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Una legge "ammazza-disagiati", alcune riflessioni sulla "Cirielli" E anche sul carcere, che non elimina il disagio ma crea più disagiati
di Stefano Bentivogli – Redazione di Ristretti Orizzonti
I recidivi, quelli che, condannati per un reato, vengono poi giudicati colpevoli per altri, continuano ad uscire dal carcere e poi uccidono la gente. Questa è più o meno la dichiarazione dell’onorevole D’Onofrio alla trasmissione "Ballarò", dove si discuteva animatamente dei processi e delle relative sentenze per Berlusconi e Dell’Utri. È preoccupante l’urgenza con cui i politici della destra decidono di affrontare una questione come quella della recidiva imponendo aumenti di pena obbligatori e tagli nelle concessioni di misure alternative e benefici. Il giorno prima si era sentito l’onorevole Vietti ricapitolare il teorema pedagogico per cui ai cattivi viene data una possibilità, ma se uno continua a fare il cattivo le possibilità finiscono ed in carcere, a quel punto, ci si resta. È il turno poi di Berlusconi. Il presidente del consiglio ha dichiarato che la legge "salvapreviti" non esiste, l’intenzione della maggioranza è quella di contrastare i recidivi, i professionisti del crimine. Viene spontaneamente da farsi trasportare dall’emozione liberatoria che provocano queste dichiarazioni. Quando uno vuole continuare a delinquere deve restare in carcere, soprattutto perché altrimenti poi esce e uccide le persone, si può quindi tirare finalmente un sospiro di sollievo: eliminati i professionisti del crimine, i cattivi irrecuperabili, si vivrà finalmente tranquilli. Il triste è che tanta gente ci crede e plaude, si sente protetta, le è stato finalmente presentato un nemico e l’arma per sconfiggerlo. Un quadretto da grande fratello, non quello di Mediaset, quello orwelliano del romanzo "1984", dove la gente veniva riunita davanti ad uno schermo gigante a sfogare tutto l’odio represso da una società che aveva messo fuorilegge i sentimenti. Il grande fratello aveva creato una società pulita ed ordinata, le forze dell’ordine sono la "psicopolizia" che controlla e persegue tutti quelli che mostrano sentimenti, perché questi sono il segno della corruzione dell’intero sistema. Il nostro grande fratello conosce sicuramente George Orwell e si fa più furbo: è impossibile eliminare i sentimenti, meglio è pilotarli, nutrirli artificialmente e poi farne consenso perché questo è democrazia al di là di come lo si ottiene. La recidiva però è un problema grave, inutile nasconderlo, anche se tanti politici sembrano trasformarla da fenomeno sociale ad una questione morale di tipo individuale, dove chi commette più di un reato diventa un mostro irrecuperabile, uno che ha fatto del male una professione. Chiunque sappia di cosa si parla si rende conto delle tante stupidaggini che vengono veicolate sui media, resta il problema che sono poche le persone correttamente informate, e questo perché buona parte dell’informazione è sempre più fatta sulle dichiarazioni populiste di alcuni politici subito confermate dal sentire della gente. Non c’è reale ricerca della verità quando si parla di recidiva, pochi vanno a far vedere chi sono nella gran parte questi mostri, perché è scomodo scoprire il disagio interiore, culturale e sociale che li caratterizza. Il quadro d’insieme che connota la recidiva è fatto di tossicodipendenza, povertà culturale, emarginazione sociale, realtà che sono in espansione prima ed oltre la commissione reiterata di reati. Non voglio dire che i nostri politici sono tutti dei cinici, mi sembra piuttosto che sui grandi problemi sociali quasi nessuno abbia più niente da dire e da proporre. Quando si arriva poi ad affrontare il problema della recidiva ci si preoccupa solo di "salvare o non salvare" Previti, ma quasi nessuno ricorda che comunque anche con questi nuovi provvedimenti i disagiati continueranno a fine pena a tornare in libertà ed a commettere reati. Nessuno ancora evidenzia che questo carcere che si è rivelato inutile contro la recidiva verrà riempito oltre l’attuale che è già pieno all’inverosimile. Non si prova più ad affrontare i problemi in maniera diversa, perché l’impegno nel sociale dello Stato va ridotto e il buon italiano deve pensare a produrre per consumare, consumare perché si produca di più, questa è la sua vita ed il suo benessere. Questa economia giocattolo ogni tanto si rompe e crea sacche di esclusione, chi resta fuori disturba, toglie sicurezza. È quindi obbligatorio, a questo punto, ridare l’illusione della sicurezza a chi è dentro il giocattolo chiudendo più gente possibile in gabbia per più tempo possibile. Oppure occorre ripensare al giocattolo, magari al carcere che non elimina il disagio ma crea più disagiati.
Il disagio sociale continua a riempire le carceri, ma fuori ci si sente ugualmente sempre meno sicuri
Al problema della recidiva abbiamo già dedicato spazio nel nostro giornale. Ci siamo interrogati personalmente sui diversi aspetti di questo fenomeno, non abbiamo trovato ricette risolutive, ma abbiamo sicuramente raccontato la vita ed i pensieri di chi è stato recidivo e di chi, inesorabilmente, rischia di diventarlo. La legge Cirielli potrebbe essere proprio definita "ammazza-recidivi": ovviamente si colpiscono i recidivi senza mai cominciare ad affrontare davvero il fenomeno recidività. Intervenire sulla recidiva in questo modo significa considerare i giudici dei semplici burocrati, relegarli ad un ruolo contabile che non permetterà più loro di valutare se la recidiva è un’aggravante sostanziale o meno. Se la magistratura giudicante non potrà più valutare l’entità della pena da infliggere, vuol dire che non la si ritiene capace di decidere la gravità o meno delle circostanze che concorrono al reato. Un altro schiaffone ai giudici. In particolare la Cirielli si scaglia contro coloro che sono recidivi più di una volta: per loro, oltre ad un aumento considerevole ed automatico della pena ed il divieto di concessione delle attenuanti generiche, c’è un colpo di mannaia sui termini di legge per la concessione di benefici e misure alternative alla detenzione. Anche qui il legislatore ha dimenticato che benefici e misure alternative sono già concesse con discrezionalità dalla magistratura di sorveglianza, tant’è che per la legge Gozzini si parla di applicazione a "macchia di leopardo". Le persone recidive sono per la gran parte dei veri disagiati, spesso dei veri disperati, con questa legge avranno lo stesso trattamento, in termini di misure alternative, di quelli sottoposti al 4bis O. P., ossia a quelli condannati per associazione di tipo mafioso o terrorismo. C’è chi si illude che si possa fare sicurezza con leggi su leggi e aumento delle forze dell’ordine, oltre a tanto carcere e sempre minori possibilità di reinserimento sociale. Cirielli non è il primo ad elaborare proposte del genere e sulla recidiva l’opposizione pratica spesso il "silenzio assenso" e continua a concentrarsi solo sugli aspetti delle proposte di legge ribattezzate di volta in volta "salva-tizio e salva-caio". C’è da chiedersi se oggi ci sia ancora qualcuno disposto a battersi in politica con idee nuove e meno demagogiche, qualcuno che ripensi radicalmente l’esecuzione della pena evitando miriadi di leggine. Ma anche qualcuno che cominci a mettere al centro della politica la vita delle persone, se è vero che il disagio sociale continua a riempire le carceri e fuori ci si sente, nonostante questo, sempre meno sicuri.
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