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Giustizia: Finocchiaro (Pd); sulla sicurezza scontro umiliante di Maria Zegarelli
L’Unità, 8 dicembre 2007
Un giorno da cancellare. Anna Finocchiaro, presidente del Pd al Senato, per la prima volta dopo mesi che sembrano anni, è "amareggiata". "Comincio a sentire il peso di questo periodo nel quale la maggioranza è stata oppressa dalla necessità di dover quasi supportare, nella propria risicatissima consistenza numerica, i provvedimenti del governo. Lo abbiamo fatto con fedeltà, ma questa non può essere la fisiologia del gruppo parlamentare che rappresenta il più grande partito della maggioranza. È purtroppo la conseguenza nefasta della legge elettorale". In questa intervista critica anche la decisione del governo di cambiare alla Camera il testo del Decreto legge che giovedì ha rischiato di mandare in tilt l’Unione: "È umiliante".
Presidente, iniziamo dai guai di casa: Paola Binetti con il suo voto contrario alla fiducia ha aperto un nuovo fronte politico. Cosa succederà? "La senatrice Binetti ha votato no alla fiducia sul governo Prodi e poi in maniera assolutamente contraddittoria ha votato sì al decreto. Il problema è del gruppo del Pd, certo, ma anche della senatrice Binetti nei confronti del governo. Noi, come gruppo affronteremo la questione collegialmente, ma qui abbiamo avuto un voto contrario alla fiducia".
C’è chi, nel Pd, ritiene che la Binetti se debba andare... "Se se ne dovrà andare dal Pd si vedrà. Il problema è, dopo il voto di ieri, se la senatrice Binetti sta nella maggioranza oppure no. Sono convinta che abbia manifestato un’opinione e una posizione ben meditate perché abbiamo discusso per giorni del Dl. Vorrei che fosse chiara una cosa: il dissenso di Binetti appare anche per il modo con cui è stato espresso, così radicale da non poter essere iscritto dentro quella discussione che è in atto nel Pd e che riguarda la ricerca di una soluzione condivisa rispetto ai temi cosiddetti eticamente sensibili. Giovedì non c’erano profili eticamente sensibili nella questione affrontata: si ragionava del diritto di uguaglianza e dei divieti di discriminazione. Siamo di fronte alla messa in discussione dell’architettura di valori e di principi condivisi che stanno nella carta dell’Unione, nel trattato istitutivo dell’Unione Europea, nelle risoluzioni del Parlamento europeo e nella nostra Carta costituzionale".
Ma questo è un problema del Pd. Come si risolve la questione teodem? "Non credo sia un problema solo del Pd, riguarda la democrazia. Quando si è chiamati a pronunciarsi su temi delicati, come sono quelli eticamente sensibili, si deve procedere secondo un principio condiviso: la razionalità democratica. Si discute, cioè, secondo alcune regole e secondo le stesse regole, da tutti condivise, si decide. A quel principio non si può derogare, è la precondizione del confronto, considerando che siamo senatori della Repubblica e non liberi pensatori. Con il cattolicesimo democratico in questo paese è sempre stato così. Mi chiedo se sia ancora questo il quadro di riferimento".
Binetti rimprovera metodi da vecchi Pci… "Ma quali sono i metodi del vecchio Pci? Il Pci era regolato da una forte democrazia interna. Temo si stia alludendo ad altro".
Il Pdci minaccia di non votare il dl se cambia, Mastella se non cambia. E poi: Di Pietro, Migliore... Deve cambiare o no? "Trovo tutto questo molto umiliante. Il governo ha ritenuto di dover prendere la decisione di modificarlo alla Camera. Libero di farlo, ma lasciatemi almeno dire che trovo mortificante approvare una norma sapendo che sarà cancellata tra poco".
Mastella minaccia di ritirare la fiducia... "Niente di meno... Non si dice neanche più "ridiscutiamo". Se non cambia la norma non danno la fiducia... Niente di meno...".
Come è possibile tenere ancora insieme una maggioranza così lacerata? "Quando si perde la razionalità democratica e vengono meno la capacità di intelligenza politica reciproca e la capacità di ascolto è ovvio che si precipita. Ho cercato la mediazione in questi giorni, ma non ho avuto un grande successo. Non ho capito le ragioni che mi sono opposte, sia giovedì durante il dibattito in Aula, sia oggi leggendo i giornali. Apprendo che secondo alcuni quella norma aprirebbe ai matrimoni gay... Qui stiamo perdendo anche il senso della discussione politica".
Russo Spena chiede una verifica e un nuovo programma. Prodi parla di "punto". Lei aveva proposto la riduzione dei ministri. Oggi cosa pensa? "Che ora è necessario condurre a termine alcune operazioni essenziali e non mi riferisco solo alla Finanziaria. Per fare questo serve ancor un po’ di tempo. Penso che a gennaio occorra un punto di riflessione pieno e compiuto, non è più possibile andare avanti così. Ogni giorno qualcuno della maggioranza dice che la maggioranza politica non c’è più. E ovvio che un governo così è un governo in affanno. Avevo già detto, in occasione della costituzione del Pd, che fosse necessario andare ad una ricostituzione in altre forme del governo, partendo dal dimezzamento dei ministri Ds e Margherita, ne sono ancora convinta".
La nascita del Pd ha messo in moto altri cambiamenti. Non crede che la politica stia portando avanti una discussione lontana dal Paese e dai problemi della gente? "È ovvio che la nascita del Pd provochi scossoni dentro e fuori la maggioranza, dalla scissione di Sd al distacco dei liberaldemocratici. Anche l’iniziativa politica assunta da Veltroni, assolutamente giusta e doverosa rispetto al Paese, di rimettere in moto il dialogo sulle riforme è un altro vento che squassa lo scenario politico italiano; così come la sconfitta della strategia politica della spallata di Berlusconi, grazie alla maggioranza al Senato, ha provocato uno scossone dentro il centrodestra. La situazione è difficile. Mi limito a dire, però, che fuori c’è un paese in grave difficoltà che ha lo straordinario bisogno di una nuova legge elettorale e di riforme del sistema istituzionale che impediscano che tutto stiamo vedendo si ripete. Dobbiamo compiere alcuni passi essenziali, come quello delle liberalizzazioni. Si devono rompere le situazioni di chiusura corporativa e aprire nuove strade ai giovani".
Lo scenario alternativo su cui c’è chi esercita: elezioni subito, dopo il referendum o governo istituzionale. Il suo quale è? "Sono ipotesi che non risolverebbero alcuno dei problemi reali dell’Italia. Nessuna di quelle ipotizzate mi sembrano percorribili e utili. Abbiamo il dovere, di fronte alla dignità della coalizione, appena finita la manovra di bilancio, di fissare alcune questioni essenziali per il paese, come la grande questione salariale avanzata da Fausto Bertinotti, vorrei sottolineare non solo da luì, ma da tutta la coalizione. Però basta sparare sulla diligenza".
Legge elettorale: Rosy Bindi chiede una sorta di primarie del Pd. È d’accordo? "Credo che dobbiamo lavorare rispetto alle due ipotesi che oggi nell’interno quadro politico esplorato da Veltroni sono in campo: il Vassallum e il sistema tedesco, che è quello che sembra raccogliere maggiori consensi. Sul maggioritario, che piaceva al Pd, mi sembra non ci sia un consenso. Noi la riforma la dobbiamo fare attraverso un confronto con tutte le forze politiche".
Cossiga ha detto di aver salvato il governo... "Fantastico Cossiga. Ieri ha fatto un discorso bellissimo". Giustizia: Udeur; basta con le forzature sulla sicurezza
Il Campanile, 8 dicembre 2007
La norma anti-omofobia voluta dal Prc scatena un putiferio. Fabris e Cusumano: "Se il governo non manterrà la parola data non ci sarà bisogno di verifiche a gennaio perché noi usciremo immediatamente dal governo", Non è stato il voto al Senato dello scorso giovedì a togliere di mezzo il rischio di una crisi di governo. Tutt’altro. All’indomani del pacchetto sicurezza approvato al cardiopalma a Palazzo Madama, gli equilibri nella maggioranza vacillano sempre più. A innescare la bomba che ha fatto esplodere le anime di centristi contro quelle della sinistra radicale, è stato l’emendamento sull’omofobia inserito nel pacchetto sicurezza. Così, se da un lato la Cosa rossa è convinta che tutti i problemi derivino dall’estremismo dei centristi, dall’altro, i moderati, sbottano perché non si può più soggiacere "ai ricatti di Rifondazione". In prima linea si schierano i Popolari-Udeur che sull’onda delle minacce di una crisi da parte del loro segretario Mastella, puntualizzano la linea: "Ribadiamo la nostra contrarietà alla norma sull’omofobia e rammentiamo che abbiamo votato l’emendamento per disciplina di coalizione poiché era stata posta la fiducia". Ad affermarlo è il senatore udeurrino, che aggiunge: "Siamo stati assicurati, insieme al ministro Vannino Chiti, che la norma di ieri(giovedì, ndr) sarebbe stata abolita alla Camera dei Deputati. L’ emendamento, furbescamente voluto da Rifondazione Comunista - conclude - crea una figura di reato mediante un generico ferimento a norme del trattato europeo di carattere programmatico e come tali inidonee a configurare condotte delittuose". Anche perché, aggiunge Dante D’Elpidio, vicepresidente udeurrino alla Camera, "si abbia il coraggio di affrontare questo ed altri temi sensibili a viso aperto, con appositi provvedimenti che siamo disposti a discutere nelle sedi opportune senza forzature e preconcetti". Insomma, quello che non è piaciuto a Largo Arenula è l’imboscata fatta da Rifondazione, contravvenendo anche ad un preciso impegno preso con il resto della coalizione. E Fabris fa il punto: "La verità è che al Senato, approfittando del voto di fiducia, la sinistra radicale ha cercato di ottenere in maniera surrettizia un riconoscimento politico di ciò che l’Udeur ha sempre impedito, l’inserimento fra i generi del terzo sesso". Quindi, sbotta il capogruppo alla Camera udeurrino, "se il Governo non manterrà la parola data, non ci sarà bisogno di verifiche a gennaio perché noi usciremo immediatamente dal governo e dalla maggioranza". Più chiari di così. Ma dal canto suo, Rifondazione, non ha nulla da recriminarsi, almeno stando alle parole di Ferrero: "La norma fatta è assolutamente corretta e non ha nulla a che vedere con i reati di opinione". Secondo il ministro della Solidarietà sociale "è il richiamo di una norma che sta in un Trattato che l’Italia ha ratificato. Quindi non dice nulla di nuovo rispetto a quelli che sono gli impegni dell’Italia". Sulla minaccia di crisi targata Udeur interviene anche uno sprezzante D’Alema è sprezzante: "Tutti i giorni ci sono ultimatum. - sbotta il vicepremier - Sarà stato un penultimatum, ma io non l’ho letto". Sarà. Ma da Largo Arenula non sembrano intenzionati a giocare. Tanto che il presidente del Senato, Franco Marini, prova ad abbassare i toni, invitando "a non scandalizzarsi di vedere una certa vivacità al Senato". Giustizia: Opg di Napoli; lettera aperta a Francesco Caruso
Liberazione, 8 dicembre 2007
Gentile direttore ci farebbe piacere che pubblicasse questa nostra lettera aperta a Francesco Caruso in risposta al suo articolo apparso su "Liberazione" dell’1 dicembre scorso. "Onorevole Caruso, ci sentiamo in dovere di chiarire un equivoco che dura da tanto, troppi anni. Il sig. Vito De Rosa era stato condannato all’ergastolo per il reato di omicidio. Il suo fine pena, pertanto, era "mai". Nulla a che vedere quindi con le misure di sicurezza, il riesame della pericolosità sociale ed il terribile istituto della proroga. Nel caso degli ergastolani, solo il presidente della Repubblica può concedere la "grazia". Come spesso accade è andata bene al secondo tentativo, dopo essere stata rigettata nel 1995 la prima istanza inoltrata dall’Area educativa. Per quanto riguarda la coercizione, il suo utilizzo che noi operatori dell’Area educativa aborriamo e non condividiamo, è tuttavia previsto dall’art.41 dell’ordinamento penitenziario e dall’art. 82 del Dpr n°230/2000. Pertanto, tramite articoli sul giornalino e riunioni con operatori delle varie aree, abbiamo cercato di intervenire soprattutto sulla sua durata, che deve essere limitata al tempo della latenza farmacologia (1 o 2 giorni) e non certamente (come Lei sostiene) settimane e settimane. Riteniamo però che Lei, come parlamentare, possa essere in grado, al di là dei paroloni ad effetto, di sollevare il problema nella sede idonea per modificare la legge. Per quel che concerne "l’inconsistenza delle forme riabilitative" ogni giorno si svolgono corsi di ceramica e di giardinaggio, partite di calcio, informatica, teatro e canto. Nel mese di dicembre è previsto un Torneo di calcio, dove giocheranno insieme ristretti, agenti di polizia penitenziaria e infermieri, con coppe, medaglie e festa finale. È prevista inoltre la festa in Teatro, dove le donne di un paese del nolano e precisamente di Baiano per quella giornata inforneranno centinaia di dolci da offrire ai ristretti e uno spettacolo musicale con la partecipazione del cantante Mario Maglione organizzato con la collaborazione dell’Associazione "Il carcere possibile". E l’anno si concluderà con la mostra di ceramica. Tutto questo è il risultato di un anno di lavoro intenso degli operatori dell’area educativa. Caro Caruso, l’abbandono dei malati di mente, figli di un dio minore, non è solo istituzionale. Comincia in famiglia, a scuola, sul territorio dove si esorcizzano le paure isolando e dimenticando. Il "puzzo di piscio" è una delle tante connotazioni della malattia, non diverso da quello che si sente nelle altre strutture manicomiali ed è sintomatico dell’incapacità di autogestione, del prendersi cura di sé. Noi concordiamo sulla necessità dell’abolizione degli Ospedali psichiatrici giudiziari, ma una cosa è chiuderli, altra è trasferirli, come ci si prepara con l’Opg di Napoli, in una struttura situata all’interno del supercarcere di Secondigliano. In questo modo, ne convenga, si distrugge solo quello che di buono si è costruito in questi anni, senza risolvere alcuna delle contraddizioni che derivano dall’esistenza stessa dell’Opg".
Gli operatori dell’Area Educativa Opg Napoli Giustizia: niente indulto per italiani condannati all’estero
Ristretti Orizzonti, 8 dicembre 2007
C’è una categoria di detenuti italiani - quelli che, condannati all’estero, stanno scontando la pena in Italia in applicazione della Convenzione di Strasburgo del 1983 - per i quali non è prevista l’applicazione del beneficio dell’Indulto. La denuncia è del Garante dei Diritti dei Detenuti del Lazio Angiolo Marroni che ha inviato una lettera al Ministro della Giustizia Clemente Mastella e ai sottosegretari Li Gotti e Manconi, chiedendo "un’iniziativa legislativa che consenta di applicare l’indulto anche a costoro". A sollevare il caso una lettera inviata nelle scorse settimane al Garante dai reclusi di Rebibbia, che denunciavano una discordanza nell’applicazione dell’indulto per i detenuti italiani condannati all’estero, che scontano la pena in Italia in base alla Convenzione di Strasburgo. Nella lettera si afferma che l’articolo 12 della Convenzione ha dato luogo a numerosi dubbi interpretativi sull’applicabilità dell’Indulto a questi detenuti. La norma afferma, infatti, che " ciascuna parte può accordare la grazia, l’amnistia o la commutazione della condanna conformemente alla propria Costituzione o ad altre leggi". Secondo una interpretazione giurisprudenziale, poiché l’articolo non parla dell’indulto questo non sarebbe applicabile ai detenuti condannati all’estero e rientrati in Italia a scontare la pena. Un altro orientamento assimila, invece, l’indulto alla " commutazione" prevista nell’articolo 12. Il mancato riferimento all’indulto nella Convenzione sarebbe dovuto al fatto che non tutti gli ordinamenti riconoscono tale Istituto. Tesi, quest’ultima, sostenuta dal Ministero della Giustizia in una nota del 2006 relativa alla vicenda di Silvia Baraldini. "Anche la Corte Costituzionale, con la sentenza n° 73 del 2001 sul caso Baraldini - si leggeva nella nota - ha puntualizzato che le norme di Diritto internazionale prive di fondamento costituzionale (…) non possono in alcun modo contrastare con i diritti inalienabili e irrinunciabili della persona e i principi fondamentali dell’ordinamento costituzionale Italiano, tra i quali rientrano certamente quelli di uguaglianza e di libertà personale, e che in caso di disomogeneità tra ordinamenti, la preminenza spetta indiscutibilmente a quello dello Stato di esecuzione". " Spero - ha detto il Garante dei detenuti Angiolo Marroni - che il Ministro promuova una iniziativa legislativa che dia una interpretazione autentica della norma e che consenta di applicare l’indulto anche a questi detenuti, tenuto conto che il perdurante conflitto giurisprudenziale produce inaccettabili disparità di trattamento". Giustizia: in 13 milioni nella morsa del racket e dell'usura
Il Giornale, 8 dicembre 2007
Sono tredici milioni gli italiani che convivono quotidianamente con la criminalità organizzata, tutti al Sud. Un numero enorme che rappresenta il 22 per cento della totalità della popolazione e addirittura il 77,2 degli abitanti delle quattro regioni considerate a rischio, Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. Le province dove praticamente la quasi totalità di abitanti convive con il crimine sono Napoli, Agrigento, Caltanissetta, Trapani, Palermo mentre sono 406 i Comuni in cui sono presenti sodalizi criminali. Viste le cifre non stupisce che nel Mezzogiorno si assista ad una ripresa dell’azione della Piovra: aumentano infatti i reati mafiosi. In testa le estorsioni e il racket nei confronti di aziende e imprese. Un imprenditore su tre dichiara che il racket nella propria zona di attività è molto o abbastanza diffuso mentre nel 2003 il dato era uno su quattro. Sempre al Sud cresce anche la percezione del fenomeno dell’usura: il 39,2 per cento degli imprenditori ritiene che nella zona dove esercita la propria attività il reato sia molto o abbastanza diffuso e anche qui si registra un consistente divario con l’indagine di quattro anni fa, quando soltanto il 14,5 degli imprenditori aveva una percezione chiara dell’usura. Il rapporto rileva pure come l’indulto abbia temporaneamente svuotato le sovraffollate carceri italiane (da 61.264 a 43.957 detenuti) ma non ha inciso sul dato, ancora alto, dei reclusi senza condanna definitiva. Addirittura il 33 per cento dei detenuti è ancora in attesa del giudizio di primo grado. Infine aumentano "i segnali d’insofferenza verso gli stranieri". Sicilia: il 12 incontro del Garante Fleres con i difensori civici
Ristretti Orizzonti, 8 dicembre 2007
Il Garante regionale per la tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e per il loro reinserimento sociale, On. Salvo Fleres, incontra i difensori civici provinciali e comunali dell’Isola. La riunione avrà luogo a Palermo mercoledì 12 dicembre 2007 (inizio lavori 0re 10 ) presso il Salone delle riunioni del Dipartimento del Personale della Regione Sicilia (Viale regione siciliana 2226 - piano terra), ed è finalizzata ad individuare azioni e percorsi comuni fra il Garante e difensori civici a tutela dei diritti fondamentali dei detenuti (adulti e minori, comunitari ed extra comunitari) e per il loro reinserimento sociale. Durante i lavori sarà presentato il vademecum dei diritti dei detenuti "l’Ora d’Aria" pubblicato a cura dell’Ufficio del Garante; Interverranno con proprie relazioni il Commissario regionale Andci Avv. Mario Accardi, il Difensore civico di S. Giovanni Gemini Dott.ssa Stefania Virga, il Difensore civico provinciale di Messina Avv. Giovanni Mazzù; Il Dirigente dell’Ufficio del Garante nonché Presidente nazionale del Comitato scientifico Andci Avv. Prof. Lino Buscemi; Concluderà dopo il dibattito, l’On. Salvo Fleres Deputato regionale e Garante dei diritti fondamentali dei detenuti. Sono stati invitati ai lavori: il Provveditore regionale della Amministrazione penitenziaria Dott. Orazio Faramo; il Console generale Regno del Marocco a Palermo Dott. Youssef Balla; l’Avv. Sergio Russo esperto di diritto minorile; i Direttori di tutti gli Istituti di pena della Sicilia; le Associazioni del volontariato. Sicilia: finanziamenti per le attività culturali in carcere
Ristretti Orizzonti, 8 dicembre 2007
Attività Culturali e Teatrali da rappresentare all’interno delle strutture penitenziarie della Sicilia. Il Garante per la tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e per il loro reinserimento sociale, in attuazione dell’art. 33 della Legge Regionale n. 5/2005 e del decreto del Presidente della Regione n. 169/area 3/S.G del 26/04/07, può promuovere, tra l’altro, la realizzazione di attività culturali e teatrali all’interno delle strutture penitenziarie aventi sede in Sicilia. Tali attività devono essere conformi alle linee - guida fissate dal Garante con la direttiva n. 4 del 13 settembre 07. Ossia, possono essere rappresentate opere ed eventi artistici nelle quali sia prevalente il riferimento alla cultura della legalità, alla storia della Sicilia, al teatro ed opere di autori siciliani (anche dialettali), all’umorismo con contenuti tali da suscitare riflessione e modiche comportamentali. In ogni caso gli spettacoli teatrali dovranno privilegiare gli autori che hanno segnato la vita culturale del 900. Le rappresentazioni devono essere effettuate nel rispetto dei limiti degli obblighi economici ed organizzativi fissati nella predetta direttiva, ivi compreso il parere di congruità e tecnico dei soggetti appositamente incaricati. Per tanto le associazioni e/o enti culturali e teatrali o singoli artisti, possono presentare istanza, in carta semplice, corredata da scheda informativa dettagliata sull’evento artistico che si intende rappresentare e dei costi (massimo euro 4.900 Iva compresa per ciascuna rappresentazione), ed indirizzata al Garante per la tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e per il loro reinserimento sociale (via Generale Magliocco 46 - 90141 Palermo). Trattandosi di attività culturali volte al recupero ed al reinserimento sociale dei soggetti privati della libertà personale, si confida nella collaborazione delle organizzazioni interessate, nell’avanzare proposte che siano il più possibile in linea con la direttiva del Garante anche sotto il profilo del contenimento dei costi. Il presente avviso nel garantire la par condicio dei soggetti interessati, non impegna il Garante nell’accoglimento delle proposte che perverranno al suo ufficio in conseguenza del presente avviso. Droghe: Ferrero favorevole a narco-sala? dia parere formale
Notiziario Aduc, 8 dicembre 2007
Con un voto unanime in seduta plenaria, la Quarta Conferenza latina della riduzione del danno, tenutasi a Milano dal 29 novembre al 1° dicembre, ha approvato una mozione finale per invitare la città di Torino ad andare avanti sulla via dell’innovazione, e aprire finalmente anche in Italia una stanza del consumo. Il testo è stato approvato da oltre 350 tra operatori, esperti, ricercatori e amministratori locali di Spagna, Portogallo, Italia, Francia, Svizzera, Brasile e Argentina. I presentatori della petizione popolare per una narco-sala a Torino (Domenico Massano/Associazione Radicale Adelaide Aglietta - Alessandro Orsi/Malega 9 - Franco Cantù/Forum Droghe) hanno dichiarato: "Finalmente anche il Ministro Ferrero prende una posizione chiara nel dibattito sulle narco-sale che si sta svolgendo a Torino, dichiarando: "Sono disponibile a sostenere tutti i comuni che avanzeranno questa proposta e mi auguro che il comune di Torino, che si è già espresso in questo senso, prosegua in questa prospettiva". Questo è quanto ci auguriamo anche noi, sperando che domani il consiglio comunale voti, finalmente, la mozione che riguarda la sperimentazione delle narco-sale a Torino, un servizio socio-sanitario di riduzione del danno attivo da vent’anni in Europa, un servizio che andrebbe ad integrare, e non a contrapporsi, alla rete di servizi relativi alle dipendenze. Invitiamo, quindi, il ministro Ferrero a dare gambe e forza alle sue parole, assumendosi la responsabilità politica di inviare un parere formale al sindaco, al presidente della Regione e al consiglio comunale dove dichiari la possibilità di procedere a tale sperimentazione e la disponibilità del Ministero a sostenerla. Ricordiamo al ministro che l’unico parere sinora arrivato da Roma a Torino è quello della sua collega Livia Turco, un invito pressante a non parlare di narco-sale ma solo di somministrazione controllata di eroina, perché l’argomento sembra suscitare "disagio" nella ministra e nel sindaco. Speriamo che il Ministro Ferrero sappia fornire un’alternativa concreta al "disagio" di pochi e alla sofferenza di molti, magari a partire dalle dichiarazioni rese (nell’ambito della Conferenza latina sulla riduzione del danno) dal giurista e Procuratore Generale di Milano, Francesco Maisto, che, in merito alla ipotizzata incompatibilità delle stanze con la legge vigente, ha dichiarato: "Sono stupefatto di ascoltare opinioni e divieti pregiudiziali pronunciati senza aver esaminato con attenzione gli elementi concreti della proposta, al di là dei nomi che si vogliono dare alla stessa, narco-sale o stanze del consumo che dir si voglia. È necessario approfondire la sussistenza o meno dei singoli presupposti richiesti dalla legge e quale interpretazione abbia dato la seppur limitata giurisprudenza dei presupposti stessi". Niente più pregiudizi e prese di posizione ideologiche, ma una scelta fondata su evidenze scientifiche, con un corredo di dichiarazioni politiche chiare e responsabili.
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