidiano che si occupa di economia e politica, ho letto un articolo: "Indultati allo sbaraglio: gli ex-detenuti girano in fuoriserie. Scarcerati in anticipo, si danno ai furti d’auto": + 72,92% da agosto a dicembre del 2006, rispetto al 2005. Il dato è a dir poco allarmante e credo che se non fosse perché sono qui dentro, sarei già corso alla finestra per vedere se mi hanno fregato la macchina. Passa qualche giorno e mi capita di leggere un articolo sul Sole 24Ore, che dice che i furti d’auto in Italia sono diminuiti. I conti non tornano, e allora vado a controllare il rapporto annuale sulla criminalità diffuso dal Ministero dell’Interno e leggo: "…con furti di autoveicoli intendiamo l’insieme dei furti di autovetture, di ciclomotori, di motocicli e camion". Dunque i furti d'auto nel 2006 risultano essere in calo, ma ci sono in circolazione molti motorini in più. Vado avanti nella lettura del rapporto e mi accorgo così che c’è stato sì un incremento di furti, ma di motorini. Allora forse non è così vero che gli ex detenuti viaggiano in fuoriserie.

 

F. Z.

 

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