Rassegna stampa 7 febbraio

 

Droghe: il Governo ottiene la fiducia, il decreto Fini è legge

 

Apcom, 7 febbraio 2006

 

Sì della Camera alla fiducia al governo sul decreto legge sulle Olimpiadi invernali di Torino e che contiene anche le nuove norme sulle droga. I sì sono stati 307, i no 207. Fuori dall’aula manifestazioni anti-proibizionismo. Hanno bruciato un enorme fumogeno rosa e poi si sono messi a fumare spinelli: circa 200 giovani del Movimento di massa antiproibizionista, in gran parte dei centri sociali, hanno inscenato in piazza Montecitorio, davanti alla Camera dei Deputati, una manifestazione di protesta contro le nuove norme in materia di droga, sulle quali l’aula sta votando la fiducia al governo. "Questa è la nostra disobbedienza civile" hanno detto al megafono gli organizzatori del sit-in. Molti i cartelli e gli striscioni, tutti contro la legge: "Fini-amola con i luoghi comuni - recita uno -. Chi comincia con una canna non è detto diventi presidente di An", mentre dal megafono qualcuno urlava: "I cannoni, quelli che fanno male, sono i vostri che sparano il fosforo". Il Movimento antiproibizionista ha quindi dato appuntamento per l’11 marzo, per una nuova manifestazione, sempre contro il proibizionismo. Al momento la situazione è controllata da un ingente schieramenti di forze dell’ordine.

 

Cosa cambia dunque?

 

Niente più distinzione tra droghe pesanti e leggere. E pene da 6 a 20 anni se si "importa, esporta, acquista, riceve o detiene" una sostanza stupefacente per un uso "non esclusivamente personale" (ma le quantità sono da definire). In caso contrario, sanzioni amministrative. Sono queste alcune delle novità previste dallo stralcio del ddl Fini sulle droghe inserito come emendamento al decreto sulla sicurezza per le Olimpiadi e che oggi ha avuto il sì del Senato, previa richiesta di fiducia del governo. In pratica si prevede che sia sempre punibile "con la reclusione da 6 a 20 anni e con la multa da 26mila a260mila euro" chi "coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre o mette in vendita, cede, distribuisce, commercia, trasporta, procura ad altri, invia, passa o spedisce in transito, consegna per qualunque scopo sostanze psicotrope" segnalate in un’apposita tabella già presente nel provvedimento e nella quale, appunto, non vi è distinzione tra droghe leggere o pesanti. Quando invece si parla di importazione, esportazione, acquisto o detenzione subentra il concetto di "uso personale". Ossia si rischia la pena da 6 a 20 anni di reclusione solo se si supera un tot di quantitativo.

È questo è uno dei punti maggiormente contestati dall’opposizione, perché la definizione del suddetto quantitativo viene rinviata a un successivo "decreto del ministero della salute emanato di concerto con il ministro della Giustizia sentita la presidenza del Consiglio - Dipartimento nazionale per le politiche antidroga".

Chi invece detiene un quantitativo inferiore a quello che verrà indicato e per il quale sia provato l’uso personale, potrà essere sottoposto a una serie di sanzioni amministrative. Ossia, "sospensione della patente di guida o divieto di conseguirla", "sospensione della licenza di porto d’armi o divieto do conseguirla", "sospensione del passaporto e di ogni altro documento equipollente o divieto di conseguirli" o ancora "sospensione del permesso di soggiorno per motivi di turismo o divieto di conseguirlo se cittadino extracomunitario".

Se tuttavia, anche in questo secondo caso, si configurasse una condotta da cui "possa derivare pericolo per la sicurezza pubblica" l’interessato può essere sottoposto, per la durata massima di due anni, a uno o più delle seguenti misure: obbligo di presentarsi almeno due volte a settimana presso il locale ufficio della Polizia di Stato o presso il comando dell’Arma dei carabinieri territorialmente competente, obbligo di rientrare nella propria abitazione o in altro luogo di privata dimora entro una determinata ora e di non uscirne prima di altra ora prefissata, divieto di frequentare determinati locali pubblici, divieto di allontanarsi dal comune di residenza, obbligo di comparire in un ufficio o comando di polizia specificamente indicato, negli orari di entrata e uscita dagli istituti scolastici, divieto di condurre qualsiasi veicolo a motore.

C’è poi un "blocco" di norme che incide sul processo penale e di esecuzione penale e che punta ad incrementare la funzione riabilitativa e di recupero di indagati, imputati o condannati tossicodipendenti. Per esempio, non è più prevista la custodia cautelare in carcere ma solo gli arresti domiciliari (salvo casi eccezionali) per indagati che siano dipendenti da alcool o droghe.

Viene inoltre prevista una regolamentazione della facoltà di essere ammessi a strutture di recupero pubbliche o private, che vengono sostanzialmente parificate. La certificazione dello stato di tossicodipendenza e la definizione del programma terapeutico può essere fatto ricorrendo a strutture private, senza filtro di quelle pubbliche.

Droghe: antiproibizionisti; legge esempio della filosofia Cdl

 

Apcom, 7 febbraio 2006

 

Marco Perduca, Segretario Lega Internazionale Antiproibizionista e membro della Direzione della Rosa nel Pugno, ritiene il provvedimento in materia di droga approvato dal governo "l’ultimo esempio di un’impostazione filosofica generale della Casa delle Libertà per cui il cittadino deve essere tutelato soprattutto da sé stesso perché considerato incapace di intendere ciò che è bene o male e anche di poter scegliere liberamente ciò che ritiene più opportuno per la propria esistenza". "Mi unisco quindi all’appello lanciato da Fuori Luogo al Presidente Ciampi - scrive ancora Perduca - affinchè non firmi il decreto in oggetto. La questione "droga" deve essere trattata quanto prima e in tutte i suoi aspetti a iniziare dalla proibizione - magari senza l’assillo di obblighi elettorali che rischiano di rovinare drammaticamente la vita a decine di migliaia di persone in questo paese".

Canzoni rap, spinelli di gruppo (aperti alla partecipazione di diversi parlamentari come Paolo Cento, Giovanni Russo Spena, Elettra Deiana e Graziella Mascia), fumogeni e una grande canna di cartapesta issata sul rimorchio di un camion hanno caratterizzato il presidio convocato davanti a Montecitorio dal movimento di massa antiproibizionista in segno di protesta contro l’approvazione dello stralcio Giovanardi che inserisce alcune norme della legge Fini sulla droga nel decreto relativo alle Olimpiadi. I promotori si appellano al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi chiedendo "di non firmare il decreto. Pensiamo che la questione della droga meriti di essere trattata, in un prossimo futuro, con maggior serenità e senza l’assillo di obblighi elettorali che rischia di rovinare inutilmente la vita a decine di migliaia di persone in questo paese".

Lodi: è vietato far avere ai detenuti le foto dei propri familiari?

 

Il Cittadino, 7 febbraio 2006

 

Indirizziamo questa lettera al Ministero della Giustizia, al Provveditorato regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, al magistrato di sorveglianza presso il Tribunale di Milano, alla Procura della Repubblica di Lodi, alla stampa locale.Eccellentissime autorità, siamo i familiari dei detenuti del carcere di Lodi, vi comunichiamo che dopo la visita del responsabile delle carceri della Lombardia dottor Luigi Pagano, le cose non sono cambiate, anzi la direttrice continua a non autorizzare i colloqui, la consegna delle fotografie inviate per posta ai detenuti così come tutte le altre cose, rendendo la vita un inferno. Ci piacerebbe conoscere se ci sono delle leggi che vietano di detenere le foto dei propri familiari. A noi sembrerebbe di no, in quanto allora gli altri direttori delle carceri italiane dove sono stati i nostri familiari hanno violato le leggi?Per tutto questo vi chiediamo di prendere dei provvedimenti perché a quanto sembra la situazione è molto peggiorata.

 

Un gruppo di familiari dei detenuti del carcere di Lodi

Roma: detenuto vaga da tre mesi da un ospedale all’altro

 

Comunicato stampa, 7 febbraio 2006

 

Il Garante Regionale dei diritti dei detenuti Angiolo Marroni: "Siamo riusciti a farlo uscire dal carcere, ma non abbiamo il potere di dare una casa a quest’uomo. Però non si può aspettare che siano le sue condizioni di salute a risolvere il problema".

Da tre mesi un detenuto del carcere di Regina Coeli, gravemente malato e senza una casa, vaga da un ospedale all’altro di Roma perché per le sue condizioni di salute non può restare in cella. Ma proprio il fatto di non avere un’abitazione di proprietà potrebbe indurre il Tribunale di Sorveglianza a revocargli la sospensione della sua pena. Quest’uomo è, insomma, costretto a restare in ospedale per mancanza di alternative al carcere.

Protagonista della paradossale vicenda - denunciata dal Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti Angiolo Marroni - un detenuto di 49 anni, Massimo Biondi. Nei mesi scorsi Biondi, malato di tumore, era uscito dal carcere agli arresti domiciliari dopo l’interessamento dell’Ufficio del Garante dei Detenuti ed era stato ospitato per 5 mesi in una Casa famiglia in convenzione con la Provincia di Roma. Ma la struttura di accoglienza, per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, non ha potuto più ospitarlo. E così, dal 23 novembre 2005, Biondi è stato prima al Policlinico Gemelli, quindi allo Spallanzani, dove è ora ricoverato.

Dopo l’arresto, Biondi ha avuto il trattamento chemioterapico sospeso. Inoltre, da due anni ha la pensione (sua unica fonte di reddito) sospesa per una causa in corso con l’ente previdenziale, non ha soldi e dipende da volontari e amici per mangiare e per ogni altra necessità. Viste le sue condizioni di salute Biondi ha avuto la pena sospesa, ma la Camera di Consiglio che deve ratificare la decisione è stata rinviata perché l’uomo non ha una casa e non può usufruire delle poche strutture di accoglienza convenzionate che hanno finalità sociali e di reinserimento socio-lavorativo e non sono attrezzate per le cure di cui l’uomo avrebbe bisogno.

"Per la burocrazia Biondi ha difficoltà ad essere assistito perché non ha l’aids e dunque non può essere ospitato nelle case di accoglienza e non è un anziano da Rsa. È solo un adulto malato - ha detto il Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti Angiolo Marroni - La sua vicenda paradossale dovrebbe farci vergognare. A Roma e nel Lazio sono carenti le strutture di accoglienza per i detenuti. Nel caso specifico, ci siamo adoperati per far uscire Biondi dal carcere e farlo ricoverare in una struttura di accoglienza, ma non abbiamo il potere di dargli una casa. Abbiamo coinvolto in questa storia Comune di Roma e assessorato regionale alla sanità. Anche i detenuti hanno diritto di vivere con dignità la malattia. Non si può aspettare che siano le condizioni di salute di quest’uomo a risolvere il problema".

Rovigo: Fp-Cgil Penitenziari interviene sul tema della sicurezza

 

Il Gazzettino, 7 febbraio 2006

 

La Fp-Cgil Penitenziari del Veneto interviene in tema di sicurezza, alla luce del problema dell’affollamento delle carceri (che colpisce anche a Rovigo) e dei recenti provvedimenti legislativi in materia di legittima difesa. "Il tema della sicurezza - dice il coordinatore regionale, il rodigino Gianpietro Pegoraro, a tutti i parlamentari dell’Unione - ha assunto oggi una fisionomia che lo costringe nell’angusto quadro dell’ordine pubblico.

La sicurezza è divenuta sinonimo di esclusione e repressione esercitata in modo selettivo verso tutte le forme di disagio sociale che fino a ieri trovavano risposte all’interno della rete dei servizi a disposizione delle comunità locali. Le carceri rappresentano uno dei simboli più evidenti e preoccupanti di questo modello di sicurezza sociale proposto dall’ideologia neoliberista di questo governo". Pegoraro fa notare che si varano in tutta fretta provvedimenti legislativi che da un lato mettono al riparo dalla giustizia il potente di turno e dall’altro confinano in luoghi di detenzione i tossicodipendenti, gli immigrati irregolari e i disagiati psichici".

Come uscirne? "È prioritario reinvestire risorse nel potenziamento della rete di servizi locali, nel rapporto quotidiano tra gli operatori e chi presenta difficoltà psicologiche o esistenziali; costruire in continuazione mura in cui confinare il "nemico" opportuno per sentirci più liberi e sicuri è fuorviante perché continua ad alimentare un sentimento di assedio che rinforza le nostre paure e ci rende tutti meno liberi".

Belluno: la "Compagnia della Fortezza" al teatro Comunale

 

Il Gazzettino, 7 febbraio 2006

 

Un evento eccezionale raggiungerà Belluno e il suo teatro nel week-end per la Stagione di Prosa del Teatro Comunale di Belluno organizzata dalla Fondazione Teatri delle Dolomiti. In scena la Compagnia della Fortezza diretta da Armando Punzo con lo spettacolo "I Pescecani ovvero quel che resta di Bertold Brecht" sabato 11 (turno A) e domenica 12 (turno B) febbraio 2006 alle ore 20,45. In occasione dello spettacolo è stato organizzato un incontro aperto alla cittadinanza con Armando Punzo e i detenuti attori della Compagnia della Fortezza, sabato alle ore 16,30 presso l’Auditorium Comunale in piazza Duomo a Belluno.

Il nome di Armando Punzo è legato da diversi anni al Carcere di Volterra presso il quale realizza dal 1988 laboratori e spettacoli con i detenuti. "I Pescecani, ovvero quello che resta di Bertolt Brecht", Premio Ubu 2004 come miglior spettacolo, è un cabaret ricco di immagini, suoni, gesti e parole, una vera e propria opera moderna che vede impegnate sul palco oltre cinquanta persone fra attori e musicisti. In un’ambientazione espressionista strani uomini affollano la scena con enormi cartelli sui quali è segnata la temperatura di un tipico pomeriggio estivo all’interno del carcere: 38°- Il riferimento alle problematiche carcerarie attuali è immediato e lampante. Lo spazio teatrale è invaso dagli attori-detenuti che compongono un’enorme tableau vivant: un’atmosfera a luci rosse in cui sfilano ballerine, ballerini, assassini, magnaccia, barboni, prostitute, travestiti, ricchi, signori, ladri, ruffiani, preti, vescovi, giocatori, musicisti, cabarettisti, traditori e Giuda a denunciare la folle malattia che sta ormai contagiando il mondo. Ingiustizie, prevaricazioni, arroganza e soprattutto sete di denaro e potere sono tipiche dei pescecani, metafora di chi sta ormai divorando tutto. Quel Brecht che ci ha lasciati senza risposte, senza sapere se è peggio rapinare un banca o fondarla, riappare dietro alle parole, ai travestimenti, agli atteggiamenti, per ribadire ancora una volta che le stesse spietate strategie sorreggono chi esercita il potere e chi lo subisce. Se l’apparato rimanda allo straniamento attraverso l’uso di cartelli, la perizia mimica e gestuale di questi attori-detenuti ricorda invece modelli del calibro di Cieslak e Decroux. Provocazioni e contaminazioni donano al pubblico una tensione continua fino a quando le note di "Sono fuori dal tunnel" di Caparezza coinvolgono detenuti e spettatori in un unico ballo per placare il dolore, la rabbia, riscoprire la dolcezza, in un grido comune di speranza e libertà, per chi è dentro al tunnel e per chi è fuori. Il testo di Armando Punzo (anche curatore della regia) è liberamente ispirato al teatro di Bertolt Brecht, costumi Emanuela Dall’Aglio, scene Alessandro Marzetti, movimenti Pascale Piscina, assistente alla regia Laura Cleri, ricerche musicali e suono Barnaba Ponchielli, collaborazione artistica Stefano Cenci, assistente alle scenografie Enrico Avarello, assistente ai costumi Silvia Provvedi, collaborazione al progetto Luisa Raimondi, musiche originali eseguite dal vivo Ceramiche Lineari con la partecipazione straordinaria del Complesso Bandistico Città di Belluno, direzione musicale e arrangiamenti Maestro Giacomo Brunetti, disegno luci Andrea Berselli, suono Marco Ribecai, direzione tecnica Carlo Gattai e Fabio Giommarelli. In scena i detenuti attori della Compagnia della Fortezza e Stefano Cenci. Prenotazioni fino a giovedì allo 0437-943303, venerdì 10, sabato 11 e domenica 12 febbraio 2006 presso il Teatro Comunale di Belluno (0437940349), dalle 11 alle 13 e dalle 17 alle 20 (fino alle 20,45 sabato e domenica).

Droghe: Emilia-Romagna pensa a un ricorso contro la legge Fini

 

Ansa, 7 febbraio 2006

 

"Se i servizi per le tossicodipendenze appartengono ai livelli essenziali di assistenza, compete alla Regione la regolazione del sistema e l’organizzazione dei servizi. La legge fa un’invasione di campo significativa, che la Regione si riserva di valutare nell’aspetto della costituzionalità del dettato". A dirlo è l’assessore alla sanità dell’Emilia-Romagna Giovanni Bissoni, secondo cui la nuova legge Fini sulla droga ostacola l’integrazione dei servizi per le tossicodipendenze. "Valuteremo gli aspetti di costituzionalità in quella parte delle legge che interviene direttamente nella organizzazione dei servizi e nei rapporti tra il servizio sanitario regionale e i soggetti della rete. Da una prima valutazione - ha spiegato - gli elementi di incostituzionalità risultano abbastanza evidenti, poi la Giunta deciderà cosa fare. Intanto aspettiamo che la legge diventi esecutiva. L’impressione è che sia una legge inefficace, che difficilmente potrà entrare in funzione, e che vuol essere in questo momento uno spot elettorale più che un intervento concreto per combattere l’uso e l’abuso di sostanze".

Droghe: Castelli; condivido appieno la nuova legge

 

Ansa, 7 febbraio 2006

 

Alle votazioni in Parlamento sulla nuova legge contro la droga il ministro Castelli non ci sarà a causa di impegni istituzionali. "Ci sarò, però - ha spiegato - in termini di sostegno alla legge perché la appoggio". Castelli, a margine di una lezione di educazione civica per i ragazzi delle scuole medie, ha detto: "Diciamo che la condivido appieno, anche se servirebbero piccole correzioni".

Droghe: Cento; se passa fiducia promuoveremo referendum

 

Ansa, 7 febbraio 2006

 

"Se passa la fiducia e la legge sulla droga verrà approvata i Verdi promuoveranno un referendum abrogativo di questa norma, che per altro è criticata dalla stragrande maggioranza": è quanto afferma il coordinatore politico dei Verdi Paolo Cento. "La decisione del Governo di porre la fiducia alla legge sulla droga che criminalizza migliaia di fumatori occasionali di cannabis e che equipara lo spinello alle droghe pesanti è l’ennesimo atto autoritario che imbavaglia il Parlamento", prosegue Cento, ragion per cui "nelle prossime ore, è necessario far crescere la mobilitazione nel Paese per fermare questo scempio del diritto e del buon senso".

 

 

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