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Il coraggio di dire l’inammissibile: "amnistia" a cura della Redazione di Ristretti Orizzonti
Mattino di Padova, rubrica "Lettere dal carcere", 12 ottobre 2009
Intorno al tavolo della redazione di Ristretti Orizzonti, nella Casa di reclusione di Padova, il 16 ottobre c’erano Marco Pannella, Rita Bernardini, deputata PD-radicale, Irene Testa, Presidente dell’Associazione Radicale "Il Detenuto Ignoto", per discutere di proposte che possano ridare un senso alla pena: a confrontarsi con loro molti detenuti e rappresentanti di realtà importanti che si occupano di giustizia ed esecuzione delle pene. Tutti disponibili a collaborare con idee e risorse nuove per far uscire dalla palude del sovraffollamento le carceri e ripristinare al loro interno il rispetto dell’articolo 27 della Costituzione, quello che dice che la pena "deve tendere alla rieducazione". Questi gli obiettivi:
Se diciamo che serve un’amnistia per uscire da questa paralisi della giustizia e avviare davvero una stagione di riforme, sappiamo già che avremo contro il mondo intero, che giornali e televisioni scateneranno i loro sondaggi per dirci come gli italiani non vogliano l’amnistia, che gran parte dei politici ribadiranno che l’indulto è stato un errore, e tanto più è impensabile proporre un’amnistia. E invece noi vogliamo chiederla con forza, un’amnistia, anche se non ci piace come non ci piaceva l’indulto, perché è difficile spiegare ai giovani, ai cittadini che rispettano le leggi, alla gente che vive in un clima di insicurezza che bisogna ricorrere a misure che in qualche modo svuotano di senso la pena, come l’amnistia e l’indulto, proprio per ridare poi un senso alla giustizia e all’esecuzione delle pene.
Oggi un’amnistia però serve:
Ma serve anche, oggi, subito, qualcosa che ridia alle carceri un po’ di umanità e alle pene un po’ di senso. È per questo che la redazione di Ristretti Orizzonti ha elaborato una proposta per introdurre una nuova misura alternativa che riguardi l’ultimo periodo di pena, un vero Patto per il reinserimento e la sicurezza sociale: una misura che dovrebbe essere concessa automaticamente per gli ultimi tre anni di pena, perché tenere una persona in carcere fino all’ultimo giorno significa non tanto tutelare la sicurezza della società, quanto piuttosto esporre la collettività al rischio molto alto che quella persona, uscendo dal carcere senza risorse e senza controlli, torni a commettere reati. Dunque il Patto per il reinserimento costituisce anche un investimento sulla sicurezza della collettività. Con i radicali e con tutte le associazioni, forze politiche, realtà sociali che si occupano di giustizia e di tutela dei diritti delle persone private della libertà Ristretti Orizzonti intende quindi portare avanti una battaglia per rispondere al sovraffollamento e alla illegalità che c’è oggi nelle carceri con proposte, che arrivino dalle carceri stesse, e da chi le abita, e sta dando prova di grande civiltà e maturità in un momento davvero drammatico. Il punto di vista di un detenuto-redattore di Ristretti Orizzonti
Siamo stanchi di dire solo che le carceri stanno scoppiando, vogliamo fare le nostre proposte, di Elton Kalica - Redazione di Ristretti Orizzonti
"Abbiamo fatto questa proposta di legge perché siamo stanchi di dire solo che le carceri stanno scoppiando", ha detto oggi la direttrice del nostro giornale, e io credo che questa affermazione rispecchi bene lo spirito che ci ha accompagnato durante i lavori. È la prima volta che facciamo una conferenza stampa dal carcere, il che ci ha imposto una buona dose di preoccupazione. Poi a me in particolare, che combatto da sempre con la balbuzie, l’idea che sarebbe stato trasmesso tutto in diretta da Radio radicale mi ha messo addosso un’ansia così insistente, che mi sono svegliato alle cinque senza più riuscire a prender sonno. Certo mi ero preparato come se dovessi sostenere un esame universitario, ma quando poi ho dovuto illustrare la nostra proposta di legge, le emozioni sono prevalse e ho dovuto chiedere scusa più di una volta per la imbarazzata e forse imbarazzante spiegazione. Tuttavia gli ospiti hanno poi approfondito l’argomento e chiarito meglio molti punti: alla fine il nostro "Patto per il reinserimento e la sicurezza sociale" è stato sposato da tutti i presenti con la promessa di lavorare insieme alla sua messa a punto. Appena conclusi i lavori ho sentito un po’ in giro le impressioni dei miei compagni detenuti. Non ho creduto tanto ai complimenti che mi hanno rivolto - continuo ad essere convinto che non imparerò mai a parlare - ma posso giurare sulla sincerità della soddisfazione espressa, per esempio, da Dritan contento di aver visto Marco Pannella di persona. Ovviamente, ci si innamora di uno che fa delle battaglie in difesa dei diritti dei detenuti e c’è dell’incredibile poi nel potergli stringere la mano e sedersi intorno ad un tavolo con lui. Così anche Dritan con gli occhi splendenti di gioia mi ha domandato: "Adesso che una persona così importante abbraccia la nostra proposta di legge, c’è più speranza che prima o poi venga approvata dal Parlamento, vero?". Poi Gentian, il mo compagno di cella, mentre attendavamo in corridoio di ritornare in sezione, mi ha fatto osservare quanto spessore intellettuale ci fosse in quella sala in cui avevamo discusso per ore, e come la mancanza costante di simili dibattiti in televisione facesse sembrare i ragionamenti fatti oggi come delle cose appartenenti ad un "mondo altro", lontano da buona parte della politica odierna, più profondo e attento di tanta informazione superficiale di cui ci riempiono. Prima di entrare in cella ho anche ascoltato incuriosito la riflessione di Sandro, che era rimasto particolarmente colpito dall’intervento dell’avvocatessa Desi Bruno, garante dei diritti dei detenuti a Bologna. Il suo ragionamento su quanto siano state perse molte conquiste fatte nel passato in termini di misure alternative al carcere rispecchiava com’era e com’è oggi il carcere di Bologna. Sandro, che ci è stato negli anni novanta, ricordava come una volta quel carcere fosse l’esempio della effettiva applicazione dei percorsi di reinserimento dei detenuti. Mentre adesso, anche se ci sono le stesse leggi di dieci anni fa, si applicano molto meno. Allora, esperienze come la nostra proposta di legge non sono altro che la prova che c’è bisogno di ritrovare lo stesso entusiasmo di una volta nel lottare per la difesa dei diritti dei detenuti, e io penso che è proprio questa la conquista principale del lavoro della nostra redazione: avere il coraggio di dimostrare a una classe politica, spesso disattenta nel tutelare i diritti, che qui in carcere sappiamo studiare, informarci, lavorare per ritrovare un ruolo attivo nella società. Rassegna stampa
Amnistia: Pannella al Due Palazzi, di Giovanni Viafora
Corriere Veneto, 16 ottobre 2009
Quattro ore di confronto sul tema dell’amnistia, con gli interventi dello storico leader radicale Marco Pan -nella e della deputata Pd Rita Bernardini. L’incontro, pensato da Ornella Favero, direttrice responsabile di "Ristretti Orizzonti", la rivista dei detenuti e dei volontari del carcere Due Palazzi di Padova, si terrà quest’oggi (con inizio dei lavori alle 12) proprio all’interno della Casa di Reclusione. Le riflessioni dei vari ospiti - sono attesi, tra gli altri, anche Luigi Ferrajoli, ordinario di Filosofia del Diritto all’Università Roma Tre; Elisabetta Laganà, presidente della Conferenza nazionale volontariato giustizia e Bruno Desi, coordinatore dei Garanti territoriali dei Diritti dei detenuti - partiranno da un asserto chiaro, che dà anche titolo al convegno: "Amnistia: chiudere con la giustizia ingiusta e aprire una stagione di riforme". Intanto sulle questioni si continua a discutere. Ieri il gruppo consiliare della Liga Veneta - Lega Nord ha reso noti i risultati dei sopralluoghi effettuati dai consiglieri regionali nelle carcere venete. "I principali dati che emergono - ha dichiarato il capogruppo Roberto Ciambetti -, sono l’incredibile incidenza della popolazione carceraria straniera, soprattutto extracomunitaria, e la presenza cospicua di delinquenti italiani provenienti da altre Regioni. In molti casi accusati di affiliazione alla mafia". Ma i problemi riguarderebbero anche’il personale. Qualche numero: secondo lo studio del Carroccio solo a Padova, a fronte di un organico previsto di 186 agenti, ne sono impiegati effettivamente solamente 129.
Misure alternative per il sovraffollamento
Il Gazzettino, 18 ottobre 2009
"Sto andando via. Sono emozionato. Felice. Dopo 14 anni di carcere ho ottenuto di scontare gli ultimi nove mesi in affidamento. Ancora non ci credo". L’annuncio a sorpresa è di Andrea - una lunga pena scontata e la speranza di rifarsi una vita oltre le sbarre. Si è aperto così "Amnistia: per chiudere con la giustizia ingiusta e aprire una stagione di riforme". Nella Casa di reclusione di Padova il dibattito è alle prime battute. C’è la redazione di Ristretti Orizzonti, periodico del carcere, con Ornella Favaro, l’onorevole Marco Pannella, i direttori della Casa di reclusione di Padova, Salvatore Pirruccio e di Trieste, Enrico Sbriglia, tanti relatori, la stampa le tivù. E Andrea che irrompe con la buona notizia diventa il simbolo della giornata, dedicata non solo all’indulto, al reinserimento, alla sicurezza sociale, ma a tutte le questioni legate al sovraffollamento carcerario. Dalla Casa di reclusione, dove i detenuti sono più di 800 e le celle scoppiano è stata lanciata ieri, con la collaborazione del magistrato Alessandro Margara, una proposta legislativa, intitolata "Patto per il reinserimento e la sicurezza sociale". Siglato tra le istituzioni e il condannato, prevede misure alternative al carcere e va applicato a chi ha un residuo di pena di tre anni e ha già scontato almeno metà della pena. "Una proposta molto ragionevole - ha commentato Pannella - la situazione della giustizia italiana con 11 milioni di processi bloccati versa in una situazione indecente. Serve prima di tutto un’amnistia che consenta ai magistrati di dedicarsi ai processi in stallo". "Non dimentichiamo - ha aggiunto - che negli ultimi nove anni sono andati in prescrizione due milioni di reati, una sorta di amnistia generalizzata riservata a ricchi e potenti".
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