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Giustizia: detenute madri, il disegno di legge è a buon punto
Vita, 19 gennaio 2007
Lo schema normativo modifica codice penale, di procedura penale e legge sull’ordinamento penitenziario. Con il parere favorevole della Affari Costituzionali e quello discusso dalla Affari Sociali si avvicina al traguardo la conclusione dell’iter referente in Commissione Giustizia del testo unificato 528 per la tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori. Lo schema normativo modifica alcune disposizioni del codice penale e del codice di procedura penale e della legge sull’ordinamento penitenziario per garantire la convivenza della detenuta con il figlio evitando che il minore subisca il grave onere della detenzione. Vengono, quindi, riviste varie disposizioni che hanno sinora reso difficoltosa la concessione dei benefici (arresti domiciliari, assegnazione ai servizi sociali ecc.) e puntano alla istituzione di case famiglia protette per le detenute che non possono fruire di queste agevolazioni a causa della gravità del reato commesso e della conseguente pena comminata. Viene anche rivista la norma sul rinvio della esecuzione della pena per le condannate che abbiano figli di età inferiore a tre anni. Giustizia: perché nessun bambino varchi più la soglia di un carcere
Comunicato stampa, 19 gennaio 2007
"Che ci faccio io qui? Perché nessun bambino varchi più la soglia di un carcere" Roma, 23 gennaio 2007 - ore 9.00 Camera dei Deputati - Palazzo Marini - Sala delle Colonne - Via Poli n. 19
Una giornata di riflessione per valutare e sostenere la proposta di legge che modifica la normativa vigente a tutela del rapporto tra detenute madri e bambini, e garantire l’impegno concreto di associazioni ed enti locali per raggiungere l’obiettivo che nessun bambino varchi più la soglia di un carcere. È questo lo scopo del convegno organizzato martedì prossimo, 23 gennaio, a Roma, presso la Sala delle Colonne della Camera dei Deputati, in via Poli 19, dalle associazioni di volontariato A Roma insieme, Bambini senza sbarre di Milano, Donne Fuori di Bologna, Ristretti Orizzonti di Padova, Comunità di Sant’Egidio e dalla Consulta penitenziaria del Comune di Roma. L’iniziativa ha il contributo della Regione Lazio. Al convegno in interverranno tra gli altri il ministro della Giustizia Clemente Mastella, il sottosegretario alla Solidarietà sociale, Cecilia Franca Dosaggio, il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Ettore Ferrara, l’onorevole Enrico Buemi (Rnp), primo firmatario della proposta di legge, la relatrice della proposta di Legge, Paola Balducci e gli assessori alle Politiche sociali della Regione Lazio, Alessandra Mandarelli, e del Comune di Roma, Raffaela Milano. I bambini e il carcere. Una realtà che riguarda in Italia un numero variabile di bambini da 0 a 3 anni che, in base alla legge n. 40 del 2001, ‘Misure alternative alla detenzione a tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori (la c.d. Legge Finocchiaro), vivono in carcere con le proprie madri. Ad oggi, dopo l’indulto, secondo i dati del Dap, i bambini in carcere sono diminuiti circa del 30%, ma il problema, per la sua drammaticità, resta comunque aperto. Una realtà rispetto alla quale il volontariato ha intrapreso da anni una battaglia che tuteli da una parte il diritto del minore di mantenere un rapporto con la madre in carcere e dall’altro consenta alle detenute il pieno esercizio della genitorialità. Sulla base dell’applicazione della Legge 40 è emersa infatti la necessità di rimuovere ostacoli normativi e difficoltà amministrative che non consentivano la piena realizzazione degli obiettivi per cui era stata pensata. Per questo le stesse associazioni di volontariato hanno messo a punto una serie di modifiche alla normativa vigente, sulla base dell’esperienza maturata da anni di lavoro sul campo, e presentato una proposta alla Camera nel luglio 2005, ripresentata all’inizio dell’attuale legislatura (atto Camera n. 528). Il testo di legge è stato approvato dalla Commissione Giustizia ed è ora all’esame dell’Assemblea. Camera: interrogazione sui tagli alla sanità penitenziaria
Camera dei Deputati, 16 gennaio 2007
Maurizio Turco (Radicali Rosa nel Pugno) al Ministro della Giustizia. Per sapere - premesso che: nell’ambito della legge finanziaria per il 2007 si è registrato un taglio di 13 milioni di euro delle risorse relative alla medicina penitenziaria, pari a circa il 25 per cento della spesa complessiva, compromettendo in tal modo il funzionamento di uno dei settori più delicati dell’amministrazione penitenziaria; l’ufficio bilancio del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha di recente diramato una direttiva ai provveditori regionali affinché diano corso ai tagli, che consistono nella riduzione delle convenzioni annuali con medici di guardia, infermieri e tecnici e - per le regioni Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Liguria, Umbria, Campania, Puglia e Sicilia - anche dei farmaci -: se non ritenga di dover urgentemente assumere iniziative per ripristinare il budget iniziale previsto per la medicina penitenziaria - comunque inadeguato alle necessità - se del caso riducendo gli stanziamenti allocati in altri capitoli del bilancio, che in taluni casi risultano incrementati in modo consistente rispetto alle precedenti annualità. Indulto: in Sicilia si è dimezzato il numero dei detenuti
Agi, 16 gennaio 2007
Dopo l’entrata in vigore dell’indulto si è quasi dimezzato il numero dei detenuti nelle carceri siciliane. Da 6.546 si è passati a 3.789. Tra questi, il 16,60% è costituito da tossicodipendenti, il 31,41% dai soggetti ad alta sicurezza per reati più gravi e il 12,33% da stranieri. È la fotografia delle carceri siciliane illustrata durante la presentazione della "Progettazione integrata tra autorità pubbliche e privato sociale - Nap Italia". Scopo del progetto, che recepisce le indicazioni de la "Strategia di Lisbona" e del Trattato di Amsterdam, è fornire linee guida alla Comunità europea sulle azioni da applicare per arginare l’emarginazione sociale di detenuti, tossicodipendenti ed ex detenuti. Il progetto nasce dalla collaborazione tra la cooperativa sociale Fenice di Palermo, il Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria per la Sicilia; il Centro per la giustizia minorile per la Sicilia, la Prefettura di Trapani, la Asl 6 di Palermo; la Federserd; Cnca Sicilia; l’Università di Palermo e alcune cooperative. L’iniziativa prevede l’attivazione, nell’arco del 2007, in tutte le province siciliane, di seminari mensili aperti a operatori penitenziari in cui sarà illustrata la strategia europea di "inclusione sociale". I seminari saranno gestiti da almeno 5 rappresentanti di enti pubblici e del privato sociale locale che da anni lavorano nel settore. Treviso: progetto Equal per inserimento dei giovani detenuti
Adnkronos, 19 gennaio 2007
È iniziato il progetto Equal che mira alla formazione professionale per i giovani detenuti dell’Istituto penale minorile di Treviso, con un corso per addetti alla computer grafica. La formazione è propedeutica all’inserimento lavorativo dei giovani attraverso voucher, ossia buoni formativi rilasciati ai singoli lavoratori per la partecipazione a progetti, successivamente ai quali verranno rilasciati ai minori degli attestati. Il progetto è stato avviato a dicembre 2006 e mira a promuovere nei giovani corsisti la professionalità, mettendoli in grado di offrire prodotti grafici competitivi sul mercato, e a costituire una rete di soggetti pubblici e privati attraverso azioni di sensibilizzazione che favoriscano domanda e offerta. L’intervento sarà realizzato nell’arco di 10 mesi e il budget a disposizione è di 17 mila euro. Roma: capo del Dap incontra Garante regionale dei detenuti
Agi, 19 gennaio 2007
Garantire l’effettivo diritto alla territorialità della pena e una più stretta collaborazione tra le Istituzioni sul tema della effettiva funzione rieducativa del periodo detentivo. Sono stati questi i temi più importanti al centro dell’incontro tra il nuovo responsabile del Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria (DAP) Presidente Ettore Ferrara, e il Garante dei Diritti dei Detenuti della Regione Lazio, avvocato Angiolo Marroni. Nel corso dell’incontro il Garante ha illustrato al capo del DAP l’attività che svolge nella Regione Lazio l’Ufficio del Garante ponendo, in particolare, l’accento su alcuni punti critici sui quali è auspicabile una maggiore collaborazione con le Istituzioni come, ad esempio, i casi di detenuti laziali reclusi in altre regioni che potrebbero, soprattutto dopo l’indulto, tornare a scontare il resto della pena nel Lazio. Marroni ha anche ricordato che, in questi anni di attività il Garante Regionale ha provveduto a stringere rapporti di collaborazione (sotto forma di Protocolli d’Intesa) con le Direzioni degli istituti penitenziari, le Organizzazioni Sindacali, gli Enti e le Istituzioni pubbliche e private, con lo scopo di migliorare la qualità e le condizioni di vita all’interno delle carceri anche in vista del futuro reinserimento sociale dei detenuti. "In particolare ho illustrato a Ferrara - ha detto Marroni - il nostro progetto di Teledidattica attraverso cui i detenuti di Rebibbia potranno seguire a distanza le lezioni universitarie dell’Università di Tor Vergata e la possibilità di sviluppare iniziative comuni con il Commissario ai Diritti Umani del Consiglio d’Europa Thomas Hammarberg che ho di recente incontrato. Ho anche sottolineato la necessità di creare le condizioni affinché da parte nostra si possano incontrare anche i detenuti sottoposti a regime 41 bis e i collaboratori di giustizia". Ettore Ferrara ha espresso apprezzamento per la collaborazione avuta in questi anni tra Dap e Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti ed ha sottolineato il valore di un Garante nominato mediante una legge regionale ribadendo, altresì, la disponibilità ad una piena collaborazione tesa alla risoluzione delle diverse problematiche che si potranno presentare. Cremona: 72enne rapina una banca, preso e condannato
Corriere della Sera, 19 gennaio 2007
Due anni e sei mesi di prigione per un uomo di 72 anni, accusato di aver rapinato una banca cremonese lo scorso 13 settembre. La sentenza è stata emessa ieri dal Tribunale di Cremona. L’uomo, con una moglie invalida e cinque figli a carico, aveva svaligiato l’istituto di credito armato di taglierino, poi era fuggito in auto; qualche giorno dopo era stato arrestato. Genova: il personale delle carceri incontra l’Arcivescovo
Secolo XIX, 19 gennaio 2007
Questa mattina una delegazione dei dirigenti genovesi del sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe, l’organizzazione più rappresentativa del personale che lavora nelle carceri liguri e nazionali, incontrerà l’arcivescovo metropolita di Genova Angelo Bagnasco. Spiega il segretario generale aggiunto Sappe: "Abbiamo chiesto questo incontro con monsignor Bagnasco per portargli il saluto delle donne e degli uomini della polizia penitenziaria. Dal suo insediamento, l’arcivescovo metropolita di Genova ha visitato i penitenziari di Marassi e Pontedecimo e ha rivolto parole di attenzione e sensibilità verso il nostro difficile lavoro. E di questo gli siamo grati. Proprio la recente efferata strage di Como ha posto in rilievo la difficoltà dei nostri compiti. Non deve infatti stupire che alcuni detenuti di Como minaccino espressamente di morte Olindo Romano e Rosa Angela Bazzi, i carnefici dell’efferata strage di Erba: nel paradossale codice d’onore delinquenziale, l’assassinio di un bimbo in tenera età e di donne sole e indifese è un crimine senza appello. Ma è altrettanto doveroso evidenziare che, nonostante l’efferato assassinio, gli uomini e le donne del corpo di polizia penitenziaria garantiscono anche a quei detenuti l’incolumità e la sicurezza personale. Siamo appartenenti a un corpo di polizia che, nonostante gravi carenze di organico, deficienze di strutture e di mezzi, rappresenta lo stato stesso nel difficile contesto delle galere. Oggi il carcere si configura quasi come una discarica sociale, ed è in questa "frontiera esposta" che l’agente di polizia penitenziaria , spesso isolato se non dimenticato, deve rappresentare la dignità e la legalità dello stato. È giusto che l’opinione pubblica sappia quanta nobiltà vi sia in questo nostro difficile e ancora troppo sconosciuto lavoro. E il nostro incontro con monsignor Bagnasco questa mattina vuole essere anche occasione per ringraziarlo per aver posto proprio gli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria al centro del suo nuovo cammino pastorale a Genova". Roma: progetto dell'Issp per la formazione dei funzionari
Adnkronos, 19 gennaio 2007
È partito il progetto dell’Istituto Superiore di Studi Penitenziari (Issp), che promuove la formazione di una rete di funzionari sul territorio in grado di utilizzare le diverse fonti di finanziamento regionali, nazionali ed europei volte al reinserimento sociale dei soggetti in esecuzione penale. L’attività formativa si svolge presso la sede dell’Issp da oggi al 15 marzo prossimo, con la collaborazione della "Ernst & Young Business School". Nell’attività formativa sono coinvolti i responsabili degli uffici dell’esecuzione penale esterna dei Provveditorati regionali nonché i rappresentanti delle direzioni generali dei detenuti e dell’esecuzione penale esterna. In particolare il progetto vuole fornire una conoscenza delle fonti di finanziamento e delle modalità di monitoraggio delle opportunità, vuole diffondere la cultura della progettazione e del dialogo interistituzionale e facilitare la creazione di reti di cooperazione tra i Provveditorati regionali per la diffusione e condivisione di soluzioni comuni a problematiche simili. Il piano prevede la realizzazione di un’analisi dei bisogni che vada ad indagare le esigenze formative e i dei destinatari, la progettazione, realizzazione di percorsi formativi, la realizzazione di un manuale contenete le linee guida sulle modalità di accesso ai finanziamenti comunitari, nazionali e regionali e la realizzazione di una rete tra i partecipanti ai percorsi formativi.
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