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Padova: appelli per Francesco Laganà, sta morendo in carcere…
Il Gazzettino, 15 febbraio 2006
Peggiorano di giorno in giorno le condizioni di salute di Francesco Laganà, il poliziotto in carcere a Padova per concussione, corruzione, peculato e falso. Se resta ancora in carcere Laganà rischia di morire. Malato di cuore, è già stato operato un paio di volte, ma adesso è in condizioni tali, dal punto di vista fisico e più ancora dal punto di vista psichico, che la richiesta avanzata dai familiari era che potesse scontare la pena agli arresti domiciliari. Per motivi di salute. E il Consigliere regionale dei Verdi, Gianfranco Bettin, interviene con una interrogazione in Regione a ricordare "che delinquenti recidivi ed efferati come quello che ha ucciso il carabiniere Cristiano Scantamburlo possono tranquillamente godere di benefici e di permessi mentre un detenuto come il vice sovrintendente di polizia Francesco Laganà, gravemente deperito e urgentemente bisognoso di cure (come lo stesso medico del carcere ha attestato), certamente non pericoloso per nessuno, venga tenuto a languire in carcere. È un atteggiamento che lascia sconcertati". Sul caso di Francesco Laganà anche l’on. Luana Zanella ha già presentato due interrogazioni al Ministro della Giustizia, ma adesso Bettin chiede un intervento della Regione. E anche i sindacati di polizia intervengono a favore di Laganà. Pasquale Serrano, segretario del Siap, parla di condanna a morte istituzionalizzata e chiede l’intervento del Ministero di Grazia e Giustizia. Tra l’altro c’è da dire che le condizioni di salute ai limiti della sopravvivenza sono certificate dal medico del carcere di Padova, che ha parlato di "pregiudizio per la vita". Per tutta risposta Laganà è stato trasferito da Padova a Milano. Molto più lontano da casa. Ma sempre in carcere. Roma: lettera da Rebibbia "Io, detenuto senza dignità"
L’Espresso, 15 febbraio 2006
Sono un detenuto di Rebibbia, a Roma. Dopo il gran parlare di ogni Natale, e dato che non ci hanno ancora lobotomizzato, vorrei esprimere l’idea mia e della popolazione carceraria. Sento in continuazione discorsi educati e forbiti rivolti a noi, che siamo maleducati e ignoranti. Eppure toccherebbe alla persona colta farsi capire dall’incolto. Invece si continua ad essere pietisti e buonisti, oppure colpevolisti e intransigenti, atteggiamenti che, come direbbe Freud, appartengono alla sfera genitore-bambino, senza speranza di transazione costruttiva. Il carcerato nella grande maggioranza dei casi ha sbagliato e paga la sua colpa. Si può discutere l’entità della pena, ma il codice penale, giusto o sbagliato che sia, va applicato. Il punto è un altro. Che cosa ci fa una persona in galera? L’ordinamento penitenziario risponde che viene privato della libertà per non nuocere a sé e agli altri e viene rieducato per potersi reinserire nella società. Tutto giusto, e allora facciamolo. Invece le strutture non sono atte e il detenuto viene abbandonato, calpestato, vilipeso, deriso, offeso, perde ogni dignità fino a diventare peggiore di quando è entrato. Per prima cosa, bisognerebbe riportare le patrie galere a condizioni di vivibilità con un atto, non di clemenza, ma di rimedio al malcostume politico che dura da 16 anni, senza distinzioni tra centro, destra e sinistra. Poi va compreso che le carceri non sono lazzaretti né cimiteri e devono rimanere attaccate alla realtà esterna. Altrimenti meglio ripristinare la pena di morte, senza scandalizzarsi tento, perché la vita non è solo biologica e i molti suicidi silenziosi lo dimostrano.
Augusto Guerrieri, Roma
Risponde Stefania Rossigni: s.rossini@espressonline.it
Ho lasciato molto spazio alla sua lettera, gentile signor Guerrieri, perché lei è riuscito a raccontare la condizione del carcere con un efficace misto di amarezza, sarcasmo e buon senso. E con l’aggiunta di un tocco insolitamente freudiano nel definire il paternalismo del più forte sul più debole. Che cosa posso risponderle? Lei ha ragione su tutto. Noi di qua, "educati e forbiti", ormai conosciamo a sufficienza l’affollato inferno in cui vivete. Eppure non siamo mai riusciti ad aprire una vera discussione sulla funzione del carcere in democrazia e sul necessario equilibrio tra la finalità punitiva e quella rieducativi della detenzione. Passato il Natale e il tentativo farsa sull’amnistia, in cui ciascuna parte politica ha messo in campo la sua buona quota di malafede,e dove tutti hanno retoricamente ricordato l’appello che papa Woityla fece proprio in Parlamento, è tornato il silenzio. Che lei incrina appena con la sua desolata lucidità. Giustizia: Castelli; il permesso premio è una misura discrezionale
Il Gazzettino, 15 febbraio 2006
"Bisogna uscire dall’equivoco per cui il magistrato di sorveglianza si appella alla mera applicazione della legge. Si tende a far credere all’opinione pubblica che per il magistrato sia stato un obbligo applicare quella legge, ma non è così". Lo afferma il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, a proposito dei permessi premio concessi ad Antonio Dorio, il detenuto che ha ucciso il carabiniere Cristiano Scantamburlo. "C’è un preciso margine di discrezionalità di cui il magistrato si avvale - osserva Castelli -. L’articolo 30-ter della legge 26 luglio 1975 n. 354 che disciplina i permessi premio recita che i presupposti per il rilascio sono sia la buona condotta carceraria sia la non pericolosità sociale. Il permesso è autorizzato dal magistrato di sorveglianza, sentito il direttore dell’istituto. L’articolo 25 del Dpr 230/2000, regolamento sull’ordinamento penitenziario, precisa che questi deve esprimere dettagliato parere sulla condotta del condannato, sulla pericolosità sociale, sui motivi addotti dal condannato, sui risultati dell’osservazione carceraria, sulla pena eseguita e da eseguire". La legge, quindi, conclude il ministro "investe il magistrato dell’applicazione o meno della norma premiale". Roma: intesa tra Garante regionale detenuti e medici penitenziari
Redattore Sociale, 15 febbraio 2006
Garantire il miglioramento della quantità e della qualità dell’assistenza sanitaria ai detenuti delle carceri del Lazio attraverso l’individuazione delle priorità assistenziali e la conseguente formazione del personale sanitario che opera, a qualsiasi titolo, negli istituti di pena. Sono gli scopi del Protocollo d’intesa siglato tra il Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, e la Società Italiana di Medicina Penitenziaria (Simspe). In base al Protocollo, Garante Regionale dei Detenuti e Simspe - Onlus attiveranno attività di studio, ricerca e formazione volte al raggiungimento degli obiettivi indicati. In particolare, fra i primi effetti dell’intesa ci sarà lo scambio di informazioni a livello di situazioni specifiche e l’organizzazione, a breve, di una giornata di studio avente ad oggetto le priorità sanitarie nelle carceri del Lazio con particolare riferimento alla salute mentale. Dietro le sbarre le priorità, dal punto di vista sanitario, sono diverse: c’è una cronica carenza di infermieri, cui si sopperisce attivando delle Convenzioni con delle Cooperative sociali. Inoltre, da anni la prima assistenza sanitaria è affidata ai cosiddetti piantoni, detenuti di buona volontà che si improvvisano infermieri e la cui figura e il cui ruolo si vorrebbero istituzionalizzare, anche attraverso dei corsi di formazione. "Fra le funzioni attribuite a questo Ufficio c’è anche lo studio di collaborazioni con Società Scientifiche allo scopo di migliorare la qualità delle prestazioni erogate ai detenuti - ha detto il Garante regionale dei diritti dei detenuti Angiolo Marroni - per migliorare la qualità della vita delle persone recluse e il pieno rispetto delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale. In questo contesto è fuori dubbio che quello alla Salute è uno dei diritti maggiormente violati nelle carceri e su cui puntiamo maggiormente la nostra attenzione". "Il Simspe ha come obiettivo la formazione del personale sanitario che opera nelle carceri, finalizzata ad aumentare la qualità dell’assistenza mediante corsi di perfezionamento, convegni e ricerche e indagini sulle patologie negli istituti di detenzione italiani - ha detto il presidente del Simspe, Giulio Starnini -. In tale ottica abbiamo attivato una collaborazione con la Direzione Generale per la Formazione del ministero della Giustizia e con la l’Area Sanitaria dello stesso ministero. Era logico che la collaborazione fosse estesa anche Garante regionale dei diritti dei detenuti del Lazio che ha fra i suoi compiti proprio quello di tutelare la salute dei reclusi". Brescia: conservatorio in carcere, festa in musica per i detenuti
Il Giornale di Brescia, 15 febbraio 2006
Entrano in carcere, a suonare, gli allievi del Conservatorio in occasione della festa dei patroni della città Faustino e Giovita: "E la prima volta che il Conservatorio si attiva in tal senso - afferma il responsabile dell’associazione Carcere e Territorio e docente di Criminologia all’università di Brescia Carlo Alberto Romano - e nell’ottica di contatto tra comunità esterna e mondo carcerario ci sembra un bel passo in avanti". La duplice iniziativa (ieri a Verziano, oggi a Canton Mombello), nata dalla collaborazione tra l’associazione e il Conservatorio, si è sviluppata grazie all’interessamento della presidente del consiglio di amministrazione e del direttore del conservatorio Paola Faroni e Sandro Perotti. "La peculiarità - sottolinea Paola Faroni - è di far suonare gli studenti in una serie di concerti rivolti alla cittadinanza: per gli allievi è un modo di mettersi alla prova promuovendo musica colta sul territorio". Da un lato quindi didattica di alta formazione, dall’altro divulgazione e radicamento sul territorio che, ricorda Paola Faroni, ingloba anche il carcere. "È un bel segnale di attenzione rispetto alle condizioni dei detenuti - afferma Carlo Alberto Romano -. Da tempo ci muoviamo in tale direzione: la crescita culturale delle persone può aiutare percorsi di reinserimento". Da qui l’entusiasmo per iniziative come questa, per i concerti nelle carceri cittadine che da anni vengono promossi dall’associazione Soldano e per i laboratori teatrali realizzati da Paola Carmignani e Magda Poli. I concerti del Conservatorio nelle due carceri avranno per protagonisti gli allievi: a Verziano ieri ha suonato un terzetto, formato dai due pianisti Valentina Bergomi e Alberto Ranucci che hanno accompagnato Tatiana Alquati, ragazzina prodigio di 13 anni. La quale si è cimenteta con uno strumento, l’arpa, sicuramente non da tutti i giorni: "Ci è sembrata una bella idea portare nel carcere femminile una ragazzina di 13 anni (che era accompagnata dalla mamma)", ha commentato Paola Faroni sottolineando l’entusiasmo sia degli allievi che dei docenti per, si è augurata, "l’inizio di un nuovo percorso". Oggi, a Canton Mobello, si esibirà invece lo "Strenous saxophone quartet", quartetto di sassofonisti (Carlo Barbieri, Michele Goglio, Camillo Battistello e Valentina Suardi) che effettuerà un percorso storico geografico da Bach a Gershwin. "Sono iniziative molto importanti - afferma Carlo Alberto Romano -, che potrebbero essere molte di più se ci fosse un maggior numero di educatori all’interno delle carceri". Al momento, infatti, tutto avviene grazie al sostegno di volontari esterni. "È da 15 anni che il ministero della Giustizia non bandisce concorsi per educatori, col risultato che a Canton Mombello in questo momento ce n’è soltanto uno". Anche se adesso fortunatamente aumenteranno grazie alla Regione Lombardia, che ha emesso un bando a proprie spese per agenti di rete (che dovrebbero coadiuvare gli educatori in carcere), che porterà nei prossimi mesi due nuovi educatori a Canton Mombello e a Verziano. S. Maria C.V.: uno spettacolo... d’evasione nel penitenziario
Caserta News, 15 febbraio 2006
"Un film per evadere". Un titolo un po’ provocatorio per battezzare il cineforum per detenuti che si aprirà il prossimo primo marzo nel penitenziario di Santa Maria Capua Vetere. L’iniziativa, che prevede la proiezione di un film ogni mese è promossa dalla sezione sammaritana dell’Associazione italiana giovani avvocati e dall’istituto di studi giuridici Mcm di Napoli. La realizzazione del progetto è a cura di Manuela Militerni (Mcm) e Alfonso Quarto (responsabile osservatorio detenuti dell’Aiga) e consiste in una rassegna cinematografica creata selezionando una serie di pellicole, che verranno proiettate all’interno della casa circondariale per la comunità dei detenuti. Scopo dell’iniziativa già avviata presso il carcere di Poggioreale dalla stessa organizzazione non è solo quello di creare un momento di distrazione, ma, approfittando dell’immagine filmica, "si vuole sfruttare il processo di identificazione-proiezione attraverso cui si rielabora il film in funzione dei propri vissuti emotivi, facendo salire alla ribalta la memoria e determinando una presa di coscienza delle proprie inquietudini". L’inaugurazione del cineforum sarà anticipata da un simposio al quale parteciperanno la direttrice della casa circondariale sammaritana Teresa Abate, il provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria Tommaso Contestabile, il presidente del tribunale sammaritano Carlo Alemi, il procuratore Capo Mariano Maffei, il presidente del tribunale di Sorveglianza di Napoli Angelica Di Giovanni, il magistrato di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere Daniela Della Pietra, il presidente dell’ordine degli avvocati Elio Sticco e lo stesso presidente dell’Aiga sammaritana avvocato Alfonso Quarto. Cassazione: vietato dire "sei un pirla", lede onore e decoro
Adnkronos, 15 febbraio 2006
Continuano le epurazioni linguistiche della Corte di Cassazione. Dopo "tu non sei nessuno" e "lei non sa chi sono io", finisce tra le espressioni "lesive dell’onore e del decoro" anche "sei un pirla". Con la sentenza numero 4036/06, infatti, la Suprema Corte ha reso definitiva la condanna per ingiuria a un 66enne di Monza, Gianfranco P., che si era rivolto a Giuseppe S. dandogli del "pirla" con l’aggiunta di "bastardo". Gianfranco P. è stato condannato "alla pena ritenuta di giustizia" e al risarcimento dei danni alla parte offesa anche per minaccia perché, dopo aver dato del "pirla" a Giuseppe S., gli si era avvicinato dicendogli "adesso che non hai la divisa vieni con me che ti faccio vedere io...". L’uomo, che già era stato condannato dalla Corte d’appello di Milano nell’aprile 2005, si è rivolto alla Cassazione che ha però dichiarato "inammissibile" il ricorso. Questa la spiegazione tecnica: "Ai fini della sussistenza della ipotesi criminosa - scrivono i supremi giudici - è sufficiente che venga operata un’intimidazione prospettando ad altri un male ingiusto, non incidendo la circostanza della minore prestanza fisica del soggetto attivo salvo che sussista un’incapacità di nuocere dell’agente immediatamente percepibile ed assoluta". Già nel 2002 l’uso di questa l’espressione tipica del dialetto meneghino, che sul dizionario Devoto-Oli viene correntemente tradotta come "pene" e per estensione "persona stupida, facilmente imbrogliabile", era costato a Franca Rame la querela per diffamazione. L’attrice, infatti, nel corso di una manifestazione al di fuori del carcere romano di Regina Coeli, aveva definito così il ministro della Giustizia Roberto Castelli. Resta da chiarire come, alla luce di questa nuova sentenza della Suprema Corte, debba essere oggi giudicato il sito www.pirla.com, che presenta una dettagliata e scientifica fenomenologia del "pirla", con tanto di "messaggeria" per apostrofare adeguatamente i propri simili. Una cosa è certa, però: sono ormai lontani i tempi in cui Charlie poteva liberamente riempire l’etere con la sua "Faccia da pirla", al primo posto in classifica dal 31 dicembre 1988 al 6 gennaio 1989. Croce Rossa: dateci edifici dismessi e ne faremo carceri
Ansa, 15 febbraio 2006
La Croce Rossa è disponibile a trasformare edifici abbandonati in istituti di pena nel rispetto della persona e dei diritti umani. "La pena per i detenuti italiani - spiega il presidente della Croce Rossa, Barra - ha una dose di disumanità che non ha a che vedere con lo stato di diritto". La Croce Rossa è pronta ad assicurare la gestione delle nuove carceri, chiavi in mano, con tanto di militari, personale civile e volontari, rispettando il numero dei detenuti e dei posti letto. Giustizia: nessun nuovo stanziamento per l’edilizia carceraria
Apcom, 15 febbraio 2006
È dalla legge Finanziaria 2002, la prima del Governo Berlusconi, che l’Esecutivo non stanzia nuovi fondi per l’edilizia penitenziaria. È quanto emerge dalla relazione trasmessa al Parlamento dal ministero della Giustizia sullo stato di attuazione, nel 2005, del programma di edilizia penitenziaria. "Non vi sono stati - si legge nel documento - negli ultimi esercizi finanziari ulteriori incrementi degli stanziamenti, la cui consistenza (al 2001 pari a 2.967.045.195 euro, ndr) risulta, comunque, alquanto limitata a fronte delle necessità, continuamente segnalate, di interventi manutentivi e ristrutturativi presso gli istituti". "Non è possibile riferire specificamente sullo stato di attuazione del programma (regolato da due leggi, una del 1971 e l’altra del ‘77, ndr) - si ammette nella relazione - in quanto tutti i finanziamenti erogati sono stati modulati negli anni attraverso leggi finanziarie e impiegati indistintamente per la realizzazione di tutte le opere in programma". Il ministero della Giustizia rileva anche che l’utilizzo di tali fondi "non è stato sempre agevole ma soggetto a continue rimodulazioni secondo le situazioni economiche finanziarie correnti con conseguente slittamento di parte delle quote annuali precedentemente assentite o addirittura il blocco degli impegni con conseguente caduta in economia dei fondi". Nel documento di via Arenula, comunque, si fotografa la situazione attuale delle carceri costruite e da costruire con i finanziamenti iscritti nel bilancio del ministero delle Infrastrutture: "è da completare la Casa di reclusione di Reggio Calabria e sono state avviate le ristrutturazioni integrali degli istituti di Genova, Roma Regina Coeli, Massa, Venezia, La Spezia, Trieste, Fossano ecc.". Delle 25 nuove opere programmate 9 sono finanziate con i fondi stanziati. Già in corso la costruzione del carcere di Rieti, sono stati appaltati "e quindi di prossimo avvio" i lavori per i nuovi istituti di Cagliari, Oristano, Tempio Pausania e Sassari; sono stati approvati i progetti definitivi di Savona e Rovigo; è in fase avanzata la progettazione del nuovo istituto di Forlì; mentre sono in corso iniziative per la risoluzione del contenzioso in atto riguardante la costruzione del carcere di Marsala. Con i fondi delle province autonome verranno realizzati gli istituti penitenziari di Trento e Bolzano mentre a cura del ministero della Giustizia saranno realizzate due nuove carceri: a Varese e a Pordenone. Belluno: carcere affollato, ma le celle sono ammodernate
Il Gazzettino, 15 febbraio 2006
È sovraffollato il carcere di Belluno. Al 31 gennaio i detenuti erano 130 per una capienza di 84 posti.Il dato è quello ufficiale dell’Osservatorio regionale, confermato dalla direttrice della casa circondariale di Baldenich, Immacolata Mannarella."Qualche novità positiva c’è - afferma - da giugno funziona la nuova sezione ristrutturata con celle più luminose, rispondenti a moderni standard abitativi. Possono ospitare, in una situazione ottimale, 16 detenuti, uno per cella: ma oggi ne abbiamo già dai 20 ai trenta".Una condizione migliore di quella vissuta dai detenuti nelle altre due vecchie sezioni. "La speranza è che, finiti i lavori del primo lotto, possa ristrutturazione delle altre sezioni del carcere - auspica la direttrice - purtroppo questo non dipende dalla volontà di Belluno"". Oggi la popolazione carceraria è composta più della metà da cittadini stranieri, soprattutto extracomunitari. Sono in galera soprattutto per spaccio di droga, furti, rapina. Molti anche i tossicodipendenti."Sono circa la metà dei nostri detenuti - spiega Immacolata Mannarella - sono stranieri, ma anche italiani e tra questi ci sono anche dei malati di Hiv, che vengono curati all’interno della struttura". I dati regionali affrontano anche il disagio morale dei detenuti, ricordando che, nel 2004, a Baldenich ci fu anche un suicidio. "Cerchiamo di tenerli occupati con delle attività: corsi di educazione musicale e di oggettistica finanziati dalla Regione - dice la direttrice - l’alfabetizzazione e inglese con il Centro territoriale permanente. E pur non avendo un numero sufficiente di iscritti, ci avvaliamo di insegnanti volontari per avviarli all’istruzione superiore". Droghe: ieri prima riunione della Commissione sulle "tabelle"
Redattore Sociale, 15 febbraio 2006
Si è insediata ieri pomeriggio alle ore 15 la neonata Commissione incaricata del delicato compito di definire le tabelle sulle sostanze. Un compito importante, individuato proprio dalla nuova legge sulla droga. Componenti della commissione sono: Donato Greco (direttore generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della salute); Claudio De Giuli (direttore generale della Direzione generale farmaci del Ministero della salute); Andrea Fantoma (dirigente del Dipartimento antidroga della Presidenza del Consiglio); Roberto Gagliano Candela (presidente della Società Italiana di Tossicologia Forense e docente all’Università di Bari); Nicola Carlesi (ex capo del Dipartimento antidroga e attualmente direttore del Dipartimento di salute mentale di Vasto); Marcello Chiarotti (Università Cattolica di Roma); Santo Davide Ferrara (Università di Padova); Carmelo Furnari (presidente del Comitato scientifico nazionale e docente all’Università di Tor Vergata); Franco Lodi (Università di Milano); Luisa Regimenti (medico legale); Piergiorgio Zuccaro (Istituto Superiore di Sanità). Tra i nomi presenti, spicca la presenza dell’ex capo del Dipartimento nazionale politiche antidroga, Nicola Carlesi, che lasciò la carica nel giugno dello scorso anno (vedi lanci del 6 e 7 giugno 2005). Quella di Carlesi, comunque, è una figura di spicco che il Ministero della Salute sembra aver voluto ricoinvolgere in un passaggio così importante e delicato. Quella della formazione delle tabelle, infatti, è procedura che darà senso e contenuto alla nuova legge e che tante polemiche ha già sollevato.Tra i compiti della commissione di studio, vi saranno quelli di definire i limiti quantitativi tra consumo e spaccio e di individuare le procedure per accertare il grado e il tipo di abuso. Droghe: Mantovano; a breve i tetti per l’uso personale…
Vita, 15 febbraio 2006
Se la dose massima prevista per il consumo personale viene superata del triplo scatta automaticamente l’ipotesi di spaccio. L’indicazione da parte del governo su quali saranno le quantità di sostanze stupefacenti consentite per uso personale arriverà a breve, "prima delle elezioni". Ad assicurarlo è il sottosegretario al Ministero dell’Interno Alfredo Mantovano che, conversando con i cronisti alla Camera, difende l’emendamento appena presentato dal governo al decreto sulla Pubblica Amministrazione. Una proposta di modifica che di fatto "ritocca" la normativa anti-droga approvata la settimana scorsa con il decreto sulle Olimpiadi. L’emendamento del governo, spiega Mantovano, "non contiene di per sé novità sostanziali", ma chiarisce quanto già previsto nelle norme anti-droga a proposito del limite oltre il quale non si può più parlare di consumo personale, ma scatta il reato di spaccio. "Con la normativa precedente - aggiunge - ci sono state delle sentenze della Cassazione che hanno considerato non punibile anche chi è stato ritrovato in possesso di un chilo e mezzo di cocaina perché non si riusciva a provare che venisse usata per lo spaccio". Con le nuove norme e con questo emendamento, spiega ancora l’esponente di An, si è voluto chiarire che se la dose massima prevista per il consumo personale viene superata del triplo scatta automaticamente l’ipotesi di spaccio. Droghe: nuovo emendamento governo nel decreto sulla Pa
Ansa, 15 febbraio 2006
Il reato di spaccio di droga scatterà automaticamente se si supererà di 3 volte il limite massimo stabilito. Lo prevede l’emendamento del governo al decreto sulla Pa. Se si viene invece trovati in possesso di una quantità di sostanza stupefacente superiore al limite massimo stabilito (ancora da definire con apposito decreto) si presume che questa debba intendersi destinata allo spaccio, a meno che non si provi il contrario. Droghe: Cento; emendamento governo, di male in peggio
Apcom, 15 febbraio 2006
"Sulla droga il Governo va di male in peggio. Con il nuovo emendamento conferma la propria vocazione ipocrita e forcaiola con l’obiettivo di lucrare qualche voto mandando in carcere migliaia di consumatori occasionali di spinelli". Lo afferma il coordinatore dei Verdi Paolo Cento. "Verrebbe da sfidare i parlamentari del centrodestra sottoponendoli all’antidoping - aggiunge Cento - per verificare se nei loro comportanti individuali usano lo stesso rigore che mostrano in Parlamento quando approvano queste norme proibizioniste". "Se queste norme non saranno abrogate nei primi cento giorni del Governo Prodi - conclude Cento - l’11 marzo a Roma ci sarà una grande mobilitazione democratica del paese per preparare la campagna referendaria contro la nuova legge sulla droga". Droghe: Bulgarelli (Verdi); su dose emendamento liberticida
Apcom, 15 febbraio 2006
"Questo Governo è senza ritegno e non perde occasione di mostrare la sua vocazione autoritaria e repressiva". È il commento del deputato dei Verdi Mauro Bulgarelli all’emendamento sulla dose minima, in materia di sostanze stupefacenti, che il Governo ha introdotto nel decreto sulla Pubblica Amministrazione all’esame della Camera. "Non soddisfatta della pessima legge approvata pochi giorni fa, - prosegue - ora la maggioranza presenta questo farneticante emendamento, caldeggiato da Muccioli e la Moratti, che prevede che chi sia trovato in possesso di una quantità di stupefacenti superiore tre volte alla dose minima venga considerato automaticamente uno spacciatore". "Il bello è - continua Bulgarelli - che la dose minima non è stata ancora fissata e che ora toccherà al detentore della sostanza dimostrare che essa è per uso personale, in base al principio della presunzione di colpevolezza e attraverso l’inversione dell’onere della prova. Un’aberrazione giuridica, in linea con lo spirito ottusamente forcaiolo che contraddistingue la Fini-Giovanardi, che prospetta il carcere per centinaia di migliaia di consumatori di droghe leggere. Un motivo in più -conclude il deputato verde- per abrogare questa legge e riaprire una grande campagna antiproibizionista per la depenalizzazione della cannabis". Droghe: Sgobio (Pdci); governo sempre più repressivo
Apcom, 15 febbraio 2006
"L’emendamento sulla dose minima, in materia di sostanze stupefacenti, che il Governo ha introdotto nel decreto sulla Pubblica Amministrazione all’esame della Camera non fa che confermare il carattere autoritario e repressivo di questo governo". Lo afferma il capogruppo del Pdci alla Camera Pino Sgobio. "In base a questo emendamento viene stabilito che se la dose eccede quella minima stabilita come sufficiente al solo uso personale sarà il tossicodipendente a dover dimostrare che non si tratta di droga finalizzata allo spaccio. Oramai - conclude - da questo governo non c’è più nessun ritegno. Siamo alla follia". Usa: 4.000 detenuti verso libertà per carenza avvocati
Swiss Info, 15 febbraio 2006
Oltre quattromila detenuti in attesa di processo dovranno essere liberati a New Orleans nelle prossime settimane a causa della carenza di avvocati d’ufficio. L’ammonimento è giunto da due dei dodici giudici della Corte Distrettuale della città. La devastazione dell’uragano Katrina e della conseguente inondazione ha lasciato le casse statali senza fondi. Il dipartimento degli avvocati d’ufficio, che difendono ogni anno migliaia di imputati, è rimasto con sei legali (anziché 42), una sola segretaria ed un solo ispettore. "Non abbiamo telefoni, non abbiamo computers, non abbiamo esperti in casi di pena di morte", ha protestato un dipendente. I giudici hanno ammonito che, se la situazione non cambierà, oltre 4000 accusati, tutti a basso reddito, dovranno essere messi in libertà. I giudici hanno convocato le autorità della Louisiana e il sindaco di New Orleans Ray Nagin a un’audizione il 23 febbraio per discutere il problema.
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